00 19/08/2007 00:51
Distrutti i raccolti: diventa sempre più alto il rischio di una carestia. Tornano a gonfiarsi i grandi fiumi, a cominciare dal Gange, che ora minacciano di allagare pianure densamente popolate


Piogge, India stremata: sfollati ormai senza cibo


La ripresa delle precipitazioni mette a dura prova gli argini che hanno per ora retto
Scoppiano epidemie nel Bangladesh, mentre resta alto l'allarme per i tifoni


Da New Delhi Stefano Vecchia



Ieri è stato il terzo giorno di pioggia consecutiva su Calcutta e sul Bengala occidentale, ma anche su vaste aree dell'Uttar Pradesh, dell'Uttarakhand e del Bihar. La ripresa delle precipitazioni nelle regioni nordorientali dell'India sta mettendo a dura prova la tenuta degli argini che hanno finora resistito alla pressione dell'acqua. L'India posta in ginocchio dalle peggiori alluvioni degli ultimi trent'anni stenta a recuperare almeno una base da cui avviare la ricostruzione. Il governo e le organizzazioni umanitarie faticano a tenere testa alle necessità di ingenti masse di sfollati che ancora affollano i campi di raccolta (almeno 250mila) ma soprattutto sopravvivono come possono in aree appena al di sopra del filo delle acque che hanno devastato le loro case e livellato i loro campi. Il cibo scarseggia e aumentano i casi di malattie respiratorie, malaria, dengue e leptospirosi. I focolai di colera restano circoscritti ma braccianti, contadini senza terra e tribali iniziano a ricorrere ai tradizionali mezzi di finanziamento (prestiti e, in particolare prestiti a usura) per avere l'indispensabile alla sopravvivenza e in alcuni casi avviare la ricostruzione delle abitazioni e il ripristino dei campi. Questo, unito alla distruzione di una buona parte dei raccolti potrebbe mettere una seria ipoteca sullo sviluppo delle regioni colpite nel prossimo futuro e preannunciare una situazione di carestia che sembrava oramai seppellita nei ricordi di un'India tesa a battere record economici, povertà e malattie. Tornano a gonfiarsi i grandi fiumi a partire dal Gange, alimentati dalle piogge che il monsone rilascia sui contrafforti himalayani in India e Nepal e poi defluiscono a inondare pianure densamente popolate fino a defluire, allagandole, nelle aree che accomunano Bengala occidentale, in India, e la quasi totalità del Bangladesh. In questo Paese, dove la distribuzione di cibo e generi d'emergenza rimane difficile e rallentata dall'entità del disastro e dalla difficoltà d i utilizzare vie di comunicazione devastate dalle acque, resta alto, superiore a 50mila, il numero di persone colpite da diarrea e dissenteria, provocate dall'inquinamento di una gran parte delle riserve di acqua potabile. E se una parte dell'Asia, dal Pakistan alla Corea, è immersa nelle piogge monsoniche, i Paesi affacciati sul Pacifico e interessati dal cammino dei monsoni sono già colpiti da eventi di notevole potenza. Ieri Taiwan ha dovuto affrontare la forza del tifone Sepat, che nei giorni scorsi aveva portato forti piogge sulle Filippine settentrionali, dove a Manila, allagata mercoledì dall'acqua che aveva superato il metro d altezza, e nelle province limitrofe si erano registrati danni ma non vittime umane. Ieri il tifone ha superato la linea costiera dell'isola, dove per precauzione le scuole sono rimaste chiuse in alcune contee e molti voli sono stati cancellati, come pure sospesi la maggior parte dei servizi di navigazione. Il peggio è previsto per oggi. L'allarme è stato lanciato per le grandi città di Kaohsiung e Taichung, le più interessate dalla violenza del fenomeno che già in serata o nella mattina di domenica dovrebbe superare la costa cinese e interessare la provincia del Fujian.



da: www.avvenire.it/


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