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Corriere della Sera
26 febbraio 2007
PROGETTO MARINAGRI
Interessi e amicizie nel villaggio vacanze costruito sul demanio
Carlo Vulpio
archivio.corriere.it/archiveDocumentServlet.jsp?url=/documenti_globnet/corsera/2007/02/co_9_07022...

DAL NOSTRO INVIATO CATANZARO - E c'era questo e c'era quello. E tutti insieme cenavano e pranzavano, e organizzavano feste e incontri esclusivi. Per esempio, il procuratore di Potenza, Giuseppe Galante, e l' ex presidente del tribunale di Matera, Lazazzera. Entrambi grandi proprietari terrieri, oltre che magistrati. E guarda caso entrambi «vicini» a Marinagri, il super villaggio delle vacanze paragonato a Venezia perché costruito tutto sull' acqua. Galante, vicino fisicamente, poiché le sue proprietà sono confinanti con il super villaggio. Lazazzera vicino in tutti i sensi, perché socio di Marinagri. Non mancavano quasi mai nemmeno Giuseppe Chieco, procuratore di Matera, Felicia Genovese, pm antimafia di Potenza, e Pietro Gentili, ex colonnello dei carabinieri che guidava la sezione di polizia giudiziaria della procura di Potenza. Anche loro ne avevano motivo. Chieco, come titolare del procedimento penale su Marinagri, doveva pur acquisire una conoscenza ravvicinata di ciò che era oggetto delle proprie indagini. Genovese, anche lei titolare di un procedimento su Marinagri, ma per un presunto tentativo di estorsione da parte di politici ai danni del titolare del super villaggio, per le stesse ragioni investigative di Chieco. E Gentili per un sacco di motivi: prima di tutto, poteva considerarsi tra i «soci fondatori» di Marinagri per averci investito 100 mila euro cash, poi perché era diventato responsabile della sicurezza del villaggio, e infine perché da carabiniere era stato delegato dal pm Genovese a compiere alcuni atti d' indagine su Marinagri. Tutti ospiti di Vincenzo Vitale, presidente di Marinagri Spa, compreso il generale Di Napoli, ex comandante dei Carabinieri della Regione Basilicata. Che male c' era, del resto, a ritrovarsi lì, nel villaggio galleggiante, proprio nel punto in cui le acque del fiume Agri, dove una volta si allevavano cozze e anguille, si mescolano a quelle del mare Jonio? Dopo tutto, fino alla prossima inondazione c' è tempo. La mappa-calendario del Sistema informativo delle catastrofi idrogeologiche elaborata dal Cnr dice che qualche vacanza tranquilla, lì, ancora si può fare. I problemi, adesso, sono altri. E vengono tutti dalla procura di Catanzaro. Non tanto per la condanna subita in primo grado (in appello è stato assolto) da Vincenzo Vitale per il tentato omicidio del senatore Decio Scardaccione (che venne gambizzato, sostengono gli investigatori, per vicende connesse alla proprietà dell' area in cui si voleva realizzare il villaggio), quanto per l' ipotesi, avanzata dai magistrati calabresi, che Marinagri sorga su area demaniale, cioè pubblica, cioè di tutti. Si sospetta insomma che, attraverso la rocambolesca apparizione-sparizione di planimetrie e mappe catastali e altri documenti, ciò che era demanio sia diventato proprietà di Marinagri Spa. Un requisito importante, questo, per ottenere i quattrini pubblici del Cipe e per concludere l' accordo di programma con la Regione Basilicata, guidata dal centrosinistra, il cui presidente Filippo Bubbico è oggi al governo come sottosegretario allo Sviluppo economico. Quell' accordo di programma, che quando venne stipulato fu molto contestato e finì nelle mani del Commissario europeo all' Ambiente, secondo i giudici presenta molte falle. Non solo violerebbe le norme a tutela delle aree protette, ma sarebbe anche stato indebitamente finanziato dal Cipe.




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CORRIERE DELLA SERA
26 febbraio 2007
I RAPPORTI DEGLI INQUIRENTI
E il pm antimafia indaga sul marito direttore dell' Asl
Carlo Macri'
archivio.corriere.it/archiveDocumentServlet.jsp?url=/documenti_globnet/corsera/2007/02/co_9_07022...

CATANZARO - È sull' intreccio tra massoneria deviata e sanità l' ultima inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. Uno stretto rapporto che tiene legate vicende che coinvolgono Calabria e Basilicata. Tra le tante storie finite nel fascicolo del pubblico ministero Luigi De Magistris, c' è quella che riguarda Michele Cannizzaro, direttore generale dell' Asl «San Carlo» di Potenza. Cannizzaro è un medico sposato con Felicia Angelica Genovese, sostituto procuratore presso la Dda del capoluogo lucano. Originario della provincia di Reggio Calabria, Cannizzaro ha un passato discusso. Scrivono i carabinieri di Calanna (Reggio Calabria), il 3 ottobre 1993: «Nella località Petile di Calanna, presso l' abitazione di Cannizzaro Michele, in data 13.5.1993 si è consumato un lauto pasto cui hanno partecipato alcuni esponenti legati alla criminalità organizzata del Reggino». In una informativa della Dia di Salerno dell' 8 giugno 2000 e del 30 giugno 2000 emergono poi contatti telefonici tra Cannizzaro e alcuni boss del Reggino. Dal cellulare intestato a Cannizzaro, e «in uso anche a Felicia Genovese», partono telefonate indirizzate a Carmelo Domenico Tripodi, boss legato alla cosca di Mico Tripodo, uno degli ultimi padrini della ' ndrangheta, ucciso nel carcere di Poggioreale dagli uomini di Raffaele Cutolo. Cannizzaro intratteneva rapporti telefonici anche con Leonardo Garreffa, esponente della ' ndrangheta della Locride, residente ad Ardore, il paese dove è nata la Genovese. Episodi e circostanze che potrebbero compromettere la candidatura del magistrato a consulente esterna della commissione bicamerale antimafia, in quota An. In passato Cannizzaro è stato accusato dal pentito Gennaro Cappiello di essere il mandante dell' omicidio dei coniugi Giuseppe Francesco Gianfredi e Patrizia Santarsiero. Accusa mai provata e archiviata. Ad indagare su quel duplice delitto era stata la moglie Felicia. L' attuale direttore generale dell' Asl di Potenza e la moglie magistrato si ritrovano però al centro di un' altra storia che riguarda l' omicidio di Elisa Claps, la ragazza di 16 anni scomparsa a Potenza nel 1993 e mai più ritrovata. Ad indagare su quella sparizione, in un primo momento, fu proprio la Genovese. Secondo quanto affermato dal pentito Cappiello il papà di Danilo Restivo, l' unico indagato per quella vicenda, si rivolse a Michele Cannizzaro, suo amico, affinché facesse sparire il corpo della ragazza. Cannizzaro, racconta il pentito, si sarebbe rivolto ad esponenti della criminalità calabrese affinché provvedessero a far sparire il corpo della sedicenne nel cantiere della costruenda scala mobile di Potenza. Accuse mai provate e archiviate.




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CORRIERE DELLA SERA
26 febbraio 2007
Giudici e politici indagati: scandalo Basilicata
CATANZARO - La procura di Catanzaro ha inquisito i vertici della magistratura della Basilicata, alti gradi delle forze dell' ordine, politici e funzionari. L' accusa: truffa, corruzione, falso e altri reati in un intreccio d' interessi e parentele.

Sanità, banche, turismo: l'inchiesta rischia di travolgere i vertici regionali
Carlo Vulpio
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/26/basilica...


CATANZARO — I danni si stanno quantificando in Calabria, ma l'epicentro di questo terremoto è in Basilicata. Ed è il sisma più grave dell'ultimo quarto di secolo, dopo quello del 1980, perché è il più terribile esempio della rottura del «patto» tra cittadini e istituzioni, tra governati e governanti, senza il quale non si va da nessuna parte. Il mito della Lucania Felix, semai avesse un fondamento, è finito. Non regge più. Nemmeno come espediente mediatico. Lo dicono i fatti sui quali sta indagando la procura di Catanzaro, che ha messo sotto inchiesta i vertici della magistratura lucana, alti gradi delle forze dell'ordine, politici e funzionari pubblici, tutti indagati per gravissimi reati: truffa e corruzione, anche in atti giudiziari, falso e abuso d'ufficio, anche a fini patrimoniali, appropriazione indebita.
Accuse che suonano ancor più pesanti e incredibili perché rivolte, a vario titolo, a Giuseppe Galante, procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Potenza e al suo vicario, Felicia Genovese. A Giuseppe Chieco, procuratore capo di Matera, a Iside Granese e Rosa Bia, presidente e giudice del tribunale di Matera, e all'ex colonnello dei carabinieri Pietro Gentili, in qualità di capo della sezione di polizia giudiziaria della procura di Potenza. E poi all'ex presidente della giunta regionale lucana, oggi sottosegretario allo Sviluppo economico, Filippo Bubbico (Ds), e all'ex assessore regionale alla Sanità, oggi presidente della giunta, Vito De Filippo (Margherita). Insieme con loro, una sfilza di funzionari pubblici, dagli uffici comunali e provinciali a quelli ministeriali.
L'inchiesta, condotta da Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri, è coordinata dal pm Luigi De Magistris, che da un po' di tempo, va detto subito e magari a futura memoria, ha il «privilegio» dell'attenzione di decine di parlamentari, impegnati in continue interrogazioni su di lui, nonostante, o forse proprio perché, le sue inchieste non abbiano finora trascurato né la destra, né la sinistra. I principali temi d'indagine sono tre e riguardano le Asl lucane, la Banca popolare del Materano (del gruppo Banca popolare dell'Emilia Romagna) e i megavillaggi turistici, in particolare «Marinagri», che stanno sorgendo sulla costa jonica lucana con il contributo di fondi pubblici, erogati dal Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica), per centinaia di milioni di euro.
Il filone-sanità viene aperto in seguito alla denuncia dell'ex direttore dell'Asl di Venosa, Giuseppe Panio, che accusa Bubbico e De Filippo di averlo ingiustamente «licenziato» per far posto a Giancarlo Vainieri, considerato vicino a Bubbico e ai Ds. Il pm è Felicia Genovese, che per due volte chiede l'archiviazione, non accolta dal gip di Potenza, Iannuzzi. Poiché però Genovese è anche la moglie di Michele Cannizzaro, che verrà nominato direttore dell'ospedale San Carlo di Potenza dagli stessi politici per i quali il pm Genovese aveva chiesto l'archiviazione, si fa strada il dubbio che la vicenda non sia solo il frutto di una sequela di coincidenze. E infatti secondo gli investigatori di Catanzaro la faccenda non è da archiviare, ma, al contrario, merita.
La Banca del Materano, invece, inguaia il presidente del tribunale di Matera, Iside Granese. Secondo l'accusa, l'istituto di credito è governato da «un comitato d'affari occulto e parallelo, che gestisce in maniera clientelare il credito a discapito dell'azionariato e dei risparmiatori e assicura ai clienti più privilegiati guadagni eccezionali e perdite rimborsate». Un esempio «forte» è proprio quello del giudice Granese, che ottiene un mutuo di 620 mila euro per vent'anni al tasso fisso del 3 per cento con una garanzia di 1.240.000 euro su un immobile che ne vale appena 150 mila (tra l'altro acquistato due mesi prima di stipulare il mutuo) e una linea di credito che raggiunge i 430 mila euro con la sola garanzia della propria firma.
E tuttavia Granese tratta cause che coinvolgono la banca e il suo ex presidente Attilio Caruso. E in una di queste pronuncia il fallimento, per un credito di circa 50 mila euro, della società Anthill, di Nicola Piccenna, che poi è diventato il suo «grande accusatore». Mentre l'altro giudice, Rosa Bia, benché cognata del direttore della società di riscossione tributi «Ritrimat», controllata dalla Banca del Materano, tratta cause in cui è parte la stessa Ritrimat. Le denunce per queste vicende sarebbero state sistematicamente archiviate dal procuratore Chieco, che avrebbe agito alla stessa maniera anche per le denunce contro l'ex colonnello Gentili e il procuratore Galante, relative a Marinagri. E questo perché Chieco, oltre a essere interessato a una villetta di Marinagri, temeva che i colleghi di Potenza potessero «ricordarsi» di avere tra le mani una ventina di procedimenti a suo carico, risalenti a quando era pm a Bari. Per l'accusa, non saremmo di fronte a fatti tra loro slegati, ma a un riuscito esempio di come «fare sistema».




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CORRIERE DELLA SERA
26 febbraio 2007
Solidarietà di Fini al parlamentare: «Certo della sua estraneità ai fatti»
Corruzione Basilicata, 4 i magistrati indagati
Il procuratore Giuseppe Galante e il senatore di An Emilio Buccico, chiamati in causa dalle indagini, smentiscono ogni coinvolgimento
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/26/basilica...


CATANZARO - Sarebbero quattro i magistrati lucani sui quali sta indagando per competenza territoriale la Procura della Repubblica di Catanzaro. E tra le persone destinatarie di avvisi di garanzia ci sarebbe anche un senatore di An, Emilio Nicola Buccico. Un altro nome eccellente, dunque, dopo quello del presidente della giunta regionale Filippo Bubbico, dei Ds. L'inchiesta, la cui esistenza è stata rivelata lunedì mattina dal Corriere della Sera, si svilupperebbe su quattro filoni di indagini e riguarderebbe rapporti fra esponenti del mondo giudiziario, politici, rappresentanti delle forze dell'ordine e funzionari. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Luigi de Magistris.

I REATI - E in procura a Catanzaro viene mantenuto il massimo riserbo. Gli indagati, nei confronti dei quali le ipotesi di reato vanno da abuso d'ufficio a corruzione in atti giudiziari, ad appropriazione indebita e truffa, sarebbero tredici in tutto. Tra loro i quattro magistrati: i procuratori della Repubblica di Potenza, Giuseppe Galante, e Matera,Giuseppe Chieco; il sostituto procuratore della Repubblica di Potenza Felicia Genovese ed il presidente del Tribunale di Matera, Iside Granese. Le indagini riguarderebbero una serie di illeciti che sarebbero stati commessi nei settori bancario, turistico e sanitario. L'inchiesta farebbe riferimento a rapporti tra esponenti della magistratura, del mondo politica della Basilicata e della sanitá.
LE SMENTITE - Gli indagati si sono affrettati a negare ogni addebito. «Affermo la mia più assoluta estraneità ai fatti riferiti ai tre temi di indagine» ha detto all'agenzia Ansa il Procuratore della Repubblica di Potenza, Giuseppe Galante. «Come persona, e come procuratore della Repubblica di Potenza - ha aggiunto Galante - sono assolutamente estraneo a qualsiasi trama occulta, o a qualsiasi gioco di potere, che abbia interessato la sanità in Basilicata, o la Banca popolare del materano, o i megavillaggi turistici, in particolare la società "Marinagri" con sede in Policoro (Matera)». Anche il senatore di An Emilio Buccico, che secondo le agenzie di stampa potrebbe essere proprio il senatore chiamato in causa dall'inchiesta, ha detto di non sapene nulla. Il nome di Buccico come possibile indagato emerge dal fatto che il senatore del centrodestra è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura e, dal 1997, presidente per diversi anni del Consiglio nazionale forense. Nelle settimane scorse, Buccico è stato designato dalla Casa delle libertà a candidato sindaco di Matera, nelle elezioni in programma nella prossima primavera.

SOLIDARIETA' DI FINI - In difesa di Buccico si è espresso il leader di An Fini che in una nota ha scritto: «Esprimo solidarietà al senatore Emilio Nicola Buccico a nome mio personale e di tutta Alleanza nazionale per le notizie trapelate, ancora una volta a mezzo stampa, di un suo presunto coinvolgimento nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro. Con la certezza della sua assoluta estraneità ai fatti imputatigli, colgo l'occasione per rinnovargli la mia stima».




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CORRIERE DELLA SERA
27 febbraio 2007
I magistrati e i politici sotto accusa: attacchi mediatici, infondati i reati contestati
Basilicata, la pista dei soldi «Favori di una banca ai giudici»
Catanzaro: 15 indagati, tra cui la moglie di Follini
Carlo Vulpio
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/27/vulp...


CATANZARO — Giudici, politici, banche, megavillaggi turistici e sanità. Sono i protagonisti dell'inchiesta della procura di Catanzaro che sta facendo tremare la Basilicata e che finora conta quindici indagati. Secondo l'accusa, alcuni episodi sono rivelatori di come le persone coinvolte riuscissero a «fare sistema». Eccoli.

La nota del procuratore capo di Matera, Giuseppe Chieco, è chiara. Quel comandante dei carabinieri, chi si crede di essere? Il capitano Bellodi de
Il giorno della civetta? Lui è soltanto il tenente Pasquale Zacheo della Compagnia di Policoro, Matera, che assieme al suo «gemello» in uniforme, tenente Valerio Palmieri, si permette di non mollare la presa nelle indagini su Vincenzo Vitale (presidente di Marinagri Spa, tra i 15 indagati nell'inchiesta della procura di Catanzaro) e il suo supervillaggio da 400 miliardi di lire sulla costa jonica lucana. E allora Chieco «chiede formalmente» ai due carabinieri «di astenersi per il futuro dall'esercitare di propria iniziativa attività investigativa per i delitti contro la pubblica amministrazione». I due militari continuano a fare il proprio dovere e quando chiedono al procuratore copia della richiesta di archiviazione proposta dalla procura di Matera per l'inchiesta Marinagri, Chieco si arrabbia. E convoca il comandante provinciale dei carabinieri: quei due vanno puniti, dice, perché «vogliono controllare e verificare l'operato del pm». Il comandante provinciale ascolta, ma non punisce nessuno, perché Zacheo e Palmieri hanno agito secondo la legge. Ma, sarà una coincidenza, dopo un po' la coppia viene divisa, con Palmieri trasferito a Melito Porto Salvo, Reggio Calabria.

Gli atti dell'inchiesta, compresa l'illuminante consulenza tecnica dell'architetto Pietro Cozzolino e dell'ingegnere Salvatore Magrì, passano a Catanzaro. I due tecnici bocciano il «progetto Marinagri» da tutti i punti di vista e censurano la giunta regionale lucana presieduta da Filippo Bubbico (Ds, ora sottosegretario allo Sviluppo economico) per «le scelte progettuali non conformi al Piano territoriale paesistico». E poi, in maniera ancora più esplicita: «Questa condotta — affermano i consulenti — è la riprova di una decisa volontà politica di dar corso all'iniziativa a ogni costo, adeguando ove necessario quelle norme che risultassero d'intralcio». Ora sì che possono arrivare i soldi pubblici erogati dal Cipe. Occorreva che tutte le carte risultassero «a posto».

Com'erano «tutte a posto» le carte riguardanti il demanio, il regime delle acque e le aree sottoposte a tutela ambientale. Carte taroccate, secondo l'accusa, in tutti i modi che la fantasia, l'estro, e il potere istituzionale amministrato possano consentire: si va dal faldone trovato inspiegabilmente vuoto ai documenti nascosti in auto e a casa, dall'hard disk espiantato dal pc comunale fino alla mutazione dei colori delle mappe. Fatti di cui dovranno rispondere Elisabetta Spitz (moglie di Marco Follini) e Giuseppe Pepe, dell'Agenzia del Demanio di Roma e Matera, Antonio Trevisani, dell'Ufficio tutela delle acque di Matera, e Felice Viceconte, dirigente dell'Ufficio tecnico comunale di Policoro.

Sul versante finanziario, la fanno da protagonisti la Banca popolare del Materano (gruppo Banca popolare dell'Emilia Romagna) e i suoi dirigenti, tra i quali spicca per attivismo e attenzioni particolari nei confronti dei magistrati l'ex presidente, Attilio Caruso. Il quale fa quel che fa anche a titolo gratuito e, parole sue, per il prestigio e l'immagine della banca.
Ma è nella concessione di mutui e affidamenti che Caruso e la Banca del Materano sembrano dare il meglio di sé. Erogano un mutuo di 620 mila euro al 3 per cento e un fido di 150 mila euro poi sconfinato a 430 mila, con garanzia della sola firma, a Iside Granese, presidente del tribunale di Matera. Deliberano un fido di un milione di euro alla società «La Capannina», costituita appena dieci giorni prima e amministrata da una signora che è in stretti rapporti con l'ex colonnello dei carabinieri Pietro Gentili, capo della sezione di polizia giudiziaria della procura di Potenza. Il fido da un milione di euro poggia su un terreno valutato 23 mila euro e dato in garanzia ipotecaria per due milioni. Ipoteche e atti notarili che il pm Luigi De Magistris esaminerà uno per uno.

La Banca del Materano, infine (che ieri ha parlato di «accuse fuorvianti e non veritiere contro di noi»), è anche socia di una società di cartolarizzazione, «Mutina», 10 mila euro di capitale sociale, alla quale cede per 25 milioni di euro crediti che hanno un valore quasi doppio. I magistrati vogliono capire se si tratta di un artificio per evadere il fisco e ingannare i soci.

Intanto, il procuratore Chieco afferma di non essersi mai occupato di Marinagri e di non aver «mai comperato alcuna villetta presso il villaggio turistico», il giudice Granese considera le accuse «infondate», il procuratore Galante e il sottosegretario Bubbico rivendicano la propria «assoluta estraneità», mentre il pm Genovese parla di «attacchi mediatici». L'inchiesta prosegue. E promette nuovi sviluppi.




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LA REPUBBLICA
27 febbraio 2007
La polizia tributaria nelle abitazioni e negli uffici dei 13 indagati
Convocato il senatore An Buccico. Tre i tronconi dell'inchiesta
Basilicata, perquisizioni nelle case dei giudici
Sigilli al villaggio turistico dello scandalo
Il pm accusato Genovese scrive a Napolitano: "Mandate gli ispettori a Potenza"

www.repubblica.it/2007/02/sezioni/cronaca/basilicata-inchiesta/perquisizioni-sigilli/perquisizioni-sigi...


CATANZARO - Hanno rovistato nei cassetti di casa e dell'ufficio; hanno cercato le prove dello scandalo. Gli uomini della Tributaria hanno bussato presto alla porta di casa del sostituto procuratore di Potenza Felica Genovese. L'accusano di aver procurato un "vantaggio patrimoniale" al marito: il 31 marzo, davanti ai collerghi di Catanzaro, il pm dovrà difendersi dall'accusa di abuso d'ufficio. Lei però non ci sta e scrive al presidente della Repubblica: chiede ispettori alla Procura di Potenza. Ipotizza un complotto orchestrato da "personaggi interni ed esterni" alla magistratura.

Perquisizioni nelle case dei giudici. Stamane, uomini della Guardia di Finanza hanno perquisito anche le case e gli uffici degli altri tre magistrati indagati per lo scandalo: i procuratori di Potenza Giuseppe Galante e Matera Giuseppe Chieco e il presidente del Tribunale di Matera Iside Granese. Perquisite le abitazioni anche degli altri indagati. Solo l'appartamento del senatore di An Nicola Buccico non è stato visitato: in qualità di parlamentare vanta prerogative che gli permettono l'immunità , ma resta accusato di abuso d'ufficio e favoreggiamento personale.

I tre tronconi dell'inchiesta. L'inchiesta segue tre tronconi, quello che riguarda la realizzazione del villaggio turistico Marinagri di Policoro; il filone "sanità" che coinvolge direttamente il comportamento del pm Genovese e il terzo, quello delle banche, in cui compare il nome del presidente del Tribunale di Matera Iside Granese.

Sigilli al villaggio turistico. Stamane i Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno messo i lucchetti al villagio turistico Marinagri, un mega complesso che comprende strutture alberghiere e sportive, villette e un porticciolo per un valore complessivo di 200 milioni di euro. La Procura di Catanzaro ipotizza che il procuratore di Matera Giuseppe Chieco abbia chiuso un occhio sui presunti illeciti nella realizzazione del villaggio.

Sanità e abusi. Al centro del secondo filone dell'inchiesta, quello sulla sanità, c'è il sostituto procuratore di Potenza Felicia Genovese. Ha richiesto di archiviare un procedimento in cui vantava interessi il marito Michele Cannizzaro nominato poco dopo direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza. Ma il pm ribatte con un telegramma a Giorgio Napolitano presidente del Consiglio superiore della magistratura. Chiede un'immediata ispezione alla Procura di Potenza.

La banca, il giudice e il senatore. Infine c'è il terzo filone, quello bancario in cui al centro dell'inchiesta siede il presidente del Tribunale di Matera Iside Granese. Secondo l'accusa, il magistrato avrebbe ottenuto un mutuo a condizioni più che vantaggiose dalla Banca popolare del Materano. In cambio, il giudice avrebbe assicurato l'impunità all'allora presidente del Cda della Banca popolare del Materano, Attilio Caruso. Il senatore di Alleanza Nazionale Nicola Buccico, componente negli anni scorsi del Consiglio Superiore della Magistratura, avrebbe garantito la copertura ai magistrati indagati ed in particolare al Presidente del Tribunale di Matera Iside Granese.




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Cinque i magistrati della regione coinvolti nell'inchiesta
Mastella chiede a ispettori informativa su toghe lucane indagate
Sulla base delle informazioni che forniranno sulla questione, determineranno una decisione del Guardasigilli sull'invio o meno degli '007' a Potenza a Matera

www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Basilicata&loid=1.0.7...

Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Un'informativa sull'inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro in cui sono coinvolti 5 magistrati lucani, ossia i procuratori di Potenza e Matera, Giuseppe Galante e Giuseppe Chieco, il presidente del Tribunale di Matera Iside Granese, il giudice dello stesso Tribunale Rosa Bia e il pm della Dda di Potenza Felicia Genovese. E' quanto richiesto dal ministro della Giustizia Clemente Mastella agli ispettori di via Arenula, che sulla base delle informazioni che forniranno sulla questione, determineranno una decisione del Guardasigilli di inviare o meno gli '007' a Potenza a Matera. L'informativa da parte della Procura titolare dell'inchiesta, a quanto si apprende, e' attesa per domani mattina; solo dopo la trasmissione dei dati richiesti Mastella decidera' se avviare l'inchiesta amministrativa.

INES TABUSSO