00 13/12/2006 22:56

LA STAMPA
12/12/2006
LO STATO BIO-ETICO
Ippocrate va al governo
Nello Stato bio-etico i tabagisti sono trattaticome bambini con brutte abitudini

Date le ristrettezze dei sistemi sanitari, la salute diviene un bene pubblico
di cui ciascuno deve avere cura. Malati, sofferenti, morenti sono colpevoli delle loro disgrazie
BARBARA SPINELLI


In principio, come spesso accade quando ci si propone di correggere radicalmente il legno storto dell'umanità, l'intenzione era buona, oltre che pratica: abituato a essere accudito dallo Stato, il cittadino era invitato non solo a far valere un diritto alla salute ma anche a compiere i propri doveri, perché lo Stato non spendesse più del dovuto e del necessario per curarlo. I sistemi sanitari sono talmente impoveriti che una riforma s'impone, a meno di non demolirli: una riforma non solo contabile ma mentale. Dalle ristrettezze è possibile uscire solo con una rivoluzione delle responsabilità individuali, con un Welfare Responsabile. La salute diviene un bene pubblico di cui ciascuno deve aver cura, così come ciascuno dovrebbe aver cura - in tempi di scarsità e disastro climatico - dell'acqua o dell'elettricità.

Ma il corpo surrettiziamente cambia, in questa rivoluzione: diventa un bene da tutelare con nuovi modi di vivere, di ammalarsi, non appartenendo né a noi né a Dio ma allo Stato. Per tutte queste occorrenze vengono oggi raccomandati nuovi stili di vita, detti anche corretti come già avviene nel linguaggio politico. Vivere correttamente vuol dire non pesare sulle finanze pubbliche con malattie scongiurabili. Vuol dire evitare che la comunità paghi i costi di debolezze che stanno assumendo il carattere di colpe, di peccati. Fumare, bere eccessivamente, ingrassare, non fare ginnastica: tutti questi sono gesti scorretti, che la collettività condanna sempre più severamente e che i governanti son sempre più inclini a punire. Interrogata su La Stampa, il 26 novembre, il ministro della Sanità Livia Turco non esita a dire che sì, esiste il dovere di non ammalarsi, e di conseguenza anche il diritto dello Stato a sanzionare l'infermo colpevole con multe o ticket. Il giorno dopo sullo stesso giornale smentisce l'idea punitiva, allarmata forse da quel che ha detto o le è stato attribuito. Ma il malinteso non cancella il disagio suscitato da un salutismo che si fa etica dello Stato, e minaccia di trasformare il corpo da privato in pubblico, e il cittadino da adulto informato in minorenne.

Dalle buone intenzioni è facile infatti passare a qualcosa di molto diverso: a una capillare, intrusiva politica del corpo. Contabilità e moralismo puritano s'intrecciano, dando vita a un ibrido inedito nelle democrazie liberali: l'ibrido dello Stato bio-etico, che prescrive ai cittadini i modi privati di vivere, di soffrire, d'ammalarsi, d'invecchiare, di morire. La bio-politica non è mai stata così estesa, e non c'è governo che non sia ossessionato dalla questione del corpo infermo o potenzialmente infermo: giacché non sono solo i malati a esser esecrati, da chi mescola conti dello Stato, etica neo-puritana, brama d'immortalità, uso sempre più ramificato della paura. Sono sospettati in anticipo anche i sani, qualora il loro comportamento non sia, come in un computer, re-inizializzato. Chi non si conforma è una bomba umana, che a ogni momento può devastare le finanze come la morale cittadina.

Il malato, il sofferente, il morente diventano i colpevoli delle disgrazie loro capitate, e chi dice colpa dice prima o poi pena, e comunque esclusione, designazione d'un possibile capro espiatorio. Gli spazi riservati al fumatore, in alcuni aeroporti, sono loculi separati dall'umanità corretta, i sedili più duri e piccoli di quelli esterni, la luce sparata dall'alto, l'aria infetta. Il Panopticon descritto da Michel Foucault come primo atto carcerario della bio-politica è in piena funzione. Sei guatato da ogni parte, e non c'è più bisogno del sorvegliante perché basta, per sentirsi imprigionati, il senso di esser osservati. Più che reinserire l'individuo si tratta di raddrizzarlo (Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi). Le parole stesse mutano: il tabagista e l'alcolizzato non sono dipendenti, ma bambini con brutte abitudini facilmente estirpabili.

L'espansione abnorme della biopolitica è cominciata in America e nell'Inghilterra di Tony Blair, ed estendendosi all'Italia include ormai, tra i peccati, l'obesità o la magrezza, che con alcolismo e tabagismo hanno poco a che vedere. Nell'attuale governo questa spinta è forte, perché la sinistra ha una propensione antica a rettificare le umane storture. Le filosofie progressiste l'hanno plasmata, e Kant con il suo pessimismo sul progresso entra a fatica nel suo ragionamento. Per Kant il male si mescola inestricabilmente al bene, e «da un legno così storto come quello di cui è fatto l'uomo non si può trarre nulla di completamente diritto», dal momento che l'uomo è libero. Il salutismo non crede a questa saggezza: tante utopie sono andate smarrite, e smaniosa è la fretta di cercarne di nuove. La società terapeutica è l'ultima utopia dello Stato etico e castigatore.

Il risultato di quest'anelito addomesticatore non è solo un'invasione, mai vista, nella vita privata del cittadino. Un'infinità di comportamenti viene influenzata, e in special modo cambia il mestiere di medico. Ippocrate deve dimenticare il proprio giuramento, ed entrare in un'altra logica: la logica dell'assistenza pubblica impoverita, che cura solo il cittadino con stili di vita corretti. Abbandonato il patto stretto originariamente col malato («mi asterrò dal recar danno e offesa») il medico deve ora ricordare che lo Stato ha una politica salutista di cui lui è l'esecutore, il funzionario. Nel Welfare Responsabile di Blair il servizio sanitario può negare un intervento chirurgico all'anca a chi si rifiuta previamente di dimagrire. Già oggi, l'autorità sanitaria del Norfolk esige che i fumatori bisognosi di un'operazione di routine si sottopongano prima a un programma per smettere, con un preciso limite di tempo (Maria Chiara Bonazzi, La Stampa, 25 novembre). Il programma non riguarda chi ha bisogno di chirurgia urgente, ma la china è scivolosa e presto si potrebbe giungere anche a questo. Il medico può nuocere, se nel sofferente intuisce una colpa. Messo da parte il giuramento, Ippocrate va al governo.

Ogni rivoluzione coltiva il sogno del raddrizzatore, del correttore. Raddrizzatori popolano il romanzo fantapolitico Erewhon (anagramma di Nowhere, nessun-luogo), scritto nel 1872 da Samuel Butler. A Erewhon tutti i valori sono capovolti: i malati vengono chiamati radically vicious, radicalmente peccaminosi, e son trattati come criminali, processati, imprigionati. Un raffreddore è disgrazia da nascondere: chiunque può denunciarci. Un'affezione polmonare può esser punita con la morte. Ben altro trattamento riceve il vero crimine, curato come indisposizione. Ladri e assassini sono medicati in ospedali dove regnano comprensione e buone maniere (Erewhon, Adelphi 1975). Il legno raddrizzato si fa ancora più storto, e la nostra aspirazione non è più la salute, ma quel bene non del tutto terreno che è la salvezza.


INES TABUSSO