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IL GIORNALE
28 luglio 2006
Esulta il «mediatore» Pecorella: la legge è una prova di maturità
Marianna Bartoccelli
da Roma

È certamente uno dei vincitori di questa maratona indultista. Gaetano Pecorella, di Fi, ex presidente della commissione Giustizia del governo Berlusconi non nasconde la sua soddisfazione quando il cartellone d'aula segna i numeri con i quali viene approvata la legge. Perché se il relatore è stato Enrico Buemi, socialista della Rnp, Pecorella è stato con Massimo Brutti dei Ds quello che ha messo a punto la legge, alla ricerca delle mediazioni possibili. «Il Parlamento ha espresso una larga area garantista» è stato il primo commento di chi ha letto la vicenda anche come penalista da anni in prima fila nei principali processi italiani, da quelli dei tempi del terrorismo a quelli di Tangentopoli. «La convergenza che c'è stata mette in evidenza l'atteggiamento dello Stato sulle questioni della giustizia. È un grande momento politico ed esprime profonda maturità» ha ribadito alla fine del voto. Spesso in questi giorni ha dovuto precisare le vere interpretazioni delle norme. Ed è soprattutto indignato per la strumentalizzazione che viene fatta dal Pdci e da Di Pietro sull'emendamento legato al «416 ter» dopo che non passa l' emendamento che vorrebbe eliminare dall'indulto il reato previsto per i politici che danno soldi ai mafiosi pur di essere votati. «È un reato inesistente, perché sino ad oggi sono i mafiosi che danno soldi ai politici in cambio di favori. Ma questo rientra nei reati di mafia quindi esclusi dall'indulto» spiega, e per dimostrare le sue ragioni sottolinea come l'unico imputato di questo reato sia stato Vittorio Cecchi Gori che, quando era candidato ad Acireale per conto del centrosinistra nel 2001, avrebbe dato soldi ad alcuni personaggi mafiosi ed è sotto processo a Catania per voto di scambio. Episodio che conferma anche Luciano Violante dei Ds che, pur avendo tutta una serie di perplessità sulla legge, proprio su questo emendamento dichiara che è falso sostenere, come ha fatto Luca Orlando dell'Idv e i comunisti unitari, che con questo indulto si liberano i colpevoli di voto di scambio con i mafiosi. Per Forza Italia si è trattato comunque di una vittoria: «La nostra è un'opposizione costruttiva» ha sottolineato Silvio Berlusconi soddisfatto alla fine del voto. E Francesco Giro, consigliere politico di Sandro Bondi, si è dichiarato «orgoglioso di essere deputato di Fi, un partito che si è battuto in aula alla luce del sole per un giusto provvedimento». «Con questo voto - aggiunge - lo Stato dimostra di avere la credibilità necessaria per compiere un atto di civiltà». Non così per Maurizio Gasparri, deputato di An, che definisce quella di ieri «una pagina oscura» del Parlamento italiano. «Da An non è venuto neanche un voto a sostegno di questa scelta sciagurata» sostiene.
Per Benedetto Della Vedova, dei Riformatori liberali della Cdl è invece «la prima e concreta risposta ai problemi del mondo penitenziario arriva grazie alla responsabilità dei voti di opposizione». A questo si richiama anche Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Fi, che sottolinea come di fronte allo spettacolo penoso dello scontro Mastella-Di Pietro, l'indulto è passato «solo grazie al senso di responsabilità di Forza Italia».




INES TABUSSO