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CORRIERE DELLA SERA
29 maggio 2006
Il responsabile giustizia prc: ma cambiamo il testo della «Cirielli»
Pisapia: non va modificata la legge sull’inappellabilità
«Si rischia la rivolta dei legali. L’ordinamento? Aspettiamo»

ROMA - «Riconosco a Clemente Mastella una grande capacità di mediazione politica e un’anima da garantista: lui può far bene se si circonda, come mi pare stia facendo, di persone competenti visto che non è un tecnico». L’avvocato Giuliano Pisapia, responsabile giustizia di Rifondazione comunista e candidato per settimane ad occupare la poltrona di via Arenula prima che il manuale Cencelli lo escludesse dal governo, parla per la prima volta del ministro della Giustizia scelto da Prodi. E dice la sua sul programma dei primi 100 giorni, segnalando innanzitutto un errore tattico: «Mettere ora le mani sulla legge Pecorella, quella sull’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento di primo grado, sarebbe assai grave perché questo è un argomento che divide. E un’accelerazione farebbe solo scoppiare la rivolta degli avvocati con conseguente paralisi dei tribunali per molti mesi». In autunno, poi, sulla «Pecorella» si dovrà esprimere la Corte costituzionale.
«La "Pecorella" è comunque una legge scritta male. Ma credo che sia istituzionalmente corretto aspettare. La Consulta, infatti, darà delle indicazioni ben precise di intervento in modo che ci possa essere un provvedimento sul quale confrontarsi e non scontrarsi. Sarebbe saggio attendere perché altre sono le emergenze».
Quali, professor Pisapia?
«Dobbiamo concentrarci sulla modifica di quelle leggi che non comportano uno scontro tra magistratura e avvocatura: Mastella lo ha capito anche se, forse, dovrebbe dedicare più attenzione all’avvocatura e ai lavoratori del settore giustizia. La priorità è la legge Cirielli che non riguarda solo la prescrizione ma anche la recidiva: se si riempiono le carceri, infatti, si entra in un vortice che renderà impossibile qualsiasi intervento riformatore».
Basterà cancellare la «Cirielli»?
«No. Servirebbe un provvedimento che anticipi la riforma del codice penale e che affronti il problema della celerità dei processi: penso alla prescrizione, alla recidiva e alle sanzioni alternative al carcere da modificare con un ddl condiviso da gran parte del Parlamento».
Poi c’è la modifica della riforma Castelli?
«Un momento. Io penso che venga prima la legge sulla droga perché non si possono mettere sullo stesso piano spacciatori e consumatori. Da quando è entrata in vigore la "Fini-Giovanardi", sono stati 1.800 a settimana i ragazzi fermati o arrestati per il possesso di pochi grammi di hascisc: di questo passo saranno 80 mila all’anno i processi contro i consumatori. Ecco, bisogna intervenire se non vogliamo paralizzare i tribunali. Inoltre, bisogna avviare un intervento sul civile che riguarda 12 milioni di cittadini».
I magistrati, però, premono affinché il governo congeli la riforma Castelli.
«Intanto, prendo atto che anche l’Anm oggi ha cambiato opinione: rendendosi conto che nell’ordinamento giudiziario ci sono anche norme utili per il buon funzionamento della giustizia».
L’Anm teme la «gerarchizzazione» delle Procure e i mille concorsi cui verrebbero sottoposti i magistrati.
«Credo che su questi due punti ci voglia una sospensione dei decreti, e 8 mesi sembrerebbero più che sufficienti, perché ci sono problemi di costituzionalità sui nuovi assetti delle Procure. Il "concorsificio", così come è stato pensato, getterebbe nel caos le aule di giustizia».
E il giro di vite sulle sanzioni disciplinari?
«La norma è molto seria perché permette di sapere con certezza quali sono i limiti deontologici rispetto ai comportamenti dei magistrati. E questo aumenterebbe la fiducia dei cittadini perché per certi comportamenti inammissibili dei magistrati ora vi è una sanzione».
Ma l’Anm chiede di congelare pure di questo decreto.
«Ci sono aggiustamenti che potrebbe fare il ministro nei primi 3 anni senza l’intervento del Parlamento. Invece, una sospensione del decreto provocherebbe uno scontro politico aspro».
C’è qualche priorità che l’agenda non contempla?
«Vedrei urgente un provvedimento drastico per limitare gli incarichi extragiudiziali dei magistrati. E credo che ci sarebbe il consenso di tutti i partiti».
Secondo questa impostazione, che forse è all’origine del veto sulla candidatura Pisapia, Mastella dovrebbe evitare strappi con gli avvocati e con la Cdl. Ce la farà?
«Se non si riparte dai punti condivisi, nell’interesse degli utenti della giustizia, si torna allo scontro degli anni passati che ha impedito di fare qualsiasi riforma della giustizia».
Però tra le priorità del governo c’è la «Pecorella».
«Intanto, quelle sono proposte e non delle certezze..».

Dino Martirano


INES TABUSSO