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CORRIERE DELLA SERA
19 febbraio 2006
Rischio di intralci, i magistrati di Perugia hanno deciso di ricorrere in Cassazione per fermare Brescia. Si indaga su una trentina di contatti tra Toro e Castellano
Le «talpe» del caso Unipol, scontro tra procure
Dalle telefonate di Giovanni Consorte spunta un nuovo informatore

ROMA - All’ultima richiesta di copie di atti, proveniente da Brescia, non hanno risposto. Al pari dei loro colleghi milanesi. In precedenza, solo secche repliche burocratiche. Adesso però si prepara il conflitto finale: i pubblici ministeri di Perugia hanno deciso di ricorrere alla Procura generale della Corte di Cassazione per rivendicare la propria competenza sull’indagine relativa alle «talpe» che informavano l’ex presidente dell’Unipol Giovanni Consorte sulle vicende giudiziarie che lo riguardavano. Dalle inchieste sul cosiddetto Risiko bancario, dunque, una mossa a sorpresa e per certi versi clamorosa mira ad evitare il Risiko delle Procure. Alla chetichella, prima ritagliando articoli di giornale e poi svolgendo atti propri, i magistrati di Brescia hanno aperto due indagini parallele a quelle già in corso sulle tentate scalate alle banche. Una sulla Hopa di Emilio Gnutti e sul ruolo avuto nelle manovre estive intorno alla Banca Antonveneta, già nel mirino della Procura di Milano; un’altra sul giudice milanese Francesco Castellano, già indagato a Perugia per violazione di segreto e millantato credito, a causa delle presunte «soffiate» fatte al suo amico Consorte sulle indagini in corso a Roma intorno alla scalata della Banca nazionale del lavoro.
Ora, dopo le reiterate richieste giunte da Brescia, Perugia chiede alla Cassazione di fare chiarezza, per evitare doppioni e intralci. I magistrati umbri - il procuratore Miriano e i sostituti Cannevale e Sottani - ritengono di essere gli unici titolari del fascicolo per due ragioni di fondo: nel momento in cui Castellano cercava e comunicava notizie sull’inchiesta Unipol-Bnl non era nello svolgimento delle sue funzioni di magistrato del distretto milanese (circostanza che farebbe scattare la competenza bresciana); inoltre nell’ipotesi del millantato credito tuttora aperta, la parte offesa sarebbero i magistrati di Roma, che automaticamente determinano la competenza perugina. Se poi si accertasse la violazione del segreto a carico di Achille Toro, procuratore aggiunto di Roma indagato con Castellano proprio sulla base delle sue prime testimonianze, a maggior ragione toccherebbe ai giudici umbri occuparsene.
Dall’inchiesta perugina, i contatti tra Toro e Castellano nel periodo maggio-luglio sembrano assumere una luce diversa da quella indicata dai due interessati. A parte gli incontri avvenuti a Roma, dai tabulati telefonici sono emersi una trentina di colloqui. Toro ha negato che avessero per oggetto l’inchiesta Unipol-Bnl che in quel momento stava conducendo, e li ha attribuiti alle indicazioni fornite da un altro magistrato, l’attuale procuratore di Milano Minale, relative a una diversa indagine di cui era titolare. La testimonianza di Minale, però, ha smentito la ricostruzione di Toro (inizialmente taciuta ai pm perugini anche da Castellano, che ne ha fatto menzione solo davanti al Consiglio superiore della magistratura). E pure un altro giudice della capitale, chiamato in causa da Toro su un’altra circostanza, interrogato dagli inquirenti non ha confermato la versione del collega.
Tutto questo sembra rendere un po’ più complicata la posizione del procuratore aggiunto di Roma, o per lo meno bisognosa di ulteriori approfondimenti. Allo stesso modo, anche per Castellano sono in corso accertamenti patrimoniali, dopo la trasferta milanese dei pm perugini, che potrebbero avere un riflesso sull’indagine. Oggi il giudice che nel 2004 dichiarò prescritto il reato di corruzione di cui era accusato Silvio Berlusconi concedendogli le attenuanti generiche, è presidente del tribunale di sorveglianza. Il Csm ha avviato la pratica di trasferimento per «incompatibilità». Castellano ha tentato di bloccarla chiedendo lui di cambiare sede, per adesso inutilmente. La commissione del Csm dovrebbe pronunciarsi la prossima settimana.
Nel frattempo un’altra possibile «talpa» è emersa dalle telefonate intercettate a Consorte dalla Procura di Milano; si tratta di una persona molto vicina ad ambienti politico-istituzionali, che presto potrebbe finire sul registro degli indagati a Perugia. Sarebbe lui ad aver informato Consorte che la situazione per «il cinghialone» (probabilmente l’ex governatore di Bankitalia Fazio) si stava mettendo male. I pm di Milano hanno da poco consegnato gli atti che lo riguardano ai colleghi umbri, mentre nei prossimi giorni è previsto un incontro tra loro e i magistrati di Roma titolari di indagini collegate sul tentativo di acquisto di Bnl da parte di Unipol e sul presunto abuso d’ufficio di Fazio nella scalata ad Antonveneta.

Giovanni Bianconi
INES TABUSSO