00 29/12/2005 15:06

LA REPUBBLICA ON LINE
Marco Travaglio
CARTA CANTA
29/12/2005

Aiuto, quelli confessano!


"Siamo al Medioevo, alla ruota. Te danno un tiro de corda e te dicono: 'Confessa'..." (Giuseppe Ciarrapico, 10 febbraio 1993).

"C'è un uso strumentale del carcere per ottenere confessioni, in particolare contro l'on. Craxi, e a sostegno del teorema accusatorio costruito contro di lui" (memoriale di Bettino Craxi, Ansa, 1 marzo 1993).

"Vogliamo evitare che la custodia cautelare diventi uno strumento di tortura per i cittadini" (Alfredo Biondi, ministro della Giustizia autore del decreto "Salvaladri" che abolisce la custodia in carcere per corruzione, 15 luglio 1994).

"Col passare del tempo si sono levate voci sempre più alte di protesta contro l'abuso della carcerazione preventiva, che, in alcuni casi, è stata usata in modo eccessivo. In certe situazioni c'è stato addirittura il sospetto che sia stata usata come strumento di indagine per ottenere la confessione degli arrestati. E questo è illegale" (Silvio Berlusconi, difendendo il "Salvaladri", Ansa, 15 luglio 1994)

"Già, intanto quelli (i giudici di Milano con Gianpiero Fiorani, ndr) hanno cominciato con gli arresti per far confessare la gente proprio come ai tempi di Mani Pulite" (Giuseppe Caldarola, deputato Ds, Corriere della Sera, 15 dicembre 2005).

"Gli arresti (di Fiorani & C, ndr) vengono fatti apposta a Natale perché la gente vuole uscire subito dal carcere, non vuole rimanerci durante le vacanze e quindi confessa rapidamente" (Andrea Annunziata, deputato della Margherita, Corriere della Sera, 15 dicembre 2005).


*****************************************************************


Indagine stralcio Mediaset, invito a comparire a Berlusconi
giovedì, 29 dicembre 2005 1.01

MILANO (Reuters) - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha ricevuto un invito a comparire da parte della procura della Repubblica del tribunale di Milano, che dallo scorso marzo lo ha messo sotto indagine con l'ipotesi di reato di concorso in corruzione nei confronti di un testimone in uno stralcio di inchiesta sulla compravendita dei diritti tv di Mediaset.

Lo hanno riferito a Reuters fonti giudiziarie, confermando quanto anticipato oggi dal Corriere della Sera [1].

La notizia non è stata smentita da Niccolò Ghedini, avvocato del premier e deputato di Forza Italia, che in una nota, stigmatizzando una fuga di notizie ritenuta studiata ad arte per scopi politici, ha respinto con un promemoria ogni responsabilità del presidente del consiglio.

"E' iniziata la campagna elettorale" ha scritto Ghedini.

L'inchiesta svolta dai pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, ipotizza che Berlusconi abbia offerto del denaro all'avvocato inglese David Mills, consulente del gruppo -- indagato in questo stralcio anche per falsa testimonianza -- perché in veste di testimone non spiegasse alla procura il meccanismo delle società off shore legate alla compravendita dei diritti televisivi.

Mills, marito dell'ex ministro della Cultura britannico Tessa Jowell, secondo la procura è l'ideatore del sistema di società estere del presunto comparto occulto del gruppo di Segrate, è già indagato come Berlusconi nel troncone principale dell'inchiesta Mediaset e ha già testimoniato in tre processi a carico del premier: All Iberian, tangenti alla Guardia di Finanza e Sme.

© Reuters 2005. Tutti i diritti assegna a Reuters.


*****************************************************************


LA STAMPA ON LINE
POLITICA
SI SPOSTA ATTENZIONE DA CASO UNIPOL CHE È CONTIGUO AD UN'AREA POLITICA PRECISA
Pecorella: solo tintinnare di manette vicino a elezioni
29/12/2005

L'avvocato Gaetano Pecorella
ROMA. La premessa è che non ha avuto ancora modo di leggere i giornali, ma quando la notizia apparsa sul "Corriere della Sera" gli viene riportata Gaetano Pecorella si dichiara stupito e dice di non saperne «davvero nulla, sebbene abbia seguito in prima persona il processo All Iberian» [1].

Il Corriere dice che Silvio Berlusconi avrebbe ricevuto alla fine di novembre un 'invito a comparirè (fissato per il 3 dicembre ed a cui il premier non si è presentato) nel quale la Procura di Milano gli contesterebbe due ipotesi di reato: corruzione in atti giudiziari di un testimone e concorso in falsa testimonianza nel processo per le tangenti Fininvest alla Finanza e in quello All Iberian.

Il processo, appunto, seguito dall'avvocato Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera. «Innanzitutto, mi sembra davvero strano che se fosse arrivato un invito a comparire, io non ne sia stato informato -aggiunge Pecorella- e poi siamo alle solite...».

Quali "solite"? «Il solito tintinnare di manette ogni volta che ci si avvicina ad una scadenza elettorale. Non le sembra singolare che il primo giornale italiano pubblichi oggi in prima pagina, con tutta quella evidenza, la notizia di un invito a comparire che risale a un mese fa? Singolare che si recuperi quella notizia proprio adesso che i quotidiani sono pieni della vicenda Consorte, una vicenda vicina ad una precisa area politica. In qualche modo questo -conclude Pecorella- serve a spostare l'attenzione da una vicenda a un'altra».


*****************************************************************

Roma, 29 dic. (Adnkronos/Ign)

'Fatti destituiti di ogni fondamento'''
Bonaiuti: ''Il Corsera attacca Berlusconi come nel '94''
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio: ''E' iniziata la campagna elettorale. E' la solita tecnica, ben collaudata, per tentare di influire sugli elettori''

''E' iniziata la campagna elettorale. E puntualmente la Procura di Milano e il 'Corriere della Sera', con precisa unione di intenti, prospettano fatti destituiti di ogni fondamento già più volte resi noti e già più volte smentiti. Questa condotta perdura ormai dal 1994, con il noto avviso di garanzia di Napoli, che provocò sostanzialmente la caduta del governo e che a distanza di dieci anni è stato riconosciuto del tutto infondato dalla Corte di Cassazione''. Questa la replica del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, all'articolo pubblicato oggi dal quotidiano milanese, dal titolo 'Berlusconi, invito a comparire per corruzione', a firma di Luigi Ferrarella, secondo il quale il premier sarebbe indagato nell'ambito dell'inchiesta sui diritti televisivi.

''La modalità di contestare un pagamento effettuato da persona deceduta (il dottor Carlo Bernasconi) che non può ovviamente smentire - scandisce Bonaiuti - è a dir poco paradossale''. ''Così come - prosegue il portavoce del Cavaliere - è incomprensibile addebitare al presidente del Consiglio, che non segue più le vicende del suo gruppo dal 1994, di avere avuto i rapporti ipotizzati con l'avvocato inglese David Mills''. ''Ed è a dir poco grave - incalza Bonaiuti - che si forniscano ancora una volta a un quotidiano, che li utilizza, atti coperti da divieto di pubblicazione''.

Dunque, taglia corto il sottosegretario azzurro, ''è la solita tecnica, ben collaudata, per tentare di influire sugli elettori e sul risultato elettorale. Ma gli italiani - conclude Boaniuti - ormai hanno capito e sapranno valutare la strumentalità di questa indegna campagna mediatica e giudiziaria contro il presidente del Consiglio''.

Sulla vicenda interviene anche Niccolò Ghedini, avvocato difensore del premier. ''Come sempre - dice - il 'Corriere della Sera' ottiene notizie la cui pubblicazione è vietata'' e ''come sempre non risulta che la Procura di Milano avii una indagine per verificare la fonte di tali notizie''. ''Come sempre - prosegue Ghedini - la pubblicazione di tali notizie avviene in coincidenza di delicati momenti della vita del Paese''.

''Nel 1994 - ricorda quindi il leagel del premier - l'avviso di Napoli, che causò il disgregarsi di una maggioranza appena formata e duramente contestata dalla magistratura milanese e che è stato riconosciuto del tutto infondato dopo ben dieci anni dalla Corte di Cassazione, oggi, forse per distrarre l'attenzione da vicende, quelle sì miliardarie e gravissime, che affliggono il centrosinistra, si ripropone una vicenda già nota, perché oggetto sempre di illegittima pubblicazione nei mesi scorsi, con l'aggiunta dell'invito a comparire, che come ben si dovrebbe sapere non ha alcuna rilevanza giuridica specifica''.

''Si osservi - fa notare ancora Ghedini - che la tecnica espositiva del Corriere è assai ben collaudata poiche' si affermano per assodate situazioni, ed è sufficiente leggere il titolo in prima pagina, che invece, come era per l'avviso di Napoli, sono soltanto nella fase delle indagini preliminari e non si prospetta alcuna delle argomentazioni della difesa. L'unica cosa certa - chiarisce l'avvocato - è la straordinarietà del fatto che la Procura di Milano possa ipotizzare nei confronti di Silvio Berlusconi una dazione di denaro a Mills nel 1997 senza tenere conto di alcune banali verita' processuali già assodate in svariate sentenze''.


*****************************************************************


L'UNITA' ON LINE
29.12.2005
«Berlusconi corruttore»: l'ira del premier sul Corriere
di red

«È iniziata la campagna elettorale». L’entoruage di Silvio Berlusconi, con tutta la sua schiera di avvocati – deputati, si scaglia contro il Corriere della Sera, colpevole di aver pubblicato la notizia di un invito a comparire per corruzione eluso dal premier lo scorso 3 dicembre.

L’articolo parla di un versamento di «non meno di 600mila dollari» effettuato nel 1997 da parte del manager Fininvest Carlo Bernasconi su conti svizzeri dell’avvocato inglese David Mills per ottenere la sua falsa testimonianza in inchieste italiane proprio sulla Fininvest. Una vicenda già nota (ma non nei dettagli e nelle cifre) sulla quale il premier era stato invitato a rispondere all’inizio del mese dai magistrati milanesi. Non presentandosi.

La replica di palazzo Chigi è affidata all’invettiva del portavoce di Berlusconi Paolo Bonaiuti, che, assolvendo preventivamente il premier, accusa il quotidiano milanese di contribuire all’inquinamento della campagna elettorale: «Puntualmente la Procura di Milano e il Corriere della Sera, con precisa unione di intenti, prospettano fatti destituiti di ogni fondamento già più volte resi noti e già più volte smentiti. Questa condotta perdura ormai dal 1994 con il noto avviso di garanzia di Napoli, che provocò sostanzialmente la caduta del governo e che a distanza di 10 anni è stato riconosciuto del tutto infondato dalla Corte di Cassazione».

Ma sulla sostanza dei fatti riportati dall’articolo, in attesa degli accertamenti giudiziari, arriva un’indiretta conferma: l’inchiesta c’è, le cifre contestate sono vere, l’invito a comparire anche. E difatti Bonaiuti, parla di «atti coperti da divieto di pubblicazione», ma non di notizie inventate. Mentre l’avvocato – deputato Nicolò Ghedini (nella foto), polemizza coi giudici: «Notizie vietate. Come sempre non risulta che la Procura di Milano avvii una indagine per verificare la fonte».

Quanto alla linea difensiva, Ghedini, in una lunga nota ribadisce che : «a) Silvio Berlusconi ha cessato ogni carica aziendale dal gennaio del 1994; b) l'avvocato Mills è stato il testimone principale utilizzato dall'accusa contro la Fininvest. Pagare un teste per essere accusati non sembra una operazione molto astuta; c) Silvio Berlusconi non ha mai avuto incontri per i processi con Mills, tantomeno nel 1997; d) la dazione di denaro sarebbe stata effettuata dal Bernasconi, oggi purtroppo deceduto, ma che più volte è stato ascoltato dalla Procura e dal Tribunale e mai ha prospettato situazione siffatta, pur avendo offerto ampia collaborazione con l'A.G.. Certo che è facile utilizzare un morto, che non può smentire, per sostenere un'accusa». Per sostenere una difesa, invece, basterebbe presentarsi in Procura e spiegarsi.


*****************************************************************


IL GIORNALE
29 dicembre 2005
La sfida di Bondi ai Ds: fermiamo i poteri forti
Adalberto Signore

da Roma
«Spero che dopo questa esperienza anche i Ds comprendano che il gioco del “tanto peggio, tanto meglio” finisce per indebolire tutta la politica» che è ormai «eterodiretta» dai «quotidiani legati ai grandi gruppi industriali» che «sempre più sistematicamente agiscono come partito» e «dettano la linea politica». Sandro Bondi ha il suo consueto tono pacato e cortese, nonostante il pesante j'accuse che lancia contro alcuni grandi gruppi economici finanziari («che tentano di imporre un proprio disegno tecnocratico e, quindi, a-democratico per ridisegnare la mappa del potere in Italia») e i Ds («la cultura giustizialista» dei «tempi di Tangentopoli» ha «conquistato quasi totalmente i gruppi dirigenti della Quercia» e «oggi i nodi vengono al pettine»). Il coordinatore nazionale di Forza Italia, però, fa un passo in più e tende la mano a Fassino e compagni arrivando a proporre una sorta di patto di unità nazionale tra Forza Italia e i Ds. Con un solo obiettivo: «Confrontarsi, anche duramente, nella dialettica istituzionale su idee e programmi» e «lottare» insieme per difendere «il voto degli italiani».Perché solo così «la politica si rafforza e i poteri editoriali ed economici non cadono nella tentazione di sostituirsi al gioco democratico».
Onorevole Bondi, la vicenda Unipol-Bnl e le inchieste della magistratura hanno fatto emergere una fitta rete di rapporti di potere tra Consorte, Fiorani, Gnutti e un certo mondo finanziario. Crede che i Ds abbiano svolto un ruolo attivo o che siano stati solo dei semplici spettatori?
«Non so se abbiano avuto un ruolo attivo o no, ma quello che appare chiaro è che Consorte agiva di concerto con esponenti di primo piano dei Ds.
Pensare di scaricare tutte le colpe su di lui sarebbe un modo per sfuggire ad una necessaria riflessione da parte della sinistra. Io non sono un esperto del sistema bancario, ma da tempo ho sentito parlare, per fare un solo esempio, dell'interesse del Monte dei Paschi di Siena per la Bnl. Osservo soltanto che il Monte dei Paschi è un interessante salotto, ben protetto dall'oasi toscana, dove si possono trovare insieme alcuni dei protagonisti delle vicende di questi giorni: da Gnutti a quello che fino a ieri sera era il numero due dell'Unipol,
Sacchetti; da Campaini, rappresentante delle cooperative rosse della Toscana, a Gorgoni, che proviene dalla Banca 121, già Banca del Salento, della quale era se non sbaglio direttore De Bustis, attualmente amministratore delegato della Deutsche Bank. Non trova interessante questo salotto?».
C'è chi dice che è in atto un riassetto del sistema di potere economico, finanziario e politico. È d'accordo?
«Penso ci sia un tentativo di grandi gruppi economici e finanziari di imporre un proprio disegno tecnocratico e quindi a-democratico per ridisegnare la mappa del potere in Italia. Non voglio fare dietrologia, sto ai fatti. I grandi quotidiani italiani sono legati ai grandi gruppi industriali e - basta leggerli - sempre più sistematicamente agiscono come “partiti” che dettano la linea alla politica, promuovendo o bocciando partiti e persone. Qualche settimana fa l'editore di Repubblica, Carlo De Benedetti, si è fatto intervistare a tutta pagina dal giornale concorrente, il Corriere della Sera, indicando perfino i nomi dei futuri leader del centrosinistra. Successivamente lo stesso Corriere ha tracciato, grazie alla penna del suo direttore Paolo Mieli, un programma politico per il futuro del Paese. Lo si voglia o no, in questo modo la politica finisce per essere eterodiretta. Per questo dico ai Ds che i grandi partiti popolari e democratici, fra cui principalmente Forza Italia e i Ds, debbono smettere di giocare alla delegittimazione e confrontarsi, anche duramente, nella dialettica istituzionale. Solo se si cambia registro la politica si rafforza e i poteri editoriali ed economici non cadono nella tentazione di sostituirsi al gioco democratico. Ma per questo confronto istituzionale a sinistra ci vorrebbero degli interlocutori seri e credibili che purtroppo fatichiamo a trovare».
In questo riequilibrio del potere in molti leggono una spinta verso un ritorno al grande centro.
«Certamente oggi il bipolarismo è in pericolo per un eccesso di delegittimazione, in particolare quella orchestrata dalla sinistra nei confronti di Berlusconi. Spero che da questa esperienza anche i Ds comprendano che il gioco del “tanto peggio, tanto meglio” finisce per indebolire tutta la politica.
Confrontiamoci su idee e programmi, lottiamo per il voto degli italiani ed evitiamo la demagogia sfascista, oppure chi vincerà le elezioni sarà comunque più debole. Il bipolarismo ha dato maggioranze stabili, un risultato che si deve in buona parte alla discesa in campo di Berlusconi: si tratta di una conquista per il Paese che va difesa. Per quanto riguarda il grande centro è un'illusione che qualcuno insegue. In realtà, il grande centro c'è già ed è rappresentato da Forza Italia. Le urne lo confermeranno e decreteranno la fine di certi interessati velleitarismi di cui si alimenta spesso la vita politica italiana».
A suo avviso, dunque, i Ds hanno delle responsabilità rispetto a quanto sta accadendo questi giorni?
«Credo che dovrebbero riconoscere pubblicamente che la “diversità” e la “superiorità morale” di cui la sinistra italiana si è sempre vantata sono un mito e che la realtà è ben diversa. Forse ora smetteranno di dare lezioni sui presunti conflitti di interesse altrui e cominceranno ad occuparsi del proprio, fino ad oggi rimasto occulto e quindi davvero pericoloso. Se la classe dirigente dei Ds avesse avuto il coraggio di sbarazzarsi della cultura giustizialista a senso unico, la campagna mediatica di alcuni quotidiani contro di loro avrebbe potuto trovare un argine più convincente. Ai tempi di Tangentopoli, invece, la sinistra post comunista ha pensato di poter rimandare ancora una volta la fatica necessaria di fare sul serio i conti con il passato e poter imboccare una facile scorciatoia giudiziaria per conquistare il potere. La cultura giustizialista di Violante ha poi conquistato quasi totalmente i gruppi dirigenti dell'ex Pci. Oggi i nodi vengono al pettine e i Ds si ritrovano indifesi di fronte alla delusione dei propri elettori che hanno creduto al mito della loro diversità morale e all'attacco dei poteri forti di finanza e magistratura. Sapranno ora avere il coraggio della verità?».
Lei crede che questo «attacco dei poteri forti» sia portato avanti con l'ausilio della magistratura oppure che i giudici stiano semplicemente facendo il loro lavoro?
«Io registro le coincidenze, che non mi lasciano tranquillo. Nei casi specifici, poi, sarebbe bene che i reati finanziari fossero prevenuti dalle autorità di controllo, prima che intervenga la magistratura. Se no, che ci stanno a fare?».
Chi a sinistra sta uscendo vincitore da questa ondata di inchieste è Francesco Rutelli. E qualche mese fa fu proprio Arturo Parisi, quasi a mo' di monito, a invocare la questione morale. Crede sia una coincidenza?
«No, non è una coincidenza. All'interno del centrosinistra si gioca una battaglia durissima senza esclusione di colpi proibiti. Tutto nasce dalla debolezza di un leader designato dai partiti, e, occorre ammetterlo, grazie soprattutto all'impegno organizzativo profuso dai Ds durante le primarie. Un candidato, tuttavia, che non rinuncia al suo disegno di azzerare i partiti e di imporre una sua leadership peronista».
Questa estate da più parti si diceva che dietro la scalata di Rcs ci fosse Silvio Berlusconi. Le intercettazioni di questi giorni stanno facendo emergere tutto un altro scenario.
«Perfino Giuseppe Turani, mai tenero con Berlusconi, ha escluso nel suo ultimo libro l'ipotesi che dietro Ricucci ci fosse il premier.
Si tratta di un altro caso lampante della scientifica opera di demonizzazione del presidente del Consiglio da parte della sinistra».
Fazio ha confidato di essere stato costretto a dimettersi per aver toccato gli interessi dei poteri forti. Qual è il suo giudizio sull'ex governatore?
«Una persona per bene che ha perso la sua partita. Il vero problema, tuttavia, è quello delle regole e noi le abbiamo cambiate. Più in generale, concordo con quanto ha detto Benedetto Della Vedova: occorre una nuova stagione di riforme liberali che elimini il più possibile la contiguità tra economia e politica.
Il centrodestra ha avviato queste riforme e le porterà a termine nella prossima legislatura. Senza dimenticare che insieme a nuove regole occorre soprattutto una riforma morale ed etica che pervada la coscienza civile del nostro Paese».


*****************************************************************


L'UNITA'
28 dicembre 2005
Poteri forse
di Marco Travaglio

Dunque, a sentire la sua omelia natalizia, don Antonio Fazio non è più sgovernatore di Banditalia perché «ho toccato i poteri forti». Fino all'altro giorno, secondo Andreotti e cardinali assortiti, Fazio era finito sotto inchiesta «in quanto cattolico». Il che indusse subito l'ex sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, ad annunciare da San Vittore che lui non può aver commesso reati «in quanto buddista». Poi, in attesa di notizie dagli avventisti del settimo giorno, tornò la vecchia geremiade sui «poteri forti» che da sempre ispirerebbero la Procura di Milano. Lo dice Berlusconi, difendendo financo Stefano Ricucci: «Lo attaccano perché dà fastidio ai poteri forti». E Cossiga confida a Libero che l'inchiesta su Consorte & C. non dipende dagli eventuali reati scoperti, ma da una «guerra fra poteri forti» in corso a sinistra perchè «i prodiani, attraverso banche e giornali, hanno accerchiato i Ds». Anche per James Bondi, dietro i pm c'è Prodi, «fotocopia sbiadita spedita al centrosinistra dal fax dei poteri forti». E dai Ds si levano molte voci che occhieggiano alla stessa tesi: se il Corrierone sta informando così compiutamente i suoi lettori sugli ultimi scandali non è perché i suoi cronisti (gli stessi che narrano da anni le malefatte di Berlusconi e Previti) sono bravi, ma perché sono imbeccati dai «poteri forti» che cospirerebbero con i pm contro la scalata Unipol-Bnl, già benedetta da Fazio. Come se un governatore a vita, intimo del Vaticano, dell'Opus Dei e di Palazzo Chigi, sponsor della finanza bianca, rossa e azzurra, capace di prendere a calci una banca spagnola e una olandese, contasse meno del presidente della Ferrari e della fu Fiat, e del temibile padrone della Tod's.
I primi a evocare quel fantasma, agli albori di Mani Pulite, furono i ciellini, che nel '92 già invitavano l'agonizzante Prima Repubblica in un bel «governissimo» fra Dc e Pds contro «i poteri forti della grande finanza e dei mass media». Lo stesso cocktail - «poteri forti e grande stampa» - evocò Bettino Craxi nel '93, tentando di convincere la Camera a salvarlo dai processi. Intanto, al seguito, fioriva un'ampia e variopinta letteratura complottarda. Fino alla leggenda di una crociera sul Britannia dove la regina d'Inghilterra e i banchieri demoplutogiudaicomassonici si riunirono per scaricare i partiti italiani e, tramite Di Pietro & C., spartirsi l'argenteria del Belpaese. Il regista occulto attribuito al Pool era Enrico Cuccia. Poi i giallisti dovettero cambiare musica, anche perché finirono sotto inchiesta o in galera gli amici più intimi di Mediobanca, da Romiti e Ligresti. I quali, fra l'altro, foraggiavano allegramente proprio Craxi, sedicente nemico dei poteri forti.
Poi in politica arrivò Berlusconi, potere forte quant'altri mai. Ma costui, amico di noti mafiosi, già membro della loggia P2, sponsorizzato dal Vaticano, proprietario di tre tv, già allora il politico più ricco del mondo e più potente d'Italia, cominciò subito a dipingersi come un potere debolissimo tuonando contro i «poteri forti», tutti -chissà mai perché- «schierati a sinistra». Nell'estate '94, dopo soli tre mesi, il suo governo era già cotto. E di chi era la colpa? Delle bizze di Bossi? Delle prime leggi ad personam, tipo decreto Salvaladri o condono edilizio? Macchè: dei poteri forti. In un'intervista alla Stampa, il vicepremier Pino Tatarella puntò il dito sugli «uomini invisibili» che remavano contro il governo. Nell'ordine: Corte costituzionale, Mediobanca, servizi segreti, massoneria, Csm, Opus Dei, Bankitalia, gruppi editoriali,industria privata. Tutti «strumentalizzati dalla sinistra».
Ultimamente, all'elenco della Spektre Rossa, Bellachioma ha aggiunto di suo pugno «scuole superiori, università, televisioni, sindacati, patronati, magistrati, regioni, province, comuni, banche, Tar e Consiglio di Stato». Non male. Ma niente paura: «Faremo una campagna d'attacco per spiegare i pericoli di una sinistra pronta ad allearsi con i poteri forti». Una battaglia impari, perché lui - poveretto - non conta nulla. È solo il capo del governo con 100 voti di maggioranza, che ogni giorno si fa una norma su misura, si autoassolve per legge da quattro falsi in bilancio, possiede tv, banche, assicurazioni e un patrimonio di 20 miliardi di euro. Difficile, in queste ristrettezze, resistere a poteri forti come la lobby degli extracomunitari e dei tossici (ieri presente in forze alla Camera per l'amnistia). Sarà durissima.






[1]
CORRIERE DELLA SERA
29 dicembre 2005

L'INDAGINE MEDIASET - GLI SVILUPPI
Berlusconi, invito a comparire per corruzione
Inchiesta sui diritti tv, l'accusa: 600 mila dollari nel '97 a un teste perché dichiarasse il falso

MILANO — «Non meno di 600 mila dollari», versati «nel 1997 da Carlo Bernasconi» (manager Fininvest morto nel 2001), «a seguito di disposizioni di Silvio Berlusconi e al fine di favorire Silvio Berlusconi», su conti svizzeri dell'avvocato inglese David Mills affinché costui, chiamato a testimoniare in inchieste italiane sulla Fininvest, «dichiarasse il falso, negasse il vero o tacesse in tutto o in parte fatti a sua conoscenza» in due sue deposizioni dinanzi al Tribunale di Milano: il 20 novembre 1997 nel processo per le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza (dove Berlusconi rispondeva di corruzione), e il 12 dicembre 1988 nel processo All Iberian (che vedeva Berlusconi imputato di finanziamento illecito al Psi di Craxi e falso in bilancio).
Con questo capo d'imputazione, il presidente del Consiglio e fondatore della Fininvest ha ricevuto un «invito a comparire» nel quale la Procura di Milano gli contesta due ipotesi di reato: la corruzione in atti giudiziari del teste (il testimone di un processo è equiparato a un pubblico ufficiale), e il concorso nella falsa testimonianza addebitata a Mills.

Tanto l'entourage di Palazzo Chigi quanto l'ambiente della Procura sembrano aver calato la saracinesca su questa notizia che, in maniera peraltro imprecisa o incompleta, ha preso a circolare la settimana scorsa in ambienti politici della maggioranza: per quanto infatti possa apparire incredibile, l'invito a comparire è stato consegnato da ufficiali della Guardia di Finanza di Milano allo staff del premier alla fine di novembre, con annessa convocazione dei due indagati per il 3 dicembre, giorno nel quale né Berlusconi né Mills si sono però presentati per l'interrogatorio.

Riguardano direttamente Berlusconi entrambe le circostanze su cui Mills (ideatore a cavallo degli anni '80/'90 dell'architettura all'estero della tesoreria «parallela» della Fininvest) è accusato di aver mentito. E incrociano i misteri custoditi da All Iberian, la società off-shore di cui a lungo la Fininvest negò la paternità; di cui Berlusconi ebbe a ironizzare «con il mio senso estetico non avrei mai accettato una società con quel nome»; e che (come però si sarebbe scoperto solo anni dopo), oltre a versare 21 miliardi di lire a Craxi, nel 1991 aveva bonificato a Cesare Previti i 434.404 dollari istantaneamente girati da Previti al capo dei giudici delle indagini preliminari romani Renato Squillante (soldi costati a entrambi la condanna sinora in Appello per corruzione, e valsi a Berlusconi la prescrizione del reato in Tribunale dopo concessione delle attenuanti generiche negate invece a Previti).

Nel primo caso, cioè nell'aula del processo per le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza, il 20 novembre 1997, Mills rispose di aver appreso solo dai giornali dell'avvio dell'inchiesta All Iberian, quando invece (come egli stesso ha nel 2004 ammesso in uno dei nuovi interrogatori ancora coperti però da numerosi omissis) la notte del 23 novembre 1995 aveva avuto sull'argomento un colloquio telefonico con Berlusconi.

Nel secondo caso, ovvero nella deposizione invece del 12 gennaio 1998 proprio al processo All Iberian, Mills affermò di nulla poter dire sulla effettiva proprietà delle società offshore Century One e Universal One, quando invece (come si sarebbe scoperto solo di recente, anche qui con sua ammissione) «beneficiari economici» delle due società «erano Marina e Piersilvio Berlusconi sotto il controllo di Silvio Berlusconi».

Con l'invito a comparire, adempimento che di solito arriva quasi alla fine di una inchiesta (qui i termini per la richiesta di rinvio a giudizio o di proscioglimento dovrebbero scadere tra meno di un mese, alla fine di gennaio), emerge di colpo l'iceberg giudiziario la cui punta era affiorata grazie a un omissis incompleto. Nel «coprire» gran parte del verbale di un Mills ancora titubante il 7 novembre 2004, infatti, nella primavera scorsa a pagina 9 era tuttavia sfuggito alla Procura questo passaggio, che aveva indirettamente svelato indagati e oggetto dell'inchiesta: «Mi auguro non si possa certo dire che io sia mai stato "comperato"».
Luigi Ferrarella


IL PERSONAGGIO
Mills, l'avvocato che inventò la «tesoreria» della Fininvest

MILANO — «Genio» delle architetture societarie offshore, consulente della Fininvest di Berlusconi, avvocato di vip come Flavio Briatore, marito di un ministro del governo Blair: l'avvocato londinese David Mills esiste sulla scena giudiziaria italiana ormai da un decennio, e tuttavia resta ancora un mistero. Di cui solo a tratti si diradano piccoli lembi di verità.

Uno, avventurosamente recuperato soltanto nel corso dell'inchiesta nata nel 2001 sulla compravendita dei diritti tv Mediaset, è spuntato dalle righe di un «fax confidenziale» scritto da Mills il 27 novembre 1995. Mills, che nel processo Sme in trasferta a Londra nel 2003 aveva insistito a negare di aver mai parlato con Berlusconi della società All Iberian, sintetizza nel fax agli spaventati soci londinesi del suo studio legale un colloquio telefonico che afferma di aver avuto con Berlusconi due giorni prima. Colloquio nel quale, stando al fax del 1995 e alla lettura che lo stesso Mills ne darà poi quando gli sarà mostrato dai pm nel 2004, Berlusconi affrontò al telefono con Mills la questione dell'accusa di aver illecitamente finanziato Bettino Craxi nel 1991. In maniera ben diversa che in pubblico, ove negava qualunque legame tra Fininvest e All Iberian.

«Quando ho parlato con Berlusconi giovedì notte - scrive dunque Mills il 27 novembre 1995 nel fax ai suoi partner londinesi - , lui ha insistito che le più recenti contestazioni erano motivate politicamente. Sono bombe politiche in Italia perché i giudici di Mani pulite di Milano sono ora in grado di sostenere che Berlusconi deve essere stato dietro questo pagamento a Craxi. Al tempo del pagamento, alla fine del 1991, Craxi non era primo ministro. Quindi l'unica accusa che può essere fatta è che ci fu un contributo a un partito politico che non fu dichiarato. Non c'è contestazione di corruzione perché Craxi non era in carica. Naturalmente in questo Paese non sarebbe assolutamente un reato, come Berlusconi ha insistito a indicarmi». E quando il 18 luglio 2004 i pm mostrano a Mills questo suo fax di 9 anni prima, l'avvocato abbandona la trincea («Non ho mai parlato con Berlusconi di All Iberian»), difesa dal 1995, per ammettere: «Ora ricordo una telefonata con Gironi. A un certo punto lui mi passò al telefono Silvio Berlusconi, che mi disse le cose che ho riportato».

L'altra circostanza, che secondo i pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale sarebbe stata oggetto della falsa testimonianza di Mills «comprata» per l'accusa da Berlusconi, verte su due società «che si voleva rimanessero riservate», per «destinare una parte del patrimonio privato di Silvio Berlusconi ai figli del suo primo matrimonio». Compito che Mills spiega di aver eseguito ideando le società Accent e Timor, poi divenute Century One e Universal One. Nel 2001 la posizione ufficiale della Fininvest era che «queste società non hanno mai fatto parte del gruppo». Ma Mills dall'anno scorso dice ai pm ben altro: «I beneficiari economici erano rispettivamente Marina e Pier Silvio Berlusconi» (agli atti ci sono peraltro le loro firme sulle contabili), pur se con operatività subordinata al «consenso di Gironi, Foscale e Confalonieri, che rappresentavano la volontà di Berlusconi».
L. Fer.


PER IL PASSATO VEDI ANCHE:

23/03/2005
CORRIERE DELLA SERA
CORRUZIONE DI TESTE: INDAGATO BERLUSCONI
LUIGI FERRARELLA / GIUSEPPE GUASTELLA
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/050323/713nl.tif

23/03/2005
LA REPUBBLICA
GHEDINI ACCUSA: 10 GIORNI AL VOTO FATTO INDECENTE
FERRUCCIO SANSA intervista NICCOLO'GHEDINI
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/050323/71447.tif

23/03/2005
IL GIORNALE
L'AVVOCATO PECORELLA: VERGOGNOSO COPIONE INIZIATO UNDICI ANNI FA
STEFANO ZURLO intervista GAETANO PECORELLA
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/050323/7139h.tif

24/03/2005
CORRIERE DELLA SERA
"MILLS HA MENTITO ANCHE AI GIUDICI INGLESI"
LUIGI FERRARELLA / GIUSEPPE GUASTELLA
newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArtic...


*****************************************************************


LA REPUBBLICA
26/03/2005
La difesa di Berlusconi non si oppone alla proroga dei termini: "Siamo tranquilli, sarà tutto archiviato". Da Fininvest due miliardi a Mills
Inchiesta Mediaset, ecco i versamenti sospetti all´avvocato inglese
ANNALISA CAMORANI, FERRUCCIO SANSA

MILANO - Una somma di circa 2 miliardi di lire. Secondo fonti estranee alla procura è anche su questa somma che i magistrati milanesi che indagano sull´ultimo troncone dell´inchiesta Mediaset si stanno concentrando nello sforzo di ricostruire i rapporti economici tra l´avvocato d´affari Mills e le società di Berlusconi.

Quest´ultimo stralcio d´inchiesta (per il quale i pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale hanno appena chiesto una proroga d´indagine di sei mesi) ruota attorno alle dichiarazioni dell´avvocato inglese specializzato nella creazione di società off-shore. Gli inquirenti che nel corso degli anni hanno indagato sul suo conto, lo ritengono l´architetto che ideò il sistema di scatole cinesi che costituivano il comparto estero Fininvest.

In questa indagine l´ipotesi dell´accusa è che Mills, marito del ministro alla cultura Tessa Jowell, sia stato «convinto» da Berlusconi a dare una falsa testimonianza nel processo All Iberian. Anche a questo riguardo la procura è abbottonatissima. In Inghilterra negli anni scorsi sono già state compiute dodici rogatorie e altre ne sono già state avviate. Ed è proprio per attendere l´esito di questi ultimi atti giudiziari diretti verso l´estero che la procura ha dovuto chiedere la proroga.

La difesa di Berlusconi sostiene che tra gli scambi di denaro intercorsi tra la Fininvest e l´avvocato Mills quello dei due miliardi di lire sia l´unico a cui potrebbe riferirsi l´accusa dei pm e dice: «È già stato accertato che quel denaro è un compenso legittimo. Mills ricevette dieci miliardi per la ricapitalizzazione di tutte le società del gruppo All Iberian. L´avvocato si tenne la differenza tra la ricapitalizzazione e l´utile».

Dopo che nei giorni scorsi la procura ha chiesto altri sei mesi per indagare, ieri la difesa Berlusconi, rappresentata dal legale Nicolò Ghedini, ha fatto sapere che non si opporrà alla proroga. «Ritengo - spiega - che la situazione sia di assoluta tranquillità e quindi qualsiasi indagine vogliano fare, non potrà che contribuire a una sicura archiviazione». Per Ghedini si tratta di «materiale ripreso da una vicenda antica che è quella del processo All Iberian. È una cosa del 1998, un processo che si è già concluso e in cui Mills era un teste non certo della difesa ma dell´accusa». Certamente del ´98 è comunque la presunta falsa testimonianza di Mills, la data precisa è il 12 gennaio 1998.

In passato Mills negò di aver parlato con Berlusconi di All Iberian, ma un fax confidenziale scritto il 27 novembre ´95 e recuperato dalla procura milanese dimostrerebbe il contrario. Se fosse dimostrata l´accusa di evasione fiscale e di riciclaggio Mills rischierebbe di dover restare 12 anni in una prigione italiana. A scriverlo è il quotidiano inglese «The Guardian» che ha intervistato Mills, al momento in vacanza in Texas.


*****************************************************************


THE GUARDIAN
Minister's husband faces Berlusconi tax trial
John Hooper in Milan
Thursday February 24, 2005
politics.guardian.co.uk/foreignaffairs/story/0,11538,1424118...

TRADUZIONE stralcio articolo
(FONTE: www.osservatoriosullalegalita.org/index.html )
Mills ha dichiarato l'altra sera che non gli era possibile fare commenti
sui dettagli delle accuse rivoltegli dalla procura, ma di avere sempre sostenuto
di aver agito nei limiti della legge.
In particolare ha detto: "La prima imputazione riguarda gli stessi argomenti
di tre precedenti processi che hanno coinvolto Berlusconi, per le cui societa',
in parecchi casi, io ho agito in qualita' di avvocato per molti anni.
Ho testimoniato in quei processi, e in ognuno di essi il Tribunale italiano
ha riconosciuto che la procura avesse correttamente definito il mio ruolo
nelle vicende sotto esame, considerandomi un consulente professionale inglese
senza alcuna responsabilita' per qualsivoglia presunto reato ad altri attribuito.
Cercare ora di accusarmi a proposito di quegli stessi fatti e' ingiusto e
sarebbe impossibile nel Regno Unito. La seconda eventuale imputazione riguarda
presunti versamenti e prelievi relativi a conti bancari. La procura e' a
conoscenza del fatto che io non avevo accesso a nessuno dei conti in questione,
e che non ero a conoscenza, ne' avevo modo di venire a conoscenza, di quali
transazioni vi si svolgevano. Non vi e' quindi alcuna prova che dimostri
l'accusa, e mi aspetto di essere prosciolto prima dell'inizio di un eventuale
processo.
INES TABUSSO