00 25/10/2005 14:16

"La legge è come la democrazia: è un valore freddo, una regola che non penetra il mistero della vita, ma consente a ognuno di vivere il proprio mistero, la propria passione, il proprio delirio. Certo, nessuna norma generale può capire - e dunque veramente giudicare - i sentimenti, le pulsioni, le contraddizioni che sono alla base di ogni gesto criminoso, anche il più efferato e bestiale. La ragione non conosce a fondo le ragioni del cuore che spingono il torturatore del lager a straziare le sue vittime, ma semplicemente sa che pure quelle vittime hanno un cuore che ha diritto di vivere e dunque che è necessario impedire e punire, con una norma generale, il gesto di quel torturatore. Nel vecchio bellissimo film Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang, l' assassino di bambine rivendica con accenti strazianti la sua diversità , le tempeste del suo animo che lo spingono a quegli atti infami - le sue «inestricabili complicazioni» del cuore sono realmente dolorose, ma sono indifferenti al dolore altrui, che invece la legge ascolta, condannando l' assassino per impedire altro dolore. La ragione - e la legge - hanno spesso più fantasia del cuore, capace solo di sentire le proprie «inestricabili complicazioni» e incapace di immaginare che esistano pure quelle altrui... Qualificare l' omicidio o il furto come reati non basta per capire i diversi motivi per i quali diverse persone li compiono, ma chi si appella a ineffabili motivazioni dell'animo per sfuocare la gravità di quei reati capisce ancor meno le persone che li commettono. Il legislatore che punisce la corruzione negli appalti pubblici è un artista che sa immaginare la realtà, perché in quella corruzione vede non l' astratta violazione di una norma ma, ad esempio, le cattive attrezzature di cui - causa quella corruzione - viene dotato un ospedale, in luogo di quelle efficaci che esso avrebbe avuto grazie a un'asta corretta: dietro quel reato ci sono dunque malati curati peggio, individui concreti che soffrono. Solo la capacità di astrarre permette di capire la concretezza della vita, di sapere che esiste anche la vita concreta di chi in quel momento non possiamo vedere né toccare. La democrazia è poetica, è ricca di fantasia, perché ci fa sentire che esistono individui che non vedremo mai, e di cui giustamente non ci importa nulla, ma che hanno il nostro stesso diritto di vagabondare, sognare, delirare. Chi sa vedere solo l' immediatezza, non vede niente; chi vede solo gli alberi davanti a lui, e non è capace di pensare il bosco, non sa cosa siano quegli alberi, che magari s'illude di conoscere bene...
Indebolire la legge, in nome dello spontaneo processo della vita che in tutti gli àmbiti - individuale, politico, economico, sociale - procederebbe per il meglio si gnifica solo lasciare i deboli alla mercé dei forti, spianare la strada alla violenza e all' ingiustizia, abbandonare la realtà all' arbitrio del più potente. Una cosa è sfoltire l' intricata selva di leggi che finiscono per essere di ostacolo a se stesse, un' altra cosa è voler sottrarre - come spesso tende a fare pericolosamente e talora sfacciatamente il nostro governo - al controllo della legge àmbiti e azioni da cui può dipendere l' esistenza delle persone. La crescente complessità e la scala sempre più vasta dei fenomeni e delle relazioni politico-sociali-economiche rende ancor più necessario il controllo del diritto e uno Stato che renda efficace tale controllo a difesa dei deboli, a tutela dell' ambiente, a protezione della vita di tutti... La legge non esaurisce certo le esigenze della coscienza, ma è anche il tentativo di calarle concretamente nella realtà, facendo malinconicamente i conti con i limiti e i compromessi di quest' ultima. Le sue ragioni sono diverse da quelle del cuore, ma non necessariamente loro nemiche".
(da "RAGIONI DELLA LEGGE RAGIONI DEL CUORE", Claudio Magris, Corriere della Sera, 13 maggio 2002)



INES TABUSSO