00 14/10/2005 19:36

MA DOVE SIAMO? CENSURA? CONTROLLO SUL PARLAMENTO? AGGIRARE LA COSTITUZIONE?
MA CHE DOMANDE! IN RUSSIA, NO?


PARLA ELENA TREGUBOVA:

"In Russia la libertà d'espressione esiste, quello che non c'è è la libertà dopo l'espressione"

Crede che ci sarà un terzo mandato Putin?
«Ci proverà in tutti i modi. Quando dice che non vuole essere rieletto lo fa solo per vanità, per farsi pregare. Con questa censura e questo controllo sul Parlamento, la possibilità di farlo restare dov'è esiste, la maggioranza della Duma sta già lavorando per trovare una via che aggiri la costituzione. Ad esempio può rafforzare i poteri del presidente del Consiglio e diventare premier. Per lui non sarebbe un problema, per la Russia sì».



LA STAMPA
13 ottobre 2005
«Ve la do io la Russia di Putin»

PARLA ELENA TREGUBOVA, CHE IN UN LIBRO SMASCHERA «I MUTANTI DEL CREMLINO»: 200 MILA COPIE IN PATRIA, ARRIVA IN ITALIA corrispondente da MOSCA

COME giornalista in Russia non la vuole più nessuno, ma come scrittrice Elena Tregubova continua ad avere un successo senza precedenti. Il suo libro Scene dal sottosuolo del Cremlino - scritto quando era ancora tra i cronisti parlamentari al seguito del presidente Putin - ha venduto 200 mila copie in patria, e si prepara a sbarcare nelle librerie italiane in una versione ampliata e arricchita dal titolo I mutanti del Cremlino (nei prossimi giorni da Piemme). Bionda, giovane, brillante, Elena Tregubova non nasconde una certa nostalgia per i tempi di Eltsin e l'euforia della perestroika degli inizi. Dopo la pubblicazione del libro si è vista buttare fuori dal pool presidenziale - «Non rispetta le istruzioni», le è stato detto - e licenziare dal quotidiano Kommersant per cui lavorava. A conferma di una barzelletta in voga negli ambienti giornalistici moscoviti - «In Russia la libertà d'espressione esiste, quello che non c'è è la libertà dopo l'espressione" - è miracolosamente scampata all'esplosione di un ordigno davanti alla porta di casa nel periodo della campagna elettorale che ha portato alla riconferma di Vladimir Putin. La incontriamo in un caffè nel centro di Mosca.


Elena Tregubova, come è riuscita a diventare nemica di tutta la Mosca che conta con un solo libro?

«La storia del mio successo ha del ridicolo. Tutto è cominciato con un'intervista alla tv in cui dovevo presentare i contenuti del libro. Leonid Parfionov (uno dei conduttori più noti del paese, ndr) mi ha chiesto di cominciare con il racconto di quando io e il presidente Putin abbiamo avuto una cena di lavoro in un ristorantino giapponese. Avevamo appena finito di registrare la puntata quando dal Cremlino è arrivato l'ordine di proibirne la messa in onda. Ma la Russia è un grande paese, e dunque per colpa dei diversi fusi orari la puntata è andata in onda lo stesso, non a Mosca, ma in tutta la Siberia e in Estremo Oriente. Il giorno dopo la notizia è rimbalzata fino alla capitale, molti giornalisti hanno protestato, e così il libro è diventato un caso. Dovrei pagare una percentuale al Cremlino per avermi fatto una simile pubblicità gratuita. Solo la prima edizione ha venduto 10 mila copie».

Però ha rischiato di saltare in aria...

«Sì, all'inizio dell'anno scorso è esplosa una bomba sotto la mia porta, mentre stavo uscendo di casa per prendere un taxi. Era in corso la campagna elettorale, volevano solo farmi paura e dare un segnale a tutti i giornalisti, se mi avessero voluta morta adesso non sarei qui. In un primo momento la polizia si è persino rifiutata di aprire un procedimento, ma visto che dell'incidente avevano parlato tutti i giornali sono stati costretti. Gli stessi poliziotti mi hanno detto di aver ricevuto pressioni "dall'alto". Questo è il mio paese».

La censura colpisce tutti?

«Direi soprattutto la tv, che attualmente non conta un solo soggetto libero rispetto ai voleri di Putin. Tutti i programmi politici sono curati direttamente da Medvedev e Surkov, rispettivamente capo e vicecapo dell'ammministrazione presidenziale. Ma anche con la stampa ci sono problemi. Ricordo una volta in cui Putin, davanti a un uditorio completamente imbambolato in una regione del Nord della Russia, si lasciò andare ad alcune esternazioni sul sesso. Disse qualcosa come “il sesso è una perversione da combattere con ogni mezzo". Neanche mezz'ora dopo, tutti i giornalisti del pool avevano ricevuto l'ordine di cancellare quella frase. Non ne è rimasta alcuna traccia, tranne che nel mio libro».

È vero che Putin all'inizio la corteggiava?

«Sì, Putin non è insensibile al fascino femminile. Nel mio caso credo che se ne sia pentito».

Nel libro lei non risparmia nessuno dei potenti russi.

«La storia della Russia è segnata dalle congiure di palazzo, era così ai tempi degli zar ed è così ancora oggi. Cambiano solo i personaggi: ci sono gli ipocriti come Sergei Yastrzhembsky, l'ex addetto stampa di Eltsin, i finti puri come Berezovski, un tempo vicino a Putin e oggi suo acerrimo nemico, gli uomini di ghiaccio come l'oligarca Voloshin, che fuma una sigaretta dietro l'altra e ipnotizza i suoi interlocutori con quella sua mania bizantina per la precisione. E poi i frustrati, come il capo di gabinetto Surkov, che in realtà vorrebbe fare lo scrittore».

Cosa si dice di Putin negli ambienti di Mosca?

«Che il Cremlino è diventata una società per azioni chiusa all'esterno. Gli oligarchi, ad esempio, nelle conversazioni private parlano di stagnazione economica, dicono che il paese non va avanti se non fosse per i prezzi del petrolio, ma tutti hanno paura di fare la fine di Khodorkovski e sono pronti a prendere il primo aereo per Londra piuttosto che farsi un solo giorno di carcere. Se ci fosse un candidato decente darebbero anche dei soldi, ma si guardano bene dal manifestare apertamente il loro scontento. La situazione in Russia è instabile perché il corso di Putin non è condiviso né dai grandi imprenditori né da alcuni circoli dei servizi segreti. Putin lo sa, e imbavaglia la stampa libera».

In che cosa sarà diversa l'edizione italiana del suo libro da quella russa?

«Ho aggiunto nuovo materiale, ci sono giudizi più chiari sulla politica di Putin, sulla guerra in Cecenia, sulla violazione della libertà di parola. Vedo che il mondo è sempre più disposto a chiudere un occhio sulla cosiddetta democrazia russa, e io cerco di dimostrare che nel mio paese mancano gli ingredienti più importanti per fare una vera democrazia. Gli anni delle riforme di Eltsin sono finiti, adesso si può parlare piuttosto di crollo delle riforme liberali in Russia. Ecco, cerco di spiegare tutto questo a un pubblico europeo».

Esiste secondo lei un'alternativa a Putin?

«L'oppositore più forte di Putin è oggi l'ex campione di scacchi Garry Kasparov. Non ha paura di niente, è un uomo pulito, e il potere lo sa, tanto che gli hanno fatto capire chi comanda quando lo hanno trattenuto per due ore al controllo passaporti dell'aeroporto. Era un modo per dirgli che non vale niente, anche se tutto il mondo conosce la sua faccia. Spero solo che non gli facciano fare una brutta fine».

Crede che ci sarà un terzo mandato Putin?

«Ci proverà in tutti i modi. Quando dice che non vuole essere rieletto lo fa solo per vanità, per farsi pregare. Con questa censura e questo controllo sul Parlamento, la possibilità di farlo restare dov'è esiste, la maggioranza della Duma sta già lavorando per trovare una via che aggiri la costituzione. Ad esempio può rafforzare i poteri del presidente del Consiglio e diventare premier. Per lui non sarebbe un problema, per la Russia sì».

In politica non ce ne sono molte, e secondo Elena Tregubova «le donne nella società russa sono vittime del pregiudizio che le vede soprattutto come mantenute dei nuovi russi, merce per uomini ricchi». Ma negli ultimi dieci anni i migliori esempi di giornalismo politico vengono proprio da loro, donne che spesso rischiano il posto di lavoro, in qualche caso la vita, pur di raccontare le cose come stanno. Tra le più coraggiose Anna Politkovskaja, che per il giornale Novaja Gazeta ha raccontato gli orrori delle guerre in Cecenia, della situazione nelle carceri russe e nei luoghi più sperduti della Federazione Russa (in Italia è uscito di recente La Russia di Putin per Adelphi). Ogni giorno, dalle colonne della Obschaya Gazeta, la giovane editorialista Elena Dikun punta il dito contro gli abusi del Cremlino, le violazioni della libertà di stampa e di altri diritti, svelando gli interessi che si nascondono dietro la propaganda politica. Molto richiesta dalle riviste di politica internazionale è invece Tatiana Malkina, analista del giornale Vremya Novostei, specializzata sul corso avviato da Vladimir Putin in tema di politica estera.
INES TABUSSO