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24/08/2005
"LA STAMPA"
L'8 PER MILLE FINANZIA LA MISSIONE IN IRAQ
di: P.B.

POLEMICA SULLE SPESE TUTTA L?OPERAZIONE COSTA 500 MILIONI DI EURO L?ANNO,
UN MILIARDO E TRECENTO MILIONI A CARICO DEL CONTRIBUENTE
L?8 per mille finanzia la missione in Iraq
Utilizzati i fondi che dovrebbero essere destinati a interventi umanitari
e alla cultura

Gli italiani impegnati nella missione «Antica Babilonia» sono stati mediamente
3150. Per l?Esercito ci sono 1700 uomini sotto il comando dei paracadutisti
«Folgore». All?inizio di settembre avverrà la fase di passaggio delle consegne
tra la «Folgore» e «Ariete». I Carabinieri sono 400 con Polizia militare
e Msu. Marina, 500 tra marinai incursori e uomini del reggimento San Marco:
130 sono rientrati il 5 agosto e non sono stati rimpiazzati. Per l?Aeronautica,
sono 220 uomini, con tre elicotteri «HH3e». ROMA

La missione militare italiana in Iraq costa 500 milioni di euro l?anno, a
fine 2005 il conto complessivo che il contribuente avrà pagato dall?inizio
dell?intervento sarà di circa un miliardo e trecento milioni di euro. Sono
i dati contenuti nelle relazioni della Ragioneria generale dello Stato ai
provvedimenti di finanziamento per ?Antica Babilonia?, analizzati dal ?Sole
24 Ore?. A quelle cifre andranno poi sommate le spese da prevedere per il
2006. Forse non tutti sanno che la bolletta per le missioni viene pagata,
in piccola parte (80 milioni l?anno, pur sempre una cifra rilevante), con
la quota di 8 per mille che i contribuenti italiani destinano allo Stato,
per interventi umanitari e per la conservazione dei beni culturali, il che
non manca di fomentare polemiche: Rifondazione chiede di «azzerare quelle
spese», l?Arci parla di «travestimento umanitario» dell?occupazione militare.
Ma Gustavo Selva, di An, replica: tutto legittimo. Nel complesso degli stanziamenti
per l?Iraq, gli interventi umanitari e i fondi per la ricostruzione irachena
assommano a circa 90 milioni di euro: all?incirca il 7 per cento del miliardo
e trecento milioni speso dalla partenza dei primi soldati. Per il 2005 la
missione militare è stata finanziata con 273 milioni nel primo semestre e
meno di 220 milioni nel periodo giugno-dicembre. Gli interventi umanitari
e di ricostruzione sono stati finanziati con 18,8 milioni nel primo e con
19 milioni nel secondo semestre. «Questi dati lo confermano, è una spesa
che deve essere azzerata, non c?è un impegno reale di tipo umanitario», attacca
Gigi Malabarba, capogruppo di Rifondazione al Senato. «Questi numeri - polemizza
a sua volta Paolo Beni, presidente dell?Arci - sono la conferma evidente
di un fatto molto grave, che noi denunciamo da tempo: la missione in Iraq
non è una missione umanitaria ma la partecipazione del Paese all?occupazione
militare, oltretutto alle dipendenze degli alleati, senza che questo sia
mai stato deciso dal Parlamento e tantomeno condiviso dal popolo, che anzi
si è opposto con un grande movimento contro la guerra». «Nella prossima Finanziaria
- aggiunge Malabarba - bisognerebbe prevedere una riconversione di quella
spesa, ritirando le truppe dall?Iraq e anche dall?Afghanistan, e utilizzando
quei fondi per evitare di ammazzare pubblico impiego, welfare ed enti locali,
che rischiano di pagare il prezzo più alto ai tagli che prepara il governo».
Ma le missioni militari all?estero sono cresciute nel numero e nei costi
negli ultimi anni, e vengono finanziate in parte con l?8 per mille dell?Irpef.
La legge sull?8 per mille del?Irpef, che risale al 1985, prevede che i fondi
che i cittadini destinano allo Stato vengano usati per alleviare la fame
nel mondo, per le calamità naturali, l?assistenza ai rifugiati e la conservazione
dei beni culturali. Nella Finanziaria 2004, 80 dei circa 100 milioni della
quota statale sono stati destinati alla sicurezza e alle missioni italiane
all?estero. Per Gustavo Selva di An, presidente della Commissione Esteri
della Camera, «nella condizione attuale quelle missioni umanitarie sono tese
ad aiutare popolazioni che soffrono spesso oltre che per la mancanza di sicurezza,
anche per la fame, il bisogno di acquedotti, scuole e ospedali. E? giusto
informare i cittadini della destinazione di quei fondi, ma si tratta di finalità
coerenti all?ispirazione della legge sull?8 per mille». Di parere radicalmente
opposto Beni, che accusa: «C?è un tentativo da parte del governo di legittimare
avventure militari che non sarebbero possibili con le leggi attuali, e allora
vengono travestite da operazioni umanitarie. In questo l?Afghanistan è simile
per certi versi all?Iraq, e lo fu in qualche modo anche la partecipazione
(decisa dal governo D?Alema, ndr) alla missione in Kosovo». Insomma, per
il presidente dell?Arci è «molto grave che tali missioni siano finanziate
attingendo a quei fondi che la legge aveva destinato a ben altri fini».

p. b.


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