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Da "Il Venerdi" di Repubblica del 19.08.2005

Pagina 13 - Contromano
Mani pulite, revisionismo all'italiana
Curzio Maltese

Lo spettro di Tangentopoli, puntualmente agitato dall'apprensiva stampa
italiana ogni volta che si apre un'inchiesta sul potere economico e
politico, tanto per cominciare non è uno spettro. È divenuto tale grazie
a un decennio di propaganda a senso unico. Hanno dipinto l'epoca delle
inchieste come il biennio del Terrore. Per chi? Per i ladri e i
galoppini al seguito? Se pure così fosse, si tratterebbe di un lieve
contrappasso rispetto alla vita di terrore che tocca in Italia da sempre
agli onesti. Mani pulite non è stata un incubo ma una speranza. La
storia forse dirà che si è trattato dell'ultima rivoluzione mancata,
un'occasione persa dall'Italia di darsi una classe dirigente moderna e
capace.
Allora buona parte dell'opinione pubblica avvertì il pericolo di
affrontare una nuova epoca con una guida antica, corrotta, mediocre e
provinciale. Si strinse dunque intorno alla magistratura indipendente
contro la solita Italietta dell'intrallazzo, amorale, familista,
ipocrita e mafiosa, nella speranza, magari ingenua ma generosa, di
voltar pagina. In questione non era il primato della politica, che
sarebbe un'ottima cosa. Piuttosto lo strapotere di una partitocrazia che
esisteva ed esiste solo in Italia. Un sistema folle che privilegia
l'appartenenza in tutti i settori, la scuola e la sanità, il mercato e
l'informazione, l'impiego pubblico e il privato, con l'effetto di
deprimere il merito e garantire un rapido declino.
La spinta davvero riformlsta di quegli anni è finita. Ha fallito di
fronte alla scelta maggioritaria, nostalgica degli anni ottanta e degli
antichi vizi nazionali. Ha vinto il ragazzo prodigio del Caf, ha
trionfato l'indietro tutta, la partitocrazia dei nuovi partiti, che è
ancora più primitiva e ingiusta, il malaffare. Il risultato è
sintetizzato dal titolo dell'Economìst: Italia, un altro anno, un altro
scandalo. Dopo Parmalat, ecco Bankitalia di Fazio. Ma la reazione
dell'opinione pubblica, ormai mitridatizzata, è inesistente. Si è persa
la speranza di cambiare, e i cittadini seguono gli scandali con
l'attenzione distratta degli spettatori di uno dei tanti pessimi talk show.
Qui è normale che il governatore della Banca centrale finisca nel
mucchio con Anna Falchi, Briatore e Ricucci e nessuno si stupisce se un
poverino piazzato dalla Lega nel consiglio d'amministrazione dell'Enea
boccia come incompetente il Premio Nobel Rubbia. Non c'è scandalo perchè
non esistono più le istituzioni, non c'è fiducia in niente e in nessuno.
Sernbra normale che la Rai sia lottizzata come e anzi peggio che durante
la Prima repubblica. I galoppini possono stare tranquilli: non ci sarà
un'altra Mani pulite. Ma il prezzo da pagare a questa placida
rassegnazione, al ritorno dell'Italia per bande, sarà altissimo.
Tredici anni dopo Tangentopoli il paese non ha più la forza di
ribellarsi al declino annunciato, tutto qui. E il declino avanza.


INES TABUSSO