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11 SETTEMBRE

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    00 13/09/2007 15:41
    Iniziate con l'osservare che:
    1) New York City ha 11 lettere.
    2) Ramsin Yuseb (il terrorista che minacci
    di distruggere le Torri gemelle nel 1993) ha 11 lettere.
    4) George W. Bush ha 11 lettere.
    5) Le due torri gemelle formano un 11.

    Banale...
    Queste possono essere pure coincidenze, ma continuiamo:
    1) Lo stato di New York è l'11 stato americano.
    2) Il primo aereo schiantatosi contro le torri gemelle era il volo n11.
    3) Il volo numero 11 portava 92 passeggeri. 9+2=11.
    4) Il volo 77, il secondo aereo che si schiant contro le torri, portava 65 passeggeri. 6+5=11.
    5) La tragedia si verific l'11 settembre (9.11 in inglese).

    Le coincidenze aumentano? Continuate a leggere:
    1) Il totale del numero delle vittime negli aerei dirottati era 254. 2+5+4=11
    2) L'11 settembre è il giorno numero 254 dell'anno:
    2+5+4=11 Di nuovo...
    3) L'attentato di Madrid accadde l'11.03.2004. 1+1+3+2+4=11.
    4) La tragedia di Madrid accadde 911 giorni dopo quella delle torri gemelle.


    Ora le cose si fanno più misteriose:
    Il simbolo degli USA è l'Aquila.
    Il versetto 9.11 del Corano dice:
    "Perchè è scritto che un figlio d'Arabia sveglierà una terribile Aquila.
    La collera dell'Aquila si sentirà attraverso le terre di Allah, mentre alcune persone.tremarono disperate ancora più allietate: perchè la collera dell'Aquila ripulì le terre di Allah e ci fu pace."

    Non sufficientemente intrigati?
    1. Aprite Microsoft Word e scrivete in stampatello:
    Q 33 NY (il numero del primo volo schiantatosi contro le torri gemelle).
    2. Evidenziatelo.
    3. Cambiate la dimensione del carattere in 48.
    4. Cambiate il carattere in WINGDINGS

    5. Osservate quello che esce

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    00 16/09/2007 15:25
    Il Papa all'Angelus a Castelgandolfo
    «L'11 settembre ha oscurato il millennio»
    Benedetto XVI ricordato l'attentato del 2001 e lancia un appello sull'ambiente: «Cooperare per salvaguardare il creato»






    La tragedia dell'1 settembre e la salvaguardia dellambiente. Sono i due temi toccati da Benedetto XVI all'Angelus. «Dopo i tragici avvenimenti dell'11 settembre 2001, che oscurarono l'alba del terzo millennio - ha detto il Papa ai fedeli e ai pellegrini presenti - Egli invitò i cristiani e gli uomini di buona volontá a credere che la Misericordia di Dio è più forte di ogni male, e che solo nella Croce di Cristo si trova la salvezza del mondo».«Si intensifichi la cooperazione, al fine di promuovere il bene comune, lo sviluppo e la salvaguardia del creato, rinsaldando l’alleanza tra l’uomo e l’ambiente».

    ECOLOGIA - «Si intensifichi la cooperazione, al fine di promuovere il bene comune, lo sviluppo e la salvaguardia del creato, rinsaldando l’alleanza tra l’uomo e l’ambiente» dice il Papa nel suo 'appello «ecologista». Il Pontefice ha inoltre ricordato il ventesimo anniversario dell’adozione del Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono«provocando gravi danni all’essere umano e all’ecosistema. Negli ultimi due decenni, grazie a un'esemplare collaborazione nella comunità internazionale tra politica, scienza ed economia si sono ottenuti importanti risultati, con positive ripercussioni sulle generazioni presenti e future», ha detto il Papa.
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    00 16/09/2007 23:09
    Replica a Paolo Attivissimo





    Nel pubblicare questa replica, vorrei fare una premessa importante: i “nomi“, in questa recente svolta del dibattito su Matrix, contano poco o nulla. Dell’individuo chiamato “Paolo Attivissimo” non mi è mai interessato nulla, e se lo nomino è soltanto perché è lui ad incarnare, in questa specifica situazione, una certa idea che io combatto. E’ l’idea di voler frenare - per qualche strano motivo - l’emergere di una verità scomoda come quella dell’11 settembre, a salvaguardia evidentemente di qualche privilegio di cui alcuni credono di godere. A mia volta, il mio nome non significa nulla: “Massimo Mazzucco“ in questo caso è semplicemente una delle mille persone che hanno deciso di combattere a fondo la battaglia per far emergere la verità al più presto possibile. E questo non tanto per “mandare in galera i veri responsabili”, ma per evitare che il mondo venga nuovamente ingannato da operazioni criminali di questo genere. (Ad oggi sono quasi un milione, e non “tremila”, le vittime accertate dell’undici settembre, ed almeno altrettanti sono condannati a morire nei prossimi vent’anni: l’Iraq ormai è un vero e propro deserto radioattivo).

    E se i neocons sapranno resistere alla tentazione di “un altro undici settembre”, per sferrare l’attacco finale alle libertà civili da una parte, e al Medio Oriente dall’altra, sarà proprio perchè la consapevolezza del primo autoattentato è cresciuta nel pubblico mondiale a sufficienza da sconsigliarli vivamente di farlo.

    Quello dell’11 settembre è un problema di importanza enorme, che ci riguarda tutti molto più da vicino di quanto possiamo credere. Riguarda, in ultima analisi, due modi contrapposti di concepire la vita su questo pianeta: quello della violenza, della prevaricazione, del sopruso da parte del più forte, da un lato, e quello della convivenza pacifica, nel rispetto della dignità e dei diritti di ogni singolo essere umano, dall’altro.

    Non è poco, e voler ridurre il tutto a un battibecco da pollaio fra due galli assolutamente insignificanti finisce per rendere un pessimo servizio alla verità. Non a caso sono costantemente i debunkers a cercare l’attacco personale: lo fanno perchè sanno bene che per loro è l’unico modo di ritardare il momento del confronto con i fatti che altri hanno posto sul tavolo, ...


    ... e quindi chiunque alimenti lo scontro personale – soprattutto dal “nostro” lato, e anche con un semplicissimo “olè” – finisce per fare proprio il loro gioco.

    Entrando nello specifico, è nell’ottica dello scontro fra le due ideologie – e non fra le due persone – che suggerisco vada letta la “video-replica” che segue: come avevo già scritto in un recente articolo, infatti, sono proprio coloro che accusano gli altri di manipolare la realtà quelli che la massacrano sistematicamente, poiché obbligati a supplire in qualche modo alla loro mancanza di argomentazioni di fronte alla marea di prove che ormai sono state raccolte contro la versione ufficiale.

    Un antico proverbio arabo dice: “Onesto è l’uomo che sa adeguare le proprie idee alla realtà, disonesto è l’uomo che cerca di adattare la realtà alle proprie idee”. A ciascuno decidere dove stia l’onestà e dove la disonestà.


    Link video: www.youtube.com/watch?v=v7NzDbNYdUc
    www.youtube.com/watch?v=R4WWWz7MFks
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    00 17/09/2007 15:26
    Fidel Castro: "Gli Usa hanno ingannato il mondo sull'11 settembre" -






    Ancora sofferente il leader cubano Fidel Castro ha dichiarato che il governo statunitense ha fornito informazioni false agli Americani ed al mondo intero sull'11 Settembre, riprendendo teorie cospirative legate agli attacchi terroristici avvenuti negli Stati Uniti sei anni fa. In un discorso letto martedì sera da un presentatore televisivo cubano, Castro afferma che il Pentagono fu in realtà colpito da un missile e non da un aereo, visto che i corpi dei passeggeri non furono mai ritrovati.

    "Oggi si sa che ci fu una campagna di disinformazione", sostiene Castro, che non appare in pubblico dal luglio del 2006, da quando cioé subì un 'intervento chirurgico per una malattia sconosciuta che lo costrinse a cedere il potere al fratello Raul Castro.

    "Dallo studio dell'impatto dell' aereo, simile a quello che causò il crollo delle Torri Gemelle, che collassarono, guarda caso, su grandi città, si evince che non fu un aereo ad abbattersi sul Pentagono", afferma Castro.

    "Solo un razzo potrebbe aver causato quel foro tondo che, secondo le voci, fu invece provocato da un aereo", continua Fidel.

    "Siamo stati presi in giro come il resto del pianeta", conclude Castro.

    Secondo Castro e' probabile che la verità sugli attacchi pirata dell'11 Settembre che uccisero circa 3.000 persone non sarà mai svelata.

    Nel suo discorso da 4.256 parole non si trova accenno alcuno ad Osama Bin Laden e al suo entourage militante islamico di Al Qaeda per quanto riguarda gli eventi al New York's World Trade Center e a Washington.

    Castro, che fu bersaglio di trame omicide da parte della Cia dopo la rivoluzione del 1959, sostiene che Cuba svelò un piano segreto dei Servizi d'intelligence americani che prevedeva l'uccisione del Presidente Ronald Reagan durante la sua campagna elettorale per il secondo mandato presidenziale in North-Carolina.

    Questa informazione, inoltrata da Cuba, portò all'arresto di un gruppo di potenziali assassini e compromise la congiura, ricorda Castro.
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    00 17/09/2007 15:34
    11/9: SOCCORRITORE SENTI' IL CONTO ALLA ROVESCIA PER LA DEMOLIZIONE DI WTC7






    Un ex esperto di Operazioni di Ricerca e Salvataggio per l'Air Force fu testimone del tentativo degli ufficiali di nascondere la premeditata natura della demolizione.

    Un soccorritore d'emergenza dell'11/9 ha dichiarato pubblicamente di aver udito un conto alla rovescia in stile demolizione controllata precedere il crollo del WTC7, una testimonianza oculare che si somma a quelle di altri membri del personale di soccorso d'emergenza ed EMT [medici d'emergenza, n.d.t.] a cui fu parimenti detto che l'Edificio 7 stesse per venire “tirato giù.”

    Ad inizio anno, riportammo la testimonianza di un anonimo EMT chiamato Mike che disse al produttore di Loose Change, Dylan Avery, che centinaia di membri del personale di soccorso d'emergenza furono avvertiti coi megafoni che l'Edificio 7, un grattacielo di 47 piani adiacente alle Torri Gemelle che non fu colpito da nessun aereo ma implose simmetricamente più tardi nel pomeriggio dell'11/9, stesse per venire “demolito” e che un countdown radio di 20 secondi precedette il suo crollo.

    Tale testimonianza è stata convalidata da un'altra soccorritrice di emergenza di ground zero che lo dichiarò pubblicamente con nome e cognome. La volontaria EMT Indira Singh descrisse ad una trasmissione radiofonica come avesse appreso che il WTC7 stesse per venire “tirato giù” ed era chiaro che nel contesto si trattasse di una demolizione deliberata.

    Inoltre, l'ex ufficiale della NYPD Craig Bartmer descrisse di avere sentito bombe distruggere l'edificio mentre scappava dal crollo.

    Ora un altro soccorritore di ground zero ha spiegato più in dettaglio i momenti in cui sentì il conto alla rovescia prima di tentare la fuga dal crollo dell'Edificio 7 dopo il fuggi-fuggi.

    L'ex esperto di Operazioni di Ricerca e Salvataggio per l'Air Force, Kevin McPadden, si recò a ground zero di sua iniziativa e passò i quattro giorni seguenti a cercare i sopravvissuti tra le macerie e negli edifici vicini.

    In un discorso dato alle manifestazioni per la verità sull'11/9 di questa settimana a New York City, McPadden descrive gli sconvolgenti dettagli di quello che vide poco prima che il WTC7 implose sulla sua stessa base.



    “Mentre eravamo sulla destra, c'erano dei pompieri che si stavano preparando, li stavano mandando avanti ed indietro, ed alcuni veterani che erano lì – ebbero l'impressione che qualcosa stesse per venire giù,” ha detto McPadden.

    “Iniziammo a fare domande, tutti iniziavano a fare domande, e poi vedemmo un rappresentante della Croce Rossa che andava avanti ed indietro davanti alla folla tenendo in mano la radio – non potevo sentire quello che stesse dicendo ma era come cadenzato – qualunque cosa stesse dicendo era cadenzato – e questo mi dice che molto probabilmente era un conto alla rovescia.”

    “Ma lasciò la radio negli ultimi tre secondi e assunse uno sguardo sincero – come a dire correte per salvarvi – perchè non voleva un peso sulla coscienza – non voleva portarselo nella tomba – e quindi ci rimasero una manciata di secondi per intenderci sul da farsi,” ha detto McPadden.

    McPadden descrive poi i frenetici sforzi per scappare mentre l'edificio iniziava a crollare.

    In una intervista registrata con noi al termine della manifestazione. McPadden ha precisato che lui e gli spettatori sentirono chiaramente “tre, due, uno” dalla radio prima che l'edificio crollasse. Rilasceremo questa registrazione la prossima settimana. Abbiamo anche parlato con altri soccorritori che hanno convalidato la storia.

    La versione di McPadden, aggiunta alle testimonianze degli altri soccorritori, suggerisce con chiarezza che gli ufficiali sapessero che l'edificio stesse per venire tirato giù con una demolizione premeditata, e che fecero un cosciente sforzo per, o venne loro ordinato di, nascondere il fatto ai soccorritori, anche se agli ultimi spettatori venne dato un breve avvertimento che consentì loro di scappare e salvarsi.


    In Giugno è stato rivelato che un individuo che aveva permessi di accesso riservati e si trovava nell'Ufficio della Gestione Emergenze nel World Trade Center 7 era stato testimone di esplosioni e danni alla lobby dell'edificio prima che le torri fossero crollate.

    La testimonianze di questi individui sono compatibili con le altre nel confermare che l'Edificio 7 fu deliberatamente tirato giù l'11 Settembre, un fatto che demolisce le investigazioni ufficiali sull'Edificio 7 rivelandole per nient'altro che un insabbiamento organizzato.

    Nel Febbraio del 2002 la Silverstein Properties ha vinto 861 milioni di $ dalla Industrial Risk Insurers per ricostruire sul suolo del WTC7. L'investimento della Silverstein Properties nel WTC 7 era stimato essere stato di 386 milioni di $. Il crollo dell'edificio da solo ha portato ad un guadagno di quasi 500 milioni di $, basato sulla supposizione che si fosse trattato di un evento accidentale imprevedibile.

    Informandosi un poco sulla demolizione professionale degli edifici, si viene a sapere che agli esperti servono settimane o mesi per pianificare la demolizione di qualsiasi edificio, per assicurarsi che gli esplosivi siano piazzati nei punti giusti, che il crollo non colpisca gli edifici circostanti, e vengano seguite le miriadi di di procedure di sicurezza del caso.

    Immaginare che esperti demolitori possano sistemare gli esplosivi in un così grande edificio nel bel mezzo del caos di quel giorno, non sapendo se fossero in programma altri attacchi, nel giro di poche ore e tirare giù l'edificio precisamente sulla sua stessa base senza colpire gli edifici adiacenti è impensabile.

    Anche se ammettessimo che ciò possa essere possibile, il punto è che il governo federale, la FEMA, il NIST e la Silverstein Properties stanno tutte mentendo deliberatamente nel sostenere che l'edificio è crollato per caso per colpa delle macerie infuocate provenienti dalle Torri Gemelle.

    Ora che è chiaro che hanno mentito sull'edificio 7, come possiamo credere alle loro spiegazioni sempre in aggiornamento del crollo delle Torri Gemelle, specialmente considerando che dozzine e dozzine di testimoni oculari hanno dichiarato pubblicamente di avere visto e udito esplosioni a tutti i livelli delle Torri Gemelle, incluse esplosioni sotterranee ancor prima che gli aerei avessero impattato ?

    Ci viene chiesto di fidarci o del governo federale, che ha deliberatamente mentito sull'11/9 proprio sin dai giorni immediatamente seguenti l'attacco, dicendo ai pompieri ed ai soccorritori che l'aria tossica si poteva respirare tranquillamente, o dei soccorritori di emergenza e degli altri eroi che hanno rischiato le loro vite e stanno ancora soffrendo le conseguenze del loro coraggio.

    Questa testimonianza richiede una immediata inchiesta del gran giurì sia sulla gigante frode assicurativa che per tentato omicidio, ed una completa nuova perizia e nuova investigazione in tutti gli altri aspetti dell'11 Settembre nel tentativo di scoprire in cos'altro l'amministrazione abbia mentito riguardo gli eventi di quel giorno e sul dopo 11 Settembre.

    Link video: www.youtube.com/watch?v=PgAJ4sKUp8g
    * www.youtube.com/watch?v=CwjmqkjwnvQ

    *Il seguente video della CNN mostra chiaramente pompieri e polizia che informavano il pubblico di arretrare perchè l'Edificio 7 stava per venire giù e nelle parole del cameraman stava per “esplodere.”



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    00 18/09/2007 15:14
    Complottismo a corrente alternata






    Quello che preoccupa chi ancora si illude che il giornalismo sia una professione con qualche dignità - e non un giocattolo consunto in mano al primo bambino capriccioso che passa - è che un giornale ritenuto - forse solo per demerito della concorrenza - autorevole come il «Corriere della Sera» possa pubblicare un' articolessa debole, confusa, piena di errori ma curiosamente preoccupata come quella firmata (senza vergogna) il 9 luglio scorso da Pier Luigi Battista a proposito dell'11 settembre [http://www.zshare.net/image/26207485dfcb35/].

    Il sunto dell'articolessa in questione è semplice: il sesto anniversario della tragedia delle due torri newyorkesi si avvicina e il popolo (perché ormai di un vero e proprio popolo si tratta) di chi ha dubbi sulla versione ufficiale di quanto accaduto non solo a Manhattan, ma anche in Pensylvania e sul Pentagono, è pronto a (s)ragionare su nuovi indizi e nuove prove tendenti a demolire proprio quella versione ufficiale. Il che scandalizza il candido Battista, secondo il quale quanto accaduto quell'11 settembre 2001 è chiaro come una mattina di maggio. Non ci sono dubbi per Battista: è assolutamente normale che un gruppo di arabi che non era neppure in grado di far decollare un Cesna (aereo da turismo); che spedisce i bagagli a destinazione (pur sapendo che a destinazione non arriverà mai); che in quei bagagli lascia un elenco di nomi che, guarda caso, corrisponde perfettamente a quelli degli attentatori, sorvoli, con manovre degne del Barone rosso, New York e il Pentagono, sfuggendo a qualsiasi controllo aereo nel Paese più controllato del mondo, e poi colpisca (per due volte) le torri gemelle nel loro punto più debole e, allo stesso tempo, scompaia letteralmente dentro il Pentagono (facendo solo un buco di due metri).

    Un giornalismo serio - come ad esempio quello dell'Enrico Mentana di Matrix che all'argomento ha dedicato più puntate, soppesando con grande intelligenza i pro e contro - è sempre pronto a discutere. Un giornalismo alla Battista invece non discute: lancia anatemi verso i "complottisti", mostrando un'ignoranza linguistica senza limiti e dimenticando che, almeno in italiano, "complottista" non è chi i complotti indaga (il che nel giornalismo è sempre meritorio), ma chi i complotti li fa.
    D'altronde che Battista sia un orecchiante della materia lo dimostra lui stesso quando scrive che "qualche giorno fa un ministro di Sarkozy, la signora Christine Boutin, ha detto che non è da escludere che ci sia Bush dietro gli attentati dell'11 settembre". In realtà la Boutin questa affermazione l'aveva fatta anni fa, quando non era ancora ministro. E quella frase, spiegata con molta approssimazione, le è stata d'ostacolo proprio nel diventare ministro.

    Ma Battista non è in grado di entrare nel merito del dibattito che ormai si protrae, appunto, da sei anni. Non è capace di spiegare perché l'edificio sette del World Trade Center - un grande archivio della Cia - sia collassato all'improvviso, senza cause, assolutamente integro, non essendo stato minimamente interessato né all'impatto, né al crollo di entrambe le torri. Quando un giornalista, a proposito delle demolizioni controllate delle due torri, si chiede "come si fa a trasportare e piazzare strategicamente le 75 tonnellate di esplosivo necessarie per ottenere quegli effetti apocalittici senza che nessun newyorkese si fosse accorto di quell'operazione impossibile da realizzare senza la complicità di migliaia di agenti della Cia impegnati in una zona nevralgica della metropoli per giorni e notti prima di arrivare al fatidico 11 settembre", c'è da dubitare se il tesserino dell'Ordine lo abbia trovato in una confezione di Dash. Ebbene Battista non solo se lo chiede, ma lo scrive. Come se chi trasporta esplosivo lo faccia trainando trolley lungo la Fifth Avenue o spingendo bauli attraverso le street di Tribecca.

    Ma, sempre a proposito di esplosivi, Battista di certo non sa che all'interno del WTC, dal 1993, cioè dal giorno del precedente attentato nei sotterranei di una delle due torri, c'è stato un controllo costante di agenti artificieri con al guinzaglio cani antiesplosivo che ispezionavano ogni angolo dell'edificio. E non sa neppure che quel servizio, senza alcun motivo, venne interrotto il 6 settembre 2001, cioè cinque giorni prima di quell'immane tragedia. Ma secondo voi, se anche il Battista fosse a conoscenza di questi particolari, ne saprebbe tenere conto?

    Non ci piace mai pensare alla malafede. Ma l'incompetenza è un fatto oggettivo. Quella del giornalista - che del Corriere è anche vicedirettore - la si evince anche da un altro passaggio del suo scritto. Quando si scrive che "un anno fa il settimanale Diario di Enrico Deaglio riportò la notizia che (...) la testata Popular Mechanics aveva pubblicato i risultati di un paziente lavoro di smantellamento dei teoremi complottisti. Numeri, cifre, dati, fatti", si mostra di ignorare che le teorie della rivista Popular Mechanics, finanziata dalla Casa Bianca, sono da tempo dileggiate negli Stati Uniti da fior di docenti universitari e che la stessa rivista, dopo quella improvvida sortita, ha perso in credito e lettori. Cosa che è successa - spiace dirlo - anche al “Diario” diretto da Deaglio il quale, dopo aver lanciato il sasso (questo sì negazionista), ha nascosto la mano e sul settimanale non ha più affrontato l'argomento.

    Resta sul gozzo quel termine: "negazionista". Finora riservato a chi ha sostenuto, prima ancora che l'inesistenza, la ridotta portata, in termini di vite umane, dell'Olocausto degli ebrei. Cosa c'entra il negazionismo con l'analisi attenta e documentata di quanto non torna nella ricostruzione di quanto accadde l'11 settembre di sei anni fa?

    Battista, che tra le altre cose si picca di essere uno storico, ben dovrebbe sapere che nessuno nega l'eccidio dell'11 settembre. Ma che giornalisti certamente più scrupolosi e attenti di lui hanno colto nella dinamica dei fatti, nel loro svolgimento, in alcune stranezze, in infinite contraddizioni gli elementi necessari a dubitare della versione ufficiale.

    Una volta si diceva che il giornalismo doveva essere il cane da guardia che abbaiava al potere. E che a volte doveva anche azzannarlo. Nei testi delle scuole americane di giornalismo spicca ancora la frase, un po' troppo figurata che "il giornalismo deve essere il poliziotto della stradale nello specchietto retrovisore della politica".
    Oggi la stampa ufficiale italiana, al massimo, abbaia al potere quando il potere finisce in manette. E in quanto a poliziotti della stradale conosce solo quelli in servizio lungo le autostrade. Nell'esodo (brutta parola) di ferragosto.
    E per fortuna che c'è la Rete.



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    00 18/09/2007 15:35
    Il vero Bin Laden (e il travestito Ferrara)






    Giuliano Ferrara scripsit: Meglio il travestitismo che il complottismo; il primo ha un senso ed è significativo, l’altro no.
    L’amico Siro Mazza che mi segnala questa elucubrazione commenta: effettivamente, con una parrucca, Ferrara potrebbe passare per Platinette.
    Ma al di là del sarcasmo, la frase merita una domanda: come può venire in mente un simile paragone?
    A chi può venire in mente di dire che i travestiti sono meglio dei complottisti?
    La risposta non è impossibile: un popolo che viene spinto in guerra, che si sente in guerra totale - come l’ebraico - subisce quella «infantilizzazione dell’intelligenza collettiva» che stata constatata in tutte le guerre.
    Nel 14-18, si potè credere che i tedeschi tagliavano le mani ai bambini belgi: guai a mettere in dubbio la fòla, si diventava nemici della patria, sabotatori della vittoria.
    Nella mobilitazione psicologica e propagandistica pre-bellica, gente prima intelligente diventa semplicista: tutto è bianco o nero, o si è pro o si è contro.
    Qualunque tentativo di distinguere e ragionare viene denunciato come cedimento o tradimento.
    In breve: si perde l’uso della ragione.
    Marcel Proust ha descritto con insuperabile forza satirica i discorsi puerili che si tenevano nei salotti, e persino negli uffici diplomatici, nell’imminenza della grande guerra: tutti tarantolati, ridotti a infanti che vedono nel nemico il Male assoluto, altrimenti (sotto sotto) se si insinua la ragione, il dubbio, la guerra è perduta...
    Questo è l’attuale stato d’animo di molti ebrei militanti per Israele.
    Che oltretutto devono superarsi l’un l’altro in zelo: «Lo zelo per la tua casa mi consuma»,come dice la Bibbia.
    Naturalmente, Ferrara perde il lume della ragione contro chi mette in dubbio l’autenticità dei video di Bin Laden, e straparla.
    Alla fine, nuoce persino alla causa che vuole difendere.
    L’infantilizzazione bellicista si nutre di dimenticanze selettive.



    Sarà bene ricordare che ci fu un’intervista sicuramente autentica, che Osama Bin Laden rilasciò il 28 settembre 2001, nemmeno un mese dopo il mega-attentato.
    Non era un video.
    La pubblicò un giornale di Karachi, «Ummat»: il giornalista sapeva dove trovare lo sceicco, lo trovò e gli parlò.
    Nessuno ha mai messo in dubbio questa intervista.
    Cosa disse Osama in quell’occasione?
    Letteralmente questo:
    «Io non sono coinvolto negli attacchi dell’11 settembre contro gli Stati Uniti, nè ne avevo conoscenza. Esiste un governo dentro il governo degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti devono cercare i perpetratori di questo attacco al loro interno, volgersi alla gente che vuole fare del secolo presente un secolo di conflitto tra Islam e Cristianesimo. A quel governo segreto bisogna chiedere chi ha compiuto gli attentati... Il sistema americano è totalmente controllato dagli ebrei, la cui priorità è Israele, non gli Stati Uniti» (Chi vuol leggere l’integrale, vada a www.public-action.com/911/oblintrv.html).
    Che ne dite?
    Osama Bin Laden è - in ordine di tempo - il primo dei complottisti.
    Naturalmente poteva aver mentito, essere lui la mente.
    Ma è in ogni caso strano che, a venti giorni dall’attentato, indicasse con tanta chiarezza il piano: lo scontro di civiltà, il controllo della lobby sul sistema americano.
    Disse insomma ciò che i due professori Walt e Mearsheimer hanno cominciato a sussurrare sei anni dopo.
    E che i cosiddetti complottisti hanno cominciato a dire, diciamo, dal 2002, di fronte a dati di fatto che smentivano la tesi ufficiale.
    Sicuramente voi non ricordate questa intervista di Osama Bin Laden, pubblicata dal quotidiano «Ummat».
    Non è colpa vostra: tale intervista fu semplicemente soppressa in USA, mai ripresa da alcun mezzo TV o stampato, e anche in Europa - se è apparsa - è subito sparita nel rumore di fondo, e nella amnesia collettiva.



    Ciò che invece vi è forse rimasto nella memoria è il video che comparve poco dopo - il 13 dicembre 2001 - e in cui Bin Laden, conversando in una casa afghana dove sta ricevendo ospiti inturbantati, sembra assumersi la responsabilità del grande attentato.
    E’ un Bin Laden molto più massiccio e più scuro di pelle, e apparentemente più basso e largo.
    Il video fu diffuso stavolta da ogni TV e giornale.
    Era stato trovato, ci spiegarono, in «una casa di Jalalaba» perquisita dagli americani quando i Talebani erano fuggiti.
    Era un VHS, l’orologio elettronico della telecamere lo datava 9 novembre.
    Esso fu distribuito ai media dal governo USA con la traduzione inglese nei sottotitoli.
    Di quel video, Bush parlò subito: «Quelli che vedono questo video capiranno che non solo (Osama) è colpevole dell’incredibile assassinio, ma che non ha coscienza nè anima, che rappresenta il peggio della civiltà».
    Un senatore, Ron Wyden, disse di più: «Questo video spero annullerà ogni sospetto che gira in certi Paesi come il Pakistan, che gli attacchi dell’11 settembre sono stati un complotto israeliano mirante a trascinare gli USA in guerra contro i Paesi islamici» (BBC, «Tape proves Bin Laden’s guilt», 14 dicembre 2001.
    Era una risposta implicita alla intervista apparsa su «Ummat», che non veniva però nominata.
    Bush volle tornare sull’argomento durante una visita ufficiale in Thailandia: «E’ ridicolo che qualcuno possa credere che questo video è falsificato: è solo una debole scusa per dare un aiutino ad un uomo di incredibile malvagità». (CNN, 14 dicembre 2001).
    Orbene, quanti di voi sanno che questo video è stato riconosciuto falso al di là di ogni dubbio?
    Persino il personaggio grosso e scuro che viene fatto passare per Bin Laden sarebbe stato identificato in un noto militante egiziano.



    Gli indizi della falsità del video di auto-accusa sono stati raccolti scrupolosamente da David Griffin, il teologo che sta dedicando la vita alla ricerca sulla verità sull’11 settembre.
    Basti una sua citazione: «Un altro problema con il video del 13 dicembre 2001 è che questo Bin Laden massiccio vi esalta due dei presunti dirottatori, Wail M. Al-Sheri e Salem Al-Hazmi, che cita per nome. E tuttavia sia il Telegraph di Londra sia l’ambasciata saudita hanno poi assicurato che Al-Hazmi continua a vivere e lavorare in Arabia Saudita».
    Le cose non sono così semplici.
    Lo stesso Telegraph rivelò, l’11 novembre 2001, di essere venuto in possesso di un video autentico ancora precedente («girato nelle montagne afghane alla fine di ottobre») in cui Osama, il vero Osama, diceva: «La storia testimonia che siamo terroristi. Sì, noi uccidiamo i loro innocenti».
    Poi aggiunge che le vittime delle Towers erano «bersagli legittimi».
    Il giornale britannico aggiunge però: «E’ significativo che nel video egli usi i pronomi personali ‘io’ e ‘noi’ per rivendicare la responsabilità degli attentati. In passato, egli ha parlato degli attentatori solo in terza persona (essi). Bin Laden ha pubblicamente diffuso quattro video dall’11 settembre, sempre negando di aver commesso atrocità».
    Strano.
    Strano anche che il giornale inglese pubblica, nel suo articolo, non un fotogramma del video, bensì la foto di Bin Laden a fianco di Hamid Mir, ossia del giornalista del giornale «Ummat» - che s’era fatto scattare quella foto il 28 settembre, appunto come prova ulteriore che lui aveva incontrato Bin Laden di persona e l’aveva autenticamente intervistato.
    Confesso che non ho tenuto conto dei numerosi video: altri lo fanno meglio nel vasto movimento per la verità.
    Vedo che un sito mostra le facce di Osama in quattro diversi video:



    Ciascuno può giudicare da sè che il video 3 - quello dichiarato autentico da Bush - mostra un personaggio del tutto diverso dal vero Osama.
    Anche più interessante, lo stato di salute del vero Bin Laden (malato di insufficienza renale) sembra aggravarsi ad ogni apparizione, e rapidamente: il 27 dicembre è un’ombra.
    Ciascuno, intendo, che non sia affetto da puerilismo bellico.

    Quanto all’ultimo video (quello dove il super-terrorista appare in stupefacente barba tinta) può interessare vedere cosa ne pensa un esperto di immagini digitali che in questo campo è consulente giudiziario, Neal Kravetz di una ditta chiamata Hacker Factor.
    Fra tecnicismi che tralascio, ecco:
    Nel video ultimo, Bin Laden «indossa lo stesso abito che indossava nel video diffuso il 29 settembre 2004».
    Non s’è mai cambiato, in tre anni?
    «A parte l’abito, è lo stesso sfondo, la stessa illuminazione, la stessa scrivania» del 2004.
    «Anche l’angolo della camera è quasi identico. Se si sovrappongono il video del 2007 col video del 2004, la sua faccia non è cambiata in tre anni - solo la barba è più scura e il contrasto è stato aggiustato».
    Il video appare «editato».
    Ad un minuto e mezzo dall’'inizio, è stato tagliato e ricucito: Bin Laden, che prima guardava la camera, ora guarda in basso, e lo fa in meno di un venticinquesimo di secondo.
    Krawetz ha identificato sei di questi tagli.
    Dei segmenti che ne risultano, «solo due sono immagini in moto; il resto del video è composto di immagini ferme», singoli fotogrammi fissi.
    La prima sezione «viva» apre il video e dura fino al minuto 1:56.
    La seconda sezione comincia al minuto 12:29 e continua fino al 14:01.
    E queste due sezioni paiono provenire da due distinte registrazioni, «perchè la scrivania (o tavola) è più vicina alla camera nella seconda sezione».
    Anche l’audio è rimaneggiato.
    «Il nuovo audio non ‘accompagna’ alcun segmento ‘vivo’ del video e consiste di registrazioni audio multiple. Gli accenni agli eventi correnti vengono fatti (dalla voce di Osama) solo durante i segmenti a fermo-immagine, e dopo tagli dentro la traccia audio. E ci sono tanti tagli che non posso fare a meno di chiedermi se qualcuno abbia tagliato parole e frasi per poi ricomporle assieme. Non posso escludere nemmeno un imitatore vocale durante le immagini fisse. Il solo modo di provare che l’audio è davvero di Bin Laden è di vederlo parlare nel video vivo».
    Fatto singolare, per Krawetz la sola cosa vera è la barba nera: «Per quanto possano stabilire i miei strumenti, non c’è alcuna manipolazione d’immagine in questa porzione della faccia di Bin Laden, a parte la regolazione del contrasto. La barba sembra essere proprio di quel colore».
    Chi vuole può vedere la perizia completa nel sito di Krawetz:
    www.hackerfactor.com/blog/index.php?/archives/95-Al-Qaeda-Snorts-Fli...



    Insomma, chi è il vero Bin Laden?
    Un Bin Laden che non si cambia d’abito in tre anni, ma cambia barba, perchè?
    Sarà un caso di travestitismo?
    Giriamo la domanda a Ferrara, che se ne intende.


    www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2259¶metro=...
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