Il vero Bin Laden (e il travestito Ferrara)
Giuliano Ferrara scripsit: Meglio il travestitismo che il complottismo; il primo ha un senso ed è significativo, l’altro no.
L’amico Siro Mazza che mi segnala questa elucubrazione commenta: effettivamente, con una parrucca, Ferrara potrebbe passare per Platinette.
Ma al di là del sarcasmo, la frase merita una domanda: come può venire in mente un simile paragone?
A chi può venire in mente di dire che i travestiti sono meglio dei complottisti?
La risposta non è impossibile: un popolo che viene spinto in guerra, che si sente in guerra totale - come l’ebraico - subisce quella «infantilizzazione dell’intelligenza collettiva» che stata constatata in tutte le guerre.
Nel 14-18, si potè credere che i tedeschi tagliavano le mani ai bambini belgi: guai a mettere in dubbio la fòla, si diventava nemici della patria, sabotatori della vittoria.
Nella mobilitazione psicologica e propagandistica pre-bellica, gente prima intelligente diventa semplicista: tutto è bianco o nero, o si è pro o si è contro.
Qualunque tentativo di distinguere e ragionare viene denunciato come cedimento o tradimento.
In breve: si perde l’uso della ragione.
Marcel Proust ha descritto con insuperabile forza satirica i discorsi puerili che si tenevano nei salotti, e persino negli uffici diplomatici, nell’imminenza della grande guerra: tutti tarantolati, ridotti a infanti che vedono nel nemico il Male assoluto, altrimenti (sotto sotto) se si insinua la ragione, il dubbio, la guerra è perduta...
Questo è l’attuale stato d’animo di molti ebrei militanti per Israele.
Che oltretutto devono superarsi l’un l’altro in zelo: «Lo zelo per la tua casa mi consuma»,come dice la Bibbia.
Naturalmente, Ferrara perde il lume della ragione contro chi mette in dubbio l’autenticità dei video di Bin Laden, e straparla.
Alla fine, nuoce persino alla causa che vuole difendere.
L’infantilizzazione bellicista si nutre di dimenticanze selettive.
Sarà bene ricordare che ci fu un’intervista sicuramente autentica, che Osama Bin Laden rilasciò il 28 settembre 2001, nemmeno un mese dopo il mega-attentato.
Non era un video.
La pubblicò un giornale di Karachi, «Ummat»: il giornalista sapeva dove trovare lo sceicco, lo trovò e gli parlò.
Nessuno ha mai messo in dubbio questa intervista.
Cosa disse Osama in quell’occasione?
Letteralmente questo:
«Io non sono coinvolto negli attacchi dell’11 settembre contro gli Stati Uniti, nè ne avevo conoscenza. Esiste un governo dentro il governo degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti devono cercare i perpetratori di questo attacco al loro interno, volgersi alla gente che vuole fare del secolo presente un secolo di conflitto tra Islam e Cristianesimo. A quel governo segreto bisogna chiedere chi ha compiuto gli attentati... Il sistema americano è totalmente controllato dagli ebrei, la cui priorità è Israele, non gli Stati Uniti» (Chi vuol leggere l’integrale, vada a
www.public-action.com/911/oblintrv.html).
Che ne dite?
Osama Bin Laden è - in ordine di tempo - il primo dei complottisti.
Naturalmente poteva aver mentito, essere lui la mente.
Ma è in ogni caso strano che, a venti giorni dall’attentato, indicasse con tanta chiarezza il piano: lo scontro di civiltà, il controllo della lobby sul sistema americano.
Disse insomma ciò che i due professori Walt e Mearsheimer hanno cominciato a sussurrare sei anni dopo.
E che i cosiddetti complottisti hanno cominciato a dire, diciamo, dal 2002, di fronte a dati di fatto che smentivano la tesi ufficiale.
Sicuramente voi non ricordate questa intervista di Osama Bin Laden, pubblicata dal quotidiano «Ummat».
Non è colpa vostra: tale intervista fu semplicemente soppressa in USA, mai ripresa da alcun mezzo TV o stampato, e anche in Europa - se è apparsa - è subito sparita nel rumore di fondo, e nella amnesia collettiva.
Ciò che invece vi è forse rimasto nella memoria è il video che comparve poco dopo - il 13 dicembre 2001 - e in cui Bin Laden, conversando in una casa afghana dove sta ricevendo ospiti inturbantati, sembra assumersi la responsabilità del grande attentato.
E’ un Bin Laden molto più massiccio e più scuro di pelle, e apparentemente più basso e largo.
Il video fu diffuso stavolta da ogni TV e giornale.
Era stato trovato, ci spiegarono, in «una casa di Jalalaba» perquisita dagli americani quando i Talebani erano fuggiti.
Era un VHS, l’orologio elettronico della telecamere lo datava 9 novembre.
Esso fu distribuito ai media dal governo USA con la traduzione inglese nei sottotitoli.
Di quel video, Bush parlò subito: «Quelli che vedono questo video capiranno che non solo (Osama) è colpevole dell’incredibile assassinio, ma che non ha coscienza nè anima, che rappresenta il peggio della civiltà».
Un senatore, Ron Wyden, disse di più: «Questo video spero annullerà ogni sospetto che gira in certi Paesi come il Pakistan, che gli attacchi dell’11 settembre sono stati un complotto israeliano mirante a trascinare gli USA in guerra contro i Paesi islamici» (BBC, «Tape proves Bin Laden’s guilt», 14 dicembre 2001.
Era una risposta implicita alla intervista apparsa su «Ummat», che non veniva però nominata.
Bush volle tornare sull’argomento durante una visita ufficiale in Thailandia: «E’ ridicolo che qualcuno possa credere che questo video è falsificato: è solo una debole scusa per dare un aiutino ad un uomo di incredibile malvagità». (CNN, 14 dicembre 2001).
Orbene, quanti di voi sanno che questo video è stato riconosciuto falso al di là di ogni dubbio?
Persino il personaggio grosso e scuro che viene fatto passare per Bin Laden sarebbe stato identificato in un noto militante egiziano.
Gli indizi della falsità del video di auto-accusa sono stati raccolti scrupolosamente da David Griffin, il teologo che sta dedicando la vita alla ricerca sulla verità sull’11 settembre.
Basti una sua citazione: «Un altro problema con il video del 13 dicembre 2001 è che questo Bin Laden massiccio vi esalta due dei presunti dirottatori, Wail M. Al-Sheri e Salem Al-Hazmi, che cita per nome. E tuttavia sia il Telegraph di Londra sia l’ambasciata saudita hanno poi assicurato che Al-Hazmi continua a vivere e lavorare in Arabia Saudita».
Le cose non sono così semplici.
Lo stesso Telegraph rivelò, l’11 novembre 2001, di essere venuto in possesso di un video autentico ancora precedente («girato nelle montagne afghane alla fine di ottobre») in cui Osama, il vero Osama, diceva: «La storia testimonia che siamo terroristi. Sì, noi uccidiamo i loro innocenti».
Poi aggiunge che le vittime delle Towers erano «bersagli legittimi».
Il giornale britannico aggiunge però: «E’ significativo che nel video egli usi i pronomi personali ‘io’ e ‘noi’ per rivendicare la responsabilità degli attentati. In passato, egli ha parlato degli attentatori solo in terza persona (essi). Bin Laden ha pubblicamente diffuso quattro video dall’11 settembre, sempre negando di aver commesso atrocità».
Strano.
Strano anche che il giornale inglese pubblica, nel suo articolo, non un fotogramma del video, bensì la foto di Bin Laden a fianco di Hamid Mir, ossia del giornalista del giornale «Ummat» - che s’era fatto scattare quella foto il 28 settembre, appunto come prova ulteriore che lui aveva incontrato Bin Laden di persona e l’aveva autenticamente intervistato.
Confesso che non ho tenuto conto dei numerosi video: altri lo fanno meglio nel vasto movimento per la verità.
Vedo che un sito mostra le facce di Osama in quattro diversi video:
Ciascuno può giudicare da sè che il video 3 - quello dichiarato autentico da Bush - mostra un personaggio del tutto diverso dal vero Osama.
Anche più interessante, lo stato di salute del vero Bin Laden (malato di insufficienza renale) sembra aggravarsi ad ogni apparizione, e rapidamente: il 27 dicembre è un’ombra.
Ciascuno, intendo, che non sia affetto da puerilismo bellico.
Quanto all’ultimo video (quello dove il super-terrorista appare in stupefacente barba tinta) può interessare vedere cosa ne pensa un esperto di immagini digitali che in questo campo è consulente giudiziario, Neal Kravetz di una ditta chiamata Hacker Factor.
Fra tecnicismi che tralascio, ecco:
Nel video ultimo, Bin Laden «indossa lo stesso abito che indossava nel video diffuso il 29 settembre 2004».
Non s’è mai cambiato, in tre anni?
«A parte l’abito, è lo stesso sfondo, la stessa illuminazione, la stessa scrivania» del 2004.
«Anche l’angolo della camera è quasi identico. Se si sovrappongono il video del 2007 col video del 2004, la sua faccia non è cambiata in tre anni - solo la barba è più scura e il contrasto è stato aggiustato».
Il video appare «editato».
Ad un minuto e mezzo dall’'inizio, è stato tagliato e ricucito: Bin Laden, che prima guardava la camera, ora guarda in basso, e lo fa in meno di un venticinquesimo di secondo.
Krawetz ha identificato sei di questi tagli.
Dei segmenti che ne risultano, «solo due sono immagini in moto; il resto del video è composto di immagini ferme», singoli fotogrammi fissi.
La prima sezione «viva» apre il video e dura fino al minuto 1:56.
La seconda sezione comincia al minuto 12:29 e continua fino al 14:01.
E queste due sezioni paiono provenire da due distinte registrazioni, «perchè la scrivania (o tavola) è più vicina alla camera nella seconda sezione».
Anche l’audio è rimaneggiato.
«Il nuovo audio non ‘accompagna’ alcun segmento ‘vivo’ del video e consiste di registrazioni audio multiple. Gli accenni agli eventi correnti vengono fatti (dalla voce di Osama) solo durante i segmenti a fermo-immagine, e dopo tagli dentro la traccia audio. E ci sono tanti tagli che non posso fare a meno di chiedermi se qualcuno abbia tagliato parole e frasi per poi ricomporle assieme. Non posso escludere nemmeno un imitatore vocale durante le immagini fisse. Il solo modo di provare che l’audio è davvero di Bin Laden è di vederlo parlare nel video vivo».
Fatto singolare, per Krawetz la sola cosa vera è la barba nera: «Per quanto possano stabilire i miei strumenti, non c’è alcuna manipolazione d’immagine in questa porzione della faccia di Bin Laden, a parte la regolazione del contrasto. La barba sembra essere proprio di quel colore».
Chi vuole può vedere la perizia completa nel sito di Krawetz:
www.hackerfactor.com/blog/index.php?/archives/95-Al-Qaeda-Snorts-Fli...
Insomma, chi è il vero Bin Laden?
Un Bin Laden che non si cambia d’abito in tre anni, ma cambia barba, perchè?
Sarà un caso di travestitismo?
Giriamo la domanda a Ferrara, che se ne intende.
www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2259¶metro=...