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Fonte: www.stupormundi.it/



Luogo federiciano per eccellenza, in posizione suggestiva e in un territorio di grande importanza strategica sin dall’alto medioevo è Lagopesole, a più di ottocento metri di altitudine nel territorio del comune di Avigliano, in provincia di Potenza, dove sorge un castello-residenza (alternativamente citato nei documenti come castrum e domus), generalmente attribuito a Federico II (dal 1242 al 1250, forse il suo ultimo sforzo costruttivo), benché più plausibilmente eretto su precedente costruzione normanna. Verosimilmente i Normanni edificarono in questo luogo una struttura fortificata, anche se fu solo con Federico che il castello assunse le proporzioni e la configurazione più vicine alla situazione attuale.

Pare che il nome derivi da lacus pensilis, un lago “sospeso” dell’era quaternaria che occupava la sottostante valle di Vitalba; di qui passava il limes tra i territori bizantini e longobardi, poi tra Apulia e Principato, così come la strada di collegamento tra Benevento e la valle del Bradano. Il riferimento alla domus di Lagopesole nello Statutum de reparatione castrorum nei primi anni Quaranta del XIII secolo testimonia con certezza l’agibilità di buona parte dell’edificio prima della morte dell’imperatore; esistevano dunque almeno gli ambienti del pianterreno e tre ali del cortile, compresa la torre del cortile minore, anche se i lavori proseguirono certamente sotto Manfredi, che trascorse al castello diversi periodi estivi.

Gli Angioini ne completarono la costruzione, sotto la direzione di Pierre d’Angicourt e Jean de Toul, restaurandone le coperture e dotandolo di un acquedotto, di scuderie e di un laghetto antistante nel quale vennero allevate anguille, pescate nei laghi di Versentino e Salpi. Il degrado e l’abbandono delle strutture nei secoli successivi (tali da non invogliare ad un serio sopralluogo neanche Huillard-Bréholles e Schulz, che lo osservarono solo dai piedi del colle registrandone il primo “des belles ruines” e il secondo “alcune finestre”) è stato sanato solo dai recenti restauri che hanno tra l’altro restituito il castello a funzioni e ruolo appropriati (vi ha infatti sede il Centro Internazionale di Studi Federiciani del CNR).

Nella “lettura” del castello di Lagopesole si distinguono due complessi, uno prettamente residenziale e l’altro di carattere militare, quest’ultimo di probabile fondazione normanna. L’insieme si articola su una forma rettangolare allungata, plausibilmente funzionale all’adattamento al terreno che offre una scarsa superficie ed una forte pendenza su ogni lato. Il paramento murario esterno è caratterizzato dalla massiccia compattezza della superficie bugnata, interrotta soltanto dall’ingresso presente sul versante occidentale (ricavato presumibilmente in epoca angioina in corrispondenza della torre angolare nord-occidentale dell’impianto pre-svevo), e protetto da due avancorpi simmetrici.

All’interno, gli spazi sono scanditi da due cortili; gli ambienti residenziali si raccolgono su due livelli e su tre lati intorno a quello maggiore, nella zona settentrionale dell’edificio.



Nel salone occidentale del piano superiore (il cosiddetto “salone dell’imperatore” – per distinguerlo da quello “dell’imperatrice”, sul lato nord – affacciato all’esterno sul fronte dell’ingresso principale) si possono ancora ammirare le raffinate sculture dei capitelli e delle mensole di sostegno delle originarie coperture, con i loro motivi osservati quasi “in presa diretta” dal repertorio della natura (gelso e cerri, uva e fichi, uccelli svolazzanti, orsi e cinghiali), a riproporre un intento già manifestatosi nella compilazione del famoso De arte venandi cum avibus, il trattato di ornitologia e falconeria che è lo specchio fedele dei molti e variegati interessi dell’imperatore in materia di caccia e di fenomeni naturali.

Insolita è, al centro del cortile minore, la presenza del robusto torrione quadrato, il donjon, la cui posizione leggermente ruotata e disassata in relazione all’impianto confermerebbe l’ipotesi di una preesistenza di età normanna a destinazione specificamente militare.



Detta torre contiene all’interno due soli ambienti, quello a livello superiore dotato di servizi igienici ricavati nello spessore dei muri, ed un vano inferiore dotato di cisterna.



L’ampliamento, e non quindi la costruzione ex novo, sarebbe testimoniato anche dalle differenti estensioni dei due cortili interni, mentre ad un intervento sicuramente angioino è da attribuire la presenza della cappella, ricavata forse da una precedente torre (la torre angolare nord-orientale dell’impianto pre-svevo), e mai presente nelle progettazioni federiciane. A tale cappella, che conserva nella zona absidale resti di affreschi, si accede attraverso un portale ornato da denti di sega (motivo decorativo tipico dell’età angioina in Puglia – si vedano i portali laterali delle cattedrali di Bitonto e di Altamura, in provincia di Bari).



Le dimensioni imponenti del castello di Lagopesole, notevolmente maggiori rispetto ad altre costruzioni (e allo stesso castello di caccia di Gravina) funzionali per le loro caratteristiche alle esigenze della sosta e di soggiorni prolungati, nonché la scelta del sito, inducono a pensare che Federico avesse progettato e coscientemente voluto Lagopesole proprio come residenza di caccia, e lo confermerebbe il fatto che il figlio Manfredi vi soggiornò a lungo negli anni del suo breve regno.





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