00 21/09/2006 18:40
Stavo parlando con i soliti vecchi pescatori locali mentre aspettavo che il
sole calasse per incominciare a spinnegiare con qualche speranza di
catture e il discorso cadde sul comportamento che i pinnuti tenevano prima
, durante e dopo l’evento meteriologico ; i pareri erano più che discordi ,
chi assicurava che i pesci uscivano dalle lagune per portarsi in mare
aperto evitando così il problema delle acque basse e del fango sabbioso
che avrebbe dato luogo a rischi di urti indesiderati sui bassi fondali e
difficoltà respiratorie ma nel contempo sbaffavano tutto quello che
incontravano sul percorso in previsione del periodo di magra, altri , pur
essendo concordi con l’uscita dalle lagune asserivano che il pesce non
mangiava assolutamente.

La faccenda era interessante , offrendo sigarette e ami cercavo di
spremere il più possibile le fonti di informazioni , infatti era previsto un
passaggio di un ciclone di lì a pochi giorni , e se i pesci mega avessero
mangiato come ossessi si sarebbe potuto fare un’ottima battuta.

Come torno in paese incomincio ad organizzarmi; il posto è già individuato
, lo chiamano “LA PASA” un ponte in costruzione da secoli e mai finito , lì
l’acqua del mare entra ed esce dalla laguna come un torrente, e nei periodi
di pari marea si vede un bel fondo sassoso sul paio di metri, per di più i
pesci sono costretti a passare in una zona non più larga di un centinaio di
metri, un posto meraviglioso per il controllo che voglio fare.

Dato che si tratta di starci tutto il giorno non ho voglia di farlo da solo e
pertanto inizia il valzer della riscossione debiti : ho fatto questo e pertanto
adesso tu mi recuperi un permesso per il mio amico cubano, pratica
altamente abituale in zona, con un paio di passi doble riesco a intortare il
Jefe della Siguridad che controlla il pedaje e la compagnia è assicurata.

Due giorni alla fine del mondo e me la voglio godere ; sveglia all’alba per
arrivare alla “Peschiera” in tempo a recuperare un pò di carnada visto che
affidarmi ai soli artificiali non me la sento; mentre ascolto le lamentele della
Duena , costretta a una levataccia per fornirmi la colazione, e sul fatto che
è una locura andare a pesca con un tale tempo, noto le prime avvisaglie
del Cyclon , il vento non è forte ma la nuvolaglia lascia partire qualche
scroscio di pioggia ogni tanto, poco importa , fa caldo.

Sbatto in macchina di che rifornire un emporio e vado a raccattare l’amico:
occhi appiccicati e un “ estas loco” è il benvenuto che mi riserva; Non
voglio arrivare tardi e come novello Fangio driblo qualche gallina , un paio
di cani ma vengo stoppato da tre vacche che non volgliono spostarsi dalla
strada sino a quando non le abbaglio coi fari e assordo col classon.

Arrivo alla Peschiera appena in tempo , stanno già imballando il pesce ,
riesco a scroccare una secchiata di sarde e una manciata di agulie per tre
pacchetti di sigarette e via verso La Pasa.

La strada già brutta di suo , con i saltuari doccioni improvvisi è una
trappola mortale , pur conoscendo buca per buca faccio fatica ad
individuarle e rischio un paio di volte di rompere le sospensioni e ribaltarmi,
ma finalmente arriviamo.

Spira vento dal mare e la corrente entra , non potevo sperare meglio, facile
lanciare e la protezione delle strutture incompiute ripara dal vento
lasciando intravedere il fondo; ai bordi dove l’acqua è calma vedo saltare
e bollare molto pesce , ma niente di grosso; qualche sagoma interessante
passa sotto il ponte ma non è identificabile fra i gorghi della corrente.

L’amico monta un finale a due ami e molla un pesce in corrente, io sistemo
un testa rosa e inizio a lanciare , attachiamo quasi in contemporanea il mio
non sembra niente di maxi , anche se combatte , l’amico è alle prese con
qualcosa di più voluminoso che esce a metà dall’acqua : un barra , che se
la veda lui , io recupero il mio piccolino : un carangide di non più di due
chili, mosso a compassione dalle urla del compadre, glielo raffio e torno in
pesca .

Sembra che effettivamente i pesci stiano uscendo in mare aperto , si
intravedono certe schiene da brivido ma salvo qualche carangide , qualche
pargo e delle cuberine che a fatica arrivano ai due chili non mangia altro,
ad esclusione delle solite Picua anche di buona taglia che prendiamo sia io
a spinning che il mio amico, col morto in corrente.

Vedo passare dei tarpon che farebbero la mia felicità , ma sembra che
abbiano il diavolo alle calcagna e spariscono velocemente nel blu senza
degnare di uno sguardo quanto abbiamo appeso al filo; ogni tanto sembra
di intravedere anche dei paghi e delle cubere allettanti ma il loro interesse
alla colazione è nullo.

E’ ormai più di metà pomeriggio e finalmente si sente Tarpoooooon!!! , ero
talmente rilassato e scazzato che quasi finisco in acqua, il sin virguenza ha
allamato una bestiolina niente male che vola nell’aria tre o quattro volte
prima di decidersi a farsi tirare sotto sponda ; sto decidendo sul come
prenderlo per la coda e non raffiarlo , in quanto voglio mollarlo sano e
salvo dato che abbiamo già abbastanza pesce per mezzo Moron , quando
riparte ringalluzzito , viene fermato nella sua ultima corsa e riindirizzato
verso di me ; e che ti fa la sardina troppo cresciuta ? Apre la boccaccia e si
slama , il 6/0 mi manca per un pelo , meglio così fatica risparmiata.

La corrente intanto è cambiata e pertanto peschiamo dalla parte opposta
del ponte ; ho appena lanciato quando vedo passarmi sotto i piedi un
macchione nero : un trigone di non meno di un paio di metri di diametro ,
almeno mi sembra , va tranquillo controcorrente come un rimorchiatore;
mentre mi godo lo spettacolo ho smesso di recuperare e lasciato
l’artificiale a sbattersi in corrente , mentre mi giro per dare voce all’amico e
indicargli la belva qualcosa mi dà uno trattone che quasi mi leva la canna
da mano; sulle prime non capisco cosa sia successo, il qualsiasicosasia mi
sta levando metri e metri di filo con una costanza impressionante , niente
testate , niente fughe, niente salti solo un costante allontanarsi.

Sto pescando con una 100 grammi , un 8000 e un filo da 90 libre per cui
chiudo la frizione e inizio a vedere e posso fare qualcosa, lo rallento un pò
e vedo che si sposta fuori corrente , non poteva andare peggio , con la
corrente in sfavore forse lo potevo rallentare ma lì ........, miracolo rientra in
corrente e sempre senza cambiare velocità , come se non si fosse accorto
di niente , torna indietro ; altra scelta sbagliata , per me intendo, sta
puntando di nuovo verso il ponte con tutte le intenzioni di ripassarci sotto ;
finalmente lo vedo : è il trigone!!!! , deve essersi agganciato senza
accorgersene; se adesso decide di ripassare sotto il ponte addio artificiale
, filo e forse canna ; ormai mancano non più di una decina di metri al
disastro , tento il tutto per tutto : strattoni e strapponi , finalmente sembra
accorgersi che qualcosa non va , si gira , riprende la corrente e accelera;
inutile tentare qualsiasi cosa con una bestia simile , senza una barca è
impossibile ; blocco la bobina con la mano , raddrizzo la canna e prego
che il filo ceda presto , sembra un secolo e quasi penso che stia per tirarmi
dentro , poi finalmente qualcosa cede; recupero e constato che si è rotto il
nodo che collegava il filo alla girella del finale d’acciaio .

Conclusione grande emozione con poca spesa , nemmeno un metro di filo
, un vecchio artificiale malandato e un pezzetto di acciaio.

Comunque ho controllato che i big se ne vanno in mare aperto quando
arriva un tornado ma col tubo che mangiano di più; domani non ci torno a
prender acqua , non ne vale la pena, me ne starò tranquillo al coperto a
sorseggiare rum , giocare a dominò e a pensare quanto sarebbe stato
bello fotografare quella bestiaccia che mi ha regalato tutta quella
adrenalina.