Traversata Notturna da Carrara a Genova: quanto vale il cielo stellato al Passo del Bracco?

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grigua
00giovedì 5 giugno 2014 23:04
Mille titubanze, ho passato un anno (da tanto covavo questo "folle" progetto) a dirmi, man mano che i giorni si avvicinavano alla fatidica data, che questa volta avevo alzato un po' troppo il tiro, che era un azzardo, oppure che con un po' di fortuna, tanto coraggio e molta attenzione nel gestire le forze avrebbe potuto diventare il vero "viaggio di una notte", "l'impresa" che si ricorderà per il resto della vita.
Avevo timidamente provato a coinvolgere altri soci in quella che ritenevo un'idea affascinante e, beh, se fossi riuscita a formare un piccolo drappello di due/tre amici fidati, penso ancora nella quasi certa riuscita, ma tutti mi avevano preso per matta. Adesso che il gran giorno è passato mi chiedo solo se è un mai più oppure se prima o poi....

Tanto vale svelare come avrei intitolato questo post se il "sogno" si fosse avverato, chissà, magari raccolgo adesso adepti per un futuro nuovo tentativo: "Tutta la Liguria in una notte"... Ebbene sì, l'ambizioso progetto prevedeva di percorrere in un sol balzo tutta la costa ligure da confine a confine, 330 Km., partendo al pomeriggio ed impegnando tutta la notte, per aggiungere un tocco "magico" all'impresa. E adesso capite perché qualcuno aveva mosso dubbi (o certezze...) sul mio stato di sanità mentale...

Ma io ho provato a crederci, "giocando" per tutto l'inverno a fissare orari ferroviari per i trasferimenti a/r, ipotetiche tabelle di marcia, chiedendomi alla fine di ogni uscita over-150 se avrei avuto voglia di ricominciare daccapo, facendomi mille domande per sondarmi, del tipo "Fori su una strada solitaria in piena notte: sei capace di mantenere la freddezza necessaria o ti fai prendere dal panico?", cercando di vagliare tutti i possibili pericoli ed incognite.
A parole ero decisa a partire, con l'opzione di concludere l'avventura a Genova, esattamente a metà percorso, se capivo di non poter continuare. Avevo anche trovato un possibile compagno di viaggio, almeno per una piccola parte del percorso. Ma chissà se poi l'avrei fatto veramente.

La svolta è stata una del tutto inaspettata telefonata di Massimo/Maxi_78. "E' sempre in piedi la tua idea della traversata in notturna? Potrei accompagnarti nella prima metà, da Carrara a Genova, oltre però non me la sento, anche se l'idea è affascinante e ammetto che ti invidio un po'".
Non avevo più alibi. L'altro ragazzo, Stefano, che con la sua MTB spesso bazzica ad ore antelucane per i sentieri dei nostri monti prima di iniziare la giornata lavorativa, mi assicurava la sua compagnia tra Genova ed Arenzano, per poi tornarsene indietro. In questo modo avrei potuto scegliere se continuare davvero la mia avventura fino a Ventimiglia o rientrare a Genova con lui. Un mattoncino in più.


Equipaggiamento "tecnico-strumentale"




L'avventura inizia ufficialmente alla Stazione di Carrara




Perché Carrara? Perché Carrara, anzi Marina di Carrara, è appena oltre la linea di confine regionale tra Liguria e Toscana.
Col piccolo intoppo del ritardo dovuto ad una coincidenza persa (le FS non si smentiscono mai), cominciamo finalmente a pedalare alle 17:40, alla volta di Bocca di Magra, il primo avamposto ligure.

Ad inaugurare la nostra avventura, l'incoraggiamento da una gentile signora a cui avevamo chiesto conferma della strada giusta: "Signora, scusi, per Bocca di Magra?". "Svoltate alla prima rotonda e poi sempre dritto.... " e poi, guardandoci preoccupata per nostra "temerarietà" nel voler arrivare fino a Bocca di Magra (10 Km., ndr), si sente in dovere di aggiungere "E' lontana però, c'è tanta strada!". "Fino a Genova ce n'è di più!" le rispondo io salutandola. Non ho sentito replica, probabilmente è svenuta.... [SM=g27993]

Appena il tempo di varcare il confine e la Liguria si presenta con la prima salita: Montemarcello, si sale fino a 260 m., ci lasciamo alle spalle la foce del Magra e laggiù il bianco splendore marmoreo delle Alpi Apuane, col loro immancabile cappello di nubi. Sopra di noi un cielo azzurrissimo e temperatura quasi estiva (26 i gradi a Carrara). Siamo entrambi inebriati dall'avventura che ci attende, e anche il fatto di tornare a pedalare insieme dopo quasi un anno dall'ultima volta, e per di più in un'occasione così particolare, aggiunge ulteriore emozione.


In mancanza del cartello di confine regionale ci accontentiamo di quello della Provincia




Percorriamo baldanzosi la "lunga strada" alla volta Bocca di Magra!




Un ultimo scorcio sulle Alpi Apuane







Anche La Spezia è alle nostre spalle, qui in un bel panorama quando stiamo già salendo verso la Galleria del Colle del Telegrafo




Scendiamo in direzione di Lerici e attraversiamo La Spezia, poi la strada ampia torna a salire fino ai 300 m. della lunga galleria (1023 m.) del Colle del Telegrafo.
Da questo momento in poi è pura magia. La strada delle Cinque Terre, le scogliere a picco sul mare, i vigneti aggrappati alle fasce scoscese, tutto questo con la luce che si fa sempre più dorata fino al rosso del tramonto.
Ricordavo, per averla già fatta una volta in passato, la salita piuttosto "cattiva" tra Manarola e Volastra e, per quanto avessi preavvisato Massimo, anche io sono rimasta "spiazzata": 350 m. di dislivello da guadagnare in meno di 5 Km., ma il primo tratto è micidiale, spesso con pendenze a doppia cifra e una punta al 15%. Si fa sentire sulle gambe e sembra non finire mai, tanto da far dire al mio socio "Questa salita inizia a rompermi!".


Il sole si abbassa sull'orizzonte, ad incorniciare la meraviglia delle Cinque Terre: da questo momento sarà tutto un susseguirsi di emozioni




Riomaggiore sembra un nido incastonato tra la scogliera e la montagna




Arrivare a Volastra richiede impegno, ma non è finita, la strada continua ancora a salire




In una luce via via sempre più dorata




Fortunatamente arriva il successivo tratto per dar respiro alle gambe, comunque in un continuo su e giù, con un panorama che, già stupendo di per sé, è reso ancor più emozionante in questo contesto, con le ultime fiamme del tramonto.
Al Passo del Termine (548 m.) ci copriamo per la lunga discesa su Levanto, attiviamo l'impianto luci e i vari sistemi di sicurezza (bretelle e cavigliere). L'illuminazione era stato inevitabilmente l'argomento più discusso nei giorni precedenti e adesso veniva il momento della verità.


Silenzio, non è il caso di commentare, pensate solo di essere lì con noi a pedalare
















Ripartiamo da Levanto alle 22:00, ormai in pieno buio, per attaccare la lunga salita alla Colletta di Guaitarola/Passo del Bracco.
Se il viaggio fino a qui è stato affascinante, questo tratto toccherà corde emozionali difficilmente descrivibili in una pagina scritta. Ci lasciamo alle spalle le luci di Levanto, inoltrandoci nella totale oscurità. In alcuni passaggi si scorge la costa che indoviniamo solo per qualche puntino luminoso qua e là, per il resto dobbiamo affidarci totalmente ai nostri fari. Solo una falce di luna nuova. E un cielo limpido e stellato da far venire i brividi dall'emozione. Ci siamo fermati e abbiamo spento per qualche minuto i faretti, nel buio assoluto, guardando su. E' forse l'immagine che mi resterà più vivida, la prima che torna alla mente quando ripenso alla nostra avventura.


A Levanto una breve sosta e ne approfittiamo per coprirci, nonostante ci aspetti la lunga salita al Bracco. La temperatura si sta abbassando.




Puntini luminosi e nulla più




E noi nella notte del Bracco







Abbiamo ripreso a pedalare, in totale sicurezza, vista la potenza dei nostri faretti e ben visibili anche da dietro a distanza. Tre o quattro macchine ci hanno incrociato o superato. Sorprendente come cambia l'atteggiamento degli automobilisti verso noi ciclisti rispetto alle ore diurne: sorpassi tranquilli, con ampio margine, nessun segno di insofferenza. Ad ogni macchina che si allontanava nel buio, io e Massimo cercavamo di immaginare quali commenti avevamo suscitato là dentro: "Staranno sicuramente parlando di noi adesso, chissà se diranno "guarda 'sti due pazzi dove vanno in giro a quest'ora", oppure se vedendoci per un momento si immedesimano nelle nostre emozioni". La temperatura è gradevole, circa 13-15° (con una minima di 11°, probabilmente registrata quando la strada passa nel tratto a nord), ma con manicotti e mezzi gambali e l'aggiunta della mantellina per le discese non c'è problema, solo un brivido passeggero alle ripartenze dopo le brevissime soste.
Emozionante anche il momento del passaggio sul Passo del Bracco (615 m.), col cartello di valico apparso come uno spettro nell'oscurità.
Assolutamente spettacolare poi la discesa. I faretti illuminavano a distanza i catarifrangenti del guard-rail, dovevo solo lasciarmi guidare sull'asfalto di velluto, come fossi stata sulla pista illuminata dell'aeroporto, scendevo senza il minimo timore, più rilassata che di giorno.

A Sestri Levante siamo arrivati a mezzanotte, in abbondante ritardo sulla mia ipotetica tabella di marcia. E certo non immaginavamo un rientro alla "civiltà" così brusco tanto da trovarci intrappolati addirittura in coda nelle vie cittadine per la vita notturna di Sestresi e turisti!
Da qui in avanti, l'Aurelia è illuminata a giorno dai lampioni, anche fuori dai centri abitati, rendendo quasi inutili i faretti fino a Genova.
Sapevo che le due salite successive, le Grazie e la Ruta, sarebbero state decisive per la mia decisione di proseguire o meno oltre Genova. Inoltre, avendo abbondantemente sforato con la tabella di marcia, non potevo più contare sul supporto di Stefano a Genova: un irrinunciabile impegno lo reclamava "lucido" la mattina successiva e non poteva tirare troppo in lungo.


La galleria delle Grazie illuminata a giorno: ormai abbiamo fatto rientro alla civiltà




Avevo anche cercato di convincere Massimo a proseguire con me, anche solo per una parte, e sapevo che la rinuncia gli costava, perché la vocina "malsana" che da qualche parte nascosta gli diceva "PROVACI!" urlava dentro di lui, che quasi la sentivo anch'io.
In cima alla Ruta ho preso la decisione della saggezza, la "paura dell'ignoto" ha avuto il sopravvento. Iniziavo a sentire la stanchezza e un minimo malessere di stomaco, forse dovuto alla non abitudine della cinghia del marsupio, carico di tutto il necessario, che mi stringeva in vita, aggiunto alla sensazione di non essere in giornata da 101%. Così ho dichiarato a Massimo che anch'io avrei concluso la mia avventura a Genova.
Chissà, forse questa è stata una prova generale.... Non è detto che prima o poi non trovi qualche matto (Massimo, sei già avvisato!) a seguirmi fino in fondo, laggiù, a Ventimiglia...


In cima alla salita di Ruta ho preso la decisione di concludere la mia avventura col ritorno a Genova




Così a Genova abbiamo concluso la nostra pedalata alle 3:30 di notte, dopo 163 Km. e 2577 m. di dislivello, con 8 ore e 1/2 di pedalata.

Fortissime le emozioni provate, felice nel vedere Massimo sprizzare entusiasmo per l'avventura in cui fino all'ultimo non speravo di averlo partecipe, grata a lui perché mi ha "concesso" la sua compagnia dopo quasi un anno proprio per l'occasione più importante, senza dimenticare che si era comunque liberamente offerto di venirmi in soccorso in caso di necessità anche se fossi partita da sola ("chiamami a qualunque ora, tengo il telefono acceso"). Grazie anche a Stefano, che volentieri mi avrebbe accompagnato per un tratto, se non si fosse fatto troppo tardi. A lui comunque devo l'incoraggiamento di questi mesi. E grazie anche alla cortesia del mio meccanico che sabato mi ha gentilmente aspettato fuori orario per sostituirmi un copertoncino che avevo scoperto irrimediabilmente danneggiato.

Non dimenticherò mai la notte stellata sul Bracco.

Certo, ho accarezzato il sogno dell'impresa con I maiuscola, ma non intendo assolutamente sminuire la splendida "avventura", continuo a definirla così, della traversata da Carrara a Genova in notturna a fianco di Massimo.... in fondo, non dimentichiamo che già per arrivare da Carrara a Bocca di Magra è lunga, c'è tanta strada.... che dire di due matti che sono arrivati fino a Genova in piena notte?


I numeri:
Partenza: H. 17:40
Arrivo: H. 3:30
Distanza: 163,16 Km.
Dislivello: 2577 m.
Quota massima: 610 m. (Passo del Bracco)
Media: 19,02 Km/H
Tempo di pedalata: 8H:34':35"
Consumo: 3689 Kcal
Cardio: Bpm Medi 142/Max 177
Temperatura: Max 27°C/Min 11°C
Stelle in cielo: ho perso il conto quando sono arrivata a enne-mila...



P.S.: per i 330 Km., Liguria da confine a confine Carrara/Ventimiglia le iscrizioni sono aperte....


[SM=g27987]

pedra85
00giovedì 5 giugno 2014 23:36
Oltre agli ovvi complimenti...
Di sicuro la vostra è la partenza alle 5:40 che piace tanto anche a me!
Maxi_78
00venerdì 6 giugno 2014 00:25
Quella che Elena mi ha proposto, non ci sono altri modi di definirla, era proprio un'opportunità da non perdere: percorrere l'intera Riviera ligure, da un capo all'altro della regione, in una sola notte: 330 km dal primo lembo dopo la Toscana fino al Confine di Stato di Ventimiglia! [SM=g27993]
So che Elena ha in testa questo progetto ormai da molto tempo, e mi dispiace un po' dover rimpiangere l'allenamento migliore, che mi avrebbe permesso di accettare una simile impresa senza battere ciglio, ma l'entusiasmo la vince, e non potendo prometterle un'avventura così difficile,mi impegno ad accompagnarla almeno nella prima metà, che da Carrara ci riporterebbe... alle nostre case genovesi!

Tra il dire e il fare, però... si sa! …l'idea della pedalata notturna è affascinante, ma il mio equipaggiamento sarà all'altezza? Ho ancora il set di luci comprato alcuni anni fa in occasione della Monte Grappa Challenge, ma in entrambe le partecipazioni, fermandomi al quarto versante, non ne avevo avuto bisogno, e non ho mai avuto così modo di “collaudarlo”.
I giorni precedenti passano così tra qualche dubbio e una nuova luce posteriore, fino alla mattina stessa, quando prima della partenza preparo febbrilmente la bici per questa avventura!

Trovo Elena già in stazione, per quella che sarà una mia “prima”... non ho mai sperimentato l'abbinamento treno-bici, che comunque – devo ammettere – non è davvero male, anche se per un servizio così pretenderei qualcosa di meglio: caricare una bici da corsa su un treno richiede davvero molta attenzione, direi quasi troppa. [SM=g27996] Purtroppo anche questa, è cultura ciclistica!
Durante il viaggio, l'attesa cresce. Da tanto tempo Elena ed io non abbiamo occasione di condividere una pedalata insieme, dunque le cose da dire non mancano! E poi lei ha preparato un dettagliato “roadbook” per la sua impresa, che io cerco di studiare attentamente, non avendo mai pedalato sulle bellissime strade dello spezzino che affronteremo di lì a poco.
Grazie a un piacevole “regalo” delle ferrovie [SM=g27996] [SM=g27996] , agganciamo gli scarpini a Carrara con tre quarti d'ora di ritardo, e sono le cinque e mezza passate quando ci mettiamo in viaggio alla volta di La Spezia.

Elena ha pensato a tutto. Non deve mancare un metro di Liguria, e i pochi km di Toscana servono proprio ad arrivare al cartello di confine, dove abbandonata la provincia di Massa - Carrara rientriamo nella nostra regione!
Chiacchierando con Elena, le prima fatiche trascorrono senza problemi, e malgrado io continui a stuzzicarla ricordandole quanti km le si parino ancora davanti, per raggiungere il suo “folle” progetto non posso nascondere a me stesso che in realtà, poche ore fa, ho lasciato casa sperando di riuscire a seguirla fino in fondo alla sua avventura.
Da Bocca di Magra, risaliamo a Montemarcello dopodiché, lambendo Lerici e il meraviglioso Golfo dei Poeti, attraversiamo, non senza qualche problema, i pochi km cittadini di La Spezia.

Imboccata la statale delle Cinque Terre, si ricomincia a salire, e la galleria di Biassa, che fa da spartiacque tra il versante spezzino e la Riviera delle Cinque Terre è l'occasione per “testare” le luci.
La galleria è ben illuminata, non ce ne sarebbe quasi bisogno, ma mi preoccupa un po' vedere come i miei fanali poco aggiungano a quanto già si vede. Elena ha più esperienza di me, concedendosi di tanto in tanto delle uscite serali, e il suo equipaggiamento è di tutt'altro livello!
Con questi pensieri, risaliamo ancora verso il bivio per Riomaggiore. Siamo finalmente sopra le Cinque Terre, e lo spettacolo naturale è tale da non poter far altro che fermarsi per una foto. È anche l'occasione per una breve telefonata a Sergio. Sa del nostro progetto e il suo “in bocca al lupo” ci accompagna per i successivi km. [SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]

Definire “meraviglioso” il tratto successivo è riduttivo [SM=g27998] , la vista è mozzafiato e lo spettacolo del tramonto non può che aggiungere ancora più splendore alla strada che, in costa, si lascia alle spalle uno dopo l'altro i bivi per Manarola, Corniglia Vernazza e Monterosso. Con tale scenario, anche la dura risalita al paese di Volastra, posto a metà di questo tratto, viene affrontato con un altro spirito.
Il sole rosseggiante ci ha ormai salutato quando, al Passo del Termine, dobbiamo affrontare la discesa verso Levanto. Con gli ultimi chiarori affrontiamo la discesa, e il pensiero alla notte, che ormai ci accompagnerà per il resto del percorso, la fa da padrone nella mia testa.

A Levanto la sosta è provvidenziale, mangiamo, rifiatiamo e ci copriamo. Ho patito un po' di freddo in discesa, e ripartire con i gambali addosso mi fa subito stare meglio. A Levanto, però, è anche tempo di bilanci: al ritardo iniziale se n'è aggiunto altro, e rischiamo di arrivare a Genova più tardi del previsto. Bando alle ciance, però, ci penseremo dopo: è tempo di tuffarsi nell'oscurità e la salita al passo del Bracco è là che ci aspetta. In poco tempo, la strada si lascia subito alle spalle le luci del paese, e solo i nostri led rompono un buio che diventa davvero completo.
La “potenza di fuoco” di Elena è enorme, rispetto alla mia, [SM=g27991] ma abituata la vista mi rendo conto che le mie torce montate sul manubrio si rivelano sufficienti, al punto da non aver neanche bisogno di accenderle tutte.
Tuffarsi in questa magia, a questo punto, è un attimo. Ci lasciamo avvolgere dai suoni che abbiamo intorno e dalle sensazioni che stiamo provando, e la salita al buio – penso di poter parlare anche a nome di Elena – si rivela una delle esperienze più emozionanti vissute in bicicletta. [SM=g27998]

A un certo punto, distogliendo lo sguardo dalla strada, non posso fare a meno di notare il piccolissimo spicchio di luna crescente e una quantità di stelle infinita. È d'obbligo fermarsi un attimo, spegnare le luci, e contemplare uno spettacolo di rara bellezza.
La notte, forse, rallenta un po' il nostro passo, ma gustandoci ogni metro percorso arriviamo in cima, pronti ad affrontare la discesa verso Sestri Levante. Il potente faro di Elena, regolato in discesa per fornire maggiore potenza, illumina l'asfalto in abbondanza, ma io ogni tanto cerco di avvantaggiarmi, per gustarmi qualche curva in parziale oscurità, grazie alle mie luci più... “amiche della notte” che si rivelano alla fine comunque più che sufficienti.

È ormai da poco passata mezzanotte quando, sbalzati in un'altra realtà, ci ritroviamo in mezzo al traffico notturno e alle luci di Sestri Levante, dove mio malgrado, avendo accumulato già troppo ritardo sulla tabella di marcia, prendo la decisione definitiva di fermarmi una volta arrivato a Genova. [SM=g27995]
L'Aurelia mi fa sentire ormai a casa, malgrado manchino ancora parecchi km, ma l'illuminazione a giorno che ci accompagna fino a Genova, non può che far rimpiangere quel che abbiamo appena vissuto.
Da qui in poi, credete, c'è ben poco da dire. Per noi le strade sono ben note, e non rimane che percorrere, con la soddisfazione del traffico pressoché inesistente, i luoghi che di giorno conosciamo pieni di macchine.

Cammin facendo, anche Elena si convince che, ormai in ritardo di oltre due ore sulla tabella di marcia, forse “l'impresa” è da rimandare. Io mi sento ancora bene, ma non ho ripensamenti. Proseguire vorrebbe dire affrontare ancora 170 km, e arrivare alla meta ormai a giorno fatto. Arrivati in cima alla Ruta, anche Elena si convince a fermarsi, e forse per il definitivo spegnersi dell'adrenalina o per il traguardo ormai vicino negli ultimi km la stanchezza affiora all'improvviso. [SM=g27994]
Ci salutiamo in una città deserta come non siamo abituati a vederla dopo 162 km e più di 2600 metri di dislivello, dato che a questo ammonta il percorso della strana “litoranea”di Liguria.
Posteggio la bici, e sono già le quattro passate quando mi ritrovo a letto per una bella e meritata dormita.

Vi capita mai di pensare al perché si pedala? A me spesso, e negli anni di risposte me ne sono sempre date tante. In questi giorni sono spesso andato a cercare nella mente, in quei km prima di Sestri Levante, e di queste risposte, ve lo assicuro, ne ho trovate di bellissime.
MirkoBL
00venerdì 6 giugno 2014 08:50
Beh, che dire...
Nulla, se non "bravi e complimenti!". [SM=g28002]

Viaggiare di notte ha sicuramente il suo fascino; a me è successo per artenze all'alba alla MGC o alla Randonée delle Dolomiti orientali e mi ricordo con una certa commozione l'arrivo a Cortina alle 7 o a Misurina alle 8, col sole che aveva appena cominciato ad illuminare le 3 Cime.

Certo che ce ne sono di matti in giro... [SM=g27987]
pierole1
00venerdì 6 giugno 2014 17:58
Elena non finisci di sorprendere! Cha grande idea [SM=g28004] , approvo in pieno. [SM=g28002] Massimo è il tuo degno scudiero e sono convinto che la prossima volta farete tutto il percorso. E come sempre gran bel racconto e foto suggestive.
Grandissimi complimenti! [SM=g27985]
Howling Wolf14
00venerdì 6 giugno 2014 18:29
Bravissima, Grigua. Bravissimi tutti e due. L'atmosfera notturna è magica. Dà emozioni diverse, quasi opposte, da quella diurna. Il vostro raid mi ha fatto tornare alla mente alcune mie notti liguri.
La prima. Partenza da Fiorenzuola d'Arda alle 22 del 14 agosto, passaggio da Bobbio (con sosta per panino e caffè) Ottone, Passo della Scoffera e Val Fontanabuona, con arrivo a Chiavari per caffè e brioche alle 6 del Ferragosto, quando i bar stavano aprendo. Poi subito in sella per il ritorno a Fiorenzuola via Passo della Biscia, Varese Ligure, Cento Croci, Borgo Val di Taro (un piatto di pasta alle 12.30), Passo Santa Donna e Pellegrino Parmense.
La seconda. Partenza da Cuneo alle 11 a.m. Poi Mondovì, Colla di Casotto (sosta per un temporale), Colle di Nava, poi la costa da Albenga a Savona. Un panino all'imbrunire prima di lasciare il mare e puntare verso il Naso di Gatto. Stop Liguria, si entra in Piemonte: Acquese, Nizza Monferrato (lunga sosta in un bar, verso le 2.30, con panini e bavende), Langhe, Alba, Fossano e il ritorno a Cuneo. Più o meno dopo 24 ore.
Magiche scorrerie indimenticabili. Un paio di spunti se magari, affascinanti dall'esperienza, vorrete fare il bis.
CaSe63
00venerdì 6 giugno 2014 20:14
Grande impresa, altro che storie!! Complimenti enormi a tutti e due, ci vuole anche una bella dose di coraggio! Bellissimi racconti e foto suggestive! [SM=g28002] [SM=g28002]
CaSe63
00mercoledì 11 giugno 2014 07:29
Ragazzi, ma è mai possibile che a un'impresa di questo genere,un racconto così, foto di questo livello, abbiano commentato in 5?!?!
Gli unici commenti che si trovano su questo forum riguardano i professionisti, ma porca miseria! Bisognerebbe cambiare nome al forum, ormai...
Scusate lo sfogo.
pandicko
00mercoledì 11 giugno 2014 07:52
Che dire?? Era un po' che non scorrevo i vari resoconti... e devo ammettere che questo è da cineteca!
Chapeaux!

pudra
00mercoledì 11 giugno 2014 12:15
boh, le notturne mi hanno sempre affascinato...
ma su sentieri semplici in montagna.

in bici su asfalto mi sembrano un po' pericolose...
ci sono meno auto e moto in giro di notte, ma non si aspettano di trovare ciclisti e spesso questi mezzi sono un "pochino" indisciplinati...
[SM=g27995]
Maxi_78
00mercoledì 11 giugno 2014 13:11
Ciao a tutti, e innanzitutto un ringraziamento a chi ha commentato ma a chi soprattutto, ha avuto la pazienza di leggere tutto... effettivamente questa volta ci siamo fatti un po' prendere la mano! [SM=g27986] [SM=g27986] [SM=g27986]

Eravamo d'accordo con Elena che avrebbe scritto lei il resoconto, ma il giro è stato talmente bello che anche io non ho voluto rinunciare, e alla fine abbiamo deciso di lasciare entrambi i racconti come due "punti di vista differenti" su una cosa che ci è piaciuta parecchio!

beh, è ovvio che "impresa" e "avventura" sono parole che vanno virgolettate, in fondo... è stato un bel giretto solo spostato un po' più avanti nella giornata!!! [SM=g27985]

Però la "prima" notturna per entrambi ci ha regalato delle belle (e diverse, come penso traspaia dai due racconti) emozioni, e a me ha fatto molto piacere condividerle.

Capisco appieno lo "sfogo" di Sergio perchè ultimamente è venuta un po' meno questo spirito di condivisione che ha sempre contraddistinto questo spazio rendendolo particolare. Raccontare le proprie "imprese", grandi o piccole che siano, oltre a essere divertente è stato anche il modo che ha permesso a tanti di noi di oltrepassare la barriera del virtuale per conoscere persone, per quanto mi riguarda, straordinarie, con cui stringere amicizie dividendo bellissime avventure a pedali. ...e non nascondo che io più volte mi diverto, andando a ripescare alcuni racconti, rileggendo piacevolmente i ricordi di bellissime giornate in bicicletta!

In fondo però, il tenere vivo questo aspetto del forum... dipende da noi!!! ...e sarebbe bello che ognuno si sentisse libero di esprimersi... 10, 100 o 500 km, sempre sulle stesse strade o su strade nuove, poco importa... talvolta le cose da raccontare agli amici possono essere nascoste... anche nel giro dell'isolato!!! [SM=g27985]

Per quanto riguarda ciò che dice Pudra, invece, posso dire che il suo dubbio mi ha tenuto sulle spine fino alla partenza, e mi ha reso molto titubante sull'accettare la proposta di Elena o meno...
Devo dire però che, contrariamente a quanto mi sarei aspettato, pedalare di notte mi ha messo una grande tranquillità. Oserei quasi dire che ho percepito più sicurezza che di giorno. Con una buona illuminazione, si è visibili da molto lontano, la "sorpresa" di incontrare delle biciclette rende gli automobilisti molto più prudenti, il traffico che abbiamo trovato è stato pressochè inesistente e, non ultimo, noi per primi ci siamo comportati con un po' di "circospezione" in più!

Certo, non affronterei una "notturna" da solo, e lo suqilibrato di turno si può sempre incontrare, ma su questo aspetto non so se di giorno sia così più difficile, in mezzo alle corse e al traffico delle nostre strade. Poi non avendo esperienza è difficile dare giudizi, magari siamo stati fortunati nella scelta del giorno! Però - provare per credere - è una cosa diversa da come la si può immaginare, e prima o poi non è detto che... non ci riprovi anche io! [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]
aresius_
00mercoledì 11 giugno 2014 21:36
Mi unisco ai complimenti per il coraggio e lo spirito d'avventura! In parte posso immaginare le vostre emozioni...mi fan venire in mente di quando ero ragazzino e affrontavo per la prima volta certi chilometraggi: provavo un misto tra paura ed eccitazione, qualcosa di simile a quello che probabilmente avete sperimentato.
Bravi!!
grigua
00mercoledì 11 giugno 2014 23:30
Grazie [SM=g27998] a tutti coloro che hanno "partecipato" alla nostra avventura.
Ancora due parole sull'esperienza "in bici di notte", anche per dare qualche spunto in più a chi volesse provarci (FATELO!!!! [SM=g28002] [SM=g28002] ).

Fondamentale equipaggiarsi con un impianto di luci anteriori e posteriori adeguato.
Non solo per ciò che è ovvio, cioè rendersi visibili già a distanza, in modo da preavvisare l'automobilista della propria presenza con molto anticipo, ma perché in questo modo è il nostro modo stesso di condurre la bici che acquisisce maggior sicurezza: l'attenzione viene usata per essere vigili e captare davvero i possibili pericoli, senza essere inutilmente dissipata in stress che logora i nervi e, questo sì, stanca mentalmente e fisicamente, creando pericolosi black-out.

Gli unici momenti in cui mi sono sentita "disorientata" dal buio sono stati i primi tornanti in salita: non capivo quale raggio di rotazione tenere e quanto durasse la curva e lì per lì ho avuto una sensazione di vuoto. Ma poi ho alzato di qualche grado l'inclinazione del faretto, aumentando la profondità di campo del fascio di luce e tutto è tornato normale, affrontando i successivi senza problemi. Questo per dire che certe cose si imparano.... strada facendo! [SM=g28002]

Ma i momenti più a rischio, a mio parere, ciò che temevo maggiormente, erano gli attraversamenti degli incroci nei centri abitati: per assurdo la strada extraurbana completamente buia è molto più sicura, perché il faretto è visibile a grande distanza.
La luce "semi-diurna" dei lampioni invece frega un po' e per questo l'attenzione era massima, utilizzando il fascio intermittente per preannunciare il nostro passaggio, e poi occhi ovunque: in questo modo abbiamo sempre impegnato gli incroci con sufficiente sicurezza.

Ma, ribadisco, è sorprendente l'atteggiamento molto più rispettoso degli automobilisti. L'avevo già notato nelle tante uscite serali estive post-lavoro, che ormai faccio da anni.
Su questo punto avevo cercato di rassicurare un alquanto scettico Massimo e il fatto che lui stesso si sia dovuto ricredere significa che non era solo una mia impressione.
Ma buona parte del merito credo che sia ancora una volta dovuto ad un impianto luci "serio", che "pretendeva" rispetto. Probabilmente se avessimo avuto due lumini da sfigati qualche insulto indispettito [SM=g27996] dalle macchine in sorpasso ce lo saremmo beccato.

P.S.: Con Massimo abbiamo più volte commentato questa bellissima esperienza e la mente saltella qua e là per escogitare altre "notturne" [SM=g27987] , ma da noi, tolta l'Aurelia che è l'unica strada costiera, non c'è strada che di notte non sia a rischio di incontro cinghiali (non è raro vederli di giorno, figurarsi la notte!), anche nelle immediate vicinanze della città (e a volte dentro! [SM=g27994] ): non vorrei che il prossimo racconto prendesse toni un po' troppo.... avventurosi! [SM=g27988]


Rickybici
00giovedì 12 giugno 2014 08:52
Leggo solo ora di questa splendida impresa [SM=g27995] .

Tantissimi complimenti, siete grandissimi [SM=g28002] .

orsoold
00giovedì 12 giugno 2014 11:07
Griguelinaaaaa!
e di conseguena Maxiiii!
Perché non mi avete chiamato?
Io ormai vivo di notte e di giorno, ovunque sia, mi addormento all'improvviso con risvegli allucinanti (quando mi capiterà in bici saranno dolori). Sarà l'età e la super andopausa [SM=g27996]
Qua mi danno di matto semplicemente perché vado in bici. Bisogna che porti la gente del mio quartiere a farti visita...così al conoscere delle tue terrificanti avventure chissà che non gli venga un colpo. Magari! [SM=g27990]
Complimenti vivissimi! [SM=g28002] Fai benissimo a programmarti e soprattutto vivere i raid/tour off limits che ti proponi. Si vive una sola volta e fin che le gambe reggono...buttati/buttatevi. Le emozioni che avete vissuto sono e saranno solo vostre e ve le porterete sempre dentro. Non! Non siete stati dei pazzi. Avete "semplicemente" vissuto qualche vera botta di vita!
Una domandina perfida: Griguelina, come te la sei cavata nelle strade all'in giù di notte? Tutto bene? [SM=g27997]
Non ho rimpianti per aver riscoperto la bici in tarda età ma...le pazzie come le vostre me le sarei permesse sicuramente.
Nel tuo/vostro post avete dimostrato ancora una volta che il Vero ciclismo abita da queste parti. Non c'è nessun Giro d'Italia che valga il vostro Costa a Costa Ligure!
Stretta di mano forte! [SM=g28002]
Ciao!
Walter [SM=g27985]
orsoold
00giovedì 12 giugno 2014 11:07
Griguelinaaaaa!
e di conseguena Maxiiii!
Perché non mi avete chiamato?
Io ormai vivo di notte e di giorno, ovunque sia, mi addormento all'improvviso con risvegli allucinanti (quando mi capiterà in bici saranno dolori). Sarà l'età e la super andopausa [SM=g27996]
Qua mi danno di matto semplicemente perché vado in bici. Bisogna che porti la gente del mio quartiere a farti visita...così al conoscere delle tue terrificanti avventure chissà che non gli venga un colpo. Magari! [SM=g27990]
Complimenti vivissimi! [SM=g28002] Fai benissimo a programmarti e soprattutto vivere i raid/tour off limits che ti proponi. Si vive una sola volta e fin che le gambe reggono...buttati/buttatevi. Le emozioni che avete vissuto sono e saranno solo vostre e ve le porterete sempre dentro. Non! Non siete stati dei pazzi. Avete "semplicemente" vissuto qualche vera botta di vita!
Una domandina perfida: Griguelina, come te la sei cavata nelle strade all'in giù di notte? Tutto bene? [SM=g27997]
Non ho rimpianti per aver riscoperto la bici in tarda età ma...le pazzie come le vostre me le sarei permesse sicuramente.
Nel tuo/vostro post avete dimostrato ancora una volta che il Vero ciclismo abita da queste parti. Non c'è nessun Giro d'Italia che valga il vostro Costa a Costa Ligure!
Stretta di mano forte! [SM=g28002]
Ciao!
Walter [SM=g27985]
fmagro
00martedì 1 luglio 2014 22:02
fmagro
00martedì 1 luglio 2014 22:26
Per Grigua,

non ci conosciamo ma ogni tanto vengo a visitare questo forum e ho letto molte volte i tuoi racconti, anche se non sono mai intervenuto, però stavolta faccio un eccezione.
Vedo che hai provato una notturna,anche se parziale, e questo mi ha stimolato a scriverti.

Io sono un randonneur che ha pedalato molto spesso di notte, anche con rando super classiche tipo Parigi Brest Parigi, 1001 miglia, tour du mount blanc, Madrid Gjion Madrid, ecc. in quelle occasioni ho provato anche io emozioni uniche che ricorderò sempre, pur con la fatica e la stanchezza che noi pedalatori sulle lunghe distanze conosciamo bene.

Mi fa piacere leggere delle tue emozioni provate in notturna e che qualcun'altro, oltre a noi randagi, voglia provare a pedalare anche di notte, una vera magia, anche se non a tutti piace e quasi tutti ci prendono per matti.

Non hai mai provato a buttarti nel mondo delle rando ? Da quello che scrivi mi sembreresti adatta a questo ambiente, potresti credo trovare la tua giusta collocazione sperimentando la lunga distanza che prevede ovviamente (dai 400Km in su) anche le notti, poi non temere ognuno va al suo ritmo e difficilmente rimarresti sola, anche nelle rando oramai da diversi anni si vedono sempre più atlete, ti garantisco che potresti provare grandissime emozioni e gratificazione dai percorsi che il mondo rando oramai sa offrire, in italia e all'estero

Avevo letto mi pare che avevi fatto la randobefana a Gennaio (c'ero anche io)bene si comincia così, un pò alla volta e se lo spirito di avventura prevale, la passione non ti manca, il gioco è fatto, non spaventarti per la distanza, tutto è possibile, l'importante è la gradualità e la tenacia, poi credimi con le tue gambe puoi arrivare ovunque !

Se vuoi che un giorno ti accompagni a completare la tua "liguria no stop", qesta vola tutta, (posso ribattezzarla così ?)fammelo sapere, sarà per me un piacere accompagnare una nuova "matricola" randagia

PS
in questo periodo sono purtroppo fermo (da oltre 3 mesi!) per infortunio, però appena riprendo mi dovrò rifare del tempo perduto, obiettivo la prossima Parigi Brest Parigi 2015

Fiorenzo
grigua
00giovedì 3 luglio 2014 21:47
Ciao Fiorenzo,
benvenuto innanzitutto e grazie per il tuo incoraggiamento.

Il mondo delle rando mi affascina, mai dire mai, ma per ora le lunghe distanze (lunghe per davvero) ancora mi spaventano.
Ma è vero che si va per gradi e una volta abbattuti certi muri nella nostra testa si considerano i nostri limiti in modo diverso.
Solo pochi anni fa non ritenevo alla mia portata i 200 Km., chi ne parlava mi sembrava un marziano. Poi il "tarlo" ha iniziato a lavorare su di me, grande merito va a questo forum. Ricordo con quanta titubanza e quanta emozione ho affrontato il mio primo "200", in solitaria naturalmente. E da allora in poi almeno una volta a stagione me ne "regalo" uno. [SM=g27987]
Adesso sta succedendo un po' la stessa cosa con la barriera dei 300 km.: non ho portato a termine la mia "impresa", ma averla accarezzata almeno con la mente vuol dire già qualcosa. Vedremo.

Continua a seguire il forum, anche perché le tue esperienze sono "pane" per questa banda di ciclo-foto-raccontatori-scalatori-sognatori.

E soprattutto rimettiti al più presto dal tuo infortunio.

Nel frattempo, visto che non puoi pedalare, puoi ingannare l'attesa raccontandoci qualche tua avventura, sei il benvenuto! [SM=g28002]

Ciao!



fmagro
00giovedì 3 luglio 2014 22:32

Madrid – Gjion – Madrid 2013 la mia avventura in bici

Avevo messo nel “mirino” questa manifestazione (a cadenza quadriennale) già dallo scorso anno, dopo la Parigi – Brest – Parigi del 2011 e la durissima 1001 miglia Italia del 2012, l’evento Spagnolo sarebbe diventato il mio obiettivo più importante da raggiungere in questa stagione.

Piccola premessa per chi non conoscesse il mondo dell’endurance in bici;

Le manifestazioni che ho menzionato sopra sono le randonnee (le hanno inventate i francesi ai primi del 900 del secolo scorso), ultramaratone in bici (prevalentemente bici da corsa, ma non solo), da oltre 1000 Km di lunghezza in modalità no – stop, dove lungo il percorso si trovano le cosiddette “time station” (punti di controllo) circa ogni 80/100 Km. E dove bisogna timbrare il cartellino di viaggio con orari di apertura e chiusura ben definiti.

Viene contato il tempo impiegato totale sul percorso (spesso da un punto all'altro e ritorno, oppure ad anello), compreso delle soste che si possono facoltativamente effettuare, fermo restando il rispetto del tempo totale finale fissato dall’ente francese (ACP Audax Club Parisienne e BRM Brevet Randonee Mondiaux) che regolamenta queste manifestazioni, che sulla distanza classica di 1200 Km è di 90 ore.

Per le manifestazioni più prestigiose e titolate, sono obbligatori i cosiddetti “brevetti” di qualificazione preliminare, normalmente sono 4, sulla distanza di 200 – 300 – 400 -600 Km necessari per essere ammessi.

Fatto questa debita premessa, torniamo alla mia avventura;

L’evento spagnolo ha preso il via da Algete, località a circa 20 Km da Madrid, partenza Lunedì 19 Agosto alle 22:00 (anche questo è un orario tipico per questi eventi) su un totale di partenti di 188 atleti, in gruppi da circa 50 ciclisti ogni 10 minuti, questo per non creare gruppi troppo numerosi su strade che rimangono sempre aperte al traffico normale.

Io e i miei compagni di viaggio, Fausto e Paolo (della provincia di Mantova, con cui avevo già pedalato in eventi simili in passato) partiamo con l’ultimo gruppo insieme ad altri italiani (25 al via) alle 22:40 circa.

Algete (come del resto Madrid) si trova su un altipiano tra i 700/800 metri di altitudine, pertanto la prima parte del percorso è abbastanza impegnativa con notevole dislivello quindi sarà tutto un su e giù continuo, per quasi tutti i primi 500 Km !

Il primo controllo è situato in località Atienza (Km 107) a oltre 1100 metri di altitudine e lo raggiungiamo poco dopo l’una di notte, con un andatura molto buona (considerando anche il dislivello), purtroppo da segnalare che non vediamo più Paolo che si è attardato nelle retrovie e ce lo siamo perso, (gli accordi alla partenza erano stati però chiari, se riusciremo a stare insieme bene, diversamente ognuno farà la sua gara), per contro abbiamo invece agganciato un altro concorrente Italiano, Vincenzo della provincia di Bolzano, con il quale arriveremo fino al traguardo finale.

Questi primi chilometri sono volati via molto veloci, come sempre in questo genere di manifestazioni la tensione e l’adrenalina alla partenza sono alle stelle, l’oscurità della prima notte in bici, la bellezza del percorso (e anche le ottime condizioni delle strade spagnole, veramente una piacevole sorpresa per me), fanno si che questa tappa scorra senza problemi, al controllo (situato presso un ristorante alla periferia del paese) una sosta di pochi minuti per il primo timbro (alla fine saranno ben 16) sul tesserino d viaggio, si riempiono le borracce e via veloci nella notte (illuminata da una bellissima luna piena) spagnola.

Si viaggia verso il 2°controllo previsto in località Ayllon, (provincia di Guadalajara, regione Castillia Y Leon) sempre su un altopiano desertico e freddo (siamo sempre di notte) il mio computer di bordo registra una temperatura minima di 8°C e io ho anche dimenticato in albergo i gambali !

Al Km 141 valichiamo il punto più alto del percorso (Alto Sierra de la Pela) a 1406 metri di altitudine, dominato da tutta una serie di enormi pale eoliche, la discesa su Ayllon stranamente presenta un manto stradale in cattive condizioni (sarà l’unico pezzo di strada malmesso di tutto il percorso), quindi scendiamo veloci ma con cautela, l’esperienza insegna a non prendere eccessivi rischi, siamo ancora in piena notte e bisogna stare con gli occhi aperti, siamo ancora in piccoli gruppetti, in totale credo non più di una ventina di atleti, di diverse nazionalità, come sempre di notte si parla poco, ognuno con i propri pensieri e le sue emozioni, le mie sono quelle già provate in altre ultramaratone, la notte in bici ha una magia e un fascino tutte particolari, provare per credere !

Arriviamo al controllo di Ayllon, sempre nella regione Castillia Y Leon (Km 163) che è ancora buio, saranno le 3:30 / 4 del mattino, la temperatura, anche se siamo scesi di quota (circa 1000 metri) rimane fresca, incredibilmente poco prima di arrivare al punto di controllo (situato in un centro sportivo, in paese) veniamo accolti da alcuni ragazzini che ci vengono incontro con le loro biciclette e ci “scortano” fino al controllo ! Sono molto simpatici, ci fanno delle domande ma purtroppo il nostro spagnolo (che è uguale a 0) ci impedisce di capire bene e quindi potere rispondere adeguatamente.

La sosta a questo punto di controllo sarà un po’ più lunga perché comunque fino a qua abbiamo pedalato ad una andatura abbastanza elevata e bisogna un attimo recuperare, la strada è ancora molto lunga e bisogna sapere dosare le forze molto bene se non si vuole rischiare di rimanere senza benzina, un buon caffèlatte bollente con una fetta di torta ci fa rimettere in sella di buon umore e tanta voglia di ripartire, olè !

Il controllo successivo si trova a Tortoles de Esegueva (provincia di Burgos, Castillia Y Leon) e sarà al Km 243

Questa tratta che affrontiamo con le prime luci di un alba favolosa, limpida e tersa, evidenzia ancora un tracciato molto movimentato, qua di pianura non c’è quasi nulla, un continuo sali scendi che affatica non poco, mi sento molto bene e potrei andare anche più veloce, ma l’esperienza mi dice di stare tranquillo e non strafare, anche se ogni tanto mi faccio un po’ prendere la mano e distanzio di qualche centinaio di metri i miei 2 compagni di avventura, Fausto e Vincenzo, ora siamo solo noi 3, stiamo attraversando zone poco abitate, traffico automobilistico quasi inesistente, panorami sempre molto belli, su una salita in lontananza vedo un concorrente, lo raggiungo e riconosco in Dough, (partito con i gruppi prima di noi) ciclista americano di Seattle, conosciuto il Sabato prima della partenza, viaggia solo e felice, del suo passo, un rapido saluto e un incoraggiamento, lo supero a una velocità molto superiore, del resto mi aveva spiegato che lui è un randonneur “contemplativo”, io sono invece più agonista se così possiamo dire, amo la prestazione, scoprire e migliorare i miei limiti, i randonneur come Dough invece prediligono l’aspetto cicloturistico, del viaggio.

Il controllo di Tortoles de Esegueva si trova in centro paese in un bar, quando arriviamo (oramai è pieno giorno) noi 3, è affollato di ciclisti (quelli partiti prima di noi), saranno almeno una ventina, di diverse nazionalità, tra cui qualche Italiano.

A questo ristoro assaggiamo per la prima volta i famosi “boccadillos”, gustosi sfilatini di pane con prosciutto locale e formaggi, abbiamo bisogno di recuperare un po’ di energie, la prima notte è passata e ci aspetta un lungo giorno che si prospetta anche molto caldo, il prossimo controllo sarà in località Fromista al Km 317 evvai !!

La prima giornata pedalata in pieno giorno evidenzia ancora un paesaggio assai aspro e desolato, a una ventina di Km dal controllo di Fromista, riprendiamo un folto gruppo (saranno almeno una cinquantina) di concorrenti, tutti partiti prima di noi, questo significa che la nostra andatura è più che dignitosa, direi ottima, restiamo un poco con loro, ma la loro andatura è per noi un pò lenta, quindi ci mettiamo davanti a tirare il gruppo e questo scatena una autentica bagarre ! Soprattutto per alcuni concorrenti tedeschi e russi essere sopravanzati da 3 italiani sembra proprio non andare, per farla breve facciamo una tirata pazzesca fino all’arrivo al controllo (situato all’interno di un edificio scolastico) dove ci attende un rifornimento freschissimo, a base di anguria, melone e coca cola, ci fermiamo al massimo 10 minuti e ripartiamo alla spicciolata, gli altri del gruppo faranno una sosta più lunga, quindi restiamo ancora soli noi 3 italiani.

Il prossimo controllo di Cistierna ( Km 432) prevede un tratto del percorso veramente impegnativo, non solo per l’altimetria ma soprattutto per una strada dritta a perdita d’occhio (per lunghi tratti affianca il famosissimo cammino di Santiago de Campostela) sempre vallonata e affrontata nelle ore più calde del giorno con un vento (sempre contrario) secco e caldissimo che asciuga letteralmente la bocca, mi impongo una tecnica particolare di respirazione che prevede di tenere per lunghi tratti la bocca completamente chiusa (cosa non facile quando si pedala), riempita di acqua dalla borraccia, con questo espediente mi sembra di sentire meno l’arsura bestiale dell’aria arroventata che mi investe, gli organizzatori avevano segnalato sul road book (documento ufficiale sulla rotta da seguire) questo tratto come particolarmente duro anche per la scarsità di approvigionamento idrico, visto la scarsità di centri abitati lungo la tratta, decine di chilometri senza una casa, un bar, nulla di nulla, solo un nastro di asfalto arroventato dal sole, in questi tratti è necessario un notevole self control soprattutto mentale, non bisogna farsi prendere dallo sconforto e dalla desolazione e dal nulla che ti circonda, del resto queste sono le tipiche situazioni dove si deve tenere davvero duro, non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente, chi è avvezzo all’ultradistanza sa a cosa mi riferisco, qui emerge tutta l’asprezza di queste prove.

Dopo molte decine di chilometri senza anima viva (anche il traffico automobilistico è quasi inesistente, forse anche perché siamo in pieno pomeriggio e pochi osano sfidare questa landa desolata bruciata dal sole), incrociamo un manipolo di case direttamente sulla strada e addirittura un bar aperto, dove ci fiondiamo senza indugio per riempire le borracce e scolarci alcune bibite fresche che ci fanno veramente rinascere, non solo fisicamente !

Arriviamo quindi finalmente a Cistierna (Km 432) a pomeriggio inoltrato, qui la sosta è particolarmente gradita (e necessaria) per recuperare da questa tappa veramente faticosa e logorante, mangiamo pasta fredda e molta frutta, oltre ovviamente a bere molto anche se a piccoli sorsi, l’esperienza insegna a non esagerare, in questi sforzi prolungati la gestione attenta anche dei piccoli dettagli è determinante per non compromettere il buon esito della prova.

Ripartiamo credo dopo oltre 30 minuti di sosta verso il prossimo controllo di Cangas de Onis (Km 530) che richiederà di oltrepassare il passo chiamato Puerto del Ponton a quota 1280 metri.


Anche questa tratta, che tra l’altro ci fa entrare nella regione del Principato delle Asturie, è bellissima dal punto di visto paesaggistico, la strada sale sempre, prima dolcemente poi sempre più decisa fino all’abitato di Riano, nota località turistica Asturiana affacciata su un bellissimo lago (seppur artificiale) in perfetto stile alpino, anche i colori ora non sono più monotonamente gialli ma comincia a prevalere il verde segno di presenza di molta acqua, dal passo Puerto del Ponton si gode una vista molto panoramica su tutta la valle che abbiamo appena finito di risalire, ma non abbiamo tempo (ah lo spirito agonistico che non ci abbandona !) di contemplare troppo il panorama, di fatto non ci fermiamo neanche e ci buttiamo in una discesa infinita (quasi 40 Km !!) che quasi comincia a imbrunire, del resto abbiamo fretta di arrivare a Gjion, il giro di boa, della gara il prima possibile, le energie sono ancora buone e questa lunghissima discesa ci voleva proprio !!!

Al controllo di Cangas de Onis (Km 530) arriviamo che oramai è quasi scuro, il controllo è ubicato in un centro sportivo in mezzo a un bel parco, verdissimo, sostiamo circa 30 minuti mangiando nuovamente boccadillos, dolci e frutta, qui incontriamo un gruppetto di Spagnoli (sono in 7 tra cui una donna, dello stesso team) che stanno anche loro rifocillandosi, ma noi appena indossate le bretelle rifrangenti (obbligatorie da regolamento) e accese le luci partiamo veloci verso Gjion, giro di boa della gara al Km 610, vogliamo arrivare il prima possibile per tirare poi il fiato prima di riprendere la strada del ritorno.

Da Cangas de Onis a Gjion ci sono circa 80 Km che sulla carta sembrano facili, in realtà a circa 30 Km da Gjion bisogna salire su un promontorio, chiamato Alto della Madera che ci farà soffrire un po’, soprattutto perché qualche chilometro prima siamo stati ripresi dal gruppetto degli spagnoli a cui ho accennato prima, questi vanno veramente forte e ovviamente non possiamo ( e non vogliamo) farci staccare, quindi l’andatura sarà molto sostenuta fino all’arrivo a Gjion che avviene dopo la mezzanotte di martedì 20 Agosto, quindi quasi 27 ore dopo la partenza da Algete, non male come risultato, soprattutto perché siamo arrivati senza alcun inconveniente, ne meccanico, ne fisico, l’umore è alto anche se ovviamente dopo quasi 27 ore (di cui quasi 24 pedalate), la stanchezza comincia a farsi sentire.

Voglio segnalare che in discesa dal promontorio verso Gjion, abbiamo incrociato i primi 3 (in ordine sparso, non insieme) concorrenti che erano già sulla strada del ritorno (!), quelli sono di un altro pianeta, fuori dalla nostra portata !!

Ad ogni modo l’ingresso a Gjion è molto bello, cittadina illuminata a giorno, affacciata sull’oceano Atlantico, il controllo è posto in un bellissimo centro sportivo vicino al porto turistico, ottimamente organizzato, ci aspettano (sono arrivati prima di noi solo una ventina di atleti) con un trattamento molto premuroso, con un servizio ristorante, docce, materassini in palestra per riposare ecc.

Questa sosta sarà particolarmente lunga, saremo stati fermi circa 4 ore in totale, mangiando pasta, formaggi, dolci, frutta e tanto bere, abbiamo potuto anche fare una rapida, quanto gradita doccia, che dopo tanta fatica aiuta moltissimo a recuperare, a questo proposito devo chiarire che su queste lunghe distanze siamo organizzati (chi più chi meno) con una piccola “borsetta” (c’è però anche chi abbonda con il “bagaglio” con una aggiunta di una borsa posteriore) anteriore agganciata al manubrio, dove potere riporre il minimo indispensabile, nel mio caso un cambio completo della divisa, che soprattutto nel caso del calzoncino (con relativo “fondello”) è assolutamente indispensabile per la salute del cosiddetto “soprassella” che bisogna cercare di salvaguardare al meglio per potere proseguire nella corsa, ovviamente noi amanti dell’ultradistanza siamo rodati a sufficienza per sopportare gli inevitabili disagi che alla lunga prima o poi si manifestano, anche se sono soggettivi, non siamo tutti uguali.

Durante questa sosta cerchiamo anche di riposare distesi su materassini opportunamente predisposti dagli organizzatori in una palestra, ci diamo come orario di ripartenza, le 4 del mattino, personalmente non riuscirò a dormire gran che in quanto un mio “vicino” di materassino ha deciso di russare in un modo piuttosto fastidioso, pertanto il mio riposo stimo non sia durato più di un ora, ma tantè, siamo in gara, mica in vacanza in albergo !


Comunque poco dopo le 4 del mattino di Mercoledì 21 Agosto siamo di nuovo in sella per intraprendere la strada del ritorno, come sempre in questi casi dopo una sosta lunga (assolutamente necessaria nel nostro caso) le prime pedalate sono piuttosto “impacciate” e poco efficaci, rimettersi in bici dopo una cavalcata quasi ininterrotta di oltre 600Km richiede un attimo di assestamento, diciamo (almeno nel mio caso) una mezzora per ritrovare la giusta cadenza e “rotondità di pedalata.

Lasciamo Gjion ancora addormentata e senza anima viva in giro, ad eccezione dei netturbini che lavano le strade (davvero pulita questa Gjion !) e ci rendiamo conto di essere ripartiti prima del gruppo di Spagnoli, che evidentemente hanno prolungato la loro sosta.

La strada del ritorno ripercorrerà esattamente (ad eccezione di un breve tratto in uscita da Gjion) quella dell’andata, pertanto i punti di controllo saranno esattamente gli stessi di quelli dell’andata (ad eccezione del penultimo prima dell’arrivo, che all’andata non c’era)
In queste prime ore del mattino affrontiamo tratti di strada con una leggera foschia generata credo dalla vicinanza dell’oceano, quindi moltissima umidità e strade quasi bagnate, ora cominciamo a incrociare alcuni concorrenti che devono ancora raggiungere Gjion, quindi da ora in poi ci renderemo meglio conto di quanti ciclisti abbiamo messo alle spalle (riecco lo spirito agonistico !), poco prima del controllo di Cangas de Onis incrociamo addirittura l’amico Paolo (insieme a un piccolo gruppetto) che avevamo perso quasi ad inizio gara, lo salutiamo e proseguiamo.

Al controllo di Cangas de Onis, (Km 690) dove arriviamo di primo mattino, sostiamo credo una mezzoretta o forse poco più, facciamo colazione, e facciamo anche 2 parole con un gruppetto di Italiani, di cui conosco qualcuno, che da li a poco ripartiranno per Gjion (se la stanno prendendo comoda), alleggeriamo l’abbigliamento (praticamente manicotti e mantellina) pronti a ripartire per affrontare la lunghissima salita al Puerto del Ponton, ci metteremo oltre 3 ore per arrivare al passo, credo oltre mezzogiorno, personalmente mi sento bene anche se da ora in poi le forze andranno attentamente dosate, vietato fare fuori giri, ma sono tranquillo, ho una buona esperienza sulle lunghe distanze e mi godo il magnifico panorama che mi circonda, riesco a gestire (per ora) la fatica che comunque è innegabile che si faccia sentire, la pedalata non è ovviamente più quella dei primi chilometri.

Raggiunti il passo al Puerto del Ponton, iniziamo una velocissima discesa (certo che a vedere da dove siamo saliti solo ieri fa un po’ impressione !) che ci porterà al controllo di Cistierna (Km 788) passando ancora per il bellissimo lago che abbraccia la cittadina di Riano.

A Cistierna sosta di circa 1 ora per mangiare e rinfrescarsi un po’, siamo di nuovo al pomeriggio e il sole picchia forte, ma dobbiamo ripartire, per ora siamo ancora solo noi 3, destinazione Fromsita, quella strada desolata e deserta lungo il cammino di Santiago de Campostela, a proposito tanto di cappello agli innumerevoli pellegrini che vediamo percorrere il cammino, anche per loro tanta fatica ma anche tanta soddisfazione per quello che stanno facendo.

Lungo questa strada assolata veramente impegnativa per i lunghissimi rettilinei, senza punti di riferimento e con un sole che non da tregua, ricca di saliscendi, dobbiamo sostare 3 volte prima di arrivare al controllo, dobbiamo tutte le volte, appena vediamo apparire un qualcosa che assomigli a un centro abitato, più spesso una semplice stazione di servizio, dotata di frigorifero, per riempire le borracce e bere, bere ….

Poco prima del controllo di Fromista (km 903) veniamo nuovamente raggiunti dal gruppetto di spagnoli, che fila via veloce, senza apparente fatica, a cui si sono aggiunti altri concorrenti, notiamo maglie della nazionale Tedesca, Russa, Repubblica Ceca, ovviamente ci aggreghiamo al gruppo e anche la nostra velocità di crociera aumenta notevolmente, quando arriviamo al controllo il sole è appena tramontato, facciamo una sosta piuttosto breve, credo un quarto d’ora venti minuti non di più, capiamo che gli Spagnoli si fermeranno più a lungo a riposare, mentre tedeschi, russi, cechi e noi ripartiamo, prossima meta il controllo di Tortoles de Esegueva al Km 977.

Il percorso ora si fa più aspro e difficile, abbiamo di fronte innumerevoli colline da superare e la 3° notte sta scendendo rapidamente, capiamo che l’andatura del tedesco, il russo e il ceco sono al di sopra delle nostre possibilità, in questi frangenti non bisogna commettere l’errore di strafare, potrebbe essere molto pericoloso e ritrovarsi sfiniti anzitempo, decidiamo quindi di comune accordo di procedere del nostro passo per raggiungere il prossimo controllo, poco prima di raggiungerlo capiamo che la stanchezza ora è veramente tanta, gli ultimi chilometri prima del controllo sono difficili, in ogni caso arriviamo credo oltre la mezzanotte a Tortoles de Esegueva, qui decidiamo, dopo avere mangiato, di fermarci per una sosta più lunga (alla fine saranno quasi 4 ore), raggiungiamo un piccolo collegio nei pressi del bar dove c’era il controllo, allestito per potere dormire sui soliti materassini, mi distendo molto stanco e mi addormento subito, abbiamo fissato la ripartenza per le 4 di Giovedì 22 Agosto.

Ora la ripartenza è molto lenta e faticosa, la meravigliosa macchina umana ha bisogno di un pochino più di tempo per poter carburare nuovamente, il soprasella comincia veramente a fare male, trovare la posizione in sella richiede un po’ di tempo.

Comunque siamo di nuovo in strada, è ancora buio pesto quando veniamo raggiunti nuovamente dal gruppetto degli Spagnoli, mi sa proprio che dovremo lottare fino alla fine per sopravanzarli, molto brava la ragazza del gruppo, molto bene impostata in sella, elegante nella pedalata, sembra ancora piuttosto fresca, nonostante ci stiamo dirigendo al controllo di Ayllon, Km 1057 (!)

Lo raggiungiamo alle prime luci dell’alba, sosta colazione e poco più e ripartiamo, gli Spagnoli invece allungano la sosta, ma noi andiamo, abbiamo fretta (si fa per dire) di arrivare a Madrid.

Ci aspetta il controllo di Atienza, non prima di avere scalato di nuovo il passo Alto Serra de la Pela (quello delle pale eoliche), la salita, ben chè non particolarmente dura è lunghissima e oramai le forze sono quelle che sono, comunque scolliniamo in una bellissima e tersa mattinata, anche se il sole è già alto fa quasi fresco (siamo però a oltre 1400 metri di altitudine)

Arriviamo al controllo di Atienza (Km 1112) credo poco prima di mezzogiorno, cominciamo a sentire aria di casa (si fa per dire) e dopo una sosta, credo mezzora (mangiato l’ennesimo boccadillo), ripartiamo per il controllo di Cogolludo che all’andata non c’era (meno male che l’hanno inserito al ritorno), questo tratto l’abbiamo percorso tutto di notte all’andata ed è incredibile quanto è desolato e desertico, pressochè disabitato, senza anima viva, il controllo di Cogolludo (Km 1154) è provvidenziale, abbiamo bisogno assolutamente di fare rifornimento d’acqua e di bere abbondantemente, siamo in pieno pomeriggio e l’arsura accentuata dai luoghi desertici che attraversiamo, ricchissimi di salite e discese (quasi non ce ne eravamo accorti la prima notte quando siamo passati di qua) sono una vera sofferenza, ora la stanchezza è davvero notevole, siamo oramai a pochi chilometri dall’arrivo, ma sono forse i più difficili di tutto il percorso, la strada è veramente impegnativa, un susseguirsi infinito di saliscendi che taglia letteralmente le gambe, qui oramai conta la forza di volontà, solo con quella si possono superare fatiche altrimenti insuperabili.

Poco dopo le 18 di Giovedì 22 Agosto, dopo 1230Km e circa 13000 metri di dislivello, arriviamo al controllo finale di Algete, da dove eravamo partiti circa 68 ore prima, pieni di entusiasmo e passione, sicuri di farcela solo ed esclusivamente con le nostre gambe, la nostra passione, la nostra bici e il nostro grande cuore di randonneur ! Madrid – Gjion – Madrid conquistata !!!

Per la cronaca siamo arrivati con il 20° tempo assoluto (68h 40min) e primi degli Italiani (su 23 arrivati), il gruppetto degli spagnoli alla fine ci è arrivato dietro di una ventina di minuti, (grande soddisfazione !) la ragazza ha vinto la classifica femminile, davvero complimenti !

Fiorenzo Magro
Cicli Boglia team Colnago Avion




fmagro
00giovedì 3 luglio 2014 22:35
Scusa Grigua,

sono un pò imbranato sui meccanismi di inserimento testo nel forum, quanto scritto sopra è la mia avventura 2013 in Spagna, Madrid-Gjion-Madrid, non sono roiuscito a inserire le foto nel testo, come si fa ??

Grazie
Fiorenzo
fmagro
00giovedì 3 luglio 2014 22:40
Scusa Grigua,

sono un pò imbranato a scrivere su questo forum, quanto scritto sopra è il mio racconto della mia avventura alla scorsa MGM 2013 (Madrid-Gjion-Madrid)ma come si caricano le foto nel testo ?

Fiorenzo
grigua
00giovedì 3 luglio 2014 22:56
fmagro, 03/07/2014 22:35:

non sono riuscito a inserire le foto nel testo, come si fa ??

Grazie
Fiorenzo



Qui trovi tutte le indicazioni del mitico Orsoold per l'inserimento foto

Howling Wolf14
00venerdì 4 luglio 2014 11:22
Re:
grigua, 03/07/2014 21:47:

Ciao Fiorenzo,
benvenuto innanzitutto e grazie per il tuo incoraggiamento.

Il mondo delle rando mi affascina, mai dire mai, ma per ora le lunghe distanze (lunghe per davvero) ancora mi spaventano.
Ma è vero che si va per gradi e una volta abbattuti certi muri nella nostra testa si considerano i nostri limiti in modo diverso.
Solo pochi anni fa non ritenevo alla mia portata i 200 Km., chi ne parlava mi sembrava un marziano. Poi il "tarlo" ha iniziato a lavorare su di me, grande merito va a questo forum. Ricordo con quanta titubanza e quanta emozione ho affrontato il mio primo "200", in solitaria naturalmente. E da allora in poi almeno una volta a stagione me ne "regalo" uno. [SM=g27987]
[SM=g28002]Ciao!




Si va per gradi, è ovvio. Gli stessi timori che hai avuto e che hai tu sulle distanze li hanno avuti anche quelli che adesso si fanno 2.000 km no stop. Gradualmente si acquisisce confidenza con le distanze e soprattutto si impara a conoscere il proprio potenziale ed i primi limiti e, di conseguenza, a gestire con saggezza le risorse. Quello delle randonnée è un mondo fatto apposta per chi intende far convivere una prestazione sportiva (mai agonistica, però, perché ti posso assicurare che non c'è assolutamente competizione) ed il piacere di ammirare e scoprire le bellezze e le suggestioni dei territori attraversati, ma anche e soprattutto di vivere giornate di sport in un clima di amicizia, fratellanza e mutuo compiacimento. Dalle tue imprese noto che tu, Grigua, hai lo spirito giusto. Se ci provi, ti piacerà. Buona giornata.


CaSe63
00sabato 5 luglio 2014 06:32
Una montagna di complimenti, Fiorenzo, sia per l'impresa che per il tuo raccontoe!! [SM=g27993] [SM=g28002] Spero che tu possa inserire presto anche le foto...
Una piccola curiosità: mi sembra di aver capito che il tempo totale sia comprensivo anche delle soste. Mi sapresti dire le ore di pedalata effettiva?
Grazie.
Ciao.
Sergio
fmagro
00sabato 5 luglio 2014 08:57
Confermo che il cronometro dell'organizzazione non si ferma mai, quindi il tempo rilevato alla fine è il totale, compreso tutte le soste.

Il mio tempo di pedalata effettivo è stato di circa 54 ore.

lasciami però dire che il mio modo di intendere le randonne è un pò diverso dalla stragrande maggioranza dei partecipanti, che mira ad arrivare entro il tempo massimo (90 ore su lunghezze di 1200Km, quindi direi alla portata di quasi tutti, basta avere una buona preparazione, una grande passione e costanza) a me piace cercare la "prestazione" con me stesso, vedere fino a dove posso arrivare, ovviamente con i miei limiti, ho 50 anni e non è che posso fare chissà cosa, però a me piace avere a che fare anche con il tempo, oltre ovviamente al piacere di pedalare sulla lunga distanza, quasi sempre su strade nuove e sconosciute, consiglio le rando a tutti quelli a cui piace esplorare posti nuovi e mettersi alla prova con se stessi, io ho fatto molti anni di granfondo, poi l'agonismo sempre più esasperato mi ha fatto prendere la strada delle rando, anche se qualche GF classica (9 colli, Gimondi, Giordana, Sanremo ecc. ogni tanto la faccio ancora)

Per inserire le foto su questo forum, ho letto le info suggerite mi sembra un gran casino, appena posso ci provo.

Un caro saluto
Fiorenzo

PS
purtroppo a causa infortunio, quest'anno dovevo fare la Sicilia no Stop e il Giant Tour Brevet del Monte Bianco, devo forzatamente rinunciare, sono ancora al palo (una brutta frattura, con intervento e placca al braccio SX, che non ne vuole sapere di consolidarsi) e piuttosto demoralizzato, questa stagione mi sta fuggendo via e non mi resta che navigare sui vari forum !
MirkoBL
00sabato 5 luglio 2014 14:57
Re:
fmagro, 03/07/2014 22:40:

Scusa Grigua,

sono un pò imbranato a scrivere su questo forum, quanto scritto sopra è il mio racconto della mia avventura alla scorsa MGM 2013 (Madrid-Gjion-Madrid)ma come si caricano le foto nel testo ?

Fiorenzo




Visto che imageshack è diventato a pagamento, io al momento uso imgur (www.imgur.com).
Selezioni la foto, puoi definirne le dimensioni (qui vanno bene 800 x 600) e alla fine viene dato un link che basta copiare-incollare nel forum.
gise-go.
00giovedì 10 luglio 2014 23:12
Condivido le vostre emozioni "conoscendo" le notturne in diversi ambiti sportivi. In bici, a parte qualche eccezione, ho però quasi sempre percorso strade di montagna e stradine nel bosco (quanto movimento a 4 zampe di notte nei boschi [SM=g27986]).
Spero proprio che ne farai ancora e ti auguro di riuscire a completare la tua traversata [SM=g28002] [SM=g28002]
wilma
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