Siccità in Italia, non si porrebbe il problema se...

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max/offspring
00mercoledì 25 aprile 2007 02:13
Roma, 24 apr . (Adnkronos/Ign) - Più del 50% dell'acqua immessa in rete sparisce nel nulla. A mettere sul banco degli imputati dell'emergenza siccità 12 capoluoghi di provincia è Legambiente. Le città in questione sono: Cosenza, Latina, Campobasso, Pescara, Vibo Valentia, Rieti, Bari, Siracusa, Nuoro, Agrigento, Sassari e Belluno. Principali responsabili degli sprechi per l'associazione ambientalista sono prima di tutti i consumi agricoli e industriali, "che occorre riorganizzare, razionalizzare e ridurre. Così come è indispensabile affrontare il problema delle perdite di rete che riguarda buona parte delle città italiane; il 44% delle 89 città per cui è stato possibile fare una stima nel rapporto Ecosistema Urbano 2007 perde più del 30% dell'acqua che immette in rete".
Ma è nelle regioni meridionali che la situazione è drammatica: a Cosenza l'acqua dispersa è il 70% di quella immessa in rete, a Campobasso il 65%. Emblematico il caso di Agrigento, una città che ha una disponibilità idrica superiore alla media nazionale, ma dove l'acqua viene tutt'oggi erogata ogni 4-10 giorni in relazione al periodo dell'anno e alla zona della città. E' evidente che il problema è legato alla fatiscenza e alla irrazionalità della rete, fatta di condotte vecchie e realizzate per pezzi nel corso dei decenni, non un circuito chiuso come sarebbe normale, ma serbatoi completamente isolati.
Una situazione paradossale se si pensa che anziché investire su una rete colabrodo, il commissario regionale all'emergenza idrica ha pensato bene di costruire un dissalatore che aumenta la dotazione d'acqua della città di un altro 30%, acqua che ovviamente finisce nella suddetta disastrata rete cittadina. E 'dulcis in fundo' commenta Legambiente, gli agrigentini comprano l'acqua per cucinare, 10 litri di acqua potabilizzata a 1 euro nei ''negozi specializzati'' sparsi per la città. "Il paradosso di Gela non è meno significativo - spiega l'associazione - l'acqua potabile del lago va allo stabilimento dell'Eni, mentre ai cittadini viene distribuita quella erogata dal dissalatore". Ma nelle grandi città, anche se il dato è meno eclatante, la situazione degli sprechi non è meno significativa. Ci sono capoluoghi spreconi, come Palermo che perde il 47% della dotazione idrica, Catania (42%), Napoli (38%) e Roma (35%), e altri messi meglio, come Milano al 10%: in generale però anche in presenza di perdite contenute, l'alto numero di abitanti contribuisce al dato nazionale. Il consumo giornaliero di acqua potabile in Italia è di circa 200 litri a testa (dai 106 di Ascoli Piceno ai 360 di Milano). Molto di più di quella che serve davvero. "Sprecare questo bene prezioso è più facile di quel che si creda - conclude Legambiente - un rubinetto che perde una goccia ogni 5 secondi, a fine anno ne ha buttati 2 mila litri. Se poi a perdere è il rubinetto dell'acqua calda, è come se avessimo sprecato anche una decina di metri cubi di metano".


Guarda caso i problemi sono proprio tutti a nord... [SM=x760749]
Ciqo
00venerdì 27 aprile 2007 17:25
Ogni anno, di questo periodo, si parla di siccità. Ogni anno il livello scende, ogni anno i letti dei fiumi si abbassano"pericolosamente". Si crea sempre troppo allarmismo, su questo problema.
TheRainMaker
00venerdì 27 aprile 2007 17:49
Ovvio, i problemi veri sempre meglio oscurarli.
Parliamo del fantomatico terrorismo islamico [mai nessun attacco in italia] così alle mafie varie non ci pensa nessuno [tipo 30 morti solo tra febbraio e marzo].
ingui
00sabato 28 aprile 2007 08:39
Re:

Scritto da: TheRainMaker 27/04/2007 17.49
Ovvio, i problemi veri sempre meglio oscurarli.
Parliamo del fantomatico terrorismo islamico [mai nessun attacco in italia] così alle mafie varie non ci pensa nessuno [tipo 30 morti solo tra febbraio e marzo].




SONO TUTTE STRONZAT' [SM=x760752]
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