Racconto: Racconti scritti in un'ora di università senza fare niente

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K4oS
00mercoledì 28 gennaio 2004 09:59
Visto che come al solito il prof. mi ha tirato il pacco ("Ragazzi mi raccomando ci vediamo giorno 28" e poi non e' venuto il bastardo) ho deciso di rimepire in modo creativo in questo tempo sprecato.

--Racconto sullàuniverso di Magic The Gathering--
Senza titolo.

Glissa guardava l'enorme colosso di ferro. Le gambe del golem scricchiolavano vistosamente, ma sembravano solide e piantate nel terreno come le radici di un albero secolare.
Alcuni ricordi invasero la mente dell'elfa. Ricordi di quando la sua pelle era rosea, e dal suo corpo non fuoriscivano pezzi di metallo corazzato. Un nome si impresse nella sua mente, come un eco di un sussurro lontano: Argoth.
Visioni inquietanti. Macchine che estirpavano e divoravano gli alberi, instancabilmente. Alberi dalla corteccia umida, calda, vitale, non metallici e freddi come quelli di Mirrodin. Un titano di ferro che combatteva contro il figlio della foresta. Poi una fiammata, una potente scarica di energia e il nulla.
Quando rinvenne dal flashback si accorse di stare ancora fissando il colosso. Il titano metallico sembrava dormire, il ronzio degli ingranaggi dentro il suo corpo era il respiro di mille macchinari che azionavano i complessi meccanismi del suo movimento.
Ma chi aveva creato Bosh? Egli c'era sempre stato, in lui forse era custodito il segreto del creatore di Mirrodin.
Un ronzio acuto risuono' per la valle. Lentamente Bosh apri' gli occhi. La superificie del suo corpo pulso' impercattibilmente di una luce rossastra ed echi di mana investirono Glissa. Bosh irradiava la forza delle stesse montagne, ma non le montagne di Mirrodin, i picchi metallici costruiti con meticolosita' matematica dal Creatore, ma le montagne vive e pulsanti di un'altro mondo. Bosh era intriso dei ricordi della terra. Una terra lontana e vitale. Sulle labbra di Glissa si formo' un nome: Dominaria. Ma non erano solo i ricordi della terra che davano forza a Bosh. C'era anche qualcos'altro. Qualcosa di sinistro, come distese di olio ribollente, energie pulsanti di macchine alimentate dalla forza del vapore e dell'olio nero del sottosuolo... L'energia del mondo di Phyrexia. Pur non sapendo cosa fosse, Glissa rabbrividi' involontariamente ricordando quel nome.
Bosh comincio' a muoversi lentamente. Prima le braccia, potenti e corazzatte, grosse quanto due tronchi d'albero, poi le gambe. Bosh non avrebbe neanche notato Glissa se ella non l'avesse chiamato. Si chino' a guardare l'elfa.
"Glissa" la sua voce potente risuonava con un'eco metallica.
"Tu sai perche' sono gli vero?" gli disse l'elfa.
"I ricordi" rispose il golem metallico "i ricordi della Terra"
"Io non credo che noi dobbiamo essere qui. Gli elfi, i goblin, gli uomini. Esseri viventi in un mondo sintetico."
"La definizione di 'vivente' e' piuttosto vaga. Anche il metallo e' vivo, come e' viva e senziente l'energia che scorre dentro il mio corpo. Ma i piani del creatore non erano questi. E' stato il supervisore a introdurre il Caos nel perfetto mondo sintetico costruito dal Creatore"
"Il creatore?" la voce di Glissa era colma di aspettativa.
"Karn. Il golem Karn. Esso fu creato dalla scienza di un uomo geniale, un uomo che aveva varcato i confini dell'umanita' stessa. Urza, il viaggiatore dimensionale. Egli provoco sul mondo di Dominaria innumerevoli distruzioni, ma fu pronto a sacrificare la sua vita per salvarlo. Karn fu uno dei pochi superstiti della spedizione. Anche lui era capace di viaggiare nelle dimensioni e scampo' all'apocalisse. E creo' Mirrodin, il mondo perfetto per lui. Un mondo fatto di metallo e matematica governato da equazioni tanto perfette quando rigide. Ma non la pensava cosi' il supervisore. Menmarch. Karn creo' anche lui, ma lui si rivolto' al volere del suo costruttore, e modifico' il mondo di Mirrodin che Karn gli aveva lasciato in custodia. Ma Karn creo' anche me, a insaputa del Supervisore, io ero il Guardiano. Se un invasore fosse arrivato su Mirrodin mi sarei svegliato per combattere. Tuttavia il Supervisore modifico' anche il modo di percepire la realta' su Mirrodin, rendendo le creature viventi in parte sintetiche. Per questo non mi sono svegliato subito. Ora devo trovare il supervisore. Trovarlo e annientarlo prima che Mirrodin piombi nel caos come Dominaria."
Glissa rimase quasi stordita dalle rivelazioni di Bosh. Ecco cosa le tenevano nascosto i troll dell'albero dei sussurri. La verita' sulle sue origini. Cosa pensavano di fare? Forse credevano che gli elfi non sarebbero sopravissuti alla sconcertante verita' a causa del sentimento che li legava alla loro terra. Un sentimento tanto forte da ricordargli le loro origini in un mondo distrutto che non c'era piu'. Solo dopo secoli di meditazione e ascetismo i troll si erano rassegnati al loro destino, ma il legame degli elfi con la terra era tanto forte al punto che stavano cominciando anche a ritrovare l'uso del mana. Anche Glissa stessa aveva ricordato l'uso dell'antica magia.
"Devo andare" la voce di Bosh risveglio' ancora una volta Glissa, persa nei suoi pensieri.
L'elfa guardo' la terra sotto i suoi piedi con sguardo pensoso, e le sembro' quasi di vedere migliaia di germogli ricoprire il pavimento metallico.
Alla fine volse il suo sguardo nuovamente su Bosh.
"Vengo con te" disse.

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"Queste pistole non potevano mai incepparsi. Ne' sarebbero state mai scariche. Nessun loro colpo avrebbe mancato il bersaglio. Nessuna loro ferita sarebbe stata meno che mortale."

[Modificato da K4oS 28/01/2004 10.10]

K4oS
00mercoledì 28 gennaio 2004 20:24
Bosh fisso' il suo sguardo oltre l'orizzonte. La sua memoria conteneva
altri ricordi, aveva evitato di raccontare molte cose a Glissa. Scavando
nelle sue memorie ancestrali aveva ricordato molto altro su Menmarch,
Aveva ricordato l'origine del Supervisore.
Karn durante la sua creazione gli aveva riversato parte delle sue
memorie. Memorie che andavano dalla prima distruzione di Dominaria, fino
alla guerra per il Mirari e lo scontro titanico tra Akroma e Phage.
La brama di potere per gli uomini aveva di nuovo piagato quel mondo
provato da una guerra disumana contro i Phyrexiani. Ma qualcuno era sempre
riuscito a sfuggire alla catastrofe e a ricostruire la civilta', se civile
si poteva definire.
Anche il mondo perfetto di Karn era stato inquinato da... Bosh si fermo'
un'attimo a considerare l'evento che stava analizzando. L'ambizione di una
macchina. Non riusciva a trovare altri modi per definirla, e si
meravilglio' del fatto che una macchina potesse avere ambizioni. Cos'era
realmente accaduto a Menmarch? Non riusciva a intenderlo. La stessa idea
di "ambizione della macchina" gli era totalmente aliena. Tuttavia questo
ragionamento porto' alla luce altri ricordi. Si fermo' all'improvviso
pronunciando un nome. Gix.
Glissa che stava seduta sulla sua spalla abbandonata ai suoi ricordi
percepi' il brusco arresto di Bosh. Si volse a guardare il suo volto. Se
non fosse per il fatto che Bosh era un Golem lo avrebbe giudicato
dubbioso, come se un'espressione di smarrimento si volse dipinta sul suo
viso. Ma il volto di Bosh era sempre lo stesso, metallico e
impassibile. Quando ricomincio' a camminare, Glissa si abbandono'
nuovamente alla monotania delle oscillazioni, fino a sognare.
Sogno' la carezza di un sole tiepido sulla sua pelle, non piu' contaminata
dal metallo, e la sensazione di fresco e umido sotto i piedi. L'erba
bagnata dalla rugiada le faceva provare un brivido di piacere, una
sensazione ben diversa da quella che si aveva camminando sulle lastre
metalliche di Mirrodin con un corpo in gran parte artificiale. Poi senti'
anche gli odori, odore di muschio e di fiori, e si perse completamente in
quell'estasi dei sensi. Improvvisamente le appareve una sfera
perfettamente riflettente, come il cromo, o ancora meglio una specchio, e
fu strappata via dal suo sogno. Riaprendo gli occhi ricordo' di essere
ancora aggrappata alla spalla di Bosh. Questo le evito' di cadere.
Intanto il Golem cercava ancora di richiamare eventi dalla sua
memoria. Un'altro nome si formo' nella sua mente meccanica. Argentum. Il
nome che Karn aveva dato al mondo che aveva realizzato. Poi Menmarch lo
aveva cambiato in Mirrodin, chissa' per quale motivo. Bosh non manco' di
notare una certa somiglianza tra la parola Mirrodin e l'antico nome del Supervisore, quello che aveva prima che fosse battezzato Menmarch.
K4oS
00sabato 31 gennaio 2004 14:36
Bosh si fermo' ai limiti della pianura che stava percorrendo. Alla sua
sinistra si stagliavano le figure lucenti degli alberi del Groviglio.
Da qualche parte, in mezzo a quella foresta di metallo si trovava la
dimora di Glissa. Per un momento ella penso' a suo padre, sua madre, sua
sorella e... Kain. Chissa' cosa aveva pensato quando gli aveva detto di
voler sfuggire alla cerimonia di cancellazione. Lui era un precelto di Tel
Jiad e rispettava i Troll e il loro antico sapere. Ma Glissa aveva sempre
sospettato che quelle creature le stavano nascondendo qualcosa, e alla
fine aveva avuto ragione. Quando aveva recuperatoparte dei suoi poteri
magici ne aveva avuto la certezza. Ma ella non era partita
volontariamente, era stata rapita da creature che non era riuscita a
scorgere. Quando era riuscita a liberarsi non si era preoccupata di
indagare sull'identita' dei suoi rapitori.
Guardando piu' a destra invece scorse un lago di cromo liquido. al centro
di questo sorgeva una citta' costruita su delle sorta di palafitte
metalliche, che si curvavano in modo elegante, con inclinazioni e angoli
degni di pefetti studi matematici. Cupole scintillanti e colonne flessuose
ornavano la citta' come gioielli preziosi.
"Una delle citta' dei Neurok" annuncio' Glissa al golem metallico
"difendono la loro conoscenza ad ogni costo" aggiunse.
Bosh in silenzio osservo' la citta'. La sua mente stava gia' elaborando
una probabile pianta.
"Non conosco questi Neurok, la loro civilta' si e' sviluppata dopo il
mio... spegnimento"
"E' un popolo dalla pelle rosata, ma anche il loro corpo e' in parte
sintetico. Sono abili costruttori di artefatti, fisicamente assomigliano
molto ai Vulshok, ma le loro analogie si fermano qui. I Vulshok sono
dediti alla guerra e alla costruzione di armi da corpo a corpo. I
Veldaken invece sono degli studiosi, i loro artefatti sono di una
complessita' estrema, sono riusciti perfino a realizzare degli automi che
si muovono da soli. Come aspetto sono simili a noi elfi, a parte il fatto
che non hanno le orecchie a punta." lo informo' Glissa.
"Umani"
La parola che aveva pronunciato Bosh fece rabbrividire Glissa.
Aveva la sensazione che degli "umani" non c'era molto da fidarsi.
"La loro architettura e' simile a quella che Karn ha usato per costruire
la sua dimora su Mirrodin, riesco a riconoscere alcuni elementi di
geometria extraplanare, sebbene siano molto poco affinati. Del resto e'
qualcosa di comprensibile solo ai viaggiatori extraplanari. Credo che loro
possano conoscere qualcosa riguardo a Menmarch, o a Karn stesso."
Glissa diede un'ultima occhiata al Groviglio. Il solo scorgere da lontano
la casa di un'elfo le permetteva di resistere per molto tempo nelle zone
piu' selvagge.
Scese dalla spalla di Bosh con un'elegante salto, compiendo una capriola a
mezz'aria.
"Adesso posso proseguire con le mie gambe" disse.
La citta' dei Neurok era collegata alla terraferma tramite un sottile
ponte sospeso su piloni posti a distanza regolare. Era abbastanza largo da
permettere il passaggio di diversi carri affiancati. Sebbene la mole di
Bosh fosse imponente, il ponte riusci' ugualmente a sostenerlo.
Percorso il ponte sospeso sul lago di Mercurio, arrivarono alfine
all'entrata della citta'. Essa era formata da diversi archi intrecciati
che formavano angoli impossibili e forme a tratti inconcepibili. bosh non
pote' fare a meno di ammirare gli elementi di geometra extraplanare usati
per costruire quell'imponente portale. Tuttavia la costante di generzione
frattale era abbastanza prevedibile e Bosh seppe subito individuare la
porzione di superficie che si ripeteva in maniera costante.
Varco' l'ingresso, si sarebbe potuto dire quasi con soddisfazione se non
fosse stato una macchina, era certo che li' vi erano delle informazioni
importanti per ricostruire la storia di Mirrodin.
La citta' dei Neurok era tanto bella quanto complessa. Le strade erano
larghe e spaziose, ai lati di queste sorgevano costruzioni dalle forme
complesse e ipnotiche, palazzi i cui muri si curvavano pericolosamente,
formando archi, ampie balconate, complesse strutture a piu' piani che
venivano unite da piani inclinati, ponti sospesi, eleganti scalinate a
chiocciola. Ordine e Caos nella stessa struttura. Tutto era costruito
secondo una rigorosa geometria, ma con ispirazione fantasiosa nelle
forme. I passanti furono stupiti piu' da Glissa che da Bosh. Numerosi
Golem dei piu' disparati materiali si aggiravano per le strade della
citta', tuttavia nessuno raggiungeva le enormi dimensioni di Bosh. Invece
si sarebbe detto che mai nessuno aveva visto un elfo a giudicare le
occhiate incuriosite che alcuni passanti lanciavano a Glissa.
Oltre ai Neurok e ai golem, altri esseri artificiali piu' piccoli, i
Myr, si aggiravano per le strade, adempiento ai compiti di manutenzione.
Percorrendo la via principale Bosh e Glissa raggiunsero infine la piazza
principale. Al centro dell'immenso spiazzo si ergeva una mastodontica
fontana. Il cromo liquido scorreva scivolando sulle rampe, i salti, le
piccole cascate e i giri arditi della fontana, a tratti sfidando la stessa
forza di gravita'. Nella parte inferiore galleggiavano alcune piante
metalliche, simili a quelle del groviglio, e alcune piccole ranelle
saltavano su di esse.
Glissa rimase quasi ipnotizzata dalla magnificenza della fontana, e quasi
non si accorse del drone che le aveva toccato il braccio per richiamare la
sua attenzione. Quando si volto' verso di lui si accorse che non era solo,
ma molte altre creature simili, alcune volanti, altre armate di alabarda,
li circondavano.
Si volto' verso Bosh, ma il suo gesto fu inutile. La faccia del colosso di
metallo era fredda e inespressiva come al solito.
"Vogliate avere la cortesia di seguirmi" ronzo' il drone "il governatore
vuole vedervi".
Glissa ritenne saggio non contraddirlo se Bosh non lo faceva. Se solo
avesse voluto il possente golem avrebbe potuto spazzarli via con un solo
colpo della sua mano.
"Facci strada" gli disse Glissa.
Li condussero dall'altra parte della piazza dove si stagliava un'enorme
edificio. Alcuni archi si protendevano dalla facciata e terminavano su un
piazzale sopraelevato antecedente l'edificio, come artigli che si
protendevano da una mano. Glissa non pote' fare a meno di provare un senso
di smarrimento di fronte alle proporzioni enormi della citta' dei
Veldaken. Sembrava quasi che tutte quelle costruzioni fossero state
pensate a misura delle loro macchine, e non degli uomini che vi abitavano.


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"Queste pistole non potevano mai incepparsi. Ne' sarebbero state mai scariche. Nessun loro colpo avrebbe mancato il bersaglio. Nessuna loro ferita sarebbe stata meno che mortale."

[Modificato da K4oS 02/02/2004 18.21]

[Modificato da K4oS 18/02/2004 23.35]

K4oS
00venerdì 6 febbraio 2004 23:52
Varcarono l'ingresso e percorsero un dedalo di corridoi da cui sbucavano
stanze di forma irregolare, quasi fossero le camere di un formicaio
metallico.
Bosh e Glissa seguirono il drone che fluttuava a mezz'aria. Infine
giunsero in una grande aula di forma circolare. Al centro di questa si
trovava un tavolo e una sedia, sulla quale era seduto un uomo, occupato
nella consultazione di alcuni documenti.
Quando Glissa si avvicino' riusci' a distinguere il suo aspetto fisico. Il
governatore indossava una leggera tunica scarlatta, guanti di colore
azzurro e sulla testa portava un corpicapo composto da piastre di forma
ovale. Da questo fuoriuscivano dei congegni sui quali erano montate tre
lenti che giravano a scatti, aiutando l'uomo a mettere a fuoco oggetti
lontani e vicini, e ad ingrandire le piccole righe sul fondo dei
documenti.
Vicino a lui fluttuavano alcuni globi che sfiorava leggermente per
registrare alcune informazioni importanti.
Alzo' gli occhi dai documenti che stava consultando per squadrare i suoi
visitatori. I congegni ottici scattarono adattando la messa a fuoco. La
luce della stanza si riflette' sulle lenti azzurre creando diverse
sfumature di colore.
"Finalmente posso avere il piacere di conoscere i nostri ospiti" disse
il Neurok con un sorrisetto infido.
"Il mio nome e' Vyktos, sono il governatore di questa citta'. Alcune voci
incontrollate mi hanno riferito che volete accedere alle nostre pozze di
conoscenza, ma i segreti che queste contengono sono riservate solo a pochi
eletti"
"Non so a cosa vi riferiate" sussurro' Glissa mettendosi sulla difensiva.
"Vedo che la vostra citta' e' costruita utilizzando alcuni elementi di
geometria extraplanare" Bosh svio' abilmente il discorso "non pensavo che
degli uomini comuni potessero padroneggiare questa scienza".

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"Queste pistole non potevano mai incepparsi. Ne' sarebbero state mai scariche. Nessun loro colpo avrebbe mancato il bersaglio. Nessuna loro ferita sarebbe stata meno che mortale."

[Modificato da K4oS 18/02/2004 23.36]

K4oS
00sabato 7 febbraio 2004 00:04
Il governatore giunse le punte delle mani e socchiuse gli occhi prima di rispondere a Bosh.
"il segreto dell'inventare e' vedere qualcosa nella tua mente e poi scoprire in quale parte del mondo si cela".
Sembro' molto soddisfatto della sua risposta.
"Nel mondo, o altrove" l'affermazione di Bosh nascondeva qualcosa di taciuto ma comprensibile.
"La geometria extraplanare e' pienamente comprensibile solo dai viaggiatori dimensionali, e solo chi ha parlato con loro puo' in qualche modo utilizzarne i principi. Ora che io sappia non esistono viaggiatori extraplanari su Mirrodin, tranne uno."
"Non credo di comprendere dove tu voglia arrivare, essere meccanico" il governatore sembrava spazientito "il punto e' che voi programmate di entrare nelle vasche di conoscenza. Abbiamo gia' qualche informazione su questa Glissa, e sebbene ci troviamo spiazzati dalla tua presenza questo non vuol dire che ti lasceremo andare via tanto facilmente."
"Non credo che possiate realmente impedirlo" al cospetto del governatore e dei droni Bosh sembrava ancora piu' imponente. Le sale dei Vedalken sembravano essere costruite appositamente per altri esseri delle sue dimensioni.
Vyktos comincio' a sudare. Era evidente che la presenza di Bosh lo metteva abbastanza a disagio, probabilmente non era preparato ad affrontare un simile avversario.
A un suo gesto un paio di droni scattarono per fermare i due stranieri, ma bosh li sbatte' contro una parete con un semplice gesto della mano. Poi vide Glissa scattare verso la porta e fece altrettanto.
"Allertate i Monitor della Griglia..." le parole del governatore si persero nel frastuono del palazzo.

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"Queste pistole non potevano mai incepparsi. Ne' sarebbero state mai scariche. Nessun loro colpo avrebbe mancato il bersaglio. Nessuna loro ferita sarebbe stata meno che mortale."

[Modificato da K4oS 18/02/2004 23.37]

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