Neuroteologia

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ghost264
00martedì 8 novembre 2005 23:42
Dio è spirito, anzi cervello. "I neuroni guidano la fede". Uno studio dell'Università della Pennsylvania introduce la neuroteologia. E se l'anelito verso il Cielo non fosse sola anima?
Riccardo.cuordileone
00mercoledì 9 novembre 2005 12:21
Mi affascinano molto queste teorie, in particolare ho letto degli artcioli interessanti su "La coscienza parola di Dio".
Breznev
00mercoledì 9 novembre 2005 15:08
In cosa consistono queste teorie?

Riccardo.cuordileone
00mercoledì 9 novembre 2005 15:32
Re:

Scritto da: Breznev 09/11/2005 15.08
In cosa consistono queste teorie?


La teoria che ho letto io "La conscienza parola di Dio" in pratica sosteneva che quella che noi chiamiamo coscienza, che quindi ci provoca dei rimorsi se facciamo brutte azioni e che ci indica le giuste scelte, quindi comprende anche il buon senso, sia in realtà Dio che ci parla attraverso al nostro corpo.
Hanno fatto pure degli esperimenti con uomini e donne di tutte l'età, di tutte le religioni e da ogni parte del mondo, sottoponendoli a dei test alla quale dovevano rispondere secondo la loro coscienza, e questi pur vivendo in diverse parti del mondo, pur essendo di diverse religioni, di diverse classi sociali, rispondevano sempre uguale.
In poche parole tutti in cuor loro sapevano cosa era giusto e cosa era sbagliato e tutti davano le stesse risposte, come se un unica persona gliel'avesse insegnato.

Insomma viene da riflettere... [SM=x278633] [SM=x278661]
Breznev
00mercoledì 9 novembre 2005 15:45
Re: Re:

Scritto da: Riccardo.cuordileone 09/11/2005 15.32
La teoria che ho letto io "La conscienza parola di Dio" in pratica sosteneva che quella che noi chiamiamo coscienza, che quindi ci provoca dei rimorsi se facciamo brutte azioni e che ci indica le giuste scelte, quindi comprende anche il buon senso, sia in realtà Dio che ci parla attraverso al nostro corpo.
Hanno fatto pure degli esperimenti con uomini e donne di tutte l'età, di tutte le religioni e da ogni parte del mondo, sottoponendoli a dei test alla quale dovevano rispondere secondo la loro coscienza, e questi pur vivendo in diverse parti del mondo, pur essendo di diverse religioni, di diverse classi sociali, rispondevano sempre uguale.
In poche parole tutti in cuor loro sapevano cosa era giusto e cosa era sbagliato e tutti davano le stesse risposte, come se un unica persona gliel'avesse insegnato.
Insomma viene da riflettere... [SM=x278633] [SM=x278661]



Interessante.
E...se volesse semplicemente dire che il concetto di "ciò che è giusto" è universale?

ghost264
00mercoledì 9 novembre 2005 16:25
la neuroteologia in realtà asserisce che è una questoine biologica la nostra fede, o anima.


Neuroteologia è un vocabolo coniato autonomamente da Franco Rol, sebbene nello stesso periodo tale termine fosse già in uso in ristretti ambienti delle Neuroscienze (negli Stati Uniti). Uno dei pionieri di questa "nuova scienza" è il dr.Andrew Newberg, dell'Università di Pennsylvania, che ha condotto ricerche sul comportamento del cervello umano durante la meditazione e la preghiera. In Italia il termine neuroteologia ha fatto la sua comparsa per la prima volta il 31 gennaio 2001, con un articolo del quotidiano La Repubblica, tratto dalla rivista americana Newsweek. ecco l'articolo



NEW YORK - Inizia ogni seduta di meditazione, accendendo candele e bruciando incenso al gelsomino prima di mettersi nella posizione del loto. Si concentra sulla sua interiorità, affinché l'essenza che egli considera essere il suo vero io si liberi dai desideri, dalle preoccupazioni e dalle sensazioni corporee. Questa volta però c'è qualcosa di diverso. Il giovane monaco tibetano ha a fianco a sé una cordicella e nel braccio sinistro l' ago di un'endovenosa. Quando si avvicina all'apice dello stato di meditazione tira la cordicella. All' altro capo, nella stanza accanto, Andrew Newberg , dell'Università di Pennsylvania, sente lo strattone e inietta un mezzo di contrasto. Poi collega il paziente ad una macchina chiamata Spect che consente di visualizzare immagini del cervello ed ecco che la sensazione che l' uomo prova di essere un tutt'uno con l'universo si riduce ad una serie di dati sul monitor. La regione dell'encefalo posteriore che compone i dati sensori per darci la sensazione di dove l'io finisce e inizia invece il resto del mondo, sembra essere stata vittima di un black out. Privata degli input sensori perché l'uomo è concentrato sulla sua interiorità, questa "zona di orientamento" non può svolgere il suo compito di marcare il confine tra l' io e il mondo. "Il cervello non aveva scelta", spiega Newberg. "Percepiva l'io come infinito, un tutt' uno con il creato. Era una sensazione del tutto reale". I primi a studiare l'esperienza religiosa sono stati i neurologi, che hanno scoperto un collegamento tra l'epilessia del lobo temporale e l'improvviso manifestarsi di un interesse religioso nel paziente. Oggi i ricercatori studiano esperienze più comuni. Newberg insieme a Eugene d'Aquili, ha chiamato questo campo neuroteologia. In un libro che uscirà in aprile conclude che le esperienze spirituali sono l'inevitabile conseguenza della configurazione cerebrale. "Il cervello umano è stato geneticamente configurato per incoraggiare la fede religiosa". Anche la semplice preghiera ha un effetto particolare a livello cerebrale. Nelle immagini cerebrali registrate dalla Spect riferite a suore francescane in preghiera si notava un rallentamento di attività nell'area deputata all'orientamento, che dava alle suore un senso tangibile di unione con Dio. "L'assorbimento dell'io all'interno di qualcosa di più vasto, non deriva da una costruzione emotiva o da un pensiero pio", scrivono Newberg e d'Aquili in "Perché Dio non se ne andrà". "Scaturisce invece da eventi neurologici". La neuroteologia spiega come il comportamento rituale susciti stati cerebrali da cui deriva una vasta gamma di sensazioni, dal sentirsi parte di una comunità, all'avvertire un'unione spirituale profonda. Le nenie infondono un senso di quiete che i credenti interpretano come serenità spirituale. Al contrario, le danze dei mistici Sufi provocano una ipereccitazione che può dare ai partecipanti la sensazione di incamerare l'energia dell'universo. Questi rituali riescono ad attingere proprio a quei meccanismi cerebrali che fanno sì che i fedeli interpretino le sensazioni come prove dell'esistenza di Dio. I rituali quindi tendono a focalizzare l'attenzione sulla mente, bloccando le percezioni sensoriali, incluse quelle che la zona deputata all'orientamento utilizza per stabilire i confini dell'io. Ecco perché persino i non credenti si commuovono durante i riti religiosi. "Finché il nostro cervello avrà questa struttura", dice Newberg, "Dio non andrà via".

La Repubblica, 31 gennaio 2001

ghost264
00mercoledì 9 novembre 2005 16:27
la società europea di neuroteologia però dice così


Il nostro punto di vista va però al di là del pur lodevole ed utile contributo alla conoscenza che tale approccio di ricerca comporta. Quando lo scrivente coniò il termine neuroteologia (quasi un anno prima che uscisse l'articolo di cui sopra) intendeva, con una parola unica, sintetizzare una Teoria e una Pratica, o anche una Dottrina e un Processo. Non si tratta però nè di una nuova dottrina, nè tantomeno di un processo inventato da qualcuno. Con "-teologia" intendiamo, ad un tempo, l'essenza di tutte le dottrine teologiche e ciò che, in generale, concerne la sfera del divino. Con "neuro-" intendiamo il sistema nervoso dell'uomo e il cervello. Per chi scrive la neuroteologia è principalmente "lo studio dell'interazione tra il divino ( t h e o s ) e l'umano ( n e u r o n )", o anche, più estesamente, "lo studio dell'interazione tra il divino e l'interfaccia neuronale dell'essere umano".

Si tratta quindi di qualcosa di più di una analisi delle fluttuazioni neuronali del cervello. E' una Scienza in grado di dimostrare che quando l'apparato neuronale dell'homo sapiens si orienta in una certa direzione ed in un certo modo è in grado di aprire le porte di tutti i misteri, spalancandole sulla Visione dell'Infinito, della Purezza, della Luce, dell'Amore e dell'Eternità. E' la Scienza che conferma, con una parola moderna, la Parola Antica. E' una Scienza che suggerisce di approfondire i Testi Sacri per trovare i giusti parametri di autoregolamentazione, le pertinenti norme di disciplina e le linee guida per conseguire quella Meta Suprema alla quale l'umanità tutta è destinata. Infine, è una Scienza che auspica una definitiva riconciliazione tra tutte le Fedi al di là delle differenze exoteriche che le caratterizzano, differenze che sono tali solo perchè diversi sono i luoghi, i climi ed i temperamenti di coloro cui furono destinate.



Riccardo.cuordileone
00mercoledì 9 novembre 2005 16:33
Re:

Scritto da: Breznev 09/11/2005 15.45
Interessante.
E...se volesse semplicemente dire che il concetto di "ciò che è giusto" è universale?


Non lo so, può darsi, loro lo collegano al cristianesimo e all'ebraismo basandosi sulla Bibbia dove parla della creazione:"E Dio diede la capacità all'uomo di distinguere ciò che è bene da ciò che è male".
BRESCIAGGHER
00mercoledì 9 novembre 2005 23:50
il linguaggio di Dio è universale

non mi stupisce questa cosa

Fabiosofo
00venerdì 11 novembre 2005 12:29
neuroteologia?
Ho sentito parlare di questo settore di ricerca ma...lo considero semplicemente un'interessante ipotesi di ricerca.
Da discreto cultore di neuroscienze quale sono,ho dato una rapida occhiata all'articolo in questione,ma ripeto: è interessante notare come il cervello possa influire sulla pratica religiosa e viceversa,ma qui a mio avviso si insinua qualcosa di peggiore: come se il cervello,nella sua evoluzione,avesse avuto la forza di creare da sè l'esperienza religiosa(che risulta quindi un fatto biologico),addirittura di "aprire le porte di tutti i misteri".
Si tratta insomma di un'autocrazia del cervello,che è in grado persino di raggiungere l'Infinito.
Diceva Ghost,perchè si tende a mettere in contrapposizione scienza e religione? Inutile dire che si tratta effettivamente di campi in antitesi tra di loro. La religione e la fenomenologia dell'esperienza mistica e religiosa sono comprensibili a mio avviso solo con gli strumenti della riflessione filosofica,e la scienza,intesa come metodo empirico-matematizzante,non rientra nella descrizione del fenomeno religioso.
La tensione verso l'infinito,infatti,è nella natura dell'uomo,e seppure dovesse nascere in una prospettiva evoluzionistica e biologica (la mente-cervello che aspira a comprendere la Totalità del reale),resta conatus metaphisycum. Bisogna necessariamente distinguere tra le 2 sfere,una potrebbe dipendere dalla natura onnicomprensiva della mente e del cervello,l'altra è il cuore dell'esperienza religiosa e metafisica,che avviene al livello del pensiero e dell'anima e non a quello di neuroni e di sinapsi.
Fabio
ghost264
00venerdì 11 novembre 2005 15:50
già.. il problema è che il mettere in antitesi scienza e religione nei secoli ha portato a voler condurre questo genere distudi che giustificherebbe la cosiddetta anima e pensieri a null'altro che una serie di scariche elettriche cerebrali. così come l'amore
BRESCIAGGHER
00domenica 8 gennaio 2006 21:48
L'hanno chiamata "neuroteologia". L'università della Pennsylvania l'ha scoperta, la rivista "Newsweek" (e "Repubblica" di ieri in Italia) la rilanciano al mondo. In pratica, il ricercatore americano Andrew Newberg ha condotto alcuni esperimenti scientifici su monaci tibetani e suore di clausura, al termine dei quali gli è sembrato di concludere che "il cervello umano è stato geneticamente configurato per incoraggiare la fede religiosa". Iniettando un liquido di contrasto nelle vene di un monaco buddhista nel momento in cui questi raggiunge il culmine della meditazione e osservandone il cervello con un'apposita macchina, Newberg ha notato una sorta di "black out" dell'irrorazione sanguigna nella zona posteriore dell'encefalo: quella che governa la percezione dell'io e del mondo. In altre parole, la preghiera indurrebbe neurologicamente l'idea dell'unità del singolo col creato, con una "sensazione del tutto reale". Il ricercatore - che insieme al collega Eugene d'Aquili pubblicherà in aprile i risultati dei suoi studi nel libro "Perché Dio non se ne andrà" - ritiene perciò che "l'assorbimento dell'io all'interno di qualcosa di più vasto non deriva da una costruzione emotiva o da un pensiero pio, bensì da un evento neurologico". Gli stessi riti delle varie religioni sarebbero tecniche in grado di far scattare tali meccanismi cerebrali, dai quali persino gli atei non possono esimersi, in quanto geneticamente predisposti alla fede. "Finché il nostro cervello avrà questa struttura - sintetizzano gli scienziati americani -, Dio non andrà via". L'esperto di bioetica nonché vice-presidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Elio Sgreccia, da parte sua non nega il possibile legame fra religione e neurologia: "Non contrasta con la fede affermare che in una parte del cervello c'è traccia dei momenti di preghiera. Il che però non significa che è il cervello a creare la fede".
Lux-86
00domenica 8 gennaio 2006 22:07
siamo stati progettati da degli alieni che per asservirci hanno creato in noi un'aspettativa religiosa in modo da farceli apparire come dei per servirli meglio.
ghost264
00domenica 8 gennaio 2006 22:08
ne parlammo anche qui
BRESCIAGGHER
00domenica 8 gennaio 2006 22:22
Re:

Scritto da: ghost264 08/01/2006 22.08
ne parlammo anche qui




unite

[SM=x278629]
(Upuaut)
00lunedì 9 gennaio 2006 16:10
Mi sembra superfluo dire che la "neuroteologia" è un'idea partorita dalla mente di uno che sta poco bene.
Ma siccome in questo forum le vaccate sono all'ordine del giorno, ho come l'impressione che sia necessario postare il seguente articolo, che parla della fantomatica "neuroteologia".


Neuroteologia: una prospettiva critica

di Massimo Pigliucci

La cosiddetta "neuroteologia" solleva due problemi. Il primo, è che non si tratta affatto di teologia. La teologia è lo studio degli attributi di Dio, una disciplina da alcuni considerata la vocazione più elevata per l'essere umano, da altri ritenuta una completa perdita di tempo. Regardless, lo studio neurologico di quanto accade al cervello durante le esperienze mistiche non può dirci nulla su Dio perché siamo in grado soltanto di misurare schemi neurali e concludere che sta succedendo qualcosa all'interno dei cervelli dei soggetti analizzati; questo, sfortunatamente, non implica alcuna correlazione (né la esclude) tra questi schemi e una qualsiasi realtà esterna. Dunque la neuroteologia non ha nulla a che fare con lo studio di Dio.

Il secondo problema, collegato al primo, è che alcuni autori in questo campo sono insolitamente propensi a violare una delle leggi euristiche fondamentali del metodo scientifico: il rasoio di Ockam. Secondo Guglielmo d'Ockam (1285-1349), "la mente non deve moltiplicare le entità senza necessità. Ciò che si può fare con qualcosa in meno [...] è vano farlo con qualcosa in più", ovvero, quando ci sono più ipotesi in grado di spiegare un dato insieme di dati, è saggio cominciare a considerare quelle più semplici, quelle che fanno a meno di assunzioni non necessarie. C'è da notare che non è la stessa cosa che dire che le ipotesi più semplici sono sempre (o almeno, spesso) le migliori, ma semplicemente che qualsiasi costrutto ipotetico aggiuntivo dev'essere giustificato dai dati prima di essere introdotto in una qualche teoria. La ragione per cui questo vale è che ci saranno sempre un'infinità di costrutti alternativi, e se dovessimo analizzare tutte le possibili ipotesi - anche le più lontane dai dati reali - trasformeremmo la ricerca in un'inutile caccia ai fantasmi. Gli scienziati moderni hanno un buon motivo per usare il rasoio di Ockam come metodo: ha dato splendidi risultati in passato. Fatemi spiegare ora perché la neuroteologia spesso viola il principio di Ockam facendo una breve considerazione del libro di Newberg e D'Aquili, "Why God Won’t Go Away".

Il libro si apre con il capitolo più ricco di informazioni: è la storia di un esperimento condotto dagli autori su un buddista immerso in una meditazione tibetana (ma anche di esperimenti simili su suore in preghiera). L'uomo che medita ovviamente pensa che questa esperienza lo metta in contatto con il sé più profondo, "la parte più autentica di sé", e allo stesso tempo pensa di essere "inestricabilmente connesso con l'intera Creazione". Quello che mostra la tomografia computerizzata ad emissione di un singolo protone è un po' diverso. Le immagini prodotte mostrano un livello di attività inusuale in un'area del cervello chiamata "lobo parietale supero-posteriore". La funzione primaria che si conosce di ques'area è di orientare l'individuo nello spazio; si tratta ovvero di un dispositivo neuronale che tiene traccia di ciò che è alto o basso, giudica le distanze e le posizioni relative, e in generale ci permette di muoverci di qua e di là. Quando quest'area viene danneggiata, il soggetto non riesce più a deambulare nel suo ambiente, e il cervello sembra incapace di compiere tutti i calcoli necessari per valutare distanze, angoli, profondità, ecc. Il lobo parietale supero-posteriore compie questi compiti tracciando prima di tutto una netta distinzione tra l'individuo e il resto, separando letteralmente il sé fisico dal resto del mondo. Questo è reso possibile a sua volta dal continuo flusso informazione che gli proviene dai sensi - mediato ovviamente dalle corrispondenti aree del cervello.

Sotto condizioni normali, non c'è da sorprendersi del fatto che il lobo parietale supero-posteriore mostri un alto livello di attività: dopotutto, abbiamo costantemente bisogno di sapere dove siamo e cosa stiamo facendo. Tuttavia, e qui viene la cosa interessante, durante la meditazione (e - secondo gli autori - in molti altri stati simili, compresa la preghiera e le esperienze mistiche prodotte dalla droga) quest'area è praticamente inattiva. Secondo Newberg e D'Aquili il cervello interpreta il basso livello di input sensoriali come un fallimento ad individuare un confine tra il sé e il resto del mondo, il che spiega molto bene la sensazione di "essere uno col cosmo" sperimentata da questi soggetti.

Newberg e D’Aquili proseguono (sempre nel primo capitolo del loro libro) concludendo correttamente che le esperienze mistiche sono "reali" nel senso che hanno una controparte neurologica. Tuttavia, essi distinguono in qualche modo questa realtà da un'altra indotta da epilessia, schizofrenia, allucinazioni, ecc. Perché questo? Non sono forse tutti questi fenomeni "reali" nella stessa accezione del termine? Infatti, considerato che noi facciamo esperienza del mondo grazie ad un complesso sistema di simulazione virtuale del mondo reale creato dal nostro sistema nervoso, come potrebbe un qualsiasi stato psicologico non essere reale nel senso di avere una controparte neurale?

Invece di portare la loro ricerca alla conseguenza che mi sembra più logica - ovvero che le esperienze mistiche non sono diverse dalle allucinazioni e dagli stati indotti dalla droga perché tutti alterano il funzionamento del lobo parietale supero-posteriore - gli autori fanno una sorprendente virata. "Gene ed io crediamo di aver visto la prova dell'esistenza di un processo neurologico che si è evoluto per consentire agli esseri umani di trascendere l'esistenza materiale e conoscere e collegarsi con una più profonda e spirituale parte di noi, percepita come una realtà assoluta e universale che ci collega reciprocamente.

In altre parole, gli autori credono che quello che evidentemente appare un malfunzionamento del cervello dovuto ad una inusuale deprivazione sensoriale, sia invece evoluto come adattamento mirato a farci entrare in contatto con un livello più alto di realtà. In accordo a questa teoria, il resto del libri presenta una serie di storie in cui vengono presentati scenari interessanti - ma impossibili da verificare - riguardanti il modo in cui i nostri antenati preistorici pensavano e how they were coping with the realization of their mortality. E' davvero un peccato che i cervelli e le emozioni non lascino una traccia fossile in modo da poter verificare queste storie. Come scrisse in un simile contesto il genetista Richard Lewontin, “Devo dire che la miglior lezione che i nostri lettori possono imparare è quella di lasciar perdere l'infantile idea che tutto ciò che è interessante sulla natura possa essere conosciuto. [...] Sarebbe interessante sapere come [inserisci qui il tuo fenomeno biologico preferito per cui non c'è traccia fossile] sia nato, cresciuto e trasformato, ma non possiamo saperlo. Peccato". Non ci sentiremmo tutti meglio se si scoprisse che l'intuito dei mistici orientali è stato in grado di anticipare la moderna meccanica quantistica, se davvero esistesse un Tao della fisica o della biologia? Purtroppo questi paralleli sono più che altro una serie di hindsight supportati da grandi dosi di pio desiderio, ma uno scienziato dovrebbe essere in grado di tracciare una linea di distinzione.

L'ultima parte del libro di Newberg e D'Aquili è ancor più problematica da un punto di vista scientifico e filosofico. Leggiamo frasi del tipo "Le connessioni neurologiche e filosofiche (qualsiasi cosa significhi "connessione filosofica") rivelano che l'Essere Assoluto Unitario consisterebbe in uno stato finale di totale e indifferenziata unità" o "Nell'Essere Assoluto Unitario, nulla si sperimenta al di fuori di una pura e completa unità di tutte le cose, o di nulla". Non so bene cosa significhino queste frasi, ma certamente non hanno nulla a che fare con la scienza. La conclusione sorprendente tracciata dagli autori sembra consistere nel fatto che il sé e il mondo sono in effetti contenute in - e forse create da - un Essere Assoluto Unitario, termine che gli autori utilizzano per chiamare Dio. Mi sembra che a questo punto abbiano del tutto abbandonato sia i confini della scienza che quelli della filosofia per cadere in una pura speculazione metafisica.

Questo ed altri lavori simili non possono né potranno dimostrare l'esistenza o la non esistenza di Dio. Nulla può farlo. Ma se ci rendiamo conto che le esperienze mistiche vengono originate dallo stesso meccanismo neurologico che sottende le allucinazioni dovute a deprivazione sensoriale o le visioni indotte dalla droga, c'è da scommettere che l'esperienza della realtà sperimentata da buddisti in meditazione e suore in preghiera sia interamente chiusa nella loro mente e non consista nella sbirciata di un mondo "superiore", per quanto l'idea possa essere eccitante.

www.marianotomatis.it/index.php?id=17&r=1



[Modificato da (Upuaut) 09/01/2006 16.12]

ghost264
00lunedì 9 gennaio 2006 21:34
io mi chiedo una cosa Upuat..... come mai chiunque la pensi diversamente da te è un malato di mente seppure vincitore di NObel e tu non lo sei? [SM=x278647] [SM=x278647] [SM=x278647] [SM=x278647] [SM=x278647]

e sia chiaro io non sono nemmeno una che sposa la neurotelogia anzi ma.......... mi chiedo come mai non abbiamo mai visto il tuo nome su nessuna rivista scientifica o nessuna pubblicazione mondiale mentre quella di dementi da te dichiarati tali sì
(Upuaut)
00lunedì 9 gennaio 2006 22:07
Re:

Scritto da: ghost264 09/01/2006 21.34
io mi chiedo una cosa Upuat..... come mai chiunque la pensi diversamente da te è un malato di mente seppure vincitore di NObel e tu non lo sei? [SM=x278647] [SM=x278647] [SM=x278647] [SM=x278647] [SM=x278647]

e sia chiaro io non sono nemmeno una che sposa la neurotelogia anzi ma.......... mi chiedo come mai non abbiamo mai visto il tuo nome su nessuna rivista scientifica o nessuna pubblicazione mondiale mentre quella di dementi da te dichiarati tali sì



Eh! Eh! [SM=x278632] Piuttosto sono io che dovrei chiederti perchè ti piace postare solo cose da dementi. [SM=x278632] Anche perchè, che io lo dica o no, sempre cose da dementi sono.

Ah, dimenticavo: Rol è un mago!
Credo che se tu avessi il coraggio di postare VERAMENTE il pensiero di un Nobel ( e non di un mago ), probabilmente direbbe la stessa cosa che ho detto io.








[Modificato da (Upuaut) 09/01/2006 22.08]

ghost264
00lunedì 9 gennaio 2006 22:46
ti ripeto ahahahah ma tu sai leggere? ahahahahahaah tu sai leggere vero? hai forse letto "Io sposo questa teoria?" ahahhaah

comuqnue. tu sai chi è Andrew Newberg vero? e tu sai cosa ha scritto in merito alla neuroteologia vero? conosci anche D'Aquili Eugene vero? e ancora più immagino Rause Vince vero?
che laurwea hanno? azzzzzzzzzzzzzzz ma come???????????? noooooooooo ma davvero? è come possibile che abbiano una idea diversa dalla tua?

io ripeto..... seppur enon sposo questa teoria come sempre, non reputo dementi loro perchè la hanno........ e nemmeno li ritengo veritieri solo perchè sono scienziati.......... tu che scelta fai ora?
(Upuaut)
00lunedì 9 gennaio 2006 23:01
Re:

Scritto da: ghost264 09/01/2006 22.46
ti ripeto ahahahah ma tu sai leggere? ahahahahahaah tu sai leggere vero? hai forse letto "Io sposo questa teoria?" ahahhaah

io ripeto..... seppur enon sposo questa teoria come sempre, non reputo dementi loro perchè la hanno........ e nemmeno li ritengo veritieri solo perchè sono scienziati.......... tu che scelta fai ora?



Io già detto come la penso.

Se tu non sei d'accordo con la neuroteologia, che l'hai postata a fare? Per permettere a me di denigrarla? Beh, grazie.
BRESCIAGGHER
00lunedì 9 gennaio 2006 23:03
Re: Re:

Scritto da: (Upuaut) 09/01/2006 23.01


Io già detto come la penso.

Se tu non sei d'accordo con la neuroteologia, che l'hai postata a fare? Per permettere a me di denigrarla? Beh, grazie.




diciamo che da quel poco che ho visto ghost ha delle convinzioni che non teme di mettere in discussione

mi pare invece che le tue posizioni siano decisamente più rigide

poi posso sbagliarmi


ha fatto bene ghost a postare questo argomento che mi era sfuggito ed avevo ripostato io personalmente

(Upuaut)
00martedì 10 gennaio 2006 16:04
Re: Re: Re:

Scritto da: BRESCIAGGHER 09/01/2006 23.03



diciamo che da quel poco che ho visto ghost ha delle convinzioni che non teme di mettere in discussione

mi pare invece che le tue posizioni siano decisamente più rigide

poi posso sbagliarmi


ha fatto bene ghost a postare questo argomento che mi era sfuggito ed avevo ripostato io personalmente




Non capisco cosa ci vedi di rigido nel confutare oggettivamente una cosa come la neuroteologia.
Comunque, sei libero di credere a quello che vuoi.
Neuroteologia compresa.



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