Ecco qui il penultimo capitolo... nel quale accade di tutto... e Severus ha di nuovo la felicità a portata di mano...
9. Nessun mago può mutare la realtà
Sono passati solo pochi minuti, non sono neppure arrivato all’angolo della via, ma la ruota del destino ha già compiuto un giro completo.
Il rombo di un motore annuncia un’auto lanciata a tutta velocità che sbuca improvvisa dalla curva, mentre Mark con la sua bicicletta nuova sta attraversando la strada.
Odo un urlo disperato mentre George si getta coraggiosamente verso di lui… verso mio figlio.
Le immagini sembrano scorrere al rallentatore davanti ai miei occhi allibiti: l’auto è ormai a pochi metri da Mark. Estraggo fulmineo la bacchetta e grido:
- Wingardium Leviosa! –
Il bambino e la bicicletta lievitano in alto, appena sopra l’autovettura pirata, ma George è arrivato un istante troppo tardi: non avrebbe mai potuto salvare Mark… e non sono riuscito ad avvolgerlo nella mia magia.
Sono riuscito a salvare mio figlio, ma non ho potuto fare nulla per te, George. Ho dovuto scegliere in questa frazione di secondo… e non ho avuto esitazioni. Ora il cerchio della tua vita si è fatalmente ricongiunto al tuo triste destino: dieci anni fa ti avevo sottratto alla morte proprio in un incidente stradale, per fare di te il padre di mio figlio. Ed ora muori a causa di un incidente stradale per salvare la vita di Mark.
E’ proprio vero: neppure i maghi possono modificare per sempre la realtà!
Sono veloci i miei pensieri, come l’auto che ti colpisce in pieno e ti sbalza dall’altro lato della strada. Poi continua imperterrita la sua folle corsa, sbanda, ma non si ferma.
Sono già in mezzo alla strada, pronto ad accogliere Mark tra le mie braccia, mentre la bacchetta è già scomparsa in una tasca del mio mantello. Le poche persone presenti non hanno capito nulla di quanto è accaduto: tutte credono di aver visto l’uomo sacrificare la sua vita per salvare il ragazzo.
Ma Mark ha capito, ha perfettamente compreso che è accaduto qualcosa di diverso, qualcosa di molto strano e, soprattutto, che non è stato George a salvargli la vita. Si è reso conto di essere improvvisamente lievitato in alto, sopra l’auto impazzita. Ora è tra le mie braccia e mi guarda con gli occhi spalancati. La bicicletta nuova è a terra: nella caduta si è solo stortato un poco il manubrio.
I pochi presenti si accalcano attorno al corpo esamine di George, mentre io attraverso la strada ed adagio Mark sull’erba del prato antistante la casa.
Poi alzo gli occhi e ti vedo. Hai visto tutto da lontano, amore mio, quindi ti sei precipitata urlando fuori di casa ed ora sei qui davanti a me: ti getti in ginocchio senza neppure rivolgermi un breve sguardo e mi strappi il bambino dalle braccia per stringerlo forte a te, disperata.
Lo guardi con insperato sollievo e gli accarezzi spasmodicamente il viso ed i capelli, poi nuovi ed isterici singhiozzi ti assalgono e, dondolandoti un poco sulle ginocchia, lo stringi ancora a te, a lungo, così forte da fargli quasi male. L’avevi creduto morto ed ancora non riesci a capacitarti che stia bene.
Poi alzi piano il viso sconvolto dal dolore e guardi dall’altro lato dell’incrocio. Un tremito evidente percorre il tuo corpo ed il pallore del tuo viso, rigato dalle lacrime, diventa ancora più intenso. La tua bocca si spalanca in una distorta espressione d’orrore, ma la voce ti muore in gola, mentre noti la larga chiazza di sangue che si allarga sotto il corpo di George.
Liberi Mark dal tuo angosciante abbraccio e fai per alzarti di scatto, ma io ti fermo, allungo la mano e l’appoggio delicatamente ma con fermezza sulla tua spalla: non voglio assolutamente che tu veda George in quelle condizioni.
Sei stupita e guardi il mio braccio che, inatteso, ha intralciato il tuo movimento. Cerchi nervosamente di spostarlo, ma io non cedo. Allora, finalmente, mi guardi dritto negli occhi. Solo in questo momento mi rendo conto d’essere solo me stesso, un mago pallido dai lunghi capelli corvini, anacronisticamente vestito di nero e con un assurdo e lungo mantello che raccoglie la polvere di questa strada babbana in una tiepida sera estiva.
I tuoi occhi, colmi di lacrime, incontrano i miei e mi scrutano a fondo, come se fosse la prima volta che mi vedi. Poi distogli lo sguardo per un istante e lo posi su Mark… per tornare nuovamente a fissarlo su di me. Un profondo stupore ha completamente asciugato ogni tua lacrima: hai riconosciuto l’uomo dei tuoi sogni, hai capito che sono io il padre di tuo figlio, ogni ricordo del tuo passato è tornato nitido nella tua mente in un solo istante.
Il tuo amore ha vinto la mia potente magia.
Solo un flebile sussurro esce dalle tue labbra:
- Severus! – poi ti accasci svenuta tra le mie braccia.
- Mamma! –
E’ Mark che grida terrorizzato.
- Non è nulla Mark, la mamma è solo svenuta per la forte emozione. – cerco le parole per tranquillizzarti - Sta bene e si riprenderà presto. Non aver paura! –
Con la mano libera ti accarezzo teneramente il viso, mentre tento strenuamente di piegare le mie labbra in un sorriso rassicurante. Nei tuoi occhi neri, dilatati e resi enormi dallo spavento, vedo il riflesso del mio viso: mi assomigli come una goccia d’acqua.
Sei tremendamente confuso, ti sembra di guardare in uno specchio magico che ti ha invecchiato e fatto diventare uomo in un attimo. Il tuo sguardo rimane incollato al mio viso, ai miei occhi in particolare: ora stai pensando al vecchio amico del parco, ai suoi racconti pieni di magia. Mille domande stanno nascendo nella tua mente… ed io dovrò trovare la giusta risposta per tutte.
*
Non so proprio come ho fatto a liberarmi velocemente di tutti quanti, della gente morbosamente curiosa, del gentile dottore dell’ambulanza, dei meticolosi poliziotti e degli assillanti vicini di casa. Probabilmente ho anche usato la magia, ma proprio non riesco a ricordare altro che avevo Marianne svenuta tra le braccia e stringevo forte la mano di mio figlio.
Ho sfruttato la somiglianza con Mark ed ho lasciato credere di essere un parente stretto e finalmente sono riuscito a rimanere solo con loro.
*
Ora Marianne dorme tranquilla sul divano, cullata dalla mia magia, mentre tu mi guardi, bambino mio, sempre più incredulo. Eppure non sembri spaventato. Hai capito cosa è accaduto, eppure non lo hai ancora realmente compreso.
Mi avvicino lentamente e mi siedo al tuo fianco.
- Hai paura di me? – ti chiedo con dolcezza.
Scrolli la testa, ma sei incerto. So che hai disperatamente bisogno di un amico che ti rassicuri.
- Vuoi chiudere gli occhi, solo per un momento, per favore? –
Fai un cenno d’assenso, ma rimani con gli occhi spalancati.
Sorrido, ti faccio l’occhiolino e fingo di coprirmi gli occhi con la mano.
Anche tu accenni un sorriso, poi ti copri lentamente gli occhi con la mano.
Mi trasfiguro all’istante nello strano vecchietto del parco, il tuo caro amico, di cui sai che puoi fidarti.
- Puoi aprire gli occhi, ora. – ti dico.
Mi guardi dapprima molto stupito, poi ti butti tra le mie braccia e domandi, con ansia:
- Roger come hai fatto a fare sparire l’uomo vestito di nero che mi assomiglia tanto? –
- Sono un mago… lo sai! – cerco di ammiccare.
- Non scherzare adesso! – mi rimproveri aspro, con l’aria piccata di un ometto maturo - Non è proprio il momento questo! –
Annuisco serio e ti faccio sedere a cavalcioni sulla mia gamba.
Poi comincio a raccontarti con parole semplici una storia incredibile: la mia storia, la tua storia, la storia del mondo dei maghi. Il tuo visetto è serio e completamente assorto. Annuisci ogni tanto, ma spesso scuoti il capo lanciandomi occhiate sospettose. Avresti voluto credere da sempre alle mie parole, e ci avevi creduto per tanto tempo. Ma ora ti senti grande, ora non vuoi più prestar fede a queste sciocche favole, adatte solo ai bambini piccoli!
- No! Mi stai prendendo in giro Roger! – ti ribelli saltando giù dalla mia gamba – Perché sei così cattivo, proprio oggi, con me? –
Emetto un lungo sospiro, mentre mi alzo ed estraggo la bacchetta. Spalanchi gli occhi e la fissi intensamente.
- Lo sai perché quell’automobile non ti ha investito Mark? –
Continui a contemplare la punta della bacchetta, ne sei attratto come se ne potessi avvertire il pieno potere. Senza neppure rendertene conto allunghi una mano fino a sfiorarla.
- Ho lanciato un incantesimo su di te e ti ho fatto sollevare da terra, affinché l’auto non ti colpisse. -
I tuoi occhi neri brillano nella notte: so che ora sei finalmente disposto a credermi. Dirigo la punta della bacchetta verso la sedia e mormoro:
- Wingardium Leviosa! –
Arretri appena, mentre la sedia si solleva docilmente da terra, compie un breve tragitto e torna infine a adagiarsi senza alcun rumore sul tappeto.
Mi guardi sempre più serio, in pochi minuti sembri cresciuto e non sei più il bambino che conoscevo.
- Chi sei tu, veramente? E chi è quell’uomo vestito di nero che sembro io da grande? –
Ora sei pronto per la verità, figlio mio. So che la saprai affrontare.
Ti volto le spalle e torno ad essere me stesso, avvolto nel mio nero mantello. Mentre mi giro lentamente avverto con chiarezza i sussulti del tuo cuore. Eppure già sapevi cosa sarebbe accaduto. La mia voce trabocca d’emozione e fatico tremendamente a controllare le poche e soffocate parole:
- Eccomi Mark, sono io… tuo padre! –
Non c’è più neppure un briciolo di stupore nei tuoi enormi occhi neri, solo una strana calma irreale. Guardi la mamma addormentata e le sorridi, mormorando piano:
- Ecco perché io sono così diverso e non assomiglio a nessuno! –
Poi scoppi improvvisamente in lacrime e ti butti tra le mie braccia gridando:
- Roger! –
Sono completamente sopraffatto dall’emozione. Prendo il tuo viso tra le mani, teneramente, in un gesto pieno d’amore e sussurro a fatica:
- Il mio nome è… Severus. Ma vorrei tanto… - la voce mi manca e le gambe mi tremano - … che tu mi chiamassi… -
Non ho il coraggio per continuare la frase, per esprimere ad alta voce ciò che il mio cuore ha disperatamente desiderato per oltre dieci, interminabili anni. Ma sei tu, Mark, a parlare al posto mio:
- … papà! –
Le lacrime scorrono sul mio volto, senza più alcun ritegno, come se tu avessi pronunciato le magiche parole di un incantesimo dimenticato che ha saputo liberare il mio cuore. Ti stringo a me, pazzo di gioia e non riesco a far altro che ripetere:
- Bambino mio, bambino mio adorato… perdonami, perdonami! –
E mi chiedo come potrò realmente spiegarti chi sono io… chi sono stato io un giorno, tanto tempo fa, quando l’oscurità era densa intorno a me.
Abbiamo parlato ancora un po’ e ti ho spiegato alcune cose, mentre ti tenevo abbracciato e ti scompigliavo i lunghi e ribelli capelli neri, ma ho rimandato ogni cosa importante a domani, quando ci sarà anche la mamma. Poi ti ho condotto in un sonno incantato, affinché tu potessi alfine riprenderti da tutte le incredibili emozioni delle ultime ore.
Cerco nella tasca interna del mio mantello ed estraggo una fialetta di Pozione Rigenerante: le ferite delle torture di Voldemort sono ancora dolorosamente fresche sulla mia pelle ed io sono stanco morto. Trangugio in un attimo il contenuto dell’intera fiala.
E’ quasi mezzanotte ed io sono qui da troppo tempo: ho paura che Voldemort possa individuare le tracce magiche della mia presenza. Controllo e rafforzo ancora una volta tutti gli incantesimi di protezione che avevo applicato alla casa dieci anni fa. Mi sento nuovamente forte e pieno d’energia dopo aver bevuto una generosa dose di quella mia pozione.
Infine mi avvicino lentamente verso di te, amore mio, che dormi tranquilla in questo sonno senza sogni. Mi accoccolo sul tappeto, vicino al divano, a rimirare il tuo viso inondato dall’argentea luce della luna. Sfioro appena la tua mano, poi la guancia ed i capelli fini.
Ti amo immensamente, dolce amore che hai saputo vincere la mia magia.
Ripenso a ciò che è appena accaduto e mi domando cosa sia giusto fare ora, proprio adesso che Voldemort è così potente e così vicino. Sono certo che possiamo sconfiggerlo, ma non subito, il giovane Potter ancora non è pronto e quel testardo di Silente, con le sue schiocche e romantiche idee, ha solo perso un sacco di tempo prezioso.
Ora ti sveglierò, ma solo per salutarti un istante e fuggire ancora lontano da te, dopo averti sprofondato in un nuovo oblio. Ma dovrò lasciarti sola, questa volta, non c’è tempo di trovare un nuovo George. Tu lo amavi, veramente… ed io non avrei mai avuto il coraggio di fare ciò che oggi il destino ha compiuto. Ero venuto per l’ultimo saluto a te e mio figlio e non sarei tornato mai, neppure se fossimo riusciti a sconfiggere Voldemort. Non avrei mai violato la vostra felicità per barattarla con la mia. Ma il destino questa notte ha rimescolato le carte e mi offre ora, nuovamente, una seconda possibilità d’essere felice. Un destino crudele che sa tentarmi con sottile perfidia: su un piatto mi regala un’immensa felicità, ma sull’altro può nascondere un disastro imminente. Non cederò alle lusinghe di un fato che mi mostra solo il suo volto luminoso: io so che esiste anche un’oscurità infinita ed è mio dovere proteggervi da quell’abisso orrendo.
Torno ad accarezzarti il volto e sussurro piano il tuo nome.
Ti muovi un poco, le tue palpebre vibrano, poi con le mani cerchi le mie mentre socchiudi gli occhi… e mi sorridi.
- Severus… appassionato mago dei miei sogni… dolce mago del mio cuore! –
- Ricordi… ricordi proprio tutto?! – ti chiedo con voce tremante.
- Severus, come potrei mai dimenticare l’unico uomo che ho veramente amato! –
Mi sorridi teneramente:
- Come potrei dimenticare l’uomo che mi ha amato così tanto da saper completamente rinunciare a me, ma, pur di non lasciarmi sola, ha voluto creare un altro “se stesso” che potesse amarmi al posto suo! –
Accarezzi leggera la mia fronte:
- Ora so bene che tutto il meraviglioso amore di George per me, era solo il… tuo infinito amore! Ora ricordo bene che le sue parole, i suoi gesti, tutta la sua dolcezza e dedizione erano tue, solo tue, profondamente ed intensamente tue! –
Mi stringi forte a te e mormori:
- Sei sempre stato con me… eppure quanto mi sei mancato, Severus! Quanto mi sono mancate le fiamme nere dei tuoi occhi… fino al punto di sognarle! –
Ti blocchi per un istante, e lo stupore riempie i tuoi occhi:
- Quel sogno, che tornava puntuale ogni notte a riempirmi di felicità… che mi faceva sentire “veramente” viva… in questi ultimi cinque anni… -
Mi guardi senza riuscire a credere ai tuoi stessi pensieri, ed io annuisco piano:
- Sì, ero io Marianne. Un’arcana magia… l’unico modo per averti ancora tra le mie braccia… -
L’oro dei tuoi occhi sfolgora tra le lacrime:
- Un sogno… ti sei trasformato in un sogno… solo per me! -
- Non potevo fare altro… sapevo che tu avevi bisogno di me… - sussurro a fior di labbra.
Chiudi gli occhi, mentre una lacrima scende lieve, e scuoti leggermente il capo. Le tue labbra tremano:
- Quanto devi aver sofferto, amore mio… quanto immensamente mi hai amato Severus! –
Chiudo gli occhi e chino il capo, in un istante hai compreso tutto l’atroce dolore di questi terribili dieci anni.
- Tu non mi hai mai veramente lasciato, tu sei sempre tornato qui a vegliare su di me e sulla mia felicità… - t’interrompi un istante, sembra quasi che ti manchi l’aria, poi continui con voce soffocata – Per dieci anni hai guardato un altro uomo amarmi e farmi felice… per dieci anni mi hai desiderato… e mi hai amato solo in sogno! Per dieci anni hai ascoltato tuo figlio chiamare papà un altro uomo… –
Non sono domande le tue, sono affermazioni che non hanno alcun bisogno di conferma.
- Ti amo Marianne! – Ti guardo negli occhi e non riesco a dire nient’altro.
- Severus… oh Severus! – La tua voce è piena di dolore per me – Ti amo, ti amo tanto… -
Non riesco a parlare, solo ti guardo, ebbro di felicità. Sento il cuore che mi scoppia nel petto ed il respiro fugge dalle mie labbra. Le mie mani ti sfiorano il volto, come per provarmi che non sei più solo un sogno meraviglioso, ma che sei qui, vera ed in carne ed ossa. La mia donna, la mia meravigliosa ed adorata donna… che da dieci anni desidero follemente e non posso avere!
Le tue mani accarezzano lievi le impudiche lacrime di gioia che aleggiano sul mio viso, mentre il sole mi sorride nuovamente dai tuoi occhi meravigliosi.
Mi avvicino lentamente alle tue labbra, lascio che il tuo profumo ottenebri i miei sensi, che il tepore del tuo respiro si confonda piano con il mio. Ho paura a chiudere gli occhi, paura di ritrovarmi ancora solo in solo sogno. Da dieci anni non desidero altro che il tuo sorriso, le tue labbra, la tua pelle, il tuo corpo… ed ora non ho neppure il coraggio di stringerti a me, di posare le mie labbra sulle tue.
- Ti amo… -
E nel movimento delle parole le labbra, infine, si sfiorano, si lambiscono, si accarezzano, si vezzeggiano e si coccolano. Poi s’incontrano, si congiungono, s’intrecciano, si suggellano in un bacio ardente, ribollente di passione e di desiderio. Ogni proposito di fuggire veloce via da te svanisce come neve al sole, e sei tu il mio unico sole.
Sei tra le mie braccia, pervasa dalla mia stessa rovente brama, scivoli giù dal divano e rotoliamo sul folto e morbido tappeto, mentre i tuoi abiti si dissolvono sotto le mie dita. Non sei un sogno, non sei un sogno… sei la mia donna, la mia donna… ed io sono pazzo di te!
Tutta la passione, l’amore ed il desiderio repressi in questi ultimi dieci anni esplodono incontrollati nei miei gesti audaci, nei miei movimenti intensi, nei baci che ti rubano l’anima. La mia passione divora e brucia la tua carne, il mio amore centellina e lenisce la bramosia della tua pelle, i miei baci infuocati addolciscono ma non placano il desiderio. Non ho mai fatto l’amore in questo modo, con questo folle desiderio troppo a lungo represso e negato, ed ora così furiosamente incontrollabile. Mordermi le labbra non mi aiuta… e le tue mani me lo impediscono. Ringrazio Voldemort per la ferita che ora tira dolorosamente sulla spalla e mi regala qualche minuto in più di lucidità e di controllo. I tuoi occhi brillano nella notte e nella tua mente rifulge il chiaro e nitido ricordo dei due anni che abbiamo vissuto come marito e moglie. Vedo bene la tua irremovibile determinazione a non voler mai più dimenticare.
Torno a sprofondare nell’arroventato delirio di questo passionale amplesso, affondo in te in questo eccitante tripudio dei sensi, mi perdo ancora nella sensuale bramosia del tuo copro, mentre ti sento gridare il mio nome, nell’estasi del tuo piacere… che si confonde con il mio.
Per quanto tempo ti ho tenuta stretta a me, respirando il tuo tiepido alito e raccontandoti il mio immenso amore, mentre tu mi narravi il tuo! Quante volte ti ho baciato ed accarezzata e stretta forte a me. Quante volte hai sfiorato il mio viso e mi hai guardato, mentre nella tua mente io tornavo a sovrappormi completamente a George, le sue parole d’amore tornavano ad essere solo le mie ed i suoi teneri gesti si tramutavano nuovamente nei miei.
Ti lasci coccolare e cerchi sicurezza tra le mie braccia dopo la prova terribile che hai affrontato oggi: hai visto George morire davanti ai tuoi occhi solo per renderti conto che lui era un sogno irreale… e che la realtà ero io, che vivevo solo nei tuoi sogni.
Ora mi guardi intensamente ed una precisa domanda brucia nella tua mente. Vuoi sapere cosa accadrà ora, ma hai paura di chiedermelo, perché temi di conoscere già la risposta.
Non so come dirtelo, non so proprio come confermarti che dovrò ancora lasciarti. Che ancora una volta non ho altra scelta.
Poi la tua mano scivola sulla spalla, a sfiorare lievemente la profonda ferita: ti rendi improvvisamente conto che non è l’unico segno di dolore inciso col sangue sul mio corpo.
Sei così agitata che i pensieri erompono dalla tua mente con più forza delle parole che, invece, ancora non trovano la strada per uscire dalle tue labbra.
Chiudo gli occhi per un istante, per riuscire ad abbandonare i tuoi pensieri, poi mormoro:
- Sì, è stato Voldemort: è tornato! –
La paura, profonda e sconvolgente, è nei tuoi occhi dorati. Ti stringo ancora a me esclamando con enfasi:
- Non potrà farti del male… neppure a Mark. Vi proteggerò! –
Bacio ancora tutto il tuo viso, la fronte, gli occhi e le guance. Bacio piano la tua bocca, con tenero amore, mentre ancora il dolore strazia il mio cuore, al pensiero delle prossime parole che pronuncerò:
- Ma per far questo, lo sai, devo ancora lasciarti, amore mio! –
Se affondassi direttamente un pugnale nel tuo cuore… non potrei farti altrettanto male.
- Nooo! – è il tuo urlo disperato.
Socchiudo gli occhi e mi mordo le labbra: non riesco a sopportare il dolore che vedo in te.
- Devo… devo farlo! – ed ora è nel mio cuore che sto affondando la lama acuminata – L’ho fatto dieci anni fa e lo rifarò. Nulla è cambiato, anzi, le condizioni sono solo peggiorate: ora Voldemort è un’orrenda realtà, non più solo un timore! –
- Ma io… io non ho paura! Tu ci proteggerai… -
- Ho un solo modo per proteggervi. –
- Non voglio perderti di nuovo! – mi gridi tra le lacrime, stringendoti forsennatamente a me.
- Solo per poco tempo, amore mio! – sussurro cercando di farti ragionare – Ora so che possiamo sconfiggere l’Oscuro Signore... e lo faremo presto, te lo prometto! Ed io tornerò da te, per sempre! –
Ti sorrido, mentre accarezzo il tuo viso asciugandoti le lacrime. Le tue mani continuano a stringermi forte.
- Solo poco tempo ancora… - sussurro estraendo la bacchetta.
Spalanchi gli occhi e mi blocchi la mano esclamando con decisione:
- No! Questo no! Questo non lo puoi fare! –
- Non voglio che tu sappia, che tu soffra, che tu abbia paura per me! – mormoro con voce roca.
- Ed allora cosa farai? Di nuovo mi toglierai la memoria di te e del tuo amore? –
- Sì. – e forse non sai quanta sofferenza mi costa pronunciare questa piccola parolina.
- Per lasciarmi invece solo con il falso ma straziante ricordo di George e della sua morte? –
Rimango in silenzio a guardarti: non ho altra alternativa.
- Non puoi fare altro, vero? – m’incalzi con decisione – Non hai il tempo per rifare adesso quello che hai fatto allora! –
Ancora rimango in silenzio, mentre i tuoi occhi mi scrutano ed io non riesco più a ragionare.
- Tornerò nei tuoi sogni… - sussurro infine, flebilmente.
- Non ti voglio nei miei sogni: ti voglio nella mia realtà! –
Mi sorridi accarezzandomi il viso e poi continui con dolcezza:
- Fosse anche solo il tuo ricordo, Severus, ma vero e reale! Il ricordo di te e del tuo immenso amore. –
Ancora resto in silenzio, spiazzato dalla tua determinazione, incantato dal tuo amore per me.
- No amore mio. No! Se proprio dovrò solo ricordare, qualcuno che non è più con me, è solo te che voglio ricordare… solo te, Severus! – esclami prendendomi il viso tra le mani - Lascia che il ricordo di George, invece di portarmi solo dolore, possa recarmi anche il meraviglioso ricordo di te e del tuo infinito amore. Lascia che la speranza del tuo ritorno possa albergare nel mio cuore… anche se dovesse costarmi la vita! Lasciami scegliere di amarti Severus! -
Ti guardo e ti sorrido, amore mio, sempre in silenzio, mentre ti avvicini ancora di più al mio viso e mi togli la bacchetta di mano sussurrando:
- Voglio ricordare il tuo volto, i tuoi baci ed il tuo amore. Voglio poter sperare che tu torni presto da me. Ti prego, non mi togliere ancora il tuo ricordo, ti prego Severus! –
- E a Mark… non pensi… - mormoro con voce rotta dal pianto.
- Voglio parlare di te a Mark, voglio che sappia chi è realmente il suo papà! E’ un bambino forte, sai, ti assomiglia tanto! – mi sorridi ancora, piena d’orgoglio - Permettigli di sapere che suo padre è vivo e che sta combattendo per lui! –
Mi porgi la bacchetta… ed io la ripongo nel mantello. Il tuo amore ha vinto ancora una volta. Ti stringo ancora a me, dolcemente, e ti bacio. Ti bacio con amore. Ti bacio con dolore. Ti bacio con speranza. Ti bacio.
(Continua)