Missione spaziale USA: visione extraterrestre?

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H'ERMES
00sabato 11 dicembre 2004 21:23
Missione spaziale USA: visione extraterrestre?
Quale sia la missione spaziale di riferimento al racconto non la ricordo, però voi che giustamente credete all’esistenza degli UFO sicuramente sarete in grado velocemente di individuarla, perché erroneamente la annoverate come una testimonianza importantissima dell’esistenza di extraterrestri, mentre la verità è molto diversa anche se profondamente riflessiva.
Benché finalmente possessore di un moderno computer anche se inesperto, nel mio voler narrare attraverso lo stesso andando a riscoprire e scrivere vecchi ricordi di sogni mai cancellati nella memoria, non è mia abitudine arricchire la narrativa navigando in rete estrapolando così notizie in esso contenute, che nei contesti disinformativi hanno spesso la logica dell’inganno o dispersione comunicativa credibili a tal punto, da introdurmi psicologicamente a grandi dubbi interpretativi la cui natura lascio a te lettore, una libera conoscenza interpretativa, senza presunzioni assolute.
Anche se (forse) con grandi specifici errori dettati soprattutto dal lungo tempo ormai trascorso, questa scelta mi conserva e determina nel continuare a narrare ieri come oggi e domani, sensazioni e visioni di irreali esperienze oniriche, senza aver mai potuto verificare materialmente il mio aver sognato: del resto poco mi interessava perché non pensavo mai un giorno di essere capace di riscrivere queste esperienze, anche se per me ormai abituali restano sempre di difficile interpretazione, per un normale pubblico lettore.
Questo capitolo parte da una domanda ben precisa: visione extraterrestre?
Ebbene la risposta è ancora più precisa: no. Perché? Leggiamo l’assurdo racconto.
Una notte sognai di risvegliarmi mentre volavo libero nello spazio infinito.
Non si può mai fare un’abitudine a queste genere di esperienze sempre diverse, per cui oltre a provare istintivamente il piacere del volo assumendo la posizione tipica del volo adottata dall’immaginario collettivo, espressa nella ormai figura tipica di un superman, senza sentire caldo o freddo accelerando o frenando mentalmente la mia velocità, anche perché non c’erano ostacoli, incuriosito ed affascinato dall’immensità luminosità e dall’incredibile visione globale, mai minimamente immaginata prima che è la bellezza dello spazio celeste che pulsa tutto di vita, cercavo di conoscere la causa di tale viaggio guardandomi intorno.
Sulla mia sinistra leggermente indietro vedevo una navicella spaziale americana, che viaggiava nella mia stessa direzione.
Focalizzando ed allargando l’immagine ormai ravvicinata, vedevo chiaramente affacciato all’oblò della navicella, il volto completo di un astronauta americano. Stava pensando all’esistenza e grandezza di Dio guardando in lontananza la Terra, che vista da quassù appariva troppo piccola mentre lo spazio era enormemente infinito continuamente in movimento, tutto troppo perfetto preciso coordinato illuminato e colorato di mille colori, tutti viventi.
Con la sua mente e la vista cercava di focalizzare un punto ben definito sulla terra, nell’intento di cercare d’immaginarsi d’intravedere la sua famiglia la sua città, il fare quotidiano delle persone che lui conosceva.
La terra vista da quassù non da i confini delle città e delle nazioni, è un unico corpo agglomerato di diversi e bellissimi colori che gira instancabilmente, dolcemente ammaliante ed ipnotica. In prospettiva questa è la stessa l’immagine che da bambino ero abituato a vedere nei banchi di scuola elementare, attraverso le cartine geografiche giganti attaccate ai muri, però ora era tutto vivente pulsante di vita.
Ammirandola non si vedeva ne percepiva l’esistenza e la presenza di 5 miliardi di persone umane, ognuno con la sua vita e la sua storia diversa con dolori piaceri successi fallimenti morti e nuove nascite.
Niente di tutto questo quassù si vedeva.
E’ come una bella opera sferica azzurra, creata ad arte da un abile e pregiato artista, che gira costantemente anche se in parte coperta da nuvole più o meno intense di colore bianco azzurro a volte più scuro, mentre l’altra parte rimane nascosta per la nostra dinamica ottica, che ci esclude la capacità di introspezione della materia.
Il colore del mare la rende bellissima, forse la più bella del creato.
Tutto incute meraviglia rispetto timore, profonda riflessione.
La troppa perfezione e dinamiche universali ci danno la domanda e la risposta : DIO ESISTE.
L’anonimo astronauta mentalmente passò dalla magnificenza del creato, al terrore e paura quando cominciò a pensare, l’eventualità di un guasto tecnico irreparabile della navicella, che non gli avrebbe più permesso di rientrare sulla terra.
Come avrebbe fatto a continuare a sopravvivere senza le sue abitudini, la famiglia la casa il lavoro gli amici.
Ora con sofferenza riconosceva improvvisamente quanto preziosa sia sempre stata la terra, la terra di noi tutti che vivendoci abitualmente non l’abbiamo mai amata e rispettata veramente.
Anche i momenti più brutti di disperazione massima vissuti sulla terra, non erano poi così brutti, noi li rendevamo e vedevamo tali.
Per la prima volta si accorgeva di amarla desiderarla, bramava di rientrare subito ed andare a casa sua, ma la terra era troppo lontana tutto era come un sogno bello o brutto, però di difficile soluzione immediata.
Ora compresi il perché della mia presenza.
Debbo dargli la testimonianza che i nostri confini non esistono. Siamo noi a non voler usare le nostre magnifiche facoltà umane, facendoci confinare ed opprimere dalla materia, che ci rende tutti dipendenti ed illusi.
Voglio apparirgli in carne ed ossa, sarà lui il primo a conoscermi veramente in volto, e se un domani lo racconterà talmente sarà incredibile che nessuno potrà mai credergli. Però i sistemi di ripresa satellitare che inviano normalmente le immagini sulla terra, sicuramente ora in funzione, non dovranno riprendermi assolutamente.
Cosi mi materializzai visibilmente davanti a lui che nel vedermi non credeva ai suoi occhi, reagendo con una azione scomposta mettendosi ad urlare e gesticolare tanto da richiamare l’attenzione di un secondo astronauta, che subito veniva verso l’oblò nel tentativo di vedere anche lui, ciò che il suo compagno urlava di vedere.
Ero che viaggiavo ad una distanza di appena metri 100 dalla navicella, leggermente avanti dalla visuale del suo oblò.
Vestivo con una camicia a maniche corte di colore tutto azzurro, indossata fuori dai pantaloni lunghi e chiari, mentre la mia mano destra era proiettata in avanti e con la sinistra lo salutavo continuamente.
Il mio volto era girato totalmente verso la sua direzione tanto da essere da lui perfettamente visibile, col il mio continuo sorriso tranquillizzante come a volergli dire mentalmente:
vedi non sei solo, anche qui c’è la vita come sulla terra.
Io non sapevo che in quella occasione avevano concordato una ripresa televisiva in mondovisione, per cui quando la nostra esperienza si consumava andava direttamente in onda TV sui molti canali televisivi della terra.
Quando ebbe seguito la reazione scomposta dell’astronauta americano i tecnici della NASA, decisero prima di interrompere immediatamente l’audio, poi le immagini della diretta televisiva .
Dissero astutamente a causa di guasti tecnici.
L’episodio ha avuto una certa risonanza mondiale per i fautori e promotori dell’esistenza degli UFO.
Essi addebitarono la reazione scomposta dell’astronauta, alla visione improvvisa di presenze cosmiche, non chiaramente individuabili agli stessi spettatori perché tagliati fuori dalla prospettiva ottica.
Sempre gli stessi ancora oggi affermano che l’interruzione della diretta ripresa televisiva, fu da addebitare alla volontà del governo USA di nascondere la loro esistenza.
Per loro questa registrazione ancora oggi rimane, documento visivo e valido della prova dell’esistenza degli UFO.
Con questo mio racconto so di dare a loro un grande dispiacere affermando, che in questa specifica circostanza non erano EXTRATERRESTRI, però per il mio continuo vagare posso affermare che gli stessi esistono più di quanto noi possiamo immaginarci, ed alcuni sono più avanti di noi non solo tecnologicamente, ma soprattutto moralmente e spiritualmente.
Purtroppo per queste nostre specifiche carenze evidenti realtà di sempre, noi facciamo paura a loro: noi siamo i pericolosi EXTRAGALATTICI gli inaffidabili di sempre. Concludendo la cosa triste del dopo di questa esperienza onirica, resta lo stop definitivo nelle missioni spaziali di questo per me ancora oggi, anonimo però sensibile credente astronauta.
Purtroppo chi racconta la verità è sempre soggetto a trattamenti di emarginazione d’incomprensione derisione, nel suo caso:
un verdetto medico ingiusto di sofferenza patologica con gravi disturbi mentali, con violente ed improvvise allucinazioni visive che lo rendono inaffidabile. Il suo ulteriore utilizzo può compromettere la sicurezza delle missioni, che stessa incolumità dell’intero equipaggio spaziale.
Si rende sconsigliabile il suo ulteriore impiego ufficiale, nei progetti e missioni spaziali della NASA.
Caro anonimo amico astronauta americano, spero che ti capiterà di leggere la nostra comune esperienza. Mi dispiace come è andata a finire però se ancora oggi dopo questo particolareggiato racconto, i tuoi supervisori continueranno a non crederci pazienza, in compenso noi siamo stati i veri fortunati vivendo una esperienza indimenticabile. Per voi amici è comprensibile e naturale non riuscire a credere alla nostra esperienza.
Il vostro non credere è determinato dalla conoscenza sapienza e cultura, della nostra limitata scienza ufficiale.
Parlando di civiltà aliene bisogna configurarsi che le stesse sono una vasta e diversa espressione rappresentativa. "NOI gli inaffidabili di sempre" è espressione diretta verso una identità aliena specifica, la stessa che è sempre presente nel nostro percorso terrestre. Vorrei chiarire che NOI non siamo i peggiori del creato, anche se abbiamo incredibili margini di miglioramento spirituale e morale.
Ritenere che l'universo è soltanto una manifestazione fisica senza necessità di un creatore, significa che il tutto si materializza dal niente rifiutando di accettare il principio della primordiale nascita. Indubbiamente ciò che ci assimila al creato è l'eterna lotta tra il bene ed il male, lo stesso che si identifica nel non accettare l'esistenza DIVINA.

Solo allargando gli orizzonti della mente del cuore e dello spirito, si potrà entrare nella conoscenza infinita. H’ermes
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