MARCO TRAVAGLIO: LA SIGNORA DELL'UTRI E LA SORELLA DEL BOSS

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INES TABUSSO
00mercoledì 9 novembre 2005 01:47
L'UNITA'
7 Novembre 2005
La signora Dell¹Utri e la sorella del boss
di Marco Travaglio

Palermo

«BISOGNA RIAPRIRE LE INDAGINI» sul senatore. Perché, spiegano i Pm nel
ricorso presentato giorni fa alla Corte d¹Appello, sul manager di Publitalia
già condannato in primo grado a 9 anni sono emerse nuove prove a carico. Che
mostrano come sia considerato da Cosa nostra un «sicuro terminale»


Nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa sono pochi, per
Marcello Dell'Utri. Pochi in base agli elementi già emersi nel processo di
primo grado, concluso in Tribunale l'11 dicembre 2004. Pochi, a maggior
ragione, se si pensa alle nuove prove affiorate a suo carico, che dimostrano
il suo ruolo di «ambasciatore» di Cosa Nostra fino all'anno scorso. È questa
la tesi del ricorso depositato in Corte d'appello dai pm Nico Gozzo e
Antonio Ingroia, mentre i nuovi difensori di Dell'Utri, Corso Bovio e Nino
Mormino, chiedono di assolvere il loro cliente, senatore e membro del
Consiglio d'Europa.
L'assegno di don Vito
La prima novità viene da una telefonata del 5 marzo 2004 tra i figli del
defunto sindaco di Palermo Vito Ciancimino, Massimo e Luciana. Questa
racconta al fratello che l'ha chiamata «Gianfranco» (forse il viceministro
Miccichè) per invitarla alla convention per i 10 anni di Forza Italia. Lì,
dice lei, Gianfranco le farà conoscere Berlusconi. Massimo risponde che
potrebbe approfittarne per restituire un assegno di 35 milioni che
Berlusconi passò al padre Vito, che lo conservò fino alla morte in una
carpetta:
L: Minchia, mi telefonò Gianfranco (Š) mi arriva un messaggio (Š) Il 27
marzo a Palermo Š per i 10 anni di Forza Italia viene Silvio Berlusconi. È
stata scelta Palermo perché è la sede più sicura (Š) Saremo 15 mila. Allora
io (Š) ci scrivo stu messaggio: «Rincoglionito, a chi lo dovevi mandare
questo messaggio, sucunnu mia sbagliasti» (Š). Mi risponde: «Suca». Mezzora
fa mi chiama: «Minchia, ma sei una merda». Ci dissi: «Perché sono una
merda?». Dice:«L'ho mandato a te siccome so che tu lo vuoi conoscere(Š)».
M: E, digli che c'abbiamo un assegno suo, se lo vuole indietro ...
L: (ride) Chi, il Berlusconi?
M: Sì, ce l'abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papàŠ
L: Ma che cazzo dici?
M: Certo.
L: Del Berlusca.
M: Sì, di 35 milioni, se si può glielo diamo.
Ma nella perquisizione a casa Ciancimino, la polizia giudiziaria l'assegno
non lo trova. Interrogato il 3 marzo 2005, Ciancimino jr. conferma che
gliene parlò suo padre, ma non dice dove sia finito: «Sì, me lo raccontò mio
padreŠ Ma poi era una polemica tra me e mia sorella, perché io l'indomani
invece sono andato alla manifestazione di Fassino». I pm chiedono di
risentirlo nel processo d'appello contro Dell'Utri.
Calvi e la prima Fininvest
La sentenza di primo grado - scrivono Ingroia e Gozzo - evidenzia «la scarsa
trasparenza delle origini della Fininvest e non ritiene inattendibili i
collaboratori che riferiscono di immissioni di denaro» di provenienza
mafiosa. Una novità viene da una consulenza del vicedirettore di Bankitalia
a Palermo Francesco Giuffrida per la Procura di Roma, nell'indagine
sull'omicidio Calvi. Fra le ultime operazioni del Banco Ambrosiano s'è
scoperta «l'acquisizione di una partecipazione estera nella Capitalfin
International Ltd», società guidata dal rappresentante Bnl Alberto Ferrari e
amministrata da Gianfranco Graziadei. Ferrari e Graziadei erano negli
elenchi della P2, come del resto Calvi. Graziadei era dirigente della
fiduciaria Bnl ³Servizio Italia², «utilizzata più volte dal gruppo Fininvest
per alcune delle sue operazioni meno chiare». Ma soprattutto «tra le
partecipazioni a Capitalfin è stata rinvenuta una cointeressenza al 100% di
questa società (in periodo immediatamente precedente alla acquisizione di
questa da parte dell'Ambrosiano) in una società denominata Fininvest Limited
Gran Cayman». C'entrava qualcosa questa Fininvest centroamericana del 1974
con la Fininvest italiana fondata nel 1975 da Silvio Berlusconi, pure lui
iscritto alla P2? Robinson Wroughton, incaricato di compiere accertamenti
per conto dei liquidatori dell'Ambrosiano Holding Lussemburgo, ha confermato
ai pm che, sì, «la Fininvest Ltd Gran Cayman era del gruppo Fininvest» e che
ci fu un «investimento in società ricollegabili a Fininvest nei primi anni
'70 dall'Ambrosiano Holding Lussemburgo». Il figlio di Calvi, Carlo, ha
dichiarato: «Mio padre, quando siamo andati alle Bahamas nella prima metà
degli anni '70, mi riferì che nella creazione della Capitalfin e della
Finservice (da parte del piduista Ferrari, nda) vi erano interessi vicini a
Craxi e al Psi, che ricevevano finanziamenti (tramite la Bnl, nda). Intorno
agli anni 1973-74, alle Bahamas, mio padre fece dei riferimenti generici al
fatto che tra i beneficiari dei finanziamenti Bnl vi erano società
Fininvest».
Dunque - scrivono i pm - «appare rilevante accertare se Calvi, appartenente
alla P2 e beneficiario di ingenti finanziamenti da ambienti mafiosi, abbia
effettuato investimenti nella Fininvest nei primi anni '70, in epoca
immediatamente antecedente alle immissioni di denaro oggetto delle analisi
Giuffrida». Cioè i misteriosi finanziamenti alla Fininvest fra il 1974 e
l'85. Perciò chiedono ai giudici d'interrogare Wroughton,Giuffrida e Calvi
jr .
L'amico siculo-sudafricano
Vito Roberto Palazzolo, classe 1947, nato a Palermo ma residente in
Sudafrica col nome di Robert Von Palace Kolbatshenko, uomo d'affari e
proprietario terriero, giù condannato per traffico di droga al processo
«Pizza Connection», è ora imputato per associazione mafiosa come presunto
boss della famiglia di Partinico: avrebbe ospitato in Sudafrica e Namibia
latitanti del clan Brusca e «riciclato denaro di provenienza illecita»;
continuerebbe a «coltivare interessi in Sicilia tramite la sorella Maria
Rosaria detta Sara», pure lei ora imputata per mafia. Proprio attraverso
Sara, come risulta da alcune intercettazioni, nel 2003 Palazzolo aggancia
Dell'Utri e famiglia per «alleggerire la sua posizione processuale e
ammorbidire le richieste di rogatoria e di estradizione». Perché proprio
Dell'Utri? Perché - scrivono i pm - «è un esponente politico di rilievo
della maggioranza»; ed è pure, parola di Palazzolo, «già convertito», cioè
collegato alla mafia. L'intermediaria fra i due è «una signora dell'alta
società milanese, africana d'adozione: Daniela Palli», ora indagata per
favoreggiamento con l'amico Paolo Pasini.
Il 30 maggio 2003 Palazzolo chiama la sorella perché parli con la Palli e
contatti Dell'Utri. Il 12 dicembre 2003 la Palli racconta a Pasini i suoi
colloqui con Miranda, moglie di Dell'Utri:
D. Certo che è stato male, gli hanno datoŠ quattro by-pass ha dettoŠ e
allora, ho avuto una lunga conversazioneŠcon Miranda che c'ha un sacco di
casiniŠ A un certo punto, in famiglia proprio, le ho detto: «Miranda scusa,
(Š) ti ricordi che a luglio (Š) ti chiesi se Marcello poteva fare una
telefonata a questa Sara Palazzolo?» E lei mi ha risposto: «Sì, l'ha fatta.
(Š) Sì, risulta tutto, però io non ho più le cose sottomano(...)». Ho detto:
«Questi qua continuano a chiamarmi. Ci sono problemi?». E lei mi ha detto:
«No, Daniela perché te l'avrei detto subito, Marcello mi avrebbe detto: dì a
Daniela che io queste persone non le chiamo. Invece lui è interessato, se
l'è presa nel cuore». (Š). E gli dico: «Sara a luglio ha ricevuto la
telefonata di Marcello"»(Š).
P. Il contatto a cosa approda? A degli affari o alla pura conoscenza?
D. No a risolvere, magari i problemi di Roberto che sono anche quelli di
Marcello, processi, cose o non so che cosa.
Il primo contatto fra Sara e Dell'Utri risulta da una telefonata fra i due
il 26 giugno 2003. Per legge, non può essere trascritta senza il permesso
del Senato: i pm lo chiedono, ritenendola «assolutamente necessaria per
questo processo, in quanto Dell'Utri accetta di incontrarsi con Palazzolo,
uomo d'onore di Partinico, tramite la sorella». In vista dell'incontro,
Palazzolo indica alla sorella le cose da chiedere al «professore»: cioè a
Dell'Utri. «Palazzolo - spiegano i pm - afferma con certezza di sapere che
Dell'Utri ha rapporti risalenti con Cosa Nostra e sa dunque cosa fare.
Utilizza la frase convenzionale: ³Non devi convertirlo, è già convertito²Š».
Sara - suggerisce Vito Roberto - deve chiedere a Dell'Utri i seguenti
favori: 1) un intervento «al Ministero» per una faccenda processuale
(Palazzolo cerca un interlocutore in Via Arenula: «per sapere più o meno
dove deve andare questa cosa e cosa si può fare qua e dopo all'avvocato cu
andare a bussare per avere un po' di conforto in questa situazione a livello
ministeriale»); 2) una pressione sulla Cassazione perchè annulli il mandato
di cattura per mafia a suo carico («vediamo di farla dare a dei giudici
competentiŠ scriviti cu sunnu i magistrati, cu sunnu i persone, cu sunnu i
procuratori, cu sunnu i presidenti di Corte d'appello, scriviti tuttoŠ»); 3)
un'interrogazione parlamentare contro la «persecuzione giudiziaria» di cui
si dice vittima; 4) un intervento «a livello governativo» con il Sudafrica
perchè «lascino in pace» lui e l'amico Rocky Agusta (figliastro della
contessa Francesca morta nel 2001 a Portofino), coinvolgendo addirittura il
"Presidente"; 5) «la sorella dovrà riferire al senatore Dell'Utri che
³possono dare un contributo² e che lo stesso Palazzolo, consigliere
finanziario per l'Angola può rendersi utile per tutto quel che può servire a
dei clienti suoi, sia nella pesca sia nelle miniere o nei lavori pubblici».
Dell'Utri potrebbe trovare soci e capitali per appalti stradali in Angola:
«Può portare tremila industriali dall'ItaliaŠ C'è una nazione da
ricostruire, non ci sono problemi, il governo ti dà garanzieŠ Ci sono già
cinque licenze per porti, stradeŠ».
Veronica, Silvio e la discoteca
I contatti fra Palazzolo, Palli e Miranda Dell'Utri proseguono e il 20
ottobre 2003 Vito informa Sara che «abbiamo parlato con uno del
Dipartimento» di Giustizia sudafricano. E la invita a «informare il Ministro
della Giustizia italiano». Il 3 febbraio 2004 è prevista una festa
all'«Isola di White», una discoteca di Buccinasco, organizzata da Veronica
Berlusconi per Miranda appena diventata nonna. Ci saranno anche la moglie di
Previti e la Palli, che concorda con Pasini quel che deve dire alla first
lady: «Alla Veronica (Š) dico che sto collaborando con Michelini in AfricaŠ
vogliamo unire le forze politiche e imprenditorialiŠ i ministriŠ Il
Presidente deve appoggiarlo in qualche modo». Michelini è Alberto, ex
giornalista Rai, ora deputato forzista, membro dell'Opus Dei come Dell'Utri
e rappresentante del premier Berlusconi per l'Africa. Il "Presidente" è
Berlusconi. Infatti l'indomani la Palli racconta a Pasini che alla festa
Veronica le ha promesso di mandarle un autista a ritirare una lettera da far
recapitare a Silvio. Poi chiama Gaddo della Gherardesca (il nobile toscano
amico di Sarah Ferguson) per dirgli che alla festa «io ho parlato a Veronica
dell'Africa» e di Michelini: per l'affare africano «bisogna fare qualcosa,
sennò saranno i comunisti a prenderla». Silvio deve capire che «va bene, ci
sono tanti problemi come la legge Gasparri, però è importante che l'Africa
non finisca alla sinistra». Pasini le dice di informare Michelini e si
raccomanda di scrivere al premier una lettera non troppo lunga. Poche ore
dopo la Palli gli legge stralci della lettera: «Caro Presidente, sto
collaborando sull'iniziativa presa nel Centro Africa... mi sono permessa di
attivare la sua attenzioneŠ sostegno e appoggio morale che lei non ha mai
fatto mancare...». Poi riprende i contatti con Palazzolo, che però ha saputo
di intercettazioni e raccomanda la massima prudenza al telefono. Il 12
dicembre 2004 Daniela Palli gli dice che Dell'Utri, pur impegnatissimo, è
interessato a incontrarlo. In altre telefonate si parla di una lettera di
Michelini a un ministro angolano per annunciargli una delegazione
d'imprenditori e politici italiani interessati a opere pubbliche. Poi
l'inchiesta diventa pubblica e all'improvviso l'allegra brigata smette di
parlare di Angola e Palazzolo.
Ma le intercettazioni bastano - secondo i pm, che chiedono di sentire al
processo la Palli, Pasini e Sara Palazzolo - a dimostrare che «l'allora
latitante Palazzolo ben sapeva del ruolo di Dell'Utri rispetto a Cosa
Nostra» e che «Dell'Utri nell'intero universo di Cosa Nostra è considerato
un sicuro terminale al quale potersi tranquillamente rivolgere, senza il
timore di essere denunziati, per illecite interferenze su organi
istituzionali».
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