Lettere da'Avana

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cane...sciolto
00martedì 14 marzo 2006 00:12
Si riconvertono gli zuccherifici, orgoglio della rivoluzione, e gli operai tornano sui banchi di scuola.

Cubani con la bocca amara.
Quando esce la mattina Fernando non sente più nell'aria l'odore della canna da zucchereo.
Lo ricorda dolce come il miele.
Attaccato ai muri delle case, impregnato nelle vesti.
Una presenza rassicuirante, racconta, che lo ha accompagnato per 75 anni, fin dalla nascita.
Per tutte le 2mila famiglie del villaggio di Fitna,che si distende nella verde piana "de los Ingenuos", vicino a Trinidad, la fabbrica dello zucchero era la vita.
Il villaggio era sorto con lo zuccherificio. Ha preso il suo nome.
E si è sviluppato via via che il commercio cresceva,
i treni a vapore venivano ingoiati dai capannoni a volte e le strutture si amplificavano fino a ospitare 5mila operai.
Tra questi c'era Pepe.
Ha lavorato alla "pesa delle canne" per olte 20anni.
Pepe fatica ad abituarsi al silenzio.
Rimpiange l'assordante rumore dei treni che caricavano zucchero grezzo e melassa e scaricavano le merci provenienti dalle città.
Hosè ha 38anni. Quando finiva il turno di lavoro, riusciva spesso a portarsi a casa una bottiglia di Rum distillato in clandestinità.
Tutti a Enta sono vittime della nostalgia per la fabbrica.
E in privato ognuno ha un motivo tutto suo per rimpiangerla. Ma i tempi cambiano.
E anche l'ultima roccaforte dell'economia di Stato ci si deve rasasegnare alle esigenze del mercato.
Finta è solo uno degli storici zuccheriffici inclusi nel gigantesco piano di riconversione industriale.
Per stare al passo coi tempi saranno smantellati i vecchi impianti, che sono poi la maggior parte...
Agli ex.-operai saranno reinseriti nel mondo del lavoro.
Prima, però, dovranno studiare ed aggiornarsi.
Se la vita negli zuccheriffici è rimasta ferma ferma per oltre un secolo fuori, dai villaggi il mondo è cambiato.
Anche se gli abitanti di Finta sembrano ignorarlo.
Trovare un'occupazione per l'esercito degli operai non sarà facile, nè immediato.
Ma a tutti sarà assicurata la possibilità di conservare il salario per il tempo necessario.
A condizione che frequentino i corsi del progetto Alvarò Reynoso.

Sono già più di 100mila gli ex operai e i contadini tornati sui banchi
Altri 100mila potrebbero seguirli a ruota già nei prossimi 2anni.
Ognuno può scegliere una specializzazione, anche materie materie come informatica e contabilità.
Può proseguire fino alla laurea. E alla fine troverà un nuovo impiego.
Ma per chi come Pepe ha lavorato 20anni nella fabbrica con umili mansioni non è cosi semplice.
"Coltiverò pomodori.Frequento i corsi di agrnonomia 3 volte alla settimana- spiega stringerdo un quaderno consunto nelle mani incallite- per un totale di 12ore. Non ci sono abituato. Erano 25anni che non studiavo. Ora devo anche sostenere gli esami di fine anno. Ho paura di non superarli"

Non ci sono alternative.
Lo steso leader maximo è determinato a proseguire sulla via della riconversione.
"Cuba non vivrà più sull'industria dello zucchero.
Questo periodo appartiene al tempo della schiavitù"
Aveva ribadito Fidel Castro a inizio 2005...
Rinunciare allo zucchero, sarà tuttavia un'operazione molto complessa.
Perchè se già 100mila operai hanno perso il posto di lavoro, l'industria cubana ne conta almeno altri 300mila.
Che con le loro famiglie fanno 2 milioni di persone, quasi il 20% della popolazioone.
D'altonde Cuba era il paese dello zucchero...
Più importante di rum e tabacco.
Con tanto di ministero ad hoc.
Il programma è in fase avanzata. Già nel 2003 il 60% dei raccolti di canna da zucchero sono stati riconvertiti in altri piantagioni.
Pomodori, mais e patate e altri ortaggi. Lo steso anno alri 77 zuccherifici su 155 esistenti erano stati smantellati.
Nel 2005 altre 43 fabbriche sono state chiuse a tempo indeterminato. Erano troppo vecchie, non competitive.
Le fatiscenti macchine divoravano il petrolio. In un periodo in cui il costo del carburante saliva a i prezzi internazionali dello zucchero, al contrario, accusavano pesanti ribassi.
Quando nel 2003, le quotazioni crollarono a 5 cent per libra molti impianti lavoravano in perdita.
Mantenerli senza l'Unione Sovietica era impensabile.
Al suo alleato strategico l'URSS pagava lo zucchero 5 volte di più rispetto ai listini internazionali, vendendo in cambio petrolio e fertilizzanti a prezzi stracciati.
"Un accordo così vantaggioso - ricorda un vecchio economista cubano - che il governo pensò durassse in eterno e non diversificò l'eonomia"
Ma niente dura in eterno.
E proprio nell'anno in cui il raccolto cubano toccò il picco di 8,2 milioni di tonn., crollò il muro di Berlino.
All'Havana vennero a mancare clienti importanti come i paesi dell'est Europa.
Poi, nel 1991 vu la svolta di Mosca. Il colpo cubano di grazia per l'industria cubana dello zucchero, incontrastata leader mondiale fino agli anni Venti.
La produzione cominciò a scendere. Un processo irreversibile culminato nella stagione appena conclusa a 1,3 milioni di tonn.
Un raccolto così magro non si vedeva da 98 anni. Ironia della sorte, proprio nella stagione in cui i prezzi del colonieale sui mecati facevano faville, volando a gennaio ai massimi da 25 anni.
Per non perdere l'occasione, i paesi produttori intensificano i raccolti, espandono gli impianti.
Cuba è invece costretta a mandargki in pensione.
Vestigia di un glorioso passato saranno ora archeologia industriale.
Un altro problema inpenserisce il governo.
Arginare il potenziale esodo di massa verso le città -commenta un'alto funzionario del ministero dell'Agricoltura- sono nati intorno agli zuccherifici.
La fabbrica dello zucchero era il centro della vita. Dava la vita, era parte della vita.
Il loro smantellamento ha creato grossi problemi sociali.
In alcuni casi dei traumi.
Diverse persone non hanno retto. Si sono riversate in città.
Durante la rivoluzione cubana il 70-80% della gente viveva nelle aree rurali. Oggi la proporzione è inversa.
Naturalmente chi abbandona non potrà benificare del mantenimento del salario".
Per incentivare la partecipazione nei borghi sorti intornio agli zuccherifici, sono state istituite 84 sedi universitarie.
A oggi sono oltre 97mila le persone dell'industria saccarifera che frequentano i corsi.
Alcuni alternano la coltivazione nei campi alla scuola.
Ma per il 25% di loro lo studio è divenuto un'attività a tempo pieno.
Oltre 10mila sono iscritti ai corsi per accedere all'università.
3mila nuovi alunni frequentano già i corsi accademici
Le facoltà che vanno per la maggiore sono agroindustria, ingegnieria agraria, contabilità.
Qualcuno troverà impiego nel settore turistico. Data la sua conoscenza forse verrà impiegato nel ricco percorso di archeologia industriale.
Attratto dai rincari internazionali dello zucchero, corre voce che il governo abbia già piani per recuperare parte dei raccolti di canna destinati ad altre culture.
Gli zuccherifici più efficenti saranno potenziati.
Ma il destino degli storici e desueti impianti sembra già scritto.
Diveranno probabilmente un percorso turistico.
Dalle ciminiere non uscirà più la nube grigia che diffondeva l'odore dello zucchero.
Ma per gli abitanti dei borghi potrebbe essere l'occasione venire per venire in contatto con gente straniera.
D'altronde Cuba non può più fare a meno del turismo.
E' importante anche dello zucchero.

Di: Roberto Buongiorni, tratto dal "Domenicale "ll Sole24 ore" domenica 26 febbraio 2006.

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