Lettera aperta del dott. Camerata Presidente dell' U.I.O.
Riportiamo importante lettera aperta del Dott. Massimo Camerata, Presidente dell'Unione Italiana Ornitofili, all'Ing. Banfi -
Futuro, identità e sfide da affrontare
Egregio Ingegner Banfi,
ho letto con grande interesse la sua lettera aperta “Il nostro futuro? Sta nel rinnovamento consapevole e condiviso” pubblicata recentemente nel forum di Avifauna. Mi ha colpito perché per la prima volta da molto tempo si affrontano con decisione e consapevolezza temi attuali e difficili. Un po’ per questo, un po’ per l’accenno che Marco Cotti fa alla mia federazione nel commento al suo intervento, ho deciso di scriverle.
Una premessa doverosa: dopo la lettura riflettevo che in fondo da un dirigente della SOR non potevo attendermi altro. La sua associazione, negli anni (dovrei anzi scrivere “nei decenni”) ha sempre prodotto ottimi amministratori, né potrebbe essere diversamente: la SOR ha una struttura solida, organizzata, potente, e i suoi iscritti, consapevoli e motivati, hanno sempre saputo indicare le persone giuste per gli incarichi sociali. La prego di credere che non c’è, in quanto le scrivo, piaggeria, che non fa parte dei miei costumi, né quell’enfasi retorica e un po’ becera che molti, magari con una punta d’invidia, mostrano nei confronti della sua associazione. Tutt’altro, solo la constatazione di una realtà forte in un panorama ornitologico italiano invero molto debole.
Ho particolarmente apprezzato alcuni passi del suo intervento, soprattutto dove scrive del voler “…portare un’identità all’hobby dell’allevamento ornitologico amatoriale…” e dove afferma che “Un’organizzazione senza storia è un’organizzazione fragile, un’organizzazione non consapevole delle proprie potenzialità legate alla propria storia è un’organizzazione senza futuro”.
Sono d’accordo con lei: senza un’identità e senza una storia alle spalle di cui sentirsi orgogliosi e di cui non vergognarsi non c’è futuro. Un movimento che non ha un passato o che lo rifiuta non ha né potrà mai avere un’identità. Senza un passato e senza un’identità non si può operare adeguatamente nel presente. In altre parole, e mi ripeto, non c’è futuro.
Mi piace anche l’idea di un Movimento Ornitologico Italiano (lo scrivo maiuscolo, come bene ha fatto lei). Penso che in tale concetto intendesse includere anche la mia federazione, l’Unione italiana Ornitofili, che inevitabilmente e a pieno titolo fa parte di tale movimento, così come chiunque altro operi positivamente nel nostro paese per l’ornitofilia.
Trovo invece la sua idea (perché se non sbaglio si tratta di un’idea sua, di Ivano Gualerzi e del Presidente AISAD Virgilio Camillini, nata in ambito regionale e poi passata a livello nazionale) di una “analisi della struttura degli allevamenti” sicuramente interessante ma non adatta per risolvere i tanti problemi che l’emergenza sanitaria ci propone. Certamente può aiutare a comprendere meglio la realtà degli allevamenti italiani degli iscritti FOI e può anche avere un non trascurabile impatto mediatico, ma con un uso esclusivamente “interno”.
Non voglio entrare troppo nel dettaglio (oltretutto qualcuno, ritengo a torto, potrebbe anche dire che non mi riguarda) ma non penso sia in alcun modo utilizzabile nei confronti delle istituzioni.
I questionari, per esempio, sono anonimi e volontari, e questo toglie ogni attendibilità “scientifica” ai dati ottenuti. Per un attimo, un po’ maliziosamente, mettiamoci nei panni di un interlocutore, magari severo: penserebbe subito di come i dati possano essere stati facilmente manipolati (qualcuno, coperto dall’anonimato, potrebbe omettere di riportare l’allevamento di specie protette o suscettibili all’infezione da H5N1 e qualche presidente di associazione, magari per fare bella figura, potrebbe dare un “aiutino” compilando lui le schede non pervenute). Inoltre l’autorità non ha la possibilità di eseguire alcun controllo sulla veridicità dei dati anonimi. Infine, non è immaginabile raccogliere, operando con serietà e rigore, i questionari di 15-20.000 persone in un paio di mesi: ce ne vogliono almeno sei e poi i dati vanno “lavorati”, disgregati e ricatalogati, per altri mesi ancora.
La strada che lei sta percorrendo però secondo me è quella giusta ed è comunque indubbio che ci troviamo in uno dei momenti più difficili vissuti dal nostro hobby. Non si tratta solo di influenza aviaria, ma di una serie di problemi che, più o meno tutti insieme, ci si stanno proponendo: la riduzione del numero degli allevatori ed un inesistente ricambio generazionale, l’insorgere di una serie infinità di difficoltà legislative, l’inadeguatezza dell’ambiente ornitologico ad accettare i continui cambiamenti che la società ci propone quasi giornalmente.
L’aviaria, certo, è ora un’emergenza: è un problema enorme, con cui dovremo confrontarci per anni, e che riguarda tutto il genere umano, che si trova di fronte al rischio concreto di una gravissima pandemia. Un problema globale, non solo sanitario ma anche, e forse soprattutto, sociale. È ovvio che in questo contesto gli allevatori di uccelli ed i loro problemi diventano secondari, sia per l’opinione pubblica che per le autorità. Anzi, esiste addirittura il rischio che, in seguito ad una possibile sovrapposizione mediatica del problema, che può facilmente sfociare in una sorta di isteria collettiva, si finisca per essere additati come “untori”, con tutte le deprecabili conseguenze che ne seguono.
Non so francamente quale sia la strategia giusta per affrontare la questione: qualche idea ce l’ho, ma va sicuramente confrontata con quelle degli altri che, come me e gli iscritti dell’UIO, si trovano a fronteggiare in prima linea questa emergenza. Nessuno può pensare di risolvere questo problema da solo o, peggio, cercando di escludere gli altri.
È questo credo il punto cruciale della questione e il motivo per cui le ho scritto: siamo di fronte ad un grave problema che può essere risolto solo con il contributo di tutte le componenti di quel Movimento Ornitologico Italiano che lei indica, FOI, UIO, Club Allevatori Avifauna e quanti altri (e sono molti, mi creda) agiscono nel mondo dell’ornicoltura del nostro paese. È indispensabile un dialogo, il confronto delle idee e lo scambio delle opinioni per arrivare a creare un fronte comune, un’unità di intenti e di azione che ritengo siano l’unica possibilità concreta di risolvere il problema.
Perché però ci sia dialogo è necessario vi siano persone disponibili che vogliano confrontarsi e un posto in cui tale dialogo possa svolgersi.
La sua lettera aperta è senza dubbio permeata di disponibilità al confronto e buona volontà e credo possa convenire che questa mia risposta si pone nella stessa direzione ideale. Io e lei, gli amici di Avifauna siamo tutte persone disponibili a dialogare per il bene comune.
Anche il”posto” in cui dialogare, volendo esiste: cosa di meglio dello spazio virtuale che il forum di Avifauna mette a disposizione degli appassionati ornitofili e dove è possibile discutere con pacatezza, liberamente e senza alcuna preclusione?
Mi piacerebbe pertanto invitarla a partecipare, con me ed altri e se ne ha voglia, a questo dialogo, magari scendendo direttamente in campo nella “arena” del forum.
Forse lei, come me, non è un frequentatore abituale dei forum: io non vi ho mai partecipato, in parte per un’istintiva ritrosia (o forse è pigrizia), in parte per il poco tempo a disposizione, però, se lei decide di rispondere al mio invito io non mancherò di fare la mia parte.
C’è una sfida che ci attende tutti nei mesi e negli anni a venire: non è l’influenza aviaria, che è solo un momento difficile da superare, ma, per dirla con le sue parole, la sfida vera che abbiamo di fronte è dare un’identità e un futuro all’ornicoltura italiana, tutti insieme. Proviamoci.
Massimo Camerata - Presidente Unione Italiana Ornitofili