Lettera aperta chiede il ritorno a un marxismo ortodosso e la cacciata del capitalismo

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Arvedui
00martedì 17 luglio 2007 15:55
Lettera aperta chiede il ritorno a un marxismo ortodosso e la cacciata del capitalismo
E’ l’opinione di un gruppo di ex ministri, accademici e ufficiali dell’esercito, che inviano ai leader una lettera aperta contro le riforme e il capitalismo. Per il Congresso del Pc in autunno si profila uno scontro acceso tra ala liberale e conservatrice

“I segretari del Partito sono diventati capitalisti e i capitalisti sono entrati nel Partito, mentre operai e contadini hanno perso la loro posizione di maestri dello Stato… Le ditte straniere saccheggiano i nostri mercati e schiacciano la nostra economia”. Un gruppo di 17 ex ministri e diplomatici, accademici ed ufficiali della “vecchia guardia” ha pubblicato ieri sul sito web “La bandiera di Mao Zedong” una lettera aperta diretta ai leader cinesi, condannando senza appello le riforme economiche e sociali e chiedendo un ritorno al marxismo ortodosso. Per il congresso del Pc in autunno si delinea un accesso scontro tra ala liberale e conservatrice.

“La causa socialista – scrivono – è stata molto trascurata e ha perso la via. Parlando con franchezza, le riforme in atto vogliono sostituire la proprietà privata a quella pubblica e trasformare la Cina da Paese socialista in uno capitalista. E’ una via sbagliata. E’ un momento molto precario”. Sotto accusa l’apertura del Paese agli investimenti esteri e l’ammissione nel Pc dei capitalisti. Questo ha portato – ritengono i firmatari a “un pericoloso miscuglio” di corruzione dilagante, disoccupazione, disuguaglianze sociali ed economiche e diffuse proteste di massa. Per “eliminare il male fondamentale” non è sufficiente “mettere in carcere funzionari corrotti e adottare programmi di aiuto sociale”. Ma occorre restaurare un marxismo ortodosso e “purgare” le ideologia socialiste revisioniste e di democrazia sociale. A questo fine, il gruppo sollecita elezioni davvero competitive per i membri del Comitato centrale e anche per il segretario del Pc, con evidente critica alla guida del presidente Hu Jintao.

La protesta arriva subito dopo che l’ala liberale del Pc ha criticato i leader per non avere consentito una riforma democratica del Paese né affrontato in modo adeguato i problemi sociali.

Analisti osservano che nel congresso del Pc previsto in autunno sarà in discussione non soltanto l’avvicendamento tra gruppi di potere, ma la stessa linea della Cina per i prossimi anni.
Caio Logero
00martedì 17 luglio 2007 16:40
Beh, devono trovare un compromesso temo. Il comunismo storico ha mostrato i suoi limiti. Non possono continuare con dei sistemi anacronostici.

In ogni caso giuste le critiche, dal loro punto di vista, sbagliata invee la spinta per una ortodossia marxista pura.
Arvedui
00martedì 17 luglio 2007 17:30
Fra poco tempo il governo cinese si troverà stretto fra i comunisti ortodossi ed i liberali democratici, che spingono in direzioni opposte, e allora saranno guai seri per l'establishment cinese.
-Kaname-chan
00martedì 17 luglio 2007 18:27
Re:

Scritto da: Arvedui 17/07/2007 17.30
Fra poco tempo il governo cinese si troverà stretto fra i comunisti ortodossi ed i liberali democratici, che spingono in direzioni opposte, e allora saranno guai seri per l'establishment cinese.



I cinesi hanno creato un mostro istituzionale: il loro paese si è trasformato in un'oligarchia governata dai magnati, come le città greche del VI secolo ac o l'Italia medievale. O volendo hanno realizzato l'incubo di un certo filone di fantascienza, che vedeva grosse corporazioni governare al posto dello stato. Però non durerà a lungo perché man mano che il paese si sviluppa la popolazione si istruisce e chiede di partecipare al sistema decisionale. Inoltre le disfunzioni createsi a causa della crescita tumultuosa sono un ulteriore stimolo di critica. Invece gli esclusi dal benessere si appoggeranno ai gruppi che tendono a voler riportare indietro la Cina. Praticamente la popolazione, non potendo votare l'alternativa al governo, si sta preparando alla rivoluzione: appena la Cina subirà una battuta d'arresto nello sviluppo e una crisi economica il sistema crollerà se non si democratizza prima. L'India invece, con il suo sistema liberal democratico, pur avendolo pagato con un ritardo nell'avvio dello sviluppo (burocrazia, no tav e compagnia bella [SM=x751545] + una dominante ideologia socialista vincente fino al 1991) è in grado di reagire molto meglio alle crisi ed è anche in grado di avere una crescita più equilibrata e più attenta alle esigienze della popolazione (nei limiti ovviamente di un paese in via di sviluppo, dove molte persone sono poverissime e con scarsa possibilità di far causa agli speculatori, ma sempre meglio che in Cina)
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