Ogni animale ha i suoi metodi per superare indenne i rigori dell'inverno. Lo stratagemma messo in atto dalla rana lignea (Rana sylvatica, una specie che vive ai limiti del Circolo Polare Artico) è però quantomeno singolare. Questo piccolo animale, infatti, si protegge dal freddo non facendo la pipì.
Freddo polare. Secondo un recente studio condotto da Jon Costanzo e Richard Lee della Miami University di Oxford, Ohio, trattenere le urine assicurerebbe il riassorbimento dell'acido urico, una sostanza che in condizioni normali, se non eliminata, può essere molto pericolosa per le cellule. Ma in inverno, quando le temperature portano allo stato di congelamento il 65 per cento del sangue della rana lignea, l'acido urico fungerebbe da protezione.
Smettendo quasi completamente di urinare, le rane polari innalzano i livelli di acido urico nel sangue e riescono così a sopravvivere.
Un bagno nell'acido urico. Per far luce su come questa sostanza influisca sulla temperatura corporea, Costanzo e Lee hanno immerso campioni di sangue e di tessuto corporeo di rane lignee in una soluzione di acido urico e hanno sottoposto il tutto a un ciclo di congelamento. L'esperimento ha confermato l'ipotesi iniziale: ai dosaggi riscontrati nelle rane l'acido urico è in grado di proteggere le cellule dall'ibernazione. Non è però completamente chiaro come ciò avvenga. Un'ipotesi è che l'acido possa regolare l'entrata e l'uscita di acqua dalle cellule (osmosi), meccanismo fondamentale per il mantenimento di un'adeguata temperatura corporea. Inoltre è probabile che la sostanza agisca sull'intero metabolismo, rallentando il funzionamento del fegato e dei tessuti muscolari ma lasciando inalterate le funzioni basilari per la sopravvivenza.
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