Il mio stupendo fine di stagione 2014

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pedra85
00lunedì 9 marzo 2015 22:58
Inizio anche qui sul forum una serie di racconti che riguarda il mio fine stagione 2014.

Può succedere, e a me è capitato spesso, di riuscire nella realizzazione di ottimi giri o di splendide giornate a due ruote quando il sole tramonta già troppo presto e le foglie cominciano ad ingiallirsi. Ma mai avrei pensato che i 5 tra i migliori potessero tutti essere tra ottobre e novembre, periodo in cui grazie ad una trasferta di lavoro (e quindi di spese pagate) ho bazzicato in diversi posti.

Il buon periodo è però iniziato già nel weekend precedente con il mio giro dei vigneti d'Oltrepò (link racconto 1, link racconto 2, link merenda in cantina) seguito da un tour pomeridiano sino a Rocca d'Olgisio nel piacentino, luogo in cui non ero mai stato nonostante la relativa vicinanza e nonostante le gambe inchiodate dal giorno precedente.
E non pago ho sfruttato appieno l'ultima settimana di viaggio casa-ufficio in bicicletta con bei giri mattutini e forti sparate pomeridiane, per terminare in bellezza al venerdì ammirando l'alba nel parco di Tortona ed il tramonto con lo zaino strapieno.

Vho, sopra Tortona



Tramonto dalle prime colline in Oltrepò



Alba al parco di Tortona



Shadowfie all'alba
pedra85
00venerdì 13 marzo 2015 18:26
Monferrato settentrionale

25 ottobre


Racconto di Christian Secco, l’organizzatore del giro


Ci troviamo alle 10 a Pozzo Sant’Evasio, piccolissima frazione vicino a Casale comoda da raggiungere dall’uscita dell’autostrada e siamo in sette: io, Pedra, Andrea C., Fulvio , Paola, e le nuova conoscenze Maria Costanza e Salvatore, che arrivano addirittura da Parma!
Fin da subito capisco che anche se il percorso e’ abbastanza tosto, pur essendo le salite molto brevi, nessuno avra’ problemi a concluderlo, Andrea e Pedra li conosco fin troppo bene, Paola e Fulvio anche ma in ogni caso come Maria Costanza e Salvatore sono tutti randonneur, quindi gente tosta abituata a ben altre fatiche.
Ed infatti su ogni ascesa, ognuno col suo ritmo, non mi e’ parso di notare difficolta’ particolari nell’affrontare le asperita’ di giornata.
La prima salita, che poi e’ un falsopiano, la conosciutissima (dai casalesi intendo) Mandoletta inizia mezzo km dopo la partenza. Da “amante della pianura” ho scelto di partire in salita, si tratta comunque di un 3,5% e per scaldarsi va bene anche questo tanto che saliamo chiacchierando come sulla seconda salita verso Olivola, un comune di poco piu’ di 100 abitanti somiglia alla prima.

Attraversiamo colline dolci in cima a molte delle quali ci sono paesini piu’ o meno grandi, e’ il tipico paesaggio della parte meridionale del monferrato casalese, il primo assaggio del paesaggio piu’ selvaggio e delle pendenze piu’ significative della parte settentrionale della zona si ha con la terza salita, la Madonna dei Monti.
Come sempre accadra’ sino alla fine del giro la salita inizia quasi subito dopo la fine della discesa precedente, appena scesi da Olivola si giungie a Ottiglio e qui inizia una delle rampe piu’ famigerate della zona, niente di impossibile per carita’, ma pendenze sino al 18% si trovano in poche asecse dalle nostre parti.
La prima parte e’ molto facile, meno del 5%, poi si gira a destra lungo una stradina con l’indicazione “Madonna dei Monti” e qui la musica cambia subito, la parte piu’ ripide segue l’incrocio per poi continuare con un tratto ancora al 10%, e qui sara’ Pedra a “darci dentro” infatti finira’ con il pareggiare il Kom dall’incrocio alla vetta della salita.
Io in questo caso non partecipo alle tipiche “scaramucce” amichevoli tra me, Pedra e Andrea perche’ devo comunque fare da guida e indicare la strada a tutto il gruppo che si era sgranato nel tratto iniziale.
Logisticamente la zona e’ tremenda, difficile introdurre tratti lunghi che non richiedano indicazioni di chi conosce la strada per non perdersi. Caratteristiche saranno quelle in discesa, sono talmente lento che spesso sono indietro anche se sono la guida quindi alcune dovro’ urlarle a chi mi precede! Comunque il gruppo rimarra’ compatto senza intoppi per tutto il giro.

Dopo la Madonna dei Monti si percorre un tratto di strada che rimane in quota e permette ampie viste a sud, e alcune verso nord, e’ un pezzo di strada suggestivo che da gia’ un’idea dei paesaggi che si attraverseranno successivamente.
Poi inizia una discesa relativamente lunga e il tratto in pianura piu’ lungo del giro, ma e’ per andare a imboccare una, anzi LA, salita per i casalesi, quella che porta al santuario di Crea. Il luogo e’ molto conosciuto, costruito su una collina boscosa dalla caratteristica forma a panettone, la salita e’ relativamente impegnativa, queste caratteristiche ne fanno un vero e proprio punto di riferimento per i ciclisti indigeni.
Io ci sono salito centinaia di volte da quando ho iniziato ad andare in bici e ovviamente non puo’ esistere un giro del monferrato casalese pensato da me senza questo passaggio, qui ci sara’ un po “battaglia” tra i soliti 3, stavolta saro’ io a spuntarla di qualche secondo, ma ho il vantaggio del fattore campo!
Al piazzale del santuario ci fermiamo un po e facciamo alcune foto di gruppo, scendiamo da un altro dei 5 versanti, attraverso ponzano e poi lungo una strada stretta e rotta, come moltissime altre nel casalese, che  ci porta verso alfiano natta paese che attraverseremo lungo un saliscendi continuo tra vigneti, a sud, e boschi, a nord.
Dopo Alfiano si giunge all’imbocco della salita che ci portera’ alla cima coppi del giro, e di tutta la zona, il luogo conosciuto come “collina del ripetitore“, per via della presenza di un ripetitore enorme in cima, visibile da diversi km di distanza, e’ una delle zona decisamente boscosa, qui non ci sono piu’ coltivazioni solo una stradina nel folto della vegetazione e la discesa che ci portera’ a Villadeati e’ ancor piu’ immersa nel verde della salita.
Ormai ci siamo spostati decisamente a nord, stiamo puntando verso il Po, il paesaggio della valcerrina e’ diverso da quello dei primi km, meno coltivazioni, piu’ boschi e in generale una sensazione di essere in luoghi di “vera campagna” piu’ marcata rispetto a prima.
Particolamrente solitaria e’ la strada che attraverso sant’antonio ci porta praticamente sulle sponde del Po alla piagera.
Qui ci concediamo una meritata sosta ad un bar che Fulvio conosce bene perche’ era sul percorso di una randonnee ed infatti anche il barista si ricorda di quella manifestazione. Una volta ripartiti ci aspetta un tratto di percorso molto particolare, si tratta della dorsale che dopo la salita di Gabiano rimane “in quota” collegando diversi paesini il piu’ in alto dei quali e’ Cantavenna.
Le colline su cui la strada si snoda sono a picco sul Po percio’ verso nord si vede la pianura padana e nelle giornate piu’ limpide l’arco alpino.
Nelle pianura spicca la sagoma delle due ciminiere di quella che spesso viene confusa per la centrale atomica dismessa di Trino ma invece e’ la centrale termoelettrica di Leri (che comunque e’ una frazione di Trino). La vera centrale atomica la sfioreremo scendendo da brusaschetto.
La parte successiva del percorso, ossia le salite di Camino(un falsopiano) e Vialarda(1,5 a meno del 6%) sono due classici per i vercellesi che vogliano fare un po di collina essendo le prime che incontrano dopo il ponte sul Po di Trino, sulla seconda tentero’ anche un attacco al kom di strava, fallendolo di pochi secondi.
Rimane un ultima salita, se Crea e’ la salita simbolo della zona e Vialarda e’ un po’ il simbolo delle salite nella zona di confine con la pianura a nord, allora Rolasco e’ la salita per eccellenza nelle colline piu’ vicine a Casale Monferrato, discretamente impegnativa, sono 1,8 km all’8%, tutti salgono del loro ritmo, Pedra e Andrea un po piu’ allegri.
In pochi km dallo scollinamento rientramo al punto di partenza, la sensazione e’ che tutti siano soddisfatti della piacevole pedalata in una zona collinare disseminata di paesini e strade piu’ o meno nascoste, praticamente senza traffico, che meritano una visita che ho tentato di rendere piu’ completa possibile rimanendo sui 100 km: madonna dei monti, Crea, la collina del ripetitore, la dorsale di Cantavenna, Vialarda, Rolasco sono buona parte dei grandi classici di zona. Alla fine l’apprezzamento per il giro da parte di tutti mi e’ sembrato sincero, di certo non e’ stato monotono con tutti quei sali-scendi!

Un vecchio cucciolo guarda incuriosito questo gruppo di 7 ciclisti
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Panoramica da Gabiano verso Trino, con le risaie ormai ingiallitemonferrato_pan3

Paola sta salendo a Vialarda
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Il gruppo al santuario di Crea
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NdR: confermo le sensazioni di Christian, il giro è stato molto bello e suggestivo con i suoi continui su-giù, con la sua esplorazione dei vari lembi del territorio Casalese e con i passaggi in tutti i luoghi principali. Un giro che spero riproporrà nel 2015!


pedra85
00lunedì 16 marzo 2015 18:45
Folgaria e Coe in una trasferta di lavoro

26 Ottobre


Ieri ero in giro nelle propaggini collinari del Monferrato settentrionale, oggi assieme al ritorno dell’ora solare devo affrontare una lunga trasferta di lavoro in alta val di Non, dove già ero stato in primavera, pernottando in zona già dalla domenica sera per una settimana presso la sede del cliente. Porto con me anche la bici e l’abbigliamento da podismo, sperando nel bel tempo del successivo weekend ed approfittando del tragitto pagato per scoprire dei nuovi territori.
Col cambio dell’ora avrò meno tempo a disposizione e giocoforza il progetto si accorcia per sfruttare le ultime luci del tramonto solo per completare il tragitto in auto sino all’ albergo. La scelta ricade su una salita che mi è rimasta impressa durante il Giro d’Italia 2002, coi corridori sfiancati dalla durezza della tappa e con Cadel Evans in completa crisi.

Esco a Rovereto e trovo parcheggio a Volano, la giornata è soleggiata e discretamente calda per essere fine ottobre, parto lungo la val d’Adige sino a raggiungere Calliano, paese d’inizio di una tripla salita consecutiva che mi porterà ai 1781m di Cima Valbona.
L’inizio sotto al castello è magnifico, questa grossa roccaforte domina il suo tratto valle incutendo ai passanti lo stesso timore che le già dure pendenze iniziali provocano ai ciclisti anche allenati come il sottoscritto. Siamo già al 10% quando, abbandonate le ultime abitazioni, mi addentro nella roccia su una strada scavata a forza e ben tenuta, con gallerie ruvide a semplificare il passaggio ed il suddetto castello che ormai è sotto la linea dell’orizzonte. Fatico, la pendenza è tosta e talvolta a doppia cifra, i tratti di respiro minimali ed il panorama bello, con la valle scavata da un torrentello e le Dolomiti del Brenta dall’ altra parte dell’ Adige.
E’ solo in prossimità di Folgaria, località turistica importante in cui si alternano case montane e pascoli, che le pendenze si appiattiscono sino a rasentare il piano nel bel mezzo del paese. Mi concedo una piccola sosta in cui sistemo le solette delle scarpe, poi parto per il secondo tratto di salita che mi porterà al passo Coe. Il paesaggio cambia, ora sono in un bosco con strada larga e più facile, non c’è traccia di vita umana (ed è normale dato il periodo, mi viene in mente solo in un secondo momento che il calendario segna fine ottobre) e soprattutto sta cominciando a fare freddo, nell’ ombra dei 1500m di quota è normale che ci siano 7°!

Le prestazioni giustamente calano, ma non fatico in maniera esagerata per conquistare questo passo. La foto al cartello è d’obbligo, mangiucchio qualcosa e metto i guanti invernali per calare leggermente di quota sino all’ inizio della terza parte di salita, quella che su una carreggiata più stretta arriva a cima Valbona, una specie di valico ai lati della vetta con una visuale sul Veneto montano.

La prima parte di giro, quella dura, è finita, d’ora in poi ci sarà tanta discesa, fin troppa. So di essere vestito in maniera leggera ma ancora adeguata per queste temperature, il problema però è che non sono in collina con discese da 5 minuti, ma sono alla maggiore quota da me raggiunta nel 2014! Il primo tratto è veloce e divertente, poi arrivo al bivio per ritornare a Folgaria e capisco come mai lo chiamino “altopiano”: continuo a pedalare perdendo leggermente altitudine, con qualche controstrappo a spezzare il ritmo e con tanta, tantissima ombra al fresco di un bosco di conifere che in estate potrà regalare un clima piacevole, ma che ora mi sta facendo veramente penare. Tremo, sto perdendo pian piano il calore che non riesco ad acquisire a causa delle pendenze negative, e ce sono tanti di chilometri sopra i 1200m…

Per fortuna sbuco fuori dal bosco e scendo in picchiata a Folgaria, dove quei 2-3° in più fanno molto comodo sebbene il danno sia ormai fatto. Ho ancora una salitella davanti a me e ne sono contento, 3/4km pedalabili sino a Serrada che però fanno poco, anche loro nel bosco con la temperatura corporea che riesce a malapena a ristabilirsi prima della caduta finale di ritorno alla valle dopo quasi 1000m verticali. La strada è bella, ondulata ma con poche curve decise ed anche panoramica, però il costante raffreddamento sta avendo i suoi effetti deleteri con le braccia che tremano ed io che fatico per rimanere stabile e prendere bene quei rari decisi tornanti.
Scendendo di quota i gradi aumentano ed il disagio rimane sopportabile, qui non fa nemmeno freddo e l’ultimo tratto, una deviazione secondaria tra le vigne, mi riporta veloce a Volano tagliando via la periferia di Rovereto.

Ritrovo la macchina e mi cambio coprendomi per bene con la giacca, nonostante i 14° del fondovalle ho patito troppo oggi e preferisco agire per contrasto, anche per evitare di ammalarmi durante la prossima settimana in cui mi aspetteranno giornate di lavoro impegnativo, corse trentine e chissà, magari qualche pedalata extra tra l’albergo e l’azienda.

78km, 2030m
Suggerimenti: in realtà nessuno, è un bel giro, l’unica alternativa più lunga è scendere a Valdastico/Arsiero e ritornare verso Rovereto

Il castello di Calliano, dopo un riscaldamento iniziano dei lunghi 1300m verticali
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Breve contropendenza per salire a Folgaria
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Castello di Calliano da dietro
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Nonostante la giornata bella non c’è un’anima in giro
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Veneto, zone a me ignote
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Il sole scende, ed io pure verso Rovereto
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pedra85
00lunedì 23 marzo 2015 23:20
Due settimane in val di Non

Racconto day-by-day delle 2 settimane lavorative in val di Non, impegnative dal punto di vista professionale, ma non solo


26/10) Al ristorante dell’albergo si ricordano di me, sanno che sono un mangione e mi alzo dalla tavola ristorato dal giro e dal freddo trentino di oggi. Domani si riprenderà a lavorare, ma non certo a battere la fiacca sportiva!


27/10) La ditta cliente dista 2km dall’albergo, ma dovendo portare dell’attrezzatura opto per il trasporto a quattro ruote, dopo le 8 ore (abbondanti) mi cambio nei bagni della ditta, lascio i vestiari civili in auto e mi butto all’avventura podistica in quel di Cavareno, correndo sulle ripide strade di questo agglomerato urbano e scoprendo solo in un secondo momento che la strada per i paeselli di Don ed Amblar è tutta illuminata. Una buona decina di chilometri montani poco sotto i 1000m di quota


28/10) Il gruppo montuoso del Brenta è illuminato dalle luci dell’ alba, dopo una buona colazione inforco la bici e vado al lavoro seguendo la ciclabile che, con un lungo anello, unisce tutta l’alta val di Non. E’ una situazione quasi irreale, sto andando in ufficio passando in mezzo ai pascoli, con alte vette alpine a circondarmi e verdi vallate di sfondo. Sono quei chilometri necessari ad attivare il cervello.
Alla sera non resisto, piuttosto che rientrare direttamente a Romeno preferisco allungare sino a Fondo su strade illuminate, girare nella parte alta del paese e ritornare affrontando anche un buio tratto di ciclabile illuminato dalla torcia frontale per correre. E’ fenomenale, facendo attenzione posso anche pedalare nelle strette curve tra i pascoli. E la cosa mi fa venire in mente una brutta idea…

29/10) Oggi vado al lavoro in macchina, uscito dall’azienda parto a correre in direzione Fondo sui continui ed incessanti saliscendi della ciclabile aiutato dalla lampada frontale, arrivato in paese intraprendo la salita verso Ronzone via Malosco, tutta in paese ma con complessivi 200m di dislivello sino ai 1150m di quota. Ci sono 2° e sono praticamente in abbigliamento estivo “rinforzato” (gilet e manicotti), non ho perso neanche una goccia di sudore.

30/10) Il mattino è illuminato dai riflessi biancastri della brina, ma oggi parto in bici ed arrivo al lavoro lungo la ciclabile in parte coperta da cristalli di ghiaccio. A pranzo andiamo al “Bicigrill“, bar indirizzato principalmente alle due ruote ed io, per valorizzare il luogo, pedalo sino a Sarnonico arrivando addirittura prima del collega in auto.
Alla sera la pazza idea prende piede, sono vestito civile con maglione e jeans, zaino con portatile in spalla e l’unico strappo sono le scarpe con gli attacchi (ed il casco). L’imbocco della salita è appena fuori Cavareno, ma cerco di evitare il traffico passando dentro Ronzone sino ai 1150m della fine del paese, punto in cui termina l’illuminazione artificiale e devo fare affidamento alla luce frontale, bella ma scomoda da portare assieme al casco. Taglio per Ruffré accorciando e trovando altra luce dei lampioni, poi mi reimmetto sulla strada statale sino al passo, sino ad arrivare ai 1363m del PASSO DELLA MENDOLA!
Sono al confine con l’Alto Adige, sono le 19 di sera e sono su un passo ALPINO (seppur facilissimo) di notte! La discesa è tranquilla, un quarto di luna illumina leggermente la strada larga e ben tenuta, il traffico è minimo ed i 400m verticali per tornare in valle a Cavareno scorrono via facili.
Che bella follia!

31/10) Anche stamattina vado al lavoro in bici allungando dentro Amblar, al ritorno passo sulla ciclabile pedalando un po’ dentro Romeno, ma in tutto sono 11km scarsi che precedono un’altra corsa sulla ciclabile, con partenza in discesa attraverso i più alti meleti Melinda sino al punto più basso a Malgolo, da cui risalgo verso Salter in un fitto bosco senza mai abbandonare questa ciclabile. In teoria dovrebbe essere l’ultimo giorno qui in Trentino, ma alla fine quella che è iniziata come battuta (“sei disponibile anche la prossima settimana?“) si è rivelata essere un progetto ed anche nei prossimi giorni sarò qui, farò però due notti a Verona approfittando di mia zia.

01/11) Il 2° giro più duro dell’ anno con Palade, Castrin e Brez. Ma questa sarà un’altra storia

02/11) Lessinia dove non l’avevo mai vista, un ulteriore racconto da scrivere

03/11) Ritorno in val di Non, parto dall’albergo a correre in direzione Salter e bassa valle, ancora attraversando boschi, meleti e pascoli nel buio di una notte illuminata da una pallida luna. Allungo più del previsto, alla fine saranno 12km

04/11 … 06/11) Piove, e piove veramente tanto al punto di far esondare l’Adige. Nessuna attività sportiva, solo aperitivi con la birra Forst

07/11) Il diluvio universale è terminato, parto da Cavareno ed incrociando un altro podista che sta rifinendo la preparazione per la mezza maratona di Arco (TN) decido di accorciare e di rallentare come lui. 7km tranquilli con le gambe ancora provate dai continui saliscendi della ciclabile. Domani tornerò finalmente a casa, con una lacrimuccia che scenderà nel vedere per l’ultima volta i meleti e queste verdi valli attorniate da piccoli paesi.

08/11) Giro ciclistico di saluto alla val di Non, 100km impegnativi accompagnato da qualcuno che ha fatto fatica ad adeguarsi al mio passo, e non che io sia andato propriamente piano… Anche questo sarà un altro racconto

Domenica 9 affronterò una gara podistica di 10km ad Alluvioni Cambiò (AL) la cui unica salita sarà quella dell’argine del Po, ed il tempo finale sarà sorprendente: 39:27, ad una media di 3:57/km! L’ allenamento montano di altura ha dato i suoi frutti!

Risveglio dalla camera dell’albergo, quando l’alba illumina il Brenta
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L’assurdità di questa foto è che sto andando al lavoro!
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Pedalanotte
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Questo selfie si commenta da solo
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Dalla parte alta di Amblar, paese di 250 persone. Prima di andare al lavoro…
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Oggi fa relativamente caldo (7°), esco a correre vestito così
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aresius_
00mercoledì 25 marzo 2015 21:07
Bravo Pedra, sei veramente un "forzato" della bici! [SM=g28002]
Un unico appunto...il paese arroccato all'inizio della salita per Folgaria è il borgo fortificato di Castel Beseno. Il castello di cui parli è un altro e si trova poco più a sud di Calliano.
pedra85
00mercoledì 25 marzo 2015 22:40
Poi quando si hanno l'albergo a mezza pensione ed il trasporto pagati dalla ditta... è un crimine non approfittarne!
Ma ne ho ancora parecchie da raccontare, ben tre signori giri
grigua
00mercoledì 25 marzo 2015 22:50
pedra85:

sono su un passo ALPINO (seppur facilissimo) di notte!
....
Che bella follia!



Dopo la mia stupenda esperienza notturna dell'estate scorsa, non posso che approvare!! [SM=g28002]

Belle tue pedalate autunnali, e soprattutto l'idea di portarti dietro la bici nella trasferta di lavoro. Non c'è che dire, tra corsa e pedalate, fermo sei stato ben poco. Chissà cos'altro avresti fatto senza la pioggia!

Ciao!


pedra85
00giovedì 26 marzo 2015 22:40
Palade, Castrin, Brez. Ma è veramente novembre?

1 Novembre


Già, è arrivato Novembre, il mese in cui solitamente uso la bici solo per delle sgambate. Ma oggi sono in val di Non e la giornata è ottima, con una temperatura fin esagerata ed un cielo limpido che invita a grandi imprese. Il giro è ambizioso, è simile ed in senso inverso a quello percorso ad Aprile e prevede un dislivello veramente ragguardevole che potrebbe raggiungere i 3000m.


Dopo una colazione bucolica in albergo (Resort la Quiete , pubblicità obbligatoria dato il perfetto trattamento riservato nei miei confronti) e dopo essermi consultato con me stesso per il vestiario, memore del freddo patito 6 giorni fa a Folgaria, opto per la giacca invernale con sottovesti leggeri e guanti invernali di scorta (che mai userò). La partenza è lungo la ciclabile della valle, percorsa continuamente nei giorni precedenti e che con strappi e strette discese mi porta a Fondo, paesello di fondo (appunto…) valle da cui parte la salita al primo valico, il facile ma lungo passo Palade che svalica a 1518m. Sulla salita in sé c’è poco da dire, è sempre molto pedalabile con occasionali gallerie che mi ricordano la pioggia ed il gelo patiti ad aprile, quando dovetti fermarmi a scaldarmi al riparo dall’acqua… Non è una strada particolarmente panoramica e la fine arriva quasi improvvisa, stavolta però grazie al clima compiacente posso fermarmi qualche minuto per delle foto e per occhiare lo sbarramento difensivo costruito nel 1940.
La discesa è lunga e bella, sono pochi i tornanti secchi e pian piano, dove la vegetazione lo permette, si incominciano a vedere i paesi dell’alta valle Adige, Merano, i monti che la separano dall’Austria e, sullo sfondo, le DOLOMITI! Fantastico, è dal 2008 che non ammiravo quelle stupende catene montuose e, anche se solo da lontano, sono felice di averle riviste!

La giornata splendida permette delle belle foto alla valle, ai numerosi vigneti e meleti della zona e alla maestosità alpina da cui manco da troppo tempo, ma alla fine perdo 1200m verticali ed arrivo a Lana, da cui immediata parte la seconda salita che in due tronconi separati porta verso il passo Castrin.
L’inizio è tosto, ampi tornanti evitano qualche frazione e tagliano in due vigneti e campi sinché la via non supera lo sperone iniziale addentrandosi in val d’Ultimo. La strada diventa meno ripida e segue questa stretta valle scavata tra due fila di monti, poco abitata e con il bosco che già sta mostrando i tipici colori dell’autunno, supero San Pancrazio ed arrivo al bivio “della paura”, di quella strada veramente dura che in 9km guadagna 800m verticali con due lunghi passaggi in galleria.
Io spingo abbastanza forte e la quota aumenta in fretta, ma fatico sui continui e regolari 10% dapprima circondati da prati erbosi e poi da rocce e boschi sino alla prima delle lunghe gallerie di ben 1100m, in cui la scalata diventa a malapena più semplice e dentro le quali non posso contare sul mio contachilometri gps. Poco dopo l’uscita si presenza la seconda galleria, quella che dopo i suoi 1,7km presenta il valico fittizio ai 1706m. Bene, riposo un attimo, mangiucchio e mi godo il più duro GPM di oggi che, in due segmenti distinti, mi ha fatto prendere ben 1400m di quota rispetto alle rive dell’Adige.

La discesa è velocissima, solo 4 curve alterano il ritmo nei suoi 6km che percorro (con cautela) in 7 minuti. Manco il tempo di riposare però…
Ora c’è il terzo passo di oggi, la forcella di Brez, salita di un certo impegno su cui giustamente comincio ad accusare la fatica e che mi porta ai 1397m sommitali. L’altro versante è ben più duro, ma questo comunque non scherza, ed il giro non è mica finito!
Arrivo al valico senza problemi particolari, da qui segue una ripida discesa nel bosco che sfiora anche ardui tornanti scavati in viva roccia bianca e che brevemente mi riporta in val di Non al paese di Brez, ostacolato però da vibrazioni alla ruota posteriore dovute ai pattini dei freni disallineati e rimessi a posto proprio nel tornante più spettacolare di tutti. Davanti ho un po’ di falsopiano sino a giungere a Revò, paese del Groppello, vitigno tipico della zona di cui vengono prodotte solo poche migliaia di bottiglie grazie ai pochi ettari rubati ai meleti sulle sponde del lago di santa Giustina.
C’è una bellissima discesa che porta all’eremo di S.Biagio e che poi risale dolce sino a Sanzeno, sull’altra sponda del torrente Novella. Mi reimmetto sulla statale sfruttando le ultime energie rimaste per salire a Malgolo, da cui abbandono la via principale deviando verso Salter per percorrere all’ incontrario la mia prima discesa in zona, strada che attraversa ripida il paesello e che continua impegnativa sino alla fine. In un tornante riesco anche a scambiare due battute con un autoctono, che complimentandosi con me mi ricorda di come sia assurdo avere le giornate più belle a fine stagione, una beffa considerata la piovosità dell’estate 2014!
Supero Salter e ritorno praticamente in piano all’albergo di Romeno, ma il contachilometri mi segna 2984m di dislivello, per cui mi prodigo a raggiungere i 3000m finendo in strade a fondo cieco e ritornando indietro una volta raggiunti i garage delle ville.

Ora è fatta e finita, e questo è il 2° giro più duro dell’anno, completato alla bellezza del 1° novembre!
Ringrazio i gestori dell’albergo “La Quiete” di Romeno per l’ospitalità, nonostante avessi già fatto il checkout mi hanno offerto una merenda e permesso di lavarmi nelle docce della piscina interna. E domani sarà un’altra avventura con partenza da Verona, una trasferta fatta per tagliare il ritmo e cambiare aria (sebbene sia stato deprimente scendere da una fetta di paradiso sino alla zona industriale della città scaligera)

Totale: 104km, 3001m
Consigli: Si può accorciarlo scendendo dalla forcella di Brez verso Fondo, per il resto è un giro abbastanza obbligato. In senso inverso è più duro, si finisce coi 1200m verticali del Palade

Verdi prati salendo al passo Palade
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Le Dolomiti scendendo dal Palade verso Merano
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Val d’Adige, Dolomiti e colori d’autunno
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Vigneti, meleti e Merano
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Si sale verso la forcella di Brez
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Ripidi tornanti che mi portano a Brez
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pedra85
00domenica 5 aprile 2015 12:25
Lessinia dove non l'avevo mai vista

2 Novembre


Abbandono momentaneamente la val di Non per passare un weekend dalla zia a Verona, lasciando un piccolo paradiso in Trentino per due notti in luoghi diversi e conosciuti e per cambiare aria prima della ulteriore prossima settimana tra i monti.


E’ inizio novembre, ma la giornata è veramente mite e perfetta per una scalata verso le più alte vette della Lessinia. Parto dalla zona fiere diretto veloce verso il centro, nel quale non mi faccio mancare una vasca attorno all’ Arena prima di affrontare il traffico cittadino in uscita della città andando in direzione della Valpantena. Soffro lo sforzo di ieri (3000m di dislivello in 104km), ma la voglia è tanta e le pendenze contenute attraverso i paeselli della bassa valle sono solo il pretesto per scaldare meglio la gamba.
Ora i monti circostanti si fanno più alti e mi avvolgono coi loro profili rocciosi e ricoperti di boschi, superata Stallavena incomincio a salire e dal tornante del bivio per Fosse la strada va su con decisione, alcuni tornanti e curve decise che passano nella vegetazione e raggiungono dei piccoli paesi mi regalano numerosi metri di quota ed una visuale che si amplia sopra la foschia che avvolge la pianura, riflettendo quasi la luce solare diffusa in un intenso azzurro di metà autunno. Il dislivello è consistente, però ben distribuito e non fatico troppo ad arrivare ad Erbezzo, dove complici le temperature settembrine devo infilarmi in un bar per il rabbocco della borraccia. Sopra la pianeggiante umidità si respira aria pulita e, per la prima volta, avvisto alcune cime dell’ Appennino dalle prealpi!

Riparto su una salita che non ricordo di aver mai affrontato (anche se già appare nel mio elenco) su una carreggiata strettina che si snoda tortuosa tra malghe e pascoli, salgo sempre senza problemi in maniera costante superando auto parcheggiate ai lati e numerosi escursionisti che, come me, stanno approfittando di questa splendida giornata. La cima è attorno ai 1550m, ma quella sterrata compatta sulla destra e quelle panoramiche che si aprono sul monte Baldo e sulle Alpi trentine mi ispirano troppo, per cui mi avventuro tra ghiaia e terra battuta, sorpassando decine di persone e superando anche malga Lessinia sino a raggiungere un punto che accende la mia curiosità. Ci sono strane formazioni artificiali fatte di pietra e strettissimi sentieri, nel cartello di presentazione leggo “trincee del ridotto difensivo Pidocchio“, restaurazione di quelle presenti nella grande guerra e nelle quali mi infilo molto volentieri, incastrato tra vicoli larghi come me, passaggi formati da pietre lisce e ripide scalinate che portano in luoghi da cui si osserva il mondo attraverso una stretta fenditura. Le esploro tutte, sono una scoperta veramente entusiasmante ed inaspettata che fa da contorno a visuali ottime, che passano da alcuni lembi di Appennino emiliano sino a (mi pare) dei ghiacciai trentini, laddove le Alpi e le Dolomiti si fondono. E non dimentico il monte Baldo, le praterie, la profonda val d’Adige e le centinaia di persone che stanno godendo di temperature piuttosto gradevoli!

E’ ora di ripartire, sono a metà giro e le difficoltà non sono ancora finite. La prima è la stretta e divertente discesa sino al passo delle Fittanze, seguita dal tratto più largo e scorrevole che giunge a Malga Fittanze, da cui parte lo spauracchio quotidiano di passo Pealda, una salita scoperta lo scorso aprile quando la neve dell’inverno ancora bloccava i tratti più in ombra e di cui ricordo ripidissime pendenze nel versante che oggi affronterò in salita. Non ho tanta scelta, sulla misera carreggiata con micidiali drittoni non posso che forzare a tutta soffrendo solo per mantenere la dignità. Eppure, nonostante l’affaticamento del weekend ottengo il KOM su Strava! L’inizio della discesa è su sterrato battuto, con quel ghiaietto che obbliga alla prudenza nei tornanti, poi l’asfalto si riprende il suo spazio sino a Fosse, con occasionali visuali del sole che si sta abbassando arrivando a sfiorare la foschia e con i suoi raggi che si riflettono nelle acque del Garda, tutto davanti alla protezione del monte Corno d’Aquilio.

La salita è praticamente finita, mi manca solo l’avvallamento verso S.Anna di Alfaedo per poi lanciarmi in una picchiata a cui non sono abituato, che dai 970m arriva ai 200m scarsi di Negrar, passando (complice una mia volontaria deviazione) per Cerna e Prun. Una discesa più contenuta mi riporta in periferia di Verona, dove seguo il corso del fiume Adige fino alla diga, dalla quale tento di seguire le varie stradine per rientrare a Verona zona fiera evitando il traffico, riuscendo nel mio intento a costo però di superare un paio di incroci difficoltosi.

Rieccomi indietro nella città scaligera, contento di un giro che immaginavo carino e che invece è stato bellissimo, un ulteriore tassello a questo splendido fine di stagione! Purtroppo la settimana successiva pioverà al punto di far esondare l’Adige in Trentino, per me ci saranno solo due corse serali sino a sabato, quando avrò ancora un’altra sorpresa!
100km, 1950m

La famosissima Arena, immancabile un giro attorno ad essa
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Riflessi di foschia ed Appennino sullo sfondo
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Io in trincea
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Panoramica da malga Lessinia su Baldo ed Alpi trentine
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Trentino, è da 24 ore che non ti vedevo!
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Da Fosse il sole si specchia sul lago di Garda coperto dalla foschia
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pedra85
00mercoledì 15 aprile 2015 21:20
Ultimo giorno in val di Non

8 novembre


Ed anche questo bellissimo periodo di due settimane sta per volgere al termine, dovevano essere 6/7 giorni con qualche giretto ed invece si sono trasformati nei migliori 14 dì del 2014, sia dal punto di vista lavorativo che da quello sportivo. Oggi ci sarà l’ultimo saluto pedalando in tutta la valle accompagnato da un “autoctono” d’eccezione: Daniele, che su Strava ha “solamente” il KOM sul Mortirolo, uno che in tutto il giro faticherà ad adeguare il suo ritmo al mio, che pur sempre è quello di un ciclista già abbastanza esperto.
Dopo l’abbondante colazione all’ hotel “La Quiete” (pubblicità dovuta all’ ottimo trattamento ricevuto) mi incontro con Daniele che mi sta aspettando a Romeno, dopo i dovuti complimenti alle sue eccezionali prestazioni sportive partiamo in discesa verso Dambel, con le strade ancora umide dal diluvio degli ultimi giorni e con temperature piuttosto gradevoli per essere novembre. L’autunno si sta facendo strada a forza, chiazze di mille colori si alternano negli infiniti boschi delle valli, la prima neve ha fatto comparsa sulle Dolomiti del Brenta e gli omnipresenti meleti Melinda si stanno preparando per il lungo inverno basso montano.

Voliamo in discesa superando Dambel nonostante i miei timori dovuti all’ asfalto bagnato, scendiamo in basso sino all’ eremo di S.Biagio ed affrontiamo la prima salita verso Revò, tra ripide pareti coltivate anche con occasionali vigneti di Groppello. Quella che abbiamo appena scalato è una salitella, la successiva inizia appena dopo con ripide pendenze che però ben presto si annullano, quando finalmente riesco a vedere il lago di Santa Giustina. Si prosegue su un lungo falsopiano boschivo fino al bivio di Rumo, dove con la stessa dolcezza perdiamo quota superando un paio di piccoli paeselli e, attraverso una discesa stavolta più decisa, arrivando alla statale che collega la Val di Non alla Val di Sole. C’è ancora un pezzo di discesa che ci porta verso il lago, seguito da una breve salita pedalabile verso il ponte che scavalca lo specchio d’acqua e da cui inizia una breve e dritta scalata verso Cles, capoluogo noneso coi suoi oltre 5000 abitanti.

Usciamo da Cles ed in falsopiano arriviamo a Tuenno rimanendo sull’ altopiano che osserva la parte destra del fiume Novella, con una breve discesa immersa tra gli infiniti meleti nella quale mi fermo per fotografare la cascatella che dai monti si butta verso la valle, immortalando il mio compare di viaggio che sta risalendo per raggiungermi durante la mia sosta e riuscendo in uno scatto significativo.
Proseguiamo senza pendenze significative ed a Cunevo decidiamo di modificare il mio itinerario allungando verso Campodenno e Sporminore per poi scendere beati sino al fondovalle circondati dalle alte pareti formate dal fiume, che da qui a pochi chilometri sfocierà nell’ Adige. Affrontiamo spediti un pezzo di trafficata stradona per poi deviare sulla vecchia e meno scorrevole statale, quella che successivamente si immette nuovamente sulla via più recente obbligandoci ad un’interessante deviazione forzata sulla ciclabile, larga due soli metri ma con bei e ripidi passaggi sotto alla ferrovia, udendo anche il suono del treno in arrivo che però non siamo riusciti ad incrociare.

A Mollaro abbandoniamo la ciclabile ed affrontiamo la prima vera salita del giorno, che in 10km abbondanti ci porterà sino al passo Predaia con quasi 800m di dislivello. La prima parte è abbastanza costante, io noto la relativa difficoltà ma Daniele mi anticipa che la seconda parte sarà ancora peggiore, parlandomi durante l’ascesa anche di quanto la Melinda sia una fonte di reddito per chi già possiede soltanto qualche ettaro coltivato a mele.
Superato Vervò la strada si impenna, ripidi tornanti anticipano solo quelli che saranno i successivi chilometri al 10%, che immersi nel bosco faranno faticare sia me sia l’altro che ogni tanto si dovrà voltare ed aspettarmi (eppure ho fatto i 1150mh di VAM, non proprio poco…). Arriviamo finalmente ai 1250m del valico, sebbene non capisca che valli separi sono soddisfatto e piuttosto sudato per essere novembre. La discesa è una vera picchiata da prendere a tutta velocità, ampie curve e qualche tratto di pavée a Sfuz ci riportano al fondovalle da cui posso ammirare nuovamente il lago. Il bello del giro è quasi fatto, ma a Sanzeno si riprende e salire e dopo i doverosi saluti alla mia guida odierna nonché mr. KOM Mortirolo riprendo la quota necessaria a ritornare davanti all’ albergo e per scattare le ultime tristi foto ai paeselli limitrofi.

Rientro ben accolto in albergo “La Quiete” che mi permette anche di farmi una doccia, addento qualcosa e faccio gli ultimi nostalgici saluti allo staff… Le gambe hanno veramente patito il primo lungo stop da Marzo ed il ritmo elevato tanto da rimaner inchiodato sulle scale, il cuore è triste e gli occhi lasciano scappare una lacrimuccia quando, nella mia auto, abbandono tornanti circondati da meleti, monti ormai sporcati di neve ed un territorio di cui ho assorbito l’essenza nelle due ultime settimane… Ancora oggi provo nostalgia per quella che è stata la mia casa temporanea vista a due ruote, a piedi e non solo… ed ancora penso che quell’azienda ora si è trasferita a Trento…

Totale: 105km, 2160m

Lago di S.Giustina circondato dai colori autunnali
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I mille colori di un autunno ormai tra noi
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Daniele ritorna indietro mentre io gli scatto delle fotografie
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Infiniti meleti della Melinda, fonte primaria di reddito della valle
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Panoramica verso la stretta bassa valle
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Panoramica del lago e della media valle
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MirkoBL
00martedì 21 aprile 2015 15:20
Re: Ultimo giorno in val di Non
pedra85, 15/04/2015 21:20:

Daniele, che su Strava ha “solamente” il KOM sul Mortirolo,



E io che pensavo che ce l'avesse Ivan Gotti...  
pedra85
00giovedì 30 aprile 2015 22:36

Su Strava l'aveva lui all' epoca, anche se ora è 3°...

Aggiungo questo ultimo racconto, anche se esula da quegli ottimi 14 giorni ed anche se quell' azienda ora si è trasferita a Trento nord (non che mi faccia schifo, ma tutt'altra cosa rispetto alla val di Non), vi mostro i due giretti di inizio inverno, quando la nebbia era padrona assoluta del paesaggio.

 

20 dicembre

Capita che in inverno la nebbia avvolga il paesaggio, rendendo le giornate cupe e piatte… Forse un po’ meno alle pendici delle colline tra Oltrepò e Tortonese, dove i campi si innalzano leggermente rispetto alla pianura e dove flebili brezze scendono dalle valli, ma talvolta anche le prime alture sono avvolte da una densa coltre nuvolosa che affoga i paesi situati alle quote meno elevate.
Oggi è uno di quei giorni, quando del sole non si vedono nemmeno i riverberi ed una grigia umidità avvolge tutto. Voglio fare il giretto in bici, ma anche andare a Montale Celli ad acquistare qualche bottiglia da regalare a Natale, per cui rinuncio alla totalità dei chilometri e ad un po’ di comodità per completare almeno il 160% dei miei obbiettivi odierni.
Carico lo zaino in spalla e sono pronto a partire, sebbene il clima sia quello in foto, spero solo di trovare sole e buona visibilità a quote maggiori

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Purtroppo la nebbia si sta rivelando molto più alta del previsto, dal casco scendono gocce di condensa ed anche ai 400m di quota il sole non è pervenuto, oggi ci sarà da soffrire con questa scarsa visibilità a tratti inferiore ai 100m. Scendo in val Grue e salgo a Montale Celli per la prima sosta da Luigi Boveri, viticoltore che mi accoglie in un’ampia sala assaggi col fuoco acceso, ottimi biscotti ed un dolce bicchiere di Moscato.
Prendo 3 bottiglie e passo alla seconda sosta al birrificio Gedeone, mezzo infreddolito mi faccio però tentare da un bicchiere di birra scura prima di scappare a causa dell’orario ormai tardo

Sosta vino dovuta!
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Ed anche una birretta ci sta bene
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La partenza in discesa nella nebbia è doppiamente difficile, poi con le gambe ancora fredde devo affrontare lo strappo di Arpicella che, con le sue pendenze al 15%, mi mette in crisi con il sovrappeso di 7 bottiglie nello zaino. Ma in cima si intravede il sole, forse la nebbia si è abbassata e rimango speranzoso di uscire dal mare di umidità nel momento in cui le quote si faranno più elevate, cosa che effettivamente avviene verso Cadaborgo a 400m, con il sole basso ad ovest che forma incredibili contrasti sul filo della nebbia, con me ancora avvolto che ammiro le case finalmente illuminate pochi metri più in alto.
Le foto sono a dir poco obbligatorie, piccole frazioni sui colli sbucano formando isole nel mare, il caldo sole mi riscalda e davanti a me si aprono panorami emozionanti. Purtroppo devo scendere verso casa, abbandono cotanta bellezza per gli ultimi 10km nuovamente nel grigio di questo giorno di inizio inverno. 46km, 970m

Chiamiamoli “constrasti di una foto mossa”
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A respirare aria limpida
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Cadaborgo e Montemarzino svettano sopra il mare di nebbia
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21/12)
Oggi, se possibile, la giornata è ancora peggiore rispetto a ieri, dopo la falsa illusione del mattino il cielo si è fatto buio e difficilmente troverò scampo dai banchi nebbiosi se non alle quote più elevate. Ma in alto c’è l’inversione termica, per cui carico la bici in macchina in direzione Bagnaria da cui parto pedalando pedalando verso le montagne. La visibilità è discreta, ma è solo a Varzi che troverò il sole!
Salgo verso il Brallo passando da vie alternative e continuo verso il Penice attraverso lo Scaparina, osservando preoccupato il continuo aumentare di quota della maledetta nebbia, che ora ricopre completamente sia la valle Staffora che quella più importante del Trebbia, arrivando indicativamente a 700m! Mai vista una cosa del genere!
Scendo e dopo Menconico mi ritrovo nuovamente avvolto con una visibilità minima, talvolta di 50m, e questo fino all’umido rientro alla macchina. Quantomeno il tragitto a quattro ruote è più agevole del previsto, la coltre grigia si è alzata e si viaggia bene
57km, 1025m

Gioco di ombre al passo Scaparina
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Nebbia altissima, sino ai 700m slm. Sopra è il paradiso
DSCF0771


pierole1
00giovedì 30 aprile 2015 23:19
E bravo Pedra! [SM=g28002]
Complimenti per giri trentini e foto stupende.
Ti immagino su da Arpicella con le bottiglie nello zaino e le gambe magari un po' molli per gli assaggi [SM=g27990] e mi ricordo della salita di Cigognola, fatta qualche anno fa con mezza bottiglia di buttafuoco nella pelle. [SM=g27988]
pedra85
00giovedì 30 aprile 2015 23:42
Re:
pierole1, 30/04/2015 23:19:

E bravo Pedra! [SM=g28002]
Complimenti per giri trentini e foto stupende.
Ti immagino su da Arpicella con le bottiglie nello zaino e le gambe magari un po' molli per gli assaggi [SM=g27990] e mi ricordo della salita di Cigognola, fatta qualche anno fa con mezza bottiglia di buttafuoco nella pelle. [SM=g27988]




Stavolta avevo solo un bicchiere di moscato dolce ed una media scarsa di birra scura. Ben altro tenore rispetto al 2012, quando ci siamo incrociati ed entrambi volevamo intraprendere i peggio muri dell' Oltrepò [SM=g27986]
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