Ho smesso di scrivere poesie

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Caleidos
00venerdì 18 marzo 2005 16:03


Forse si smette di scrivere poesie quando si comincia a fare i conti con la durezza di una realtà in cui la roulette gira e ancora gira, ma la pallina non va mai dove deve (c'è una Giustizia? C'è un Dio?). Forse si smette di poetare quando si smette di credere nell’Amore con la a maiuscola, quello che forse non esiste (anche se è bello crederlo), e si comincia a vedere il proprio partner come una creatura malefica, vampiro dell’anima che nutre e consuma al tempo stesso. Forse si smette perché viene un giorno in cui le rime smettono di baciarsi per fare sesso estremo. O perché c’è un istante bene/maledetto, un momento molto preciso in cui una persona decide fermamente di mettere la testa a posto e di guardare finalmente il mondo per quello che è (all’apparir del vero).


tratto da LAMETTE recensione :"Ho smesso di scrivere poesie" di Stella Iasiello (Ed. Il Foglio, 2004)


Fd.
00sabato 19 marzo 2005 15:25
Ho smesso...
Ho smesso di scrivere. Qualunque cosa fosse, quello che scrivevo, ho smesso di farlo. Ho smesso di scrivere versi, ho smesso di scrivere tutto. Ed è difficile definire un inizio, perchè questo succede quando dentro, qualcosa s'inceppa. E non hai più stimoli per scrivere. Dicono che le parole nascono dentro, ancor prima che nella testa. E che il cervello non fa altro che trascrivere, che tradurre ciò che l'anima vuol far trasparire. E se in quell'anima non hai più nulla, nemmeno le parole, nemmeno i pensieri hanno modo di uscire fuori.
Ho smesso di scrivere.





Harmando
00domenica 20 marzo 2005 13:27
commento
Io non ho mai smesso di scrivere nemmeno nei momenti peggiori, nemmeno quando la morte mi ha cacciato dicendomi: non è ora bello mio, ti vengo a prendere io quando sarà il momento...
e sapete perchè? Perchè io non scrivo solo per amore, solo quando sto bene, solo quando fuori c'è il sole, no.
Io scrivo se diluvia, se mio padre sta morendo, se m'innamoro e se il mio amore poi mi butta giù dalla torre; io scrivo anche se un girono sto tornando, con il pane caldo sotto il braccio e ne rompo un pezetto per strada... Qualcuno le chiama poesie, ma io rispondo sempre di non chiamarmi poeta, sono solo un cantastorie...
Armando
Caleidos
00domenica 20 marzo 2005 14:07
Uno dei piuì grandi poeti cantastorie


Si muore due volte
di Ignazio Buttitta



Le parole buone
care e umane
costano niente
e non so perché
gli uomini le risparmiano.

Le parole di conforto
che medicano il dolore,
e dànno tempo al cuore di calmarsi
e alla mente di riposare,
cagliano nelle bocche
e l'inghiottiamo amare.

La bontà,
che fa giorno sui volti
e pitta arcobaleni
nel cielo degli occhi,
la nascondiamo nelle nubi
prima di nascere.

E ne abbiamo bisogno
io e voi
che credete il poeta
un accattone di stracci;
mentre cuce mantelli celesti
con le mani di madre
per riscaldare il mondo.

Tutti ne abbiamo bisogno
come la terra malata
che implora l'acqua
con la gola secca:
come il cielo
che mostra la faccia lavata
e distende lenzuola
se il vento dissemina le nubi.

Ed è inutile stringere i denti
e irrigidire le braccia;
il maroso sale lo stesso,
rovescia le onde,
sbatte sugli scogli del petto.

Basta uno sguardo
talvolta,
una magia degli occhi,
una sboccata del cuore
per risuscitare un morto che piange.

Gli uomini lo sanno,
sanno parlare
con il cuore negli occhi
e non lo fanno:
li usano per ingannare,
per covare odio,
per piantare forche.

Parlo con il cuore gravido
e con la paura che si sgravi
delle mie doglie di perseguitato,
di diavolo in chiesa,
di agnello scannato;
di unghiate
nelle carni tenere di fanciullo
e rugose d'oggi:
il fiele mi sale in bocca!

Ed è per tanta amarezza
se so solo piangere e stracciare
questi fogli di carta
che sono bianchi
e mi sembrano neri:
se cerco consolazione
in un uccello che canta,
(povero Saba!)
in un cane che mi aspetta;
in una parola d'amore
rubata al vento,
caduta dal cielo,
pescata nel fondo del mare.

Non mi dite
che tutto è perduto,
vi prego:
si muore due volte.

Aspettate domani,
domani,
ogni giorno, domani!



Gennaio 1966

Da La mia vita vorrei scriverla cantando a cura di Emanuele e Ignazio Buttitta
Sellerio Editore Palerno - 1999




Ignazio Buttitta (poeta siciliano, Bagheria (PA) 19 settembre 1899 - 5 aprile 1997).
Una voce senza tempo che narra la vita e la morte, l'amore e l'odio, le occasioni che si trasformano in lirica. Più che le rime, le storie e i ritmi. le sue poesie ci offrono la sua anima, la passione del trasferire in poesia ogni momento. costruendo quella che definiamo memoria


Harmando
00lunedì 21 marzo 2005 00:14
commento
Grazie...
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