Fin dalla seconda meta' del '600, la grançeola compare come piatto prelibatissimo. Bartolomeo Stefani, capocuoco presso la corte dei Gonzaga, nel libro L'arte del ben cucinare ne ha dato una dettagliatissima ricetta. Va cucinata prevalentemente da novembre a gennaio, perche' proprio in questo periodo si riempie del suo ottimo corallo; va cucinata "sempre" da viva,(ci si sente un'assassina) dopo aver legato strettamente con uno spago le zampe intorno al corpo.
Alle grançeole ancora vive legare per bene le zampe attorno al corpo con lo spago, poi immergerle in un recipiente largo e fondo di acqua salata e leggermente acidulata con gli elementi aromatici e l'aceto.
Lasciare bollire per circa 20 minuti, poi aprirle in due e mettere da parte il guscio superiore delle grançeole; estrarre tutta la polpa e il corallo rosso, che in esse e' contenuto, aiutandosi con una forchettina minuscola adatta a questa operazione; con uno schiaccianoci rompere le chele e le zampe, poi recuperarne la polpa.
Infine mescolare il tutto e condire con olio, sale, pepe e succo di limone, quindi riempire i gusci distribuendo bene il corallo su ognuno di essi.