GLI ETERNI

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R. Bolton
00martedì 9 ottobre 2007 00:47
Neil Gaiman - John Romita Jr.
I nomi di certi autori (di certi artisti) sono solitamente sufficienti a suscitare una notevole aspettativa di per se stessi nel fandom: che cosa saranno in grado di inventare? Quali prodigi usciranno fuori da pennino e pennello?
Quando questi nomi corrispondono alle persone di Neil Gaiman - non solo fumettista geniale, ma romanziere pluripremiato, sceneggiatore, e personalità assolutamente poliedrica - e J. Romita Jr. (non chiedete che cosa ha disegnato in modo eccelso, chiedete piuttosto cosa NON ha disegnato) la suddetta aspettativa schizza alle stelle.
Quando poi i due uniscono i loro talenti per realizzare Gli Eterni, serie iperculto coperta dall'ombra da padre-padrone inarrivabile nientemeno che di Jack Kirby, adorata saga di fantascienza fra il kitsch il mitologico e l'epico, ci sono le premesse per il capolavoro assoluto o per il fallimento cocente.
Ebbene, il risultato finale, se non corrisponde a un capolavoro gli si avvicina alquanto: Gaiman mette in piedi una vicenda appassionante e assolutamente coinvolgente, ove i capisaldi del mito kirbyano (gli Eterni storici, i devianti, Olympia, i Celestiali, la creazione dell'uomo, l'Uni-cervello) vengono aggiornati in modo mirabile e fusi con diverse tematiche originali gaimaniane (gli dei in mezzo a noi, le trame e gli intrighi fra di loro, la pietra e la magia, ecc. ecc.). E se Gaiman stesso si auto-ricicla alludendo alla trama di American Gods, ma in realtà con un riferimento trasversale che rimanda alla saga marveliana di Thor post-World Engine, e cioè la saga degli dei dimenticati, la citazione pare assolutamente funzionale ed efficace, producendo peraltro anche momenti di emozione narrativa non indifferenti.
La saga fantascientifica di Kirby mostra allora nuova linfa e se la parte finale del volume si mostra un po' più debole, forse rivelando uno sforzo di rielaborazione volto a far procedere il ciclo di Gaiman al di là della miniserie verso un progetto più ampio, il volume mantiene una corposità imponente.
Eccellente il lavoro di Romita: già con Thor aveva dato prova di saper maneggiare perfettamente le atmosfere kirbyane. Qui il look del mondo degli Eterni, dei Celestiali che in altre mani potrebbero facilmente scadere nel ridicolo degli dei-caffettiera, la memoria di Simonson e del Celestiale dormiente (che è uno dei riferimenti potenti dell'intera opera) ispirano in modo eccellente l'autore che riesce altresì a forgiare nuove versioni convincenti dei vecchi Ikaris, Sersi (un po' logorata da anni di militanza nei vendicatori ed ora rinata a nuova vita), Makkari ecc. ecc.
Il disegno pecca però talora in una certa eccessiva leggerezza del tratto, che rende poco definite alcune espressioni ed alcune pose. In parte ascrivibili a Romita, tali piccoli difetti si possono anche imputare alla scelta, buona ma non eccellente, di Danni Miki come inchiostratore. La sua inchiostratura elegante e pulita avrebbe servito meglio un Romita al servizio di altri personaggi, mentre qui si sarebbe visto meglio l'eccellente Klaus Janson, forse l'inchiostratore principe di Romita negli ultimi anni.
Un volume con moltissime luci, alcuni difetti marginali e poche ombre dopotutto....
E il prossimo sarà certamente imperdibile in base a tali premesse.

Voto: 9
Carturello
00martedì 9 ottobre 2007 13:59
Per ora mi sono limitato al primo capitolo, lo sto leggendo con alma per gustarmelo di più, ma già posso dare pieno atto al tuyo voto e alle aspettative non disilluse...grande opera.
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