GIAN CARLO CASELLI: INTERCETTAZIONI

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INES TABUSSO
00martedì 19 giugno 2007 23:44
L'UNITA'
del 14/6/2007
MA LA MAFIA VA INTERCETTATA
GIAN CARLO CASELLI
a pag. 1

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CORRIERE DELLA SERA
18 giugno 2007
Intervista a Gian Carlo Caselli

Caselli: «Si respira un'aria da Bicamerale»
«Animosità trasversale verso i magistrati, il rischio è la sterilizzazione della giustizia»

Passato remoto: «Fino ai primi anni 70, a sinistra nei confronti della magistratura prevaleva l'ostilità e la diffidenza. Controinchieste, manuali di difesa dai giudici. A destra invece c'era un classico atteggiamento legge e ordine». Passato molto prossimo: «La destra ha trovato e trova un collante nel tentativo di imbrigliare la macchina giudiziaria. A tutto questo, i dirigenti della sinistra hanno assistito troppe volte in modo passivo e rassegnato, nonostante la loro base si sia sempre dimostrata molto sensibile ai temi della giustizia ».
E oggi, dottor Caselli?
«Il centrodestra spesso è ancora in posizione di attacco indiscriminato nei nostri confronti. La novità e che anche nell'establishment di sinistra cresce l'insofferenza verso il lavoro dei magistrati».
Nessuna differenza, nell'arco costituzionale?
«Ci sono profonde differenze, di toni e contenuti. Ma in comune tra i due schieramenti noto una certa animosità, trasversale, o bipartisan se si preferisce, che può risolversi in una sostanziale mancanza del rispetto alla giurisdizione che è strutturale in ogni democrazia».
Quale potrebbe essere l'effetto di questa «animosità trasversale»?
«Non voglio sembrare apocalittico, ma l'aria di questi giorni ricorda quella che si respirava ai tempi della Bicamerale».
Possibile che evocare la Bicamerale ai magistrati sia come parlare del lupo cattivo ai bambini?
«Quel termine richiama un periodo che molti hanno letto come un progetto di giustizia sterilizzata da usare come merce di scambio politico tra gli schieramenti. Il pericolo, di sterilizzazione, non so se anche di scambio, c'è ancora oggi. Spero che proprio nel campo della politica scattino gli anticorpi, e che questa ipotesi non si materializzi».
L'operato dei magistrati si può discutere.
«E le critiche, se oneste, aiutano a sbagliare di meno. Ma il rispetto, se non la fiducia, sono necessari. Ho la sensazione che da più parti si invochi una sorta di deregulation giudiziaria. Ma senza regole, più presto che tardi si va tutti a sbattere».
Non oserà sostenere che la nostra giustizia funziona come un orologio?
«È in crisi nera. Si dovrebbero snellire le procedure e mancano gli uomini. Parlo di segretari e cancellieri, i cui organici sono ovunque sottodimensionati. Ma di questo si parla poco».
E secondo lei questo silenzio indica malafede o secondi fini?
«Sembra che a molti, a destra come a sinistra, dia fastidio quel poco di giustizia che funziona. Se un parlamentare viene toccato dalle inchieste, ecco che si accusa il magistrato di politicizzazione. Viene da pensare che per una buona parte della classe politica l'unico magistrato buono sia quello inerte».
Al dunque: il nuovo oggetto del contendere è la pubblicazione dei verbali «bipartisan » di Ricucci.
«Qualcuno ha notato che quelle deposizioni risalgono a più di un anno fa? E che solo dopo la loro notifica alle parti sono uscite sui giornali? La distanza di tempo tra le parole di Ricucci e la loro pubblicazione è lì a dimostrare la correttezza dei magistrati. Eppure, anche in questo caso si parla di circuito mediatico giudiziario, forse sottintendendo un complotto».
Da D'Alema a Casini, passando per Berlusconi, si lamentano tutti.
«Può darsi che abbiano tutti ragione, ma è un problema che riguarda il merito dei verbali di Ricucci, non la loro pubblicazione. Se i contenuti danno fastidio o non corrispondono alla verità, questo non è imputabile alla magistratura. I pm raccolgono le dichiarazioni di un indagato, e poi le vagliano. Non sono responsabili di quel che un imputato dice, né di quel che si pubblica una volta caduto il segreto istruttorio».
Par di capire che secondo lei il problema è un altro.
«Tutto quel di cui abbiamo parlato finora si chiama primato della politica. Sul quale io non ho mai avuto dubbi. Ma il primato della politica non deve essere ribadito attraverso un attacco indiscriminato ai giudici».
Come si dovrebbe fare?
«Per la classe politica, le risultanze di certe inchieste dovrebbero essere uno stimolo a riflettere ed eventualmente cambiare i propri comportamenti. E qui prescindo dal caso Ricucci, mi riferisco alle passate inchieste per corruzione o collusione con la mafia che non sono servite a migliorare controlli e leggi».
Questi attacchi «bipartisan» possono influire sull'imminente riforma dell'ordinamento giudiziario?
«Sul progetto Mastella arrivano voci allarmanti. La separazione delle carriere non è un dogma. Ma se in suo nome si giunge ad un accordo politico trasversale che di fatto spinge i pm e quindi tutti i magistrati in una nicchia, togliendo loro indipendenza e autonomia, allora ecco che quei timori sulla sterilizzazione della giustizia diventerebbero realtà».




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