GIAN ANTONIO STELLA E IL SINDACATO DEI SONDAGGISTI COMUNISTI

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INES TABUSSO
00sabato 4 febbraio 2006 18:12

www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/02_Febbraio/04/berlusco...

MODENA - «I sondaggisti sono tutti uguali: sono schierati a sinistra. Tra di loro c'è una sorta di accordo. Perciò abbiamo commissionato un sondaggio a un'agenzia americana "di area democratica". I risultati saranno pronti tra 15 giorni, ma già ora ci dicono che siamo in testa». Lo ha detto Silvio Berlusconi aprendo il suo intervento al forum Monzani di Modena (come riporta un lancio d'agenzia Ansa delle ore 17,21). Poco più di tre ore prima, conversando con i giornalisti appena arrivato a Modena, Berlusconi aveva invece detto che «i nostri pre-sondaggi ci portano a un'assoluta parità. C'è invece una disparità tra Prodi e il sottoscritto, Prodi è sotto di diversi punti»





CORRIERE DELLA SERA
4 febbraio 2006
Regole e numeri
Il premier e la bandiera rossa dei sondaggisti
Il sorpasso annunciato, distanze che cambiano e l’ombra di un «sindacato per influenzare i cittadini»
Gian Antonio Stella

Rimonta oggi, rimonta domani, il Cavaliere dovrebbe aver già passato Prodi piantato sui pedali ed essere in fuga nei sondaggi come l'Alfredo Binda quando rifilò 26 minuti all'Antonio Negrini. Non c'è stata settimana infatti, negli ultimi mesi, in cui non abbia annunciato tra squilli di tromba che ormai era fatta. Senza uno straccio di segretaria o lacchè che prendesse nota e gli ricordasse sommessamente: «Presidente, l’ha già detto...». Macché, è ancora indietro. Tutta colpa, chiaro, del sindacato dei sondaggisti comunisti. Che insistono a fidarsi dei loro numeri invece che delle sue parole. Eppure, dice l’Ansa, sono mesi che spiega. «Noi e la sinistra siamo al 48,3%. E quando si dice parità si dice vittoria poi per il centrodestra », tuona a settembre soddisfatto per la rincorsa. «In base agli ultimi sondaggi siamo sotto solo di tre punti», ribadisce a ottobre. «Pari: 48 a 48», esulta dal Mar Nero a novembre. «C’è stata una lieve flessione nei sondaggi per le polemiche sulla riforma del Tfr e i contrasti interni alla maggioranza», concede a dicembre, ma «in un quadro di sostanziale parità».
«La Cdl è in forte rimonta. Secondo i sondaggi nelle nostre mani da ieri sera, lo scarto con l’Unione è di appena l’1,6%», sbandiera a metà gennaio. Due giorni dopo, replay: «I sondaggi ci danno ora al 48,4% contro il 49,6% dei partiti d’opposizione: siamo a meno 1,2%». Poche ore e rilancia ancora: «La Casa delle libertà è in forte crescita e ha quasi recuperato il distacco dall’Unione». «Ma sei sicuro? », gli chiede perplesso Bobo Maroni in Consiglio dei Ministri. «Tranquillo!». E i sondaggi che dicono invece... «Ma quelli sono i sondaggi della sinistra», spiega a Clemente Minum, «quelli di cui ci fidiamo noi ci danno praticamente alla pari». Tesi rilanciata due giorni dopo a Sky Tg24, dove spiega che a lui puzzano i «sondaggi che parteggiano per la sinistra. Quelli di cui disponiamo noi ci davano nelle scorse settimane sotto di solo 1,3 punti. E un sondaggio molto vasto che avremo oggi ci darà in pareggio se non in sorpasso».
«Abbiamo ridotto di molto la distanza», riprende la settimana dopo. «Il distacco è di 1,8 punti percentuali a favore dell’opposizione », tranquillizza a fine gennaio. «Siamo praticamente alla pari... Tutti i sondaggi stranamente si discostano l’uno dall’altro di un solo punto. E’ una cosa che fa pensare all’esistenza di un vero e proprio sindacato dei sondaggi per influenzare i cittadini».Aproposito: e il sorpasso? Macché, quel sondaggio non è arrivato. Amen. Ma su con la vita, incoraggia a Omnibus: «Il sorpasso se non c’è già oggi ci sarà dopodomani ». Al pomeriggio si appella al popolo della destra: «Non date ascolto ai sondaggi che mettono in giro. La Cdl è praticamente alla pari con l’Unione ma tra 15 giorni saremo al sorpasso». E allora, in queste ambasce, di chi fidarsi? Risposta berlusconiana: «Tutti i sondaggi che la sinistra ha diffuso e ci vedrebbero perdenti sono smentiti dalla organizzazione che ha sempre indovinato, Euromedia».
La creatura di Alessandra Ghisleri, grintosa paleontologa passata dai fossili ai numeri per raccogliere il testimone lasciato dalla Diakron di Gianni Pilo (defunta) e da Datamedia di Luigi Crespi (defunta). Un altro, scoprendo dal sito di sondaggi di Palazzo Chigi che Euromedia dava vincente con 7 punti di vantaggio alle regionali pugliesi Raffaele Fitto (battuto da Vendola), vincente a quelle piemontesi Enzo Ghigo (battuto di 6 punti dalla Bresso), sconfitto di misura alle provinciali di Parma il polarolo Roberto Lisi (stracciato) avrebbe dei dubbi. Che aumenterebbero nel caso fosse sempre quella l’autorevole fonte che alla vigilia delle catastrofiche regionali spinse Berlusconi ad assicurare «una netta vittoria per la Cdl» e il Giornale a titolare: «Il complotto contro Storace fa crollare l’Ulivo». Titolo di ripresa: «Il listone di Prodi in picchiata nei sondaggi». Finì, com’è noto, 12 a 2.
D’accordo, è vero che i sondaggi vanno presi con le pinze. Tanto più che tutto (tutto) dipende da come sono fatti. Al punto che un sondaggio di Liberazione sull’uomo più pericoloso del 2004 vedeva l’assenza di Bin Laden o di Al Zarkawi: ovvio, si poteva scegliere solo tra Bush, Condoleezza Rice, Rumsfeld, Berlusconi... Eppure, come hanno più volte ricordato «i sondaggisti del sindacato », che hanno ieri protestato per la battuta del premier anche per bocca di uomini come Nicola Piepoli che certo di sinistra non sono, le regole ci sono. Meglio: ci sarebbero, se fossero fatte rispettare. Con la pubblicazione di come, dove, quando è stato fatto quel determinato sondaggio. Cosa che il Cavaliere, ahinoi!, si dimentica distrattamente assai spesso di fare. Il che rischia di trascinare una materia serissima sul piano delle battute. Come quella di Mino Martinazzoli che un dì, stufo di sondaggi che dipingevano un’Italia traboccante di entusiasmo forzista, sbottò: «I più recenti sondaggi ci dicono che l’87% dei cinesi vorrebbero Berlusconi imperatore della Cina».

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