Abbiamo frettolosomente archiviato questo topic, forse bollando , altrettanto frettolosamente, Morgan di "lesa maestà".
Non mi sarebbe mai venuto in mente di riaprirlo se , stavolta, il caso non ci ha avesse messo il classico zampino.
Una bella mattinata di sole pieno e al ritorno dal lavoro, verso le sette, decido di svegliare petgirl e di portarla a prendere un po' di sole. Sotto i cocenti raggi, provato dal tran-tran lavorativo di un intera notte sto per cedere al morfeo mentre Stefania armeggia con la radio contenuta nel suo cellulare ed alla fine, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, mi appiccica l'auricolare all'orecchio e mi dice:"indovina un po' chi è?" Riconosco immmediatamente le parole e le note di "un giudice" di Faber ed anche la voce, insospettatamente calda e vellutata di un Morgan che non osa stravolgimenti. Alla fine del brano, pet lo ascoltava con l'altro auricolare, concordiamo per la bontà della cover , tanto buona da indurmi ad appropriarmi dell'intero lavoro ed ascoltarlo con calma.
Sorprendente.
Per chi ha ascoltato i blu vertigo ( più che la produzione solista di Morgan ) non può non rimenere impressionato dal rigoroso rispetto formale che Marco Castoldi mantiene in tutta la "rivisitazione" di "Non al denaro, ne all'amore , nè al cielo". Persino la voce, decisamente impostata, ricorda vagamente quella di faber quasi avesse deciso per un omaggio alla perfezione. Cadono i miei enormi pregiudizi su un personaggio che mi aveva più incuriosito per la sua tormentata storia con Asia Argento, quindi per puro gossip, che per le sue qualità interpretative. Mi riservo comunque di ascoltare più approfonditamente questo cd per una valutazione più consona, ma, per una volta, le mie impressioni su un'operazione di recupero pericolosissima, sono, incredibilmente, molto positive.
Nel frattempo vi propongo uno stralcio dell' intervista a Morgan trovata in rete sul sito della Sony.
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Mi sono chiesto (supponendo fantasiosamente di esserne in grado): ‘se avessi scritto io oggi questo disco, come avrebbe reagito il mondo moderno?’ Difficilmente qualcuno me l’avrebbe permesso, credo. Comunque avrei incontrato mille ostacoli per pubblicarlo, perchè mi avrebbero detto: “non è commerciale”, “è intellettualoide”, “non arriva alla gente”, “è difficile”, “non ci sono i ‘singoli’”, “non è radiofonico”…
Eppure, forse per merito della grande forza comunicativa che da sempre conservano le canzoni di De Andrè, apprezzate trasversalmente dal pubblico, ho avuto il privilegio di affrontare e portare a termine questo progetto stravagante e paradossalmente inedito; la ri-costruzione di un disco già edito, un album veramente unico e speciale, un vero classico che, proprio perché non mio, potrei quasi considerare il migliore che ho fatto, oops, ri-fatto, volevo dire.
Le differenze:
De Andrè
durata complessiva: 31’15"
numero brani: 9
Morgan
durata complessiva: 43’22”
numero brani: 17 (Nelle canzoni-suite c’è un ID all’inizio di ogni sezione)
Alcuni interventi
[di seguito elencati gli elementi di novità –aggiuntivi rispetto agli arrangiamenti originali]
inizio: tema de ‘il suonatore Jones’ eseguito da clavicembalo, organo e quintetto d’archi
Dormono sulla collina: pianoforte, sintetizzatore Moog, coda finale e collegamento al brano successivo
Un matto: struttura inizio, ripetizione temi (riff), clarinetto, arrangiamento cori polifonici su quarta strofa, bisbiglio delle ‘voci in sordina’
Un giudice: (arrangiamento ampiamente rivisitato), batteria e Rhodes Piano Bass, ocarina solista sostituita con flauto a coulisse, tema eseguito ogni volta con diverso strumento e nel finale dalla somma di tutti, ripetizione temi e ripresa finale con coda
Un blasfemo: tempo allargato, tema strumentale duplicato con variazioni armoniche, verso conclusivo 3volte reiterato invece di 2 , nuovo finale
Un malato di cuore: tempo molto allargato, sostituzione della voce soprano con theremin, variazioni armoniche nel ponte e nella sezione strumentale arrangiamento libero su un tema tratto dall’inverno di Vivaldi, in origine accennato con chitarra
Un medico: pianoforte, clarinetto basso, sintetizzatori, mellotron, voci processate con effetti nel ponte, nella terza strofa il clavicembalo espone il tema regio dell’Arte della Fuga di J.S.Bach.
Un chimico: tempo allargato; piano elettrico, contrabbasso, chitarra elettrica; dopo la terza strofa inserto di sedici misure del celebre Canone di Pachelbel eseguite dal quintetto d’archi (O.S.), dopo un’improvvisazione strumentale la tonalità modula alzandosi di un tono e mezzo.
Un ottico: (suite composta di cinque sezioni denominate ‘clienti’) pianoforte e clarinetto, voce con megafono nella seconda strofa e nel finale, riff di ottoni riassegnato a moog+clarino+archi, rielaborazione delle voci dei clienti, improvvisazione ‘free-funk’ del gruppo ‘le sagome’ che si conclude con cluster politonale psichedelico
Il suonatore Jones: il flauto è sostituito dal violino (cfr E.L.Masters, ‘Fiddler Jones’), pianoforte, batteria e basso dalla terza strofa, voce soprano nel finale sostituita dal Theremin, il finale è ripetuto una volta in un crescendo con variazioni armoniche.
Concludono quattro note dal tema di ‘Dormono sulla collina’, nel segno della circolarità.
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Bravo Marco!!