CHI E' SCELLI?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00venerdì 26 agosto 2005 00:30

"Il nostro non è il movimento delle ideologie, è il movimento dei valori.
Il nostro movimento non è cattolico, ma si ispira a valori cattolici: protezione
della vita umana fin dall'embrione, tutela della persona umana in ogni sua
fase, promozione di una cultura di pace. Se i nostri valori sono questi,
è chiaro che si sta più dalla parte della Cdl che non dall'altra"
(Maurizio Scelli, conferenza stampa, Firenze, 29 marzo 2005)


"Oggi non sarà un incontro elettorale ma è un incontro fra il presidente
del Consiglio e i giovani. Il futuro è astratto. Siamo un embrione: un embrione
che va tutelato".
(Maurizio Scelli, incontro al PalaMandela, Firenze, 30 marzo 2005)



www.stpauls.it/fc/0512fc/0512fc37.htm

Famiglia Cristiana n. 12 del 20-3-2005
di Fulvio Scaglione
IL PERSONAGGIO
INCONTRO CON MAURIZIO SCELLI, CHE LASCIA DOPO DUE ANNI
LA CROCE ROSSA ITALIANA
E ADESSO, POLITICA

«Destra o Sinistra? Il vero problema è far recuperare ai giovani i giusti
valori». E ai critici risponde che...

E dunque: che farà Maurizio Scelli da grande? I due anni vissuti da commissario
straordinario della Croce rossa italiana, l?impegno in Irak, le vicende degli
italiani sequestrati, il successo con le due Simone gli hanno dato un credito
e una visibilità che farebbero gola a tanti. A tutti. Da tempo, ancor più
da quando la riforma degli Statuti della Croce rossa ha doppiato il capo
del Parlamento e Scelli si è preparato a tornare libero cittadino, le voci
sono impazzite: ministro, governatore in Abruzzo, vicegovernatore nel Lazio,
e sono solo le più insistenti. Può darsi, però, che Scelli abbia una sorpresa
in serbo.
Croce rossa: missione compiuta?

«Credo di sì. Era una Ferrari senza motore, ora ne ha uno che può farla correre
su tutte le piste. All?inizio ho scontato il fatto di essere commissario
nominato dal Governo, quindi "di parte" per chi era incline al sospetto,
e di non venire dall?interno della Croce rossa, come la legge avrebbe permesso.
Avevo alle spalle l?esperienza in Unitalsi?».
E che cosa c?entra?

«La Croce rossa è un?istituzione laica, qualcuno pensava: "Questo ci farà
organizzare pellegrinaggi". Ma ci siamo intesi subito, a partire dal terremoto
del Molise, tre giorni dopo il mio insediamento, un?emergenza che mi ha fatto
conoscere e accettare. Adesso, se chiede in giro, sono tutti un po? dispiaciuti
che me ne vada via».
E allora perché non resta?

«L?avevo detto: arrivo da commissario e da commissario me ne andrò. Con la
riforma degli Statuti si può tornare a eleggere un presidente. Ho persino
fatto eliminare la norma, introdotta dai miei predecessori, per cui il commissario
straordinario acquista lo status di socio attivo e può diventare presidente».
Perché?

«Ho anch?io le mie debolezze: amo queste persone e volevo evitare cedimenti
dell?ultimo momento. Avevo fatto una promessa, l?ho mantenuta. E poi ho pur
sempre una professione, quella dell?avvocato, che continuo a esercitare.
A volte è dura, ma ci tengo, anche perché l?ho raggiunta grazie ai sacrifici
dei miei genitori, che mi hanno permesso di studiare a Roma e di realizzarmi».
L?emozione migliore di questi anni?

«Mai nella vita avrei pensato di ritrovarmi in posti come Fallujah, Najaf,
Abu Ghraib, le regioni colpite dallo tsunami, insieme con tanti uomini e
donne decisi a sacrificarsi per gli ultimi, i disperati. Ho scoperto lati
di me stesso che non sapevo di avere e spesso mi sono sentito parte di un
disegno più alto: non poteva essere un caso se ero finito lì, doveva esserci
una ragione precisa».
La peggiore?

«L?accusa di protagonismo mediatico».
In effetti la si è vista molto in Tv?

«Sì, ma quasi sempre quando ero in Irak. E lo facevo per tranquillizzare
le famiglie degli ostaggi. Tutte mi hanno poi confermato che quando mi vedevano
in Tv la tensione calava un poco, erano portate a pensare: se è là vuol dire
che qualche speranza c?è. Ma il problema vero è un altro».
E cioè?

«Di Irak parlano quasi sempre persone che non ci sono mai state. Come possono
capire che cosa vuol dire stare in una stanza sette ore, dopo che ti hanno
tolto orologio e telefono, senza sapere se vogliono restituire gli ostaggi
o prendere anche te? O quello che provi quando i rapitori tirano fuori la
telecamera e tu pensi: magari dentro c?è la cassetta per Al Jazira? I rischi
maggiori, io e il mio amico Nawar, li abbiamo corsi per recuperare il corpo
di Fabrizio Quattrocchi. Ma va? a farlo capire».
E il rapporto con la politica?

«Mi sono ancor più convinto della necessità di riformarla o, meglio, di riportarla
al significato vero, che è quello di "fare per gli altri". O del "dono di
sé", come ha detto don Maurizio Calipari ai funerali del fratello. La politica
com?è spesso oggi, scontro fazioso anche quando si potrebbero avere finalità
comuni, soffoca gli ideali dei giovani e li allontana dall?idea del bene
comune».
Ci sta dicendo qualcosa dello Scelli di domani?

«In effetti, sì. Proprio dalle esperienze compiute ho capito che fra tutte
le attività di volontariato l?impegno politico è "la forma più alta ed esigente
dell?amore verso il prossimo", come ci ha insegnato Paolo VI. Vorrei perciò
provare a impegnarmi in nuove sfide insieme con i giovani. Nei primi anni
in cui andavo a Lourdes come barelliere dell?Unitalsi, d?estate, capitava
che qualcuno mi chiedesse: dove vai in vacanza? E io rispondevo: vado in
Francia? Se ho un po? di credibilità, vorrei usarla per aiutare i giovani
a essere fieri di operare per gli altri».
Un nuovo movimento?

«Vedremo. Certo, voglio incontrarli, regione per regione, e confrontarmi
con loro sulla base dell?esperienza di solidarietà fatta in Unitalsi e Croce
rossa».
La domanda è inevitabile: in politica con la Destra o con la Sinistra?

«Oggi il problema non è questo. Bisogna piuttosto recuperare certi valori
che spesso si smarriscono: famiglia, amicizia, solidarietà, difesa della
vita, educazione a una fede vera, che ti faccia battere per valori importanti».
Questo lo si può fare con chiunque.

«Con chiunque, no. Se si parla di matrimonio tra omosessuali non mi ci ritrovo.
Per me l?embrione è vita, e non posso pensare di sopprimere una vita per
migliorarne un?altra. Non si tratta di andare a simpatie, ma di fare scelte
coerenti».
Dunque, ci sarà un manifesto?

«A un certo punto bisognerà mettere nero su bianco alcune questioni fondamentali
e su queste organizzare un confronto tra istituzioni e mondo giovanile».
Sul tema Scelli, i giovani e Berlusconi, venne fuori una brutta polemica.
Scrissero che lei aveva "offerto" al premier l?aiuto dei volontari in cambio
del nuovo Statuto della Croce rossa.

«Questo è appunto il modo di interpretare la politica che offende i giovani
e li allontana: i giovani sono liberi e vogliono manifestare le loro attese
organizzandosi e interrogando le istituzioni. A me piace condividere con
altri la vita e i suoi aspetti di gioia e di dolore, ed è per questo che
vorrei aiutare i giovani a ottenere risposte concrete e rapide da chi guida
il Paese in questo determinato momento storico».
Fulvio Scaglione



(Adnkronos)
29 marzo 2005
Domani al Palasport di Firenze il primo incontro nazionale
Scelli: ''Nasce nuovo movimento per lanciare i giovani''
L'ex commissario della Croce Rossa: ''Non è cattolico, ma si ispira a valori
cattolici, per questo siamo vicini alla Cdl''

L'ex commissario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, alla presentazione del
nuovo movimento
Firenze, 29 mar. (Adnkronos)- ''Il nostro nasce come un movimento di giovani,
il nome e il logo lo sceglieranno loro. Noi lanciamo un appello ai giovani
perché si mettano a disposizione dell'Italia per diventare la classe dirigente
del futuro''. Lo ha detto Maurizio Scelli presentando a Firenze, durante
una conferenza stampa, il primo incontro nazionale di un nuovo movimento
giovanile di impegno politico, che avrà il suo battesimo domani, mercoledì
30 marzo, al Palasport Nelson Mandela Forum del capoluogo toscano, dove sono
attesi circa due-tremila giovani provenienti da ogni parte d'Italia, soprattutto
impegnati nel mondo del volontariato di ispirazione cattolica e nelle parrocchie.
''Il nostro non è il movimento delle ideologie, è il movimento dei valori'',
ha annunciato. ''Il nostro movimento non è cattolico, ma si ispira a valori
cattolici: protezione della vita umana fin dall'embrione, tutela della persona
umana in ogni sua fase, promozione di una cultura di pace''. Ai giornalisti
che gli chiedevano se il suo nascente movimento sarà schierato dalla parte
di Forza Italia e comunque della Casa delle libertà, Scelli ha risposto:
''Se i nostri valori sono questi, è chiaro che si sta più dalla parte della
Cdl che non dall'altra''.
Durante la manifestazione fiorentina di domani, i giovani partecipanti avranno
modo di interrogare il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, invitato,
ha precisato l'ex commissario della Croce Rossa, ''nella sua qualità di capo
dell'esecutivo e non di leader di partito''. Durante la kermesse di Firenze,
spiega Scelli, ''non ci sarà nessun riferimento alle elezioni regionali.
Non faremo campagna elettorale, non diremo ai ragazzi di votare così o cosà''.
La manifestazione si concluderà con una festa musicale a cui prenderanno
parte personaggi dello spettacolo come Luisa Corna e i cantanti Paolo Meneguzzi,
Alexia, Paolo Vallesi e la band di Paolo Belli. A promuovere l'incontro di
Firenze sarà la Fondazione Kepha, un'organizzazione di promozione umana e
sociale costituita nel marzo 2001 da don Patrizio Benvenuti di Roma.




Corriere della Sera
31 marzo 2005
E Maurizio si scusa per le sedie vuote
L?ex commissario Cri: a 16 anni mi salvò la Madonna. Poi, a Lourdes, la folgorazione
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Aldo Cazzullo

FIRENZE - La Signora di Lourdes si manifestò per la prima volta nella vita
di Maurizio Scelli in una notte del 1977. «Avevo sedici anni. Giocavo a calcio
a Sulmona, in Abruzzo, nella squadra della mia città. Ero una promessa, c?erano
società di serie A che mi tenevano d?occhio. Ma un giorno presi un calcio
violentissimo alla bocca dello stomaco. Trauma al fegato e al pancreas».
La sera, in ospedale, la mamma di Scelli si affidò alla Madonna di Lourdes.
«Mi ripresi, ma non potei più giocare».
La Vergine si rifece viva nell?estate del 1983. «Mia madre voleva andare
a Lourdes, in treno. Mi chiese di accompagnarla: devi ringraziare Colei che
ti ha salvato, disse. Rifiutai. Sei giorni tra malati, messe, preghiere?
allora la mamma ricorse a un dolce ricatto: se non vieni a Lourdes, niente
ferie al mare. Andai, e fu una folgorazione».
Ieri la Vergine era invece inspiegabilmente assente. Semivuoto il Palasport
di Firenze, età media altina per un movimento il cui nome oscilla tra Forza
ragazzi, Onda azzurra e «Italia di nuovo» (quello definitivo è il terzo).
Per fortuna alla fine è apparso Berlusconi, il sorriso dentato a mascherare
una certa irritazione.
Il premier arriva in prefettura alle 3 del pomeriggio. Scelli attende i primi
pullman. «Berlusconi e Letta li ho conosciuti nel 2000, in casa di amici
comuni. Mi proposero una candidatura alla Camera, a Roma. Accettai. Mi pareva
inevitabile vincere, con tutto quello che avevo fatto all?Unitalsi, l?Unione
volontari trasporto ammalati: non solo pellegrinaggi a Lourdes, ma crociere,
viaggi in Terrasanta, week-end a Disneyland per i bambini malati. Fui sconfitto
da Walter Tocci dei Ds. Rimasi incredulo. Distrutto». La stima dell?abruzzese
Letta non venne meno: commissario alla Croce Rossa. «Il battesimo del fuoco
fu il terremoto del Molise. Lì, tra le macerie della scuola distrutta, capirono
che non ero un politico ma un uomo d?azione. Poi, l?11 maggio 2003, arrivai
a Bagdad. Appena messo in piedi l?ospedale da campo, vidi morire davanti
ai miei occhi tre bambini, a distanza di mezz?ora l?uno dall?altro. Compresi
allora che ero lì perché Qualcuno da lassù mi ci aveva mandato».
Quaggiù non si vede ancora quasi nessuno. Qui nel novembre 2002 Gino Strada,
accolti con simpatia i giornalisti - «Penne in vendita! Padron comanda, asino
trotta!» -, aveva infiammato pacifisti e noglobal: «Se un governo, di destra
o di sinistra, porterà l?Italia in guerra, si troverà di fronte un?opposizione
sociale di cui non si immagina neanche la portata. Chiameremo gli italiani
alla mobilitazione!». L?indomani sfilarono in 600 mila. Oggi Berlusconi è
in attesa in prefettura ormai da tre ore sempre più nervoso e - si assicura
- i pullman dei volontari sono bloccati sull?Autosole al casello di Incisa.
C?è però l?ex ostaggio Maurizio Agliana: «Sono qui per ringraziare Scelli
che ha rischiato la vita per me. Gino Strada? Se era per lui?». Scelli passeggia
nervosamente tra le sedie vuote tipo padre fuori dalla sala parto: «Io non
ce l?ho con i pacifisti. Mi limito a dire: manifestare non basta; andate
in Iraq a vedere come sono accolti gli italiani. L?unica polemica l?ho avuta
proprio con Gino Strada, per istinto di sopravvivenza». Sopravvivenza? «Ha
rischiato di farci ammazzare. Ma come: noi ci presentiamo come Croce Rossa,
spieghiamo che non c?entriamo nulla con il governo, promettiamo aiuti umanitari,
e quello parla di un riscatto da dieci milioni di euro? Ho dovuto replicargli».
Parlò di «sciacallaggio», disse che Strada «era scappato dall?Iraq al primo
scoppio di mortaretti, rifugiandosi allo Sheraton di Amman». «Sì, queste
cose qui. Ma fu legittima difesa».
Per ingannare il tempo, il video della liberazione delle due Simone. Scelli
ne ha raccontato i retroscena nel libro di un altro abruzzese, Vespa. Qui
a Firenze ha portato come testimonial Nawar, l?iracheno che l?accompagnava.
Seguono Alexia, Manuela Di Centa, Luisa Corna, il cantante Paolo Belli che
si dichiara di sinistra e invita Scelli a resistere ai corteggiamenti berlusconiani.
Risposta letteraria tipo poeta del medioevo arabo: «Tu mi dai la carica che
mi servirà per guardarmi tutte le mattine nello specchio come se fossero
i tuoi occhi, affinché tu non debba abbassarli mai». Video di terroristi:
treni distrutti, cadaveri, macerie; doveva introdurre Mambro e Fioravanti,
anche loro assenti. «Le polemiche hanno spaventato molti dei nostri giovani
- spiega Scelli -. Ma io non ho paura. Non ho avuto paura dei terroristi
che mi hanno fatto prigioniero per sette ore, figuratevi se mi spaventano
le polemiche! Qualcuno non voleva che ci riunissimo. Ora vorrebbero chiedessi
scusa alle veline, a Costantino, ai ragazzi del Grande Fratello. Perché mai?
Resto convinto che i valori dei giovani siano altri, che non ci sarebbe stato
nulla di male nell?ascoltare due terroristi pentiti ammettere la loro sconfitta
per puntare tutti insieme a una vittoria futura».
Berlusconi attende in prefettura ormai da quasi cinque ore. È lui che finanzia
la nuova associazione? «No. E neppure la Croce Rossa, che ho lasciato. È
una fondazione. Si chiama Kefa, in greco vuol dire Pietra». Gli animatori
lanciano un appello al pubblico: «C?è qui qualche giovane volontario?». Se
c?è, è timido. Si stendono teli neri per coprire le file vuote. Qualche pullman
arriva per davvero, alla fine saranno un migliaio ad applaudire Berlusconi
fermo ad ascoltare Laura Piarulli, la volontaria in carrozzina che riceve
la maglietta indossata da Scelli a Falluja. «Che bella ragazza, che bel mondo
il volontariato» mormora il premier. Ecco finalmente l?incontro con i giovani,
la prima domanda dura un quarto d?ora, Berlusconi è furibondo, la seconda
la porge un signore di quarant?anni calvo, il Cavaliere gli offre l?indirizzo
per il trapianto. Scelli gli dice solo: «Mi scusi se l?ho messa in imbarazzo».
Lui sorride: «Non ti devi scusare». Dopo faranno i conti.
Aldo Cazzullo




la Repubblica
30 marzo 2005
L´Italia che dimentica
Curzio Maltese

«PERCHÉ non avrei dovuto invitarli Ai giovani dobbiamo sempre porre come
esempio Costantino e i ragazzi del Grande Fratello». Con questa stupefacente
motivazione, Scelli aveva organizzato a Firenze l´incontro fra Berlusconi
e i due fascisti pluriomicidi Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, davanti
a una platea di giovani berluscones. Alla fine, l´idea di una pubblica stretta
di mano fra il premier e gli autori della strage di Bologna è parsa troppo
indecente anche alla destra. Sia pure fra mugugni e demenziali recriminazioni
di Forza Italia («E allora i no global in corteo con la sinistra»), l´evento
è stato annullato. A fare da esempio ai giovani di Scelli, che da commissario
della Croce Rossa ha deciso di correre in soccorso all´uomo più potente d´Italia
con un nuovo movimento, ci sarà il solo Berlusconi.

Mambro e Fioravanti sono stati «pregati di rinviare l´incontro» per la protesta
dell´associazione parenti delle vittime, che ha già dovuto sopportare la
recente liberazione dei due stragisti neri.
Il convegno preelettorale Berlusconi-Nar dunque non si farà ma lo scandalo
rimane. Almeno per l´opinione pubblica democratica. Non certo per la stampa
e le tv di regime che hanno nascosto la notizia. Pronti a crocifiggere Prodi
e Fassino come «amici dei terroristi» se annunciano una marcia per la pace
con un milione di persone e trecento disobbedienti. E invece quanto cauti,
tolleranti alla notizia di un incontro di persona fra Berlusconi e il killer
Fioravanti.
Già il solo fatto che si sia potuto pensare e organizzare un simile incontro
è grave. Ancora più deprimenti sono le possibili ragioni. A tre giorni dal
voto, in pieno rush finale e dopo i veleni del caso Mussolini, il buon Scelli
avrà pensato di fare un favore al suo leader facendogli incontrare due idoli
dell´estremismo di destra. È la tesi dei parenti delle vittime, che hanno
parlato di «sfruttamento della popolarità criminal-mediatica».
La frase può sembrare esagerata o dettata da un comprensibile dolore ma in
realtà fotografa alla lettera la paradossale realtà. Nell´Italia smemorata
gli autori della strage di Bologna sono diventati celebrità mediatiche, con
tanto di servizi di genere idilliaco-familiare su Sorrisi e Canzoni, siti
di riabilitazione su Internet e lungo carnet di conferenze e interviste,
come del resto capita anche agli assassini brigatisti.
Con molta confusione mentale, qualcuno li ha descritti come i "Bonnie and
Clide all´italiana" e l´associazione delle vittime ha dovuto battersi negli
ultimi mesi per impedire che sulla coppia venisse girato un film criminal-sentimentale,
già avviato e con un cast di richiamo. Esiste anche un´associazione molto
trasversale, com´è di moda, che si batte per l´innocenza di Mambro e Fioravanti
dall´accusa di strage, nonostante le sentenze definitive.
Al Rotary per la minimizzazione delle stragi s´è iscritto ieri di fatto anche
Fausto Bertinotti, che a una domanda sulla polemica di giornata ha risposto:
«Non me la sento d´infierire su di loro soltanto perché appartengono al campo
avverso». Quasi fosse una questione di fair play. L´idea che la colpa di
Mambro e Fioravanti non sia tanto l´essere di destra ma l´aver massacrato
un centinaio di persone non deve aver sfiorato neppure il leader di Rifondazione.
A ben pensarci è pure curioso che nella furia della campagna elettorale l´Unità
si sia inventata un padre torturatore di Storace ma nessuno da anni ricordi
l´amicizia di molti dirigenti di An con terroristi. Non un "album di famiglia"
ideologico in comune ma proprio la condivisione, la militanza a contatto
di gomito. Eppure Giusva lo ripete in ogni intervista, e sono tante: «Storace
Bontempo Camerati di tante battaglie».
Perché voler inchiodare un politico al passato di suo padre, per giunta di
fantasia, quando basterebbe chiedergli ragione di che cosa ha fatto ieri
o di chi ha deciso d´incontrare domani

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:59.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com