"GIUSTIZIALISTI" E STAMPA ESTERA CONTRO MASTELLA

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INES TABUSSO
00venerdì 19 maggio 2006 19:48

CORRIERE DELLA SERA
19 maggio 2006
Giustizialisti contro Mastella.
Il Guardasigilli: è perfidia
Travaglio: ebbe contatti con mafiosi.
D’Ambrosio: il ministro spieghi.
Ma Borrelli: bravo, vuole fermare la riforma Castelli

MILANO - Marco Travaglio lo liquida con una battuta: «Di travaglio conosco solo i parti». Però poi sulla scia del giornalista più odiato dai politici italiani si piazza anche il britannico Economist , seguito a ruota dal Guardian , e così il neo ministro della Giustizia Clemente Mastella non può più far finta di nulla: «Ricostruzioni malevole», dice, condite da un tocco di «perfidia». Si parla di un episodio già noto, ovvero la partecipazione di Mastella a Villabate, in qualità di testimone di nozze, al matrimonio del mafioso (poi pentito) Francesco Campanella. Altro ospite illustre era Totò Cuffaro. «Ma su questo sono già stato sentito dai magistrati - minimizza Mastella - Chi vuole può tirarlo in ballo vita natural durante fino al giudizio universale, ma io esco libero e sono assolutamente tranquillo». Ostenta serenità il Guardasigilli, eppure il suo inaspettato arrivo in via Arenula ha provocato più di un maldipancia nel centrosinistra e rimettere in circolo queste vecchie storie ha l’effetto di aumentare il grado di diffidenza nei suoi confronti. Travaglio, nella rubrica «Uliwood party» sull’ Unità , elenca implacabilmente una serie di capi d’accusa contro il Guardasigilli, che a suo tempo - e mal gliene incolse - si definì «il Moggi del centrosinistra». Il giornalista ricorda dell’amicizia con Campanella, il mafioso che nel 2003 procurò documenti falsi a Bernardo Provenzano. Ma si spinge oltre, ricordando come Mastella, insieme a Casini, «presenziò alla prima udienza del processo ad Andreotti per accreditarlo come martire della malagiustizia, mentre poi fu riconosciuto colpevole dalla Cassazione (reato commesso ma prescritto) di associazione a delinquere con la mafia fino al 1980». Dovrebbe «chiedere scusa», dice Travaglio, «a Gian Carlo Caselli e ai suoi pm per le brutte cose dette di loro al processo». Caselli e i suoi pm, interpellati sull’opportunità delle scuse mastelliane, rispondono in coro con un «no comment».
Gerardo D’Ambrosio, reduce da 45 anni di magistratura e approdato a Montecitorio con i Ds, non nasconde una certa irritazione per l’arrivo di Mastella in via Arenula: «Ci aspettavamo tutti che con il centrosinistra cambiasse qualcosa. Tutti avevano questa speranza e invece niente. Mastella, poi, non lo voleva neppure il ministero della Giustizia». E invece, e la cosa non gli è affatto dispiaciuta, proprio lì è finito. E ora, dice D’Ambrosio, deve comportarsi da Guardasigilli: «Travaglio ha una memoria di ferro e se dice queste cose, evidentemente saranno vere. Del resto è uno che non ha timori a parlare, ormai ha assunto questo ruolo di castigatore. Ma se uno fa il ministro e viene accusato, una risposta la deve pur dare. Non può far finta di nulla».
Su Campanella, Mastella risponde alle agenzie: «Ho già chiarito tutto con i magistrati. Sono stato solo al matrimonio di un ragazzo di 24 anni». Che fosse mafioso non lo sapeva affatto: «Se non lo sai, lo puoi scoprire dopo». E comunque aver accettato l’incarico di ministro della Giustizia «con un precedente del genere non chiarito, sarebbe incosciente. Sarebbe il giudizio universale. Invece dal giudizio universale io esco limpido e qualche altro no». Dopo il matrimonio, l’11 luglio 2000, ci fu il ribaltone a Villabate (Palermo): Cuffaro passò tra i vincenti al centrodestra (e l’anno dopo divenne governatore della Sicilia), Mastella rifiutò una presunta offerta per diventare presidente della Camera. E Campanella rimase con lui, diventando segretario giovanile dell’Udeur.
Ma Travaglio parla anche del caso Andreotti. «È certamente inopportuno che un politico vada a un processo» spiega D’Ambrosio. Mastella ci andò effettivamente insieme a Casini. Spiegando di non voler «interferire nel processo», ma di non volere neanche che in quella sede che si processasse la Dc.
L’ex capo di Mani Pulite Francesco Saverio Borrelli non interviene sul fatto specifico: «Per questo ho scelto di non entrare in politica». Si limita a considerare «molto positivo» l’annuncio di Mastella di un decreto per bloccare la riforma Castelli e negativa la propensione a concedere amnistia e grazia a Sofri. Poi spiega che c’è poco da stare allegri: «Non ci aspettiamo molto dal nuovo Guardasigilli: una magistratura sotto controllo fa piacere a tutti i partiti di governo. La classe politica non ha interesse a magistrati vigili». Detto questo, che via Arenula sia in mano a non giuristi non è un problema: «Ci sono esperti, come Flick, che hanno combinato ben poco - spiega D’Ambrosio - e altri, come Fassino, che sono stati ottimi ministri della Giustizia»; «Non è essenziale una competenza specifica - conferma Borrelli - Occorre però almeno un taglio culturale che consenta di recepire determinate istanze. E quel taglio Castelli, con tutto il rispetto per la sua professione, non ce l’aveva proprio. Mastella? Vedremo».
Alessandro Trocino





La stampa estera
Economist e Guardian: assolutamente inadatto
La stampa britannica dà grande rilievo alla nomina di Clemente Mastella al ministero della Giustizia e ricorda i contatti avuti in passato con Francesco Campanella, un mafioso palermitano, poi pentito. Il Guardian dedica un’apertura di due colonne a pagina 8 e si dilunga sulla vicenda. Anche l’Economist spiega che Mastella non dovrebbe ricoprire quell’incarico perché «solo tre mesi fa è stato sentito per la sua amicizia con un uomo che ha aiutato il boss dei boss Bernardo Provenzano durante la sua latitanza»




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THE GUARDIAN
Italian justice minister linked to mafia inquiry
· Prodi forced to name man holding balance of power
· Clemente Mastella was at mob associate's wedding

John Hooper in Rome
Thursday May 18, 2006
The Guardian

www.guardian.co.uk/international/story/0,,1777114,00.html




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IL GIORNALE
19 maggio 2006
«È stato testimone di un mafioso» E lui: malevolenze
- di Redazione -

Ancora deve cominciare il suo lavoro Clemente Mastella che finisce nel mirino della stampa straniera. Scrive infatti il settimanale inglese Economist che il leader dell'Udeur non dovrebbe ricoprire l'incarico di Guardasigilli visto che «solo tre mesi fa era stato ascoltato dalla direzione antimafia per la sua amicizia con un uomo che ha ammesso di aver aiutato l'ex “boss dei boss” di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, durante la sua latitanza», quel Francesco Campanella «a cui Mastella ha fatto da testimone al matrimonio».

Il quotidiano francese Libération rincara la dose: «Mastella - sottolinea il corrispondente in Italia - andrà alla Giustizia dopo essere stato “testimone al matrimonio di un mafioso che fornì documenti falsi al padrino dei padrini Bernardo Provenzano”», episodio il cui racconto Libération attribuisce a Marco Travaglio. Sulla falsariga ci sono anche gli attacchi del Guardian, quotidiano inglese. E il neoministro della Giustizia come ha reagito? Così: «Tempo fa sono stato ascoltato dai magistrati come persona informata dei fatti.

Non c'è nessun problema. Questa è una cosa malevola. Io sono stato al matrimonio di un ragazzo che aveva 24 anni, quindi se uno a 24 anni appartiene alla mafia, questo non lo sai; lo puoi scoprire dopo. Chi vuole - ha aggiunto - può tirare in ballo questa cosa vita natural durante fino al giudizio universale, ma io esco limpido e qualche altro invece sarà accusato di perfidia».




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