Breznev
00martedì 3 ottobre 2006 13:31
"L'Irap è compatibile con la normativa comunitaria". Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea, chiamata a pronunciarsi sull'imposta introdotta in Italia nel 1997 in seguito a un ricorso presentato nel 2003 della Banca Popolare di Cremona contro l'Agenzia delle Entrate. Il via libera della Corte è arrivato a sorpresa: in contrasto con le conclusioni di ben due avvocati generali, i giudici di Lussemburgo hanno infatti stabilito che l'imposta regionale italiana sulle attività produttive è diversa dall'Iva, non viene imposta sul fatturato e non rappresenta quindi un "doppione" rispetto all'imposta sul valore aggiunto.
L'Irap infatti, a differenza dell'Iva, spiegano i giudici, "non è proporzionale al prezzo dei beni o dei servizi forniti e non è strutturata in modo da essere posta a carico del consumatore finale nel modo tipico dell'Iva". Dunque, l'imposta regionale, secondo la Corte Ue, si distingue dall'Iva in "modo tale da non poter essere considerata un'imposta sulla cifra d'affari. Ne deriva che un prelievo fiscale con le caratteristiche dell'Irap è compatibile con la sesta direttiva Ue sull'Iva".
Con la sentenza che sancisce la legittimità dell'Irap con la normativa comunitaria, la Corte Ue 'salva' i conti pubblici italiani da una nuova batosta, dopo quella subita con la sentenza sulla detraibilità dell'Iva per auto (che costerà all'Italia circa 15 miliardi).
Se fosse passata infatti la tesi esposta dall'avvocato generale della Corte Ue nelle sue conclusioni, l'Irap sarebbe stata dichiarata illegittima, e il governo italiano sarebbe stato chiamato ad abolirla o a cambiarla radicalmente. Ciò avrebbe causato un nuovo buco nel bilancio dello Stato: almeno di 35 miliardi di euro, l'attuale gettito della tassa regionale sulle attività produttive. Senza contare, poi, la questione dei rimborsi, visto che i ricorsi presentati contro l'Irap sono stati oltre 140.000, col rischio per lo Stato di dover ridare indietro oltre 100 miliardi di euro.
E infatti il viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, accoglie con soddisfazione la sentenza: "Si tratta - dice in una nota - di una buona notizia, peraltro attesa, dal momento che l'imposta era stata debitamente autorizzata dalla Commissione Europea proprio in riferimento alla VI Direttiva sull'Iva. In caso di pronuncia contraria sarebbe venuta meno ogni certezza del diritto in ambito comunitario".
Visco sottolinea inoltre che "negli ultimi mesi l'amministrazione italiana aveva prodotto uno studio analitico che dimostrava, sulla base delle considerazioni dell'avvocato generale, signora Christine Stix-Hackl, che le due imposte Iva e Irap avevano profili di gettito del tutto diversi. Di tutto ciò non si poteva non tenere conto. Per il futuro sarebbe opportuno che i consulenti fiscali fossero più prudenti nel promuovere liti che fanno perdere tempo e denaro ai contribuenti".
da Repubblica.it
=Mimmoxl=
00martedì 3 ottobre 2006 18:00
X carità, questa notizia fa molto molto piacere, soprattutto perchè L'IRAP ha diminuito le tasse che aggravavano le imprese....
Però devo dire che la Corte Europea non ha idee troppo chiare sulla situazione o sbaglio? Prima dicono di No, poi marcia indietro e dicono di si...
Meglio così... Chissà quanti altri miliardi lo stato avrebbe dovuto trovare per restituire l'Irap...
wild§live®
00martedì 3 ottobre 2006 18:12
volendo fare un po' di dietrologia potrei dire che è dovuto ai buoni contatti di prodi in europa che si è fatto togliere una bella gatta da pelare
sono sempre 12 miliardi..
ipercritico
00giovedì 5 ottobre 2006 17:23
Re:
Scritto da: Breznev 03/10/2006 13.31
"L'Irap è compatibile con la normativa comunitaria". Lo ha ......
è stata sancita le compatibilità con l'iva ...
non l'equità dell'imposta
mica sono entrati nel merito di una bestialità Italiana...